Dopo 20 anni dalla caduta del muro di Berlino, cioè dal
fallimento del comunismo, l'Occidente registra una crisi senza precedenti
che è destinata ad essere permanente. Gli ultimi respiri
di un modello culturale ed economico chiamato "capitalismo",
sono gestiti in prima persona da quegli attori che fino a poco tempo
fa si limitavano a finanziare e sostenere il ceto politico. Non
possiamo stupirci se il capitalismo sotto shock viene controllato
direttamente dai capitalisti: finanzieri, banchieri, imprenditori.
Il capitalismo era fondato su un principio infondato: quello dello
sviluppo infinito. Il benessere di uno Stato è determinato
da un PIL che "deve" aumentare ogni anno. Tutti gli Stati
d'Occidente sono in gara per un incremento annuale del PIL. Il mito
dello sviluppo infinito è stupido come il mito della immortalità.
Perchè dovrebbe esserci uno sviluppo economico illimitato?
L'unico modo di garantire uno sviluppo infinito è quello
di basarlo sullo sfruttamento infinito di certi ceti o di altri
Paesi, ma questo non è storicamente possibile.
L'impero romano si è sostenuto con i genocidi, la schiavitù
e il colonialismo. L'impero capitalista si è sviluppato allo
stesso modo all'inizio, poi con tecniche meno visibilmente violente:
imperialismo, automazione, immigrazioni, globalizzazione. Per questo
si è continuamente sviluppato nel corso di quasi tre secoli.
Ora tutte queste strade sono a termine e la crisi strutturale è
inevitabile.
Sviluppo del capitalismo
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Crisi del capitalismo
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Genocidi (vedi)
La scoperta delle Americhe ha dato il via ai primi genocidi
di massa del secondo Millennio. L'abitudine è continuata
nei secoli coi genocidi dei pellerossa e dei nativi australiani.
La Guerra Filippino-Americana (1899-1902) e la seguente
campagna di pacificazione (1902-1913), causarono la morte
di oltre un milione di filippini. L'ottanta per cento della
popolazione totale Herero e il 50 per cento del totale della
popolazione Nama, nell'attuale Namibia, sono stati uccisi
in una campagna brutale guidata dal generale tedesco Lothar
von Trotha, nel periodo1904-1907 . In totale, tra i 24.000
fino a 100.000 Herero morirono insieme con 10.000 Nama.
Il più grande genocidio del 19 ° secolo, riguarda
l'impero zarista. Circa 1-1.500.000 circassi sono stati
uccisi, e su ordine dello zar, la maggior parte della popolazione
musulmana è stato deportato. La dinastia Qing ha
le sue colpe. Secondo la studiosa Qing Yuan Wei , nel 1750,
il 40% delle 600.000 persone Zunghar (etnia mongola) sono
stati uccisi da vaiolo , il 20% fuggiti in Russia o cercato
rifugio tra i kazaki, e il 30% sono stati uccisi dall'esercito.
Il Novecento ha registrato tanti genocidi che è impossibile
darne conto qui. Ricordiamo qui:
Bosnia-Erzegovina: 1992-1995 - 200.000 morti
Ruanda: 1994 - 800.000 morti
Pol Pot in Cambogia: 1975-1979 - 2.000.000 morti
Olocausto nazista: 1938-1945 - 6.000.000 morti
Lo stupro di Nanchino: 1937-1938 - 300.000 morti
Carestia di Stalin: 1932-1933 - 7.000.000 morti
Armeni in Turchia: 1915-1918 - 1.500.000 morti
Ognuno di questi genocidi/massacri ha
portato benefici e ricchezze al capitalismo dei Paesi criminali.
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Genocidi
I genocidi del XXI secolo non sono più accettabili
dal capitalismo occidentale, almeno in forma diretta.
Ce ne sono di locali (Darfur e SriLanka),
nei quali il capitalismo continua a guadagnare, ma su grande
scala i genocidi sono stati sostituiti dalla 3° guerra
mondiale che è inziata coll'attacco all'Iraq da parte
di 35 Stati, e continua con l'occupazione dell'Afghanistan
da parte di 48 Paesi. Mentre l'impero d'Occidente è
impegnato in questa guerra infinita, la Cina colonizza il
tibet, la Russia la Cecenia e in ogni parte del mondo qualcuno
cerca di colonizzare qualcun altro.
La difficoltà a proseguire
con la politica dei genocidi è una delle cause della
crisi del capitalismo occidentale.
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Colonizzazione (fonte)
La colonizzazione è stata la seconda
molla dello sviluppo capitalistico. Una parte del mondo
ha trasformato il pianeta in una "colonia" da
cui asportare manodopera e risorse e in cui esportare manufatti
e armi. Il colonialismo è durato dal 1492 al 1994,
ma ancora oggi regge sotto formule addolcite (Commonwealth,
Nato, Onu). I paesi colonialisti:
Spagna, Portogallo, Francia, Olanda, Inghilterra, Austria,
Belgio, Danimarca, Giappone, Svezia, Turchia, Russia, Stati
Uniti, Germania, Italia (cioè il mondo del fulgido
capitalismo). Tra il 1800 e il 1878, i territori colonizzati
dalle nazioni europee comprendevano un totale di 16.385.000
km²., cioè più del 10% delle terre emerse.

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Per cosa è nato il colonialismo?
Per salvare l'anima dei "selvaggi", era la scusa
della Chiesa. "Per portare la civiltà"
era la scusa della borghesia. Per rapinare ricchezza e far
crescere il capitalismo era il vero motivo. Dall'oro del
sudamerica, alla gomma del sudamerica, ai diamanti africani,
al petrolio del medioriente, le colonie sono state il bancomat
del capitalismo.
Non è dato sapere quanto grande
sia stato il "business" del colonialismo, ma è
lecito supporre che si sia trattato di un trasferimento smisurato
di ricchezze.
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Imperialismo e decolonizzazione
Cronologia della decolonizzazione
La decolonizzazione è durata tutta
la seconda metà del XX secolo, il periodo di massimo
splendore del capitalismo occidentale e insieme dell'inizio
della sua crisi. Il processo di decolonizzazione è
andato in parallelo col processo imperiale. Dalla proprietà
delle colonie da parte dei paesi coloniali, l'Occidente
è passato all'influenza politica, economica e culