La nuova sfida luddista
Per prima cosa, lasciateci postulare che gli scienziati informatici
riescano a sviluppare macchine intelligenti che possano fare tutto
meglio degli esseri umani. In quel caso, presumibilmente, tutto
il lavoro sarà fatto da vasti ed organizzati sistemi di macchine
e nessuno sforzo umano sarà necessario.Entrambi i casi possono accadere.
Alle macchine potrebbe essere permesso di prendere tutte le proprie
decisioni senza la supervisione umana, o altrimenti il controllo
sulle macchine potrebbe essere contenuto.
Se alle macchine è permesso di prendere le proprie decisioni, non
possiamo fare alcuna congettura sul risultato, perchè sarà impossibile
indovinare come tali macchine potranno comportarsi. Noi indichiamo
soltanto come il destino della razza umana sarà alla mercè delle
macchine. Si potrebbe obiettare affermando che la razza umana non
sarebbe mai così stolta da consegnare tutto il potere alle macchine.
Ma non stiamo altresì suggerendo che gli umani volontariamente consegnerebbero
il potere alle macchine o che le macchine di proposito si impossesserebbero
del potere. Quello che suggeriamo, è che la razza umana possa facilmente
lasciarsi scivolare verso una posizione di totale dipendenza dalle
macchine per cui non possa avere alternativa che accettare tutte
le decisioni prese dalle macchine. Visto che la società ed i suoi
problemi diventano sempre più complicati, e le macchine sempre più
intelligenti, le persone lasceranno che le macchine prendano sempre
più le decisioni per loro, semplicemente perchè decisioni fatte
dalle macchine porteranno migliori risultati che quelle fatte dagli
esseri umani. Si arriverà prima o poi ad uno stadio in cui le decisioni
da prendere per mantenere il sistema saranno così complicate che
gli esseri umani non saranno in grado di farle in modo intelligente.
A quel punto le macchine avranno effettivamente il controllo. Le
persone non saranno semplicemente in grado di spegnere le macchine,
perchè ne saranno così dipendenti da far risultare lo spegnimento
un suicidio.
D'altra parte è possibile che il controllo umano sulle macchine
possa essere conservato. In questo caso l'uomo medio potrà avere
controllo su alcune sue macchine private, come la sua macchina o
il suo pc, ma il controllo dei grandi sistemi sarà nelle mani di
una piccola élite - così com'è oggi, ma con due differenze. Per
il miglioramento della tecniche, l'élite avrà un controllo maggiore
sulle masse; e visto che il lavoro umano non sarà più necessario,
le masse saranno superflue, un inutile fardello per il sistema.
Se l'élite fosse spietata, allora potrebbero semplicemnte decidere
di sterminare la massa dell'umanità. Se fosse compassionevole allora
potrebbero utilizzare la propaganda, o altre tecniche psicologiche
o biologiche per diminuire il tasso di nascita fino a che la massa
si estingua, lascinado il mondo all'élite. Oppure, se l'élite consiste
di liberali dal cuore tenero, potrebbero decidere di interpretare
la parte del buon pastore nei confronti del resto del mondo. Saranno
accorti che le necessità fisiche di ognuno siano soddisfatte, provvederanno
a che tutti i bambini crescano in un ambiente fisicamente e psicologicamente
igienico, che ognuno abbia un qualsiasi hobby per intrattenerlo,
e che chiunque possa sentirsi insoddisfatto possa intrapprendere
una “terapia” per curare il suo “problema”. Certamente la vita sarà
così priva di scopo che le persone dovranno essere psicologicamente
o biologicamente progettate per rimuovere il proprio bisogno per
il processo di potere o di subliminare la loro ricerca di potere
in qualche innocuo hobby. Questi esseri umani progettati potrebbero
essere felici in tale società, ma non saranno certamente liberi.
Saranno stati ridotti allo stato di animali domestici.(1)
Nel libro, non scopri fino a che non giri pagina che l'autore di
questo passaggio è Theodore Kaczynski - l'Unabomber. Non sono un
difensore di Kaczynski. Le sue bombe hanno ucciso tre persone durante
la sua campagna diciasettennale di terrore ed ha ferito molti altri.
Una delle sue bombe ha ferito gravemente il mio amico David Gelernter,
uno dei più brillanti e visionari scienziati informatici del nostro
tempo. Come molti dei miei colleghi, ho sentito di poter essere
il prossimo bersaglio dell'Unabomber. Le gesta di Kaczynski erano
a mio avviso omicide e criminalmente folli. Lui è chiaramente un
luddista, ma la semplice affermazione di questo non rigetta il suo
discorso; benché mi sia difficile da accettare, ho visto dei meriti
sui ragionamenti di questo singolo passaggio. Mi sono sentito costretto
a confrontarmici.
La visione distopica di Kaczynski descrive consequenze involontarie,
un problema ben noto con la progettazione ed uso della tecnologia,
ed uno che è chiaramente relazionato alla legge di Murphy - “Se
c'é qualcosa che può andare storto, lo andrà”.(In realtà, questa
è la legge di Finagle, che in se stessa dimostra che Finagle aveva
ragione). Il nostro abuso di antibiotici ha portato a quello che
è forse il più grande problema fino ad ora: l'emergere di batteri
molto più pericoloso e resistente agli antibiotici. Simili cose
sono successe quando si è tentato di eliminare i moschito portatori
di malaria con il DDT, facendoli acquisire una resistenza al DDT;
parassiti malarici similarmente acquisiscono geni multi-medicine-resistenti.(2)
La causa di tante sorprese sembra chiara: I sistemi coinvolti sono
complessi, coinvolgendo interazione e reazione tra le molte parti.
Qualsiasi cambiamento a questo sistema produrrà effetti a cascata
che sono difficili da prevedere; questo è specialmente vero quando
sono coinvolte azioni umane.
Ho incominciato a mostrare ad amici l'estratto di Kaczynski da The
Age of Spiritual Machines; davo loro il libro di Kurzweil, lasciandoli
leggere il passo, e poi osservavo la loro reazione appena scoprivano
chi l'aveva scritto. Più o meno nello stesso periodo, ho trovato
il libro di Hans Moravec Robot: Mere Machine to Transcendent Mind.
Moravec è uno dei leader nella ricerca robotica, e fu fondatore
di uno dei più grandi programmi di ricerca sulla robotica alla Carnegie
Mellon University. Robot mi diede altro materiale da provare sui
miei amici - materiale sorprendentemente sostenitore delle teorie
di Kaczynski. Ad esempio:
La breve corsa ( primi anni 2000)
Le specie biologiche quasi mai sopravvivono allo scontro con un
competitore superiore. Diecimilioni di anni fa, il sud e il Nord
America erano separati da uno sprofondato istmo di Panama. Il Sud
America, come oggi l'Australia, era popolata da mammiferi marsupiali,
compresi marsupiali equivalenti di ratti, cervi e tigri. Quando
l'istmo che connetteva Nord e Sud America sorse, ci sono voluti
solamente poche migliaia di anni perchè le specie placentali, con
metabolismi, sistemi riproduttivi e nervosi di poco più efficaci,
destituissero ed eliminassero quasi tutti i marsupiali del sud.
In un mercato completamente libero, robot superiori sicuramente
colpirebbero gli umani come i placentali Nord Americani colpirono
i marsupiali Sud Americani (e come gli umani hanno colpito innumerevoli
specie). Le industrie robotiche entrerebbero in competizione tra
di loro fortemente per interesse, energia e spazio, incidentalmente
portando il loro prezzo oltre le possibilità umane. Incapaci di
permettersi tali necessità della vita, gli umani biologici sarebbero
schiacciati via dall'esistenza. C'è probabilmente ancora possibilità
di respiro, giacchè non viviamo in un mercato completamente libero.
I governi forzano comportamenti non atti al mercato, specialmente
con l'accumulo delle tasse. Applicandolo con giudizio, la coercizione
governativa potrebbe sostenere un alto stile di vita per le popolazioni
umane frutto del lavoro dei robot per forse un lungo tempo. Continua
a focalizzare su come il nostro lavoro per il 21'secolo sarà di
“assicurare la continua cooperazione dalle industrie robotiche”
formulando leggi che decretino che essi siano “buoni”,(3) e a descrivere
quanto seriamente pericoloso possa essere un umano “una volta trasformato
in un robot super intelligente senza limiti”. L'opinione di Moravec
è che prima o poi i robot ci succederanno - che gli umani evidentemente
si affacciano all'estinzione.
