LA RICERCA NEL CAMPO DEL FUTURO di Pentti Malaska* |
Abstract: La ricerca sul futuro viene discussa sotto molti punti di vista. Si sostiene che i principali aspetti qualitativi della conoscenza sul futuro, in confronto con la conoscenza scientifica standard, sono la forza percettiva e l'esplicito valore-razionale. Vengono esplorati il modello semiotico e diversi metodi del pensiero sul futuro - mezzi di penetrazione del futuro - chiamati "topico, distopico , per analogia, sistemico, per scenari e il pensiero evolutivo. 1. Introduzione
Gli anni Quaranta e Cinquanta possono essere considerati il momento
di partenza degli studi sul futuro, o della conoscenza nel campo del
futuro inteso in senso moderno. Questo è stato recentemente
illustrato dalla dottoressa Eleonora Barbieri Masini nel suo compendio
su Cultures as a central part
of futures (Barbieri
Masini 1992) pubblicato su Future Scan Bulletin dell'Unesco
(Unesco 1994). Fin dai tempi antichi, passando per il Rinascimento
e l'Illuminismo fino ad arrivare alla nascita dei tempi moderni, ci
sono stati importanti libri e studi che hanno formato il corpo essenziale
di conoscenza nel campo del futuro (Malaska 1993). Tuttavia, negli
anni Cinquanta, gli scrittori divennero più consapevoli del
nuovo tipo di conoscenza e dei nuovi metodi. Fu a quel tempo che Ossip
K. Flechtheim inventò il termine futurologia per descrivere
quel campo di conoscenza (Flechtheim 1969). Egli enunciò anche
un metodo di studio che venne seguito in gran parte della ricerca
e delle attività legate a questo campo (Flechtheim 1972). Non
tutti furono però felici del nuovo termine coniato e del nuovo
metodo. Le organizzazioni commerciali e militari, ad esempio, ne svilupparono
degli altri, in quanto più consoni ai propri interessi, che
hanno prodotto con successo nuovi metodi ed analisi. In aggiunta,
molte persone con formazione scientifica ebbero delle difficoltà
a riconoscere la ricerca sul futuro come una disciplina scientifica
e la considerarono piuttosto congettura pura e semplice. 2. Il campo del futuro Come
molti ricercatori hanno puntualizzato, esiste una complessità
maggiore nel campo del futuro che nelle scienze standard (Beli 1987,
Dator 1986, Gordon 1989, Masini 1989, Mannennaa 1992). Insito in una
disciplina scientifica è il presupposto che esiste un campo
di oggetti di pertinenza dei sensi, che può essere osservato
e spiegato. Se è possibile dimostrare l'esistenza di nuovi
oggetti empirici, si può stabilire una nuova scienza o si può
scavare una nicchia separata dal territorio delle scienze prevalenti.
Il campo del futuro non può fare nessuno dei due: la sua stessa
essenza è la mancanza di oggetti futuri da osservare. Il concetto
di futuro significa qualcosa che "ancora non è" e "in nessun
luogo". Se cerchiamo di ospitare la ricerca sul futuro all'interno
dell'indagine scientifica, e consideriamo gli impegni ontologici della
scienza come fissi e prestabiliti, allora non ci sarà ne bisogno
ne spazio per essa. Il campo del futuro richiede un avanzamento nella
nostra comprensione di ciò che può essere validamente
considerato esistente, ciò significa un allargamento del concetto
del sapere. 3. La fallacia della percezione nulla La
fallacia della percezione nulla è un tema cruciale nel campo
del futuro. Per percezione si intende ciò che esiste non solo
in base all'osservazione del mondo attraverso i sensi. Percezione
nulla significa la mancanza di un modello mentale, la mancanza di
visione. La conoscenza prodotta attraverso l'indagine scientifica
può sì avere una validità intrinseca, ma rimane
comunque inadeguata per la percezione troppo limitata riguardo alle
opzioni future. Essa può addirittura risultare fuorviante ed
indurre in errore a causa di quel tipo di fallacia. La conoscenza,
allora, soffre a causa della fallacia della percezione nulla. 4. L'indagine basata sul concetto di "valore razionale" Tra il pensiero scientifico standard e quello sul futuro esistono dei dilemmi anche riguardo al ruolo che i valori assumono nell'indagine. Nella indagine percettiva i valori sono cruciali, mentre l'ideale scientifico di conoscenza è che la scienza è neutrale sui valori, è qualcosa da cui i valori sono e dovrebbero essere esclusi. L'idea che i valori possano essere esclusi dalla scienza non è del tutto giustificata ma può essere interpretata in due modi logici. Può essere, ad esempio, che l'indagine scientifica opera nel campo degli oggetti, dove i valori sono prevalentemente fissi come qualcosa di specifico, ad esempio la promozione della crescita economica. Non è quindi necessario considerarli in modo esplicito nell'inchiesta, e l'importanza del valore è spesso dimenticata, o non è mai esplicitamente riconosciuta. In questo caso, neutralità vorrebbe dire valori fissi o non considerati esplicitamente. L'altro modo di intendere la neutralità della conoscenza scientifica è di convenire che molte indagini possono essere del tutto insensibili ai valori e alle loro varianti. La conoscenza scientifica nel campo tecnologico ci fornisce un buon esempio. In questo caso neutralità vorrebbe significare insensibilità ai valori. Non è possibile che l'indagine scientifica sfugga dai valori, ma può scegliere compiti e zone di ricerca dove le problematiche sono o insensibili ai valori oppure questi sono fissi. Questo non può essere considerato come ideale nel campo delle visioni sul futuro, campo che dovrebbe essere esplicitamente valore-razionale dall'inizio. Il ragionamento e l'argomentazione etica rappresentano la via essenziale alla conoscenza nel campo del futuro. Gli studiosi dai quali ho tratto enormi insegnamenti su questo argomento sono A. Peccei (1977 e 19S1) e G.H. von Wright (1986). E. Barbieri Masini (1992) e W. Beli (1989 e 1993) hanno di recente fornito dei contributi validi su questo argomento. 5. La penetrazione nel futuro La ricerca nel campo del futuro ha a sua disposizione tutta la conoscenza scientifica che i ricercatori possono assimilare e da cui possono trarre profitto attraverso le loro capacità personali, il lavoro di gruppo e il networking. Tale ricerca non acquisisce necessariamente dati reali sul mondo circostante, ma utilizza i risultati delle scienze per costruire percezioni olistiche, e rivela e da significato a cose ed eventi dalla propria prospettiva. Questo lavoro è governato da alcune facoltà mentali umane intrinseche, che non sono sconosciute al mondo scientifico. 6. Il modello semiotico Ritengo
sia utile dividere il campo di conoscenza e di indagine sul futuro
in tre parti costituenti: sintassi, semantica e pragmatica. La sintassi
si occupa della logica dietro ai diversi metodi ed approcci. È
il contenuto e il soggetto neutrale della ricerca sul futuro, come
la tecnica Delphi, il metodo di analisi di impatto incrociato (cross-impact
method), l'approccio a scenari, i modelli matematici e sistemici,
l'approccio a sistemi morbidi (the soft systems approach) e le analisi
ed i metodi statistici. 7. Metodi di pensiero La divisione del campo del futuro nelle sue parti costituenti di sintassi, semantica e pragmatica ha un proposito strutturale, ma non gli conferisce profondità di penetrazione. La penetrazione si ottiene creando visioni e comprendendo le alternative, scegliendo compiti, generando scenari e definendo strategie. I maggiori processi di pensiero nello studio e ricerca sul futuro possono essere raggruppati nelle seguenti categorie: pensiero utopico, distopico, per analogia, sistemico, per scenari, e pensiero evolutivo. Di solito, e per ovvie ragioni, più di uno di questi pensieri vengono applicati nello stesso studio. Essi non sono paradigmi - come i paradigmi descrittivi, di scenario ed evolutivi sviluppati da Mika Mannermaa nella sua tesi (1991) - sono piuttosto modelli operativi applicabili, nel bene e nel male, all'interno di ciascun paradigma. Cercherò di delineare qui di seguito ognuno di essi e di descrivere brevemente le loro caratteristiche. 8. Il pensiero utopico II pensiero utopico, così come ogni altro metodo, ha il suo punto di partenza nella valutazione dell'attuale situazione dal punto di vista del futuro. In esso sono incorporate nuove idee, riguardo a cose ed eventi positivi, e desideri per un mondo e per delle condizioni umane ancora migliori. Ciò significa pensare a nuove opportunità, non ancora sperimentate o materializzate nel mondo, utilizzando, per così dire, il flusso del tempo futuro. Questo può essere chiamato pensiero utopico. Un esempio di questo tipo di conoscenza è il La nuova Atlantide , un libro scritto da Francis Bacon nel XV secolo. In esso Bacon presentò un'utopia e descrisse il corso del suo sviluppo, che venne poi seguito fedelmente e che è, ora, quasi completato. Un altro buon esempio è, naturalmente, il lavoro di Thomas Moore