Il Superamento dell'esercito e della burocrazia
Un testo storico di Aldo Capitini, Omnicrazia potere di tutti, in Il potere di tutti, Firenze, La nuova Italia, 1969, pp. 96-100


L'impero romano - una trasformazione per efficienza -, poggiava su due elementi: l'esercito e la religione. L'esercito doveva assicurare l'intangibilità dei territorio, la religione doveva assicurare l'obbedienza al potere imperiale, visto come strettamente congiunto con gli dèi e la gerarchia dominante le forze della natura. La "pace romana" era diventata una tormentosa tensione, che si alimentava di dure violenze e di conformismo retorico.

Per scuotere l'edificio non c'era che una disperata rivolta o un'immensa speranza; dice Adolfo Omodeo: "La religione saliva dal basso". In fondo era il principio dell'assemblea che veniva a valere, perché, mentre le assemblee del Senato e del Foro o non c'erano piú o non contavano nulla, Gesú Cristo era il convocatore dell'assemblea innocente, sofferente, oppressa e autentica, ben oltre la discriminazione tra schiavi e liberi. Una società che si regge sulla violenza (l'esercito) e la devozione all'autorità (la vecchia religione) non può che entrare in decadenza, e vede salire accanto a sé una nuova società basata sulla nonviolenza e la creatività.

Lenin ha fatto un attento esame della Comune parigina del 1871, sulla base degli studi del Marx. Gli avvenimenti parigini avevano mostrato al Marx che bisognava correggere il Manifesto del '48: La Comune, specialmente, aveva fornito la prova che la classe operaia non poteva impossessarsi puramente della macchina statale già pronta e metterla in moto per i suoi propri fini. La macchina militare e burocratica non deve essere trasferita da una mano ad un'altra, ma deve essere demolita.

E questo deve avvenire, aggiunge Lenin, anche in Inghilterra e in America, che hanno acquisito anch'esse il militarismo e la burocrazia (Il Marx, al suo tempo, escludeva l'Inghilterra dalla distruzione della macchina sta- tale per fare la rivoluzione popolare, perché era un paese capitalistico senza esercito e in misura notevole senza burocrazia). L'esercito permanente andava soppresso, e la burocrazia sostituita dall'assoluta eleggibilità e revocabilità di tutti i funzionari; l'organo di repressione diventa la maggioranza stessa della popolazione, che assumerà le funzioni statali, e molto meno si farà sentire la necessità di questo potere.

Eleggibilità assoluta, revocabilità in qualsiasi momento di tutti i funzionari senza alcuna eccezione, riduzione dei loro stipendi al livello abituale del salario di un operaio: questi provvedimenti, scriveva Lenin, servono da passerella tra il capitalismo e il socialismo. " La civiltà capitalistica ha creato la grande produzione, le officine, le ferrovie, la posta, il telefono ecc.; e su questa base, l'immensa maggioranza delle funzioni del vecchio di potere statale" si sono a tal punto semplificate e possono essere ridotte a cosí semplici operazioni di registrazione, d'iscrizione, di controllo, da poter essere benissimo compiute da tutti i cittadini con un minimo di istruzione e per un normale "salario di operai"; si può (e si deve) quindi togliere a queste funzioni ogni minima ombra che dia loro qualsiasi carattere di privilegio e di gerarchia... Le funzioni saranno adempiute da tutti " (Lenin, Stato e rivoluzione, pp. 54-55 e 61).

Dalle considerazioni sui due fatti storici, lontani e diversi tra loro, possiamo isolare quelle che servono alla nostra ricerca:

1. L'esercito si pone come sostegno dell'imperio o potere assoluto centrale, e perciò va rifiutato dalla radice, per un rinnovamento profondo. La trasformazione in nazione armata, a parte la sua inattualità, non toglie la mentalità militaristica, che può darsi suoi organi di pressione e di potere.

2. Per una posizione di. nonviolenza è da generalizzare l'insegnamento delle tecniche della nonviolenza, addestrando tutti a saperle usare e fornendo loro i mezzi necessari: tali tecniche possono valere per le trasformazioni, o rivoluzioni, interne e per l'eventuale lotta contro invasori.

Perciò il rifiuto assoluto della guerra e della guerriglia, e della tortura e del terrorismo (che accompagnano la guerra e la guerriglia), è il punto di partenza, la svolta, la condizione assoluta di una nuova impostazione del potere: l'omnicrazia autentica comincia da quel rifiuto, perché non elimina nessun avversario e dà vita permanente ai due preziosi strumenti che sono le assemblee e l'opinione pubblica.

3. La religione tradizionale ancora intende pesare sulla realtà con sue forme autoritarie (dogmi e infallibilità del capo, preminenza della classe sacerdotale depositaria dei princípi etici e dei sacramenti per la salvezza ecc.), riuscendo cosí efficace sostenitrice dell'imperio, cioè della classe al potere, che preferisce aiutare tale religione invece di sviluppare le assemblee e l'opinione pubblica. Ci vuole una vita religiosa indipendente e dal basso, valorizzatrice della presenza di tutti (la compresenza), e perciò nonviolenta e anti-autoritaria, aperta ad una realtà liberata.

3. Per il superamento democratico della tecnocrazia e burocrazia chiuse nei modi detti prima, sono necessari lo sviluppo culturale di tutti e una crescente generale pressione per occupare tutti i posti del potere, accompagnata dai due strumenti che sono le assemblee e l'opinione pubblica. Se manca questa democratizzazione massima unita alla costante libertà di informazione e di critica, la teoria della demolizione della burocrazia resta sulla carta, e si hanno, invece, pesantissime involuzioni burocratiche, come avviene anche nei paesi che si dicono socialisti.

La comune constatazione della difficoltà che l'attuale società passi ad una nuova società sapendo utilizzare al massimo il pacifismo integrale e lo sviluppo culturale, la pressione dal basso, le assemblee, l'opinione pubblica, porta a pensare che spetta probabilmente ad una nuova vita religiosa - capace di generare la nonviolenza e la democratizzazione massima dell'assemblea e della libertà di pensiero e di controllo, di garantire la difesa e lo sviluppo di questi principi.

E’ osservazione comune che la posizione laica cede su uno di questi punti, e non accetta il pacifismo integrale, o si stanca delle assemblee, o trascura l'opinione pubblica, o non si umilia a stabilire pressioni politiche, unendosi con altri in grandi solidarietà. Invece per una religione fondata sull'apertura alla compresenza, tutte queste cose rinascono vigorose ed esigenti su una base razionale e appassionata.

Alla luce dell'apertura nonviolenta alla compresenza riconosciamo il valore di esigenze rivoluzionarie, l'esigenza di autoliberazione della moltitudine del popolo, dei suoi strati sociali "inferiori " piú profondi, oppressi dal giogo e dallo sfruttamento; individuiamo le due strutture da cambiare: l'esercito e la burocrazia; e andiamo oltre il sistema parlamentare.

Accettiamo in pieno i tre punti:

1. secondo le classi o le varie strutture delle società esistono indubbiamente strati che sono piú poveri e piú soggetti al potere di altri, meno indipendenti, meno forniti di mezzi di sviluppo (per es. gli intoccabili in India rispetto alle classi di "superiori"; tutti gli indiani sotto la dominazione inglese; le classi popolari in Italia, specialmente le classi umili delle zone sottosviluppate; i soggetti al servizio militare obbligatorio, ecc.): un lavoro continuo di autoliberazione è da compiere e da aiutare, movendo dalla coscienza del proprio stato di dipendenza;

2. l'esercito e la struttura onnipotente, statica e permanente dei funzionari vanno sostituiti con le nuove forme dell'addestramento nonviolento e della partecipazione burocratica di tutti;

3. il sistema parlamentare va integrato e sostanzialmente ridotto con la moltiplicazione delle assemblee permanenti o periodiche, degli enti periferici e dei centri sociali.

1. Ma non possiamo accettare come unica leva per trasformare la società la classe degli operai e dei contadini, perché la condizione di questi rientra in altre condizioni di oppressione e di sfruttamento, e dobbiamo essere aperti a tutte le forme per cui esseri umani vengano considerati come cose o mezzi e soggiogati (dal capitalismo, dallo stalinismo, dal burocratismo, dall'autoritarismo, ecc.);

2. la sostituzione effettiva dell'esercito e della burocrazia non può esser fatta che sulla base della nonviolenza e del controllo dal basso, e non per opera di un partito unico al potere che finisce per munirsi di esercito e di burocrazia al massimo grado;

3. il superamento dei difetti del sistema parlamentare non può avvenire che per opera di una larghissima diffusione dell'autogoverno, che prepari le attitudini e le volontà, altrimenti viene soppresso un organo che può ammalarsi, ma che, perlomeno, fa appello ad una certa differenziazione di correnti, ad un certo dibattito di opinioni. Non bisogna cedere all'impulso di un attivismo irrazionale che disprezza i pazienti strumenti giuridico-razionali per sostituirli, non con la piú aperta presenza dell'autentica realtà di tutti producenti valori, ma con il potere del gruppo costituito dal partito unico.

Tutte le volte che il centralismo si presenti, sia pure con l'aggettivo "democratico" armato di strumenti coercitivi, si vedranno mantenuti e risorti, fors'anche piú forti di prima, l'esercito e l'autoritarismo burocratico. E’ stato detto che le rivoluzioni portano non accrescimento di libertà, ma accrescimento di potere; aggiungerei: quando le rivoluzioni consolidano un centralismo.

Solo una rivoluzione impostata sull’apertura nonviolenta alla compresenza, può garantire la costanza del superamento dell’esercito e dell’autoritarismo burocratico. Se una rivoluzione comincia ad ammazzare, a togliere la libertà di espressione agli avversari e a non considerare anch’essi produttori di valori, a non dare a tutti la libertà di informazione, non si può dire quando si arresterà; e se si fermerà e si farà un bilancio del positivo conseguito, si vedrà che esso si sarebbe potuto ottenere senza il dispiegamento della violenza. L’Inghilterra non ebbe bisogno di seguire il percorso della Rivoluzione francese.