Decisi che era ora di parlare al mio amico Danny Hillis. Danny divenne
famoso come cofondatore della Thinking machines corporation, che
costruì un super computer parallelo molto potente. Nonostante il
mio attuale incarico di "Chief Scientist" - Capo scienziato - alla
Sun Microsystems, sono più un'architteto di computer che uno scienziato,
e rispetto molto il sapere sull'informazione e sulle scienze fisiche
di Danny più che quello di qualunque altra persona. Danny è anche
un futurista altamente considerato, che pensa a lungo raggio - quattro
anni fa incominciò la Fondazione Long Now, che sta costruendo un
orologio progettato per durare 10000 anni con la volontà di attrarre
l'attenzione sulla pietosa corta durata di attenzione della nostra
società.
Quindi sono andato a Los Angeles con il chiaro intento di cenare
con Danny e sua moglie, Paty. Ho fatto la mia ormai familiare routine
facendo trottare le mie idee ed i passaggi che trovavo così fastidiosi.
La risposta di Danny - mirata specificatamente allo scenario, di
Kurzweil, di umani che si fondono con i robot - venne rapidamente
e mi stupì alquanto. Disse, semplicemente, che i cambiamenti sarebbero
avvenuti gradualmente e che ci saremmo abituati.
Ma credo che ero del tutto stupito. Avevo visto una citazione di
Danny nel libro di Kurzweil la quale diceva, “amo il mio corpo come
chiunque altro ma se posso essere 200 con un corpo di silicone,
mi va bene”. Sembrava che lui fosse in pace con questo processo
e con i rischi annessi, mentre io no.
Parlando e pensando su Kurzweil, Kaczynski e Moravec, improvisamente
mi sono ricordato di un romanzo che avevo letto quasi più di venti
anni fa - The White Plague, di Frank Herbert - nel quale un biologo
molecolare impazzisce per l'insensato omicidio della sua famiglia.
Per vendicarsi costruisce e dissemina una piaga altamente contagiosa
che uccide in maniera vasta ma selettiva. (Siamo fortunati che Kaczynski
era un matematico e non un biologo molecolare). Mi era venuto alla
mente anche i Borg di Star Trek, un misto di creature in parte biologiche
ed in parte robotiche con un forte senso distruttivo. Disastri da
“Borg” sono il soggetto per eccellenza della fantascienza, quindi
per quale motivo non mi ero preocupato prima per tali distopie robotiche?
Perchè altre persone non erano turbate da questi scenari da incubo?
Parte della risposta sicuramente è nella nostra attitudine verso
il nuovo - nella nostra tendenza all'instantanea familiarità e accettazione
acritica. Abituati a vivere con ormai scoperte scientifiche di routine,
dobbiamo ancora arrivare al fatto che le tecnologie del 21' secolo,
robotica, ingegneria genetica e nanotecnologia, pongono una nuova
minaccia rispetto alle tecnologie venute prima. Specificamente,
Robot, organismi progettati e nanobots condividono lo stesso pericolo:
possono auto-replicarsi. Una bomba è fatta esplodere una volta sola
- ma un bot può diventare molti e velocemente essere incontrollabile.
Molto del mio lavoro negli ultimi 25 anni è stato mirato al computer
networking, dove il mandare e ricevere messaggi crea l'opportunità
per la replicazione incontrollabile. Tuttavia mentre la replicazione
in un computer o in una rete di computer può essere un danno, al
peggio disabilita una macchina o la rete o un servizio di rete.
L'incontrollata auto-replicazione in queste tecnologie più moderne
incorre in un rischio maggiore: il rischio di un danno sostanziale
nel mondo fisico.
Ciascuna di queste tecnologie offrono una promessa non detta: la
visione di vicina immortalità che Kurzweil vede nei suoi sogni robotici
ci porta avanti; l'ingegneria genetica presto potrebbe portare trattamenti,
se non cure complete, per la maggioranza delle epidemie; e la nanotecnologia
e la nanomedicina possono indirizzarsi ad ancora più malattie. Insieme
potrebbero in maniera significativa aumentare la nostra soglia di
vita e migliorare la qualità della nostra vita. Tuttavia, con ciascuna
di queste tecnologie una sequenza di piccoli, individualmente sensibili
passi in avanti portano ad un accumulo di enorme potere ed in concomitanza
quindi ad un grande pericolo.
Qual'era la differenza nel 20' secolo? Certamente le tecnologie
dietro le armi per la distruzione di massa (Weapons of Mass Destruction,
WMD) - nucleare, biologica e chimica (NBC) - erano potenti e le
armi una minaccia enorme. Ma costruire armi nucleari richiedeva,
almeno per un periodo, accesso a entrambi rari - ed in effetti non
disponibili - materiali primari ed informazioni altamente protette;
i programmi per armi biologiche e chimiche anche tendevano ad aver
bisogno di attività su grande scala.
Le tecnologie del 21' secolo - genetica, nanotecnologia, robotica
(GNR) - sono così potenti che possono proliferare una intera nuova
classe di incidenti e abusi. Ancora più pericoloso, per la prima
volta, questi incidenti ed abusi sono largamente alla portata di
individui o piccoli gruppi. Non richiederanno grosse infrastrutture
o materiali primari. Il solo sapere ne permetterà l'uso. Così abbiamo
la possibilità non solo di armi per la distruzione di massa ma anche
del sapere'abilitato alla distruzione di massa (Knowledge-enabled
Mass Destruction, KMD), e questa distruttività enormemente amplificata
dal potere della auto-replicazione.
Credo non sia affatto un'esagerazione l'affermare che siamo sulla
soglia per l'ulteriore perfezionamento del male, un male le quali
possibilità si aprono ben al di là delle armi di distruzione di
massa lasciate alle nazioni-stato, verso un sorprendente e terribile
conferimento di potere di individualità estreme.
Niente nel modo in cui sono stato coinvolto con i computer faceva
presagire che avrei dovuto confrontarmi con tali questioni.
La mia vita è stata guidata da una profonda necessità di fare domande
e trovare risposte. Quando avevo 3 anni, già leggevo, quindi mio
padre mi portò alle scuole elementari, dove sedevo sulle gambe del
preside e gli leggevo una storia. Ho incominciato scuola presto,
più tardi ho saltato un anno, e mi sono rifugiato nei libri - ero
incredibilmente motivato ad imparare. Facevo molte domande, spesso
conducendo gli adulti a distrarsi. Da adolescente ero molto interessato
alla scienza ed alla tecnologia. Volevo diventare un operatore di
“baracchini” ma non avevo i soldi per le attrezzature. I baracchini
erano l'internet dell'epoca: assuefazione e vita solitaria. Ma tralasciando
l'aspetto monetario, mia madre si impuntò perchè io non lo diventassi,
ero già abbastanza asociale. Forse non ho avuto delle strette amicizie,
ma ero pieno di idee. Per le superiori avevo già scoperto i grandi
scrittori di Fantascienza. Ricordo specialmente il libro di Heinlein
Have Spacesuit Will Travel e I, Robot di Asimov con le sue tre leggi
della robotica. Ero incantato dalle descrizioni dei viaggi spaziali
e desideravo avere un telescopio per osservare le stelle; visto
che non avevo i soldi per comprarne o costruirne uno, presi dei
libri dalla biblioteca per almeno leggere come costrurli. Mi confortavo
con la mia immaginazione.
I giovedì sera i miei andavano al bowling, e noi ragazzi rimanevamo
a casa. Era la notte di Star Strek, l'originale di Gene Roddenberry,
mi meravigliava tanto. Accettai la nozione che gli esseri umani
avevano un futuro nello spazio, tipo West, con grandi eroi ed avventure.
La visione di Roddenberry riguardo al futuro era di un forte senso
morale, impersonificato nel Direttivo Primario: non interferire
nello svilluppo di civilizzazioni tecnologicamente inferiori. Questo
mi affascinava, “etici” esseri umani, e non robot, dominavano il
futuro, ed ho fatto del sogno di Roddenberry parte del mio. Ho brillato
in matematica alle superiori, e quando sono andato all'università
del Michigan come studente undergraduate di ingegneria, ho preso
la carriera di matematica avanzata. Risolvere problemi matematici
era un tipo di confronto eccitante, ma quando ho scoperto i computer,
ho trovato qualcosa di molto più interessante: una macchina in cui
potevi immettere un programma che tentasse di risolvere un problema,
per il quale, dopo, la macchina ti avrebbe dato una soluzione. Il
computer aveva una chiara nozione di corretto ed incorretto, di
vero e falso. Le mie idee erano giuste ? La macchina me lo poteva
dire. Questo era molto seduttivo.
