Beatrice Mezzacapa
METZGER E DAMASIO SU PERCEZIONE E
METODO IN PSICOLOGIA

1. IL TEATRO CARTESIANO........................................................ 3
2. METODO DI INDAGINE............................................................ 5
3. MODULARITÀ E GLOBALISMO.............................................11
BIBLIOGRAFIA.............................................................................. 14

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Il movimento phi, o movimento stroboscopico (o apparente), è uno dei
fenomeni che spinse Max Wertheimer e con lui gli altri iniziatori della
psicologia della gestalt a rivedere i principi della psicologia. Esso consiste
nel fatto che quando a un soggetto vengono mostrati due punti molto vicini,
illuminandoli uno dopo l’altro, egli riferisce di aver visto un punto luminoso
in movimento tra i due estremi.
Vediamo come Wolfgang Köhler racconta il modo in cui si era soliti trattare
con questo tipo di problemi prima della teoria gestaltista:
pensavano che il movimento stroboscopico o apparente fosse semplicemente un’illusione, non solo perché non era in accordo con i fatti fisici di fronte all’osservatore, ma anche perché era in disaccordo con la tesi per cui i fatti percettivi consistono di sensazioni locali indipendenti.
In queste poche righe si aprono due problemi, come vedremo legati fra
loro, molto significativi per la metodologia della psicologia scientifica. Il
primo riguarda quale credito dare ai resoconti dei soggetti, e il secondo
riguarda l’atomismo delle percezioni.
I vecchi psicologi sostenevano che le sensazioni fossero individuali, e che di
fronte a una qualunque scena esse si presentassero singolarmente alla
coscienza. In quest’ottica al cervello appaiono i due punti, uno dopo l’altro e
separatamente; come si spiega allora l’illusione che si verifica? Sembra che
ci stiamo sbagliando su ciò che il nostro stesso cervello percepisce. Siamo
costretti a negare la validità, e quindi l’utilità, dell’introspezione?