dello stesso secolo sulla società ideale, che venne chiamata Utopia. Utopia era il luogo dove si trovava lo stato ideale di Moore, e il suo significato di "nessun luogo" riflette i pericoli che provenivano dal potere dominante e che uno scrittore critico si trovava a dover affrontare. Tra i lavori più recenti sul futuro il libro di Yoneji Masuda Managing in the information society (Masuda 1990), e quello di Alvin Toffler La terza ondata (1987), rappresentano dei buoni esempi del pensiero utopico del momento. La mia visione di società interattiva per lo sviluppo post-industriale, in The new evolutionary paradigm (Laszio 1991) e Africa beyond famine (Lemma e Malaska 1989), deriva dal pensiero utopico, così come altre ricerche più recenti su Nature-oriented technology (Malaska 1992). 9. Il pensiero distopico
II pensiero distopico può essere visto come l'opposto del pensiero
utopico in quanto prende in considerazione gli inconvenienti, gli
ostacoli e i comportamenti scorretti, e rivela i sistemi e meccanismi
esistenti dietro aste pratiche basandosi sulla supposizione che essi
continueranno e che rafforzeranno il loro potere durante il corso
degli eventi futuri. Le conclusioni sono un'amplificazione, di tipo
"giorno del giudizio universale", delle situazioni del momento e delle
esperienze passate: una visione del futuro basata principalmente sui
flussi temporali dal passato. 10. Il pensiero per analogia II pensiero per analogia è un modo convenzionale e insieme vigoroso di raggiungere la comprensione mettendo in parallelo un campo con un altro,un periodo con un altro, o un certo stadio di sviluppo con quello successivo. Questo è un approccio utile e frequentemente adottato nell'indagine scientifica (Suppe 1977). La dimostrazione dell'utilità di questo metodo nel campo del futuro può essere attribuita a Herman Kahn e Anthony J. Wiener con il libro L'anno 2000 (1988). Molte delle visioni post-industriali presentate dai due ricercatori, secondo cui la produzione industriale non sarà più in futuro vista come il modello dominante di produzione della società(così come è successo per l'agricoltura), si affida al pensiero per analogia. 11. Il pensiero sistemico II pensiero sistemico è una branca molto sviluppata della metodologia scientifica che è diventata quasi universale nelle scienze. Si è dimostrato anche nel campo del futuro, nonostante ci siano state delle opinioni di disaccordo e delle valutazioni controverse, specialmente per quanto riguardale forme di analisi matematica. Il rapporto I limiti allo sviluppo, menzionato sopra, è stato famoso, ma fu anche criticato, per aver usato un approccio basato su modelli matematici e realizzato con l'uso del computer. Gli scenari erano illustrati da dei grafici su computer, generando quindi la propria mistica nelle menti dei lettori. Il secondo rapporto del Club di Roma Strategie per sopravvivere [Pestel e Mesarovic (1974)] apri nuove possibilità per aver combinato l'analisi sistemica con l'approccio per scenari. Vale anche la pena di ricordare il cosiddetto approccio a sistemi morbidi (soft system approach), il cui pioniere fa Peter Checkiand con il suo libro Systems thinking, systems practice (1985), che ha allargato l'approccio sistemico così da renderlo rilevante anche per gli studi sul futuro. 12. L'approccio per scenari L'approccio
per scenari è un modo di portare l'idea dei futuri alternativi
nella pratica della ricerca. L'obiettivo è quello di sviluppare
e descrivere delle visioni del mondo pertinente, scegliendo i compiti
e formulando strategie. Questo approccio è stato utilizzato
per la prima volta nel campo del futuro per quanto riguarda le applicazioni
militari; probabilmente ciò fu realizzato dalla Rand corporation
negli Usa e poi divulgato da Herman Kahn alla fine degli anni Sessanta
(Kahn e Wiener 1967). Da allora tale approccio si è diffuso
tra ricercatori e persone interessate ai problemi del futuro, e specialmente
tra agenzie d'affari, internazionali e governative. Il governo francese
aveva al suo servizio un gruppo numeroso di progettisti regionali
chiamato Datar che, dall'inizio degli anni Settanta, iniziò
a far uso di questi scenari. L'Oecd realizzò, negli anni Settanta,
uno studio importante basato su scenari chiamato Interfutures,
e il Presidente Jimmy Carter commissionò una grande ricerca
a scenari chiamata The global 2000. Report to the President.