Ero stato abbastanza fortunato di trovare lavoro programmando i
primi supercomputer e scoprire la sorprendente capacità di queste
grandi macchine di simulare numericamente progetti complessi. Quando
frequentavo la graduate school alla Università di Berkeley, incominciai
a rimanere alzato fino a tardi, spesso tutta la notte, inventando
nuovi mondi dentro le macchine, risolvendo problemi, scrivendo il
codice che lottava per non essere scritto.
Nel romanzo biografico di Irving Stone su Michelangelo, The Agony
and the Ecstasy, Stone descrive vividamente come Michelangelo liberava
le statue dalla pietra, “rompendo l'incantesimo di marmo”, modellando
dalle immagini della sua mente. (4) Nei miei momenti di maggiore
estasi, il software nel computer emergeva nello stesso modo. Una
volta che l'avevo immaginato, sentivo che era tutto già nella macchina,
in attesa di essere liberato. Rimanere in piedi tutta la notte sembrava
un prezzo veramente modico per liberarlo - per rendere concrete
le idee. Dopo qualche anno alla Berkeley, incominciai a distribuire
alcuni dei software di mia creazione - un sistema istruzionale in
Pascal, utilità Unix ed un editor di testo chiamato "VI" (che è,
con mio stupore, ancora largamente usato dopo 20 anni) - da altri
che avevano simili PDP-11 e VAX minicomputers. Queste avventure
software ad un certo punto confluirono nel sistema Unix della Berkeley,
che divenne un mio personale “disastroso successo” - talmente tanta
gente lo voleva, che non ho finito la mia laurea. Invece ottenni
un lavoro per la Darpa mettendo il Berkeley Unix in Internet aggiustandolo
per essere solido ed inoltre in modo che potesse far girare grosse
applicazioni di ricerca. Questo è stato tutto un gran divertimento
e soddisfazione, e francamente non vedevo alcun robot né qui né
ovunque vicino. Ancora, agli inizi degli anni 80, stavo in alto
mare. Le distribuzioni di Unix avevano molto successo ed il mio
piccolo progetto presto aveva denaro e collaboratori, ma il problema
alla Berkeley non erano i soldi ma lo spazio, non c'era posto per
l'aiuto di cui il progetto aveva bisogno, per cui, quando gli altri
fondatori della Sun Microsystems apparvero, mi fiondai per unirmi
a loro. Alla Sun, le lunghe ore si protrassero fino ai primi giorni
delle worksations e dei personal computers, ed avevo gioito della
partecipazione nella crezione di processori avanzati e di tecnologie
per Internet quali Java e Jini. Da tutto ciò, confido che sia chiaro
che non sono un luddista. Il mio lavoro ha avuto molto più impatto
di quello sperato ed è stato utilizzato molto di più di quanto ragionevolmente
mi aspettavo. Ho ancora passato gli ultimi 20 anni a capire come
rendere i computer affidabili quanto io mi aspetto che essi lo siano
(e non sono ancora così) e a come renderli semplici da usare (un
obiettivo ancora relativamente meno raggiunto). Nonostante un po'
di progresso, i problemi che rimangono sembrano ancora più scoraggianti.
Tuttavia mentre ero consapevole dei dilemmi morali riguardo alle
consequenze tecnologiche in campi come la ricerca sulle armi, non
mi aspettavo di dover confrontare tali dilemmi nel mio campo, o
almeno non così presto.
Forse è sempre difficile vedere l'impatto grande quando sei coinvolto
nel vortice più piccolo proprio del cambiamento. Sembra una comune
colpa di scienziati e tecnologicisti di non capire le consequenze
delle proprie invenzioni mentre siamo rapiti dalla scoperta; siamo
stati guidati per molto tempo dall' estremo desiderio di sapere,
che è la natura della ricerca scientifica, non fermandoci a notare
che tecnologie più nuove e potenti possono prendere vita propria.
E' da molto che ho realizzato che la information technology non
fa i suoi passi più grandi grazie agli scienziati di computer, agli
architetti di computer o agli ingegneri elettronici, ma ai fisici.
I fisici Stephen Wolfram e Brosl Hasslacher mi introdussero, nei
primi anni 80, alla teoria del caos ed ai sistemi non lineari. Negli
anni 90, ho appreso dei sistemi complessi dalle conversazioni con
Danny Hill, il biologo Stuart Kauffman, il nobel per la fisica Murray
Gell-Mann, ed altri. Recentemente, Hasslacher e l'ingegnere elettronico
e fisico Mark Reed mi hanno introdotto alle incredibili possibilità
dell'elettronica molecolare. Nel mio lavoro, come co-disegnatore
di 3 architetture di microprocessori - SPARC, picoJava e MAJC -
e come disegnatore delle successive implementazioni, ho avuto modo
di avere una profonda dimestichezza ed in prima persona della legge
di Moore. Per decine di anni, la legge di Moore ha correttamente
previsto il tasso di miglioramento della tecnologia a semiconduzione.
Fino all'anno scorso, ho pensato che il raggio di avanzamenti previsto
dalla legge di Moore potesse continuare fino al 2010 circa, quando
alcuni limiti fisici saranno stati raggiunti. Non mi era affato
ovvio che una nuova tecnologia sarebbe arrivata per permettere il
tranquillo progresso dei risultati. Ma dato il recente rapido e
radicale progresso nell'elettronica molecolare - dove atomi e molecole
individuali rimpiazzano transistor disegnati litograficamente -
e nelle relazionate tecnologie nanoscalari, dovremmo essere in grado
di arrivare o di superare il tasso di progresso della legge di Moore
per altri 30 anni. E' verosimile che per il 2030 saremo in grado
di costruire, in quantità, macchine un milione di volte più potenti
dei personal computer di oggi - sufficiente per implementare i sogni
di Kurzweil o Moravec.
Visto che questo enorme potere computeristico si combina con il
progresso della fisica sulla manipolazione e il profondo sapere
sulla genetica, si sta liberando un potere immenso di trasformazione.
Queste combinazioni danno la possibilità di ridisegnare il mondo,
in meglio o in peggio: i processi di replicazione e di evoluzione
che fino adesso erano confinati al mondo naturale stanno per diventare
dominio degli sforzi umani. Nel progettare i software e i microprocessori,
non ho mai avuto la sensazione che stavo disegnando una macchina
intelligente. Il software sono l'hardware sono così fragili e le
capacità per una macchina di "pensare" sono così chiaramente assente
che, anche come possibilità, questo è sempre sembrato molto lontano
nel futuro.
Ma ora, calcolando il livello del potere computeristico umano, in
una prospettiva di circa 30 anni, una nuova idea si propone: che
io stia lavorando per creare strumenti che permetteranno la costruzione
di tecnologie che possono sostituire la nostra specie. Come mi sento
per questo? Molto a disagio. Avendo faticato per tutta la carriera
a costruire sistemi e software affidabili, mi sembra più che probabile
che il futuro non si risolverà così bene come alcune persone possono
immaginare. La mia personale esperienza mi suggerisce che tendiamo
a sopravvalutare le nostre abilità di progettazione. Dato l'incredibile
potere di queste nuove tecnologie, non dovremmo chiederci come coesistere
al meglio con loro? E se la nostra stessa estinzione è un probabilmente
o anche possibile, effetto del nostro sviluppo tecnologico, non
dovremmo procedere con grande prudenza?
Il sogno della robotica è, prima di tutto, che macchine intelligenti
possano lavorare al posto nostro, permettendoci vite lussuose, ridandoci
l'Eden. Tuttavia, George Dyson nella sua storia concernente tali
idee, "Darwin Among the machine", ci avverte: "Nel gioco della vita
e l'evoluzione ci sono tre giocatori: gli esseri umani, la natura,
e le macchine. Sono fermamente dalla parte della natura. Ma la natura,
sospetto, è dalla parte delle macchine". Come abbiamo visto, Moravec
concorda, nel credere che sia probabile che non sopravviveremo allo
scontro con la specie superiore dei robots. Quanto presto potrebbe
essere costruito un robot intelligente? Stando agli sviluppi tecnologici
sembra che questo sia possibile entro il 2030. E una volta creato
il robot intelligente, il passo per la specie Robot è breve, perchè
un robot intelligente possa fare copie evolute di se stesso. Un
secondo sogno di robotica è che gradualmente ci rimpiazzeremo con
la nostra tecnologia robotica, e scaricando le nostre coscienze
raggiungendo quasi l'immortalità; è questo processo a cui Danny
Hillis pensa che gradualmente ci abitueremo e che Ray Kurzweil elegantemente
descrive nel suo libro "The Age of Spiritual Machines". (Stiamo
cominciando a vedere intimazioni di questo nell'impianto di apparecchi
computerizzati nel corpo umano, come illustrato nella copertina
di Wired 8.02).
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