Tale approccio è riconosciuto e applicato specialmente nel
business, però senza una disciplina metodologica troppo rigorosa,
come indicato, negli Usa, dall'indagine empirica di Linneman e Klein
(1979 e 1983) e dalla nostra ricerca tra le compagnie europee (Malaska
et al. 1984, Malaska 1985, Malaska 1991). Tarja Meristo, nella sua
tesi Scenarios in strategie management (1991), analizza i risultati
di alcune indagini e spiega il ruolo dell'approccio per scenari nella
direzione strategica delle corporazioni e di come esso venga sviluppato
ed amministratoin pratica. 13. Il pensiero evolutivo
II pensiero evolutivo è il nuovo arrivato nel campo dell'inchiesta
sul futuro. Significa, in sostanza, pensare mediante dinamiche di
cambiamento irreversibili di non-equilibrio (non-equilibrium irreversible
dynamics of change ) e mediante sistemi complessi con capacità
auto-organizzative e realtà multi-stato (complex systems
with self-organizing capability and multi-states of reality),
come gli equilibri punto-stabili (fìxed-point steady states)
e strani attrattori chiamati caos. Secondo il punto di vista dei sistemi
complessi si presume, ontologicamente, che il mondo o qualsiasi altro
oggetto sotto studio esistano, sempre ed in qualsiasi momento, sotto
diverse condizioni e non solo in un singolo stato come si assumeva
nei sistemi semplicistici. Tuttavia, alcuni degli stati disponibili
a livello potenziale sono molto complessi (immaginari) e richiederebbero,
prima di poter diventare manifesti come realtà-senso, uno spostamento
del parametro all'intemo del sistema. Alcuni degli altri stati sono
instabili e non riescono facilmente a mantenersi o sostenersi; il
più piccolo disturbo nel funzionamento o nella struttura potrebbe
spostare il sistema dallo stato e causare una biforcazione. Al momento
del monitoraggio uno degli stati è stabile e reale, e lo stato
più stabile è quello irreversibile di disordine completo.
Nei sistemi complessi per caos non si intende un disordine intrinseco,
ma un tipo particolare di ordine. Per quanto riguarda un qualsiasi
sistema del mondo materiale, l'ordine presume l'interazione aperta
con l'ambiente ed uno scambio di energia ed entropia in puri termini
fisici (Goonatilake 1991). Nella tesi intitolata Evolutionary futures
research (1991), Mika Mannermaa ha studiato i principi base del
paradigma evolutivo nel campo del futuro. Riferimenti bibliografici
Amara R. (1981), "The futures field. Searching for definitions and
boundaries", The Futurist 15. Pentti Malaska è docente presso la Turku School of Economics di scienza del Management, già presidente dell'Associazione finlandese di studi sul futuro, non che membro del Club di Roma, attualmente presidente della Worid Futures Studies Federaztion. *Estratto da FUTURIBILI, FrancoAngeli, Milano, 1994, pag.89-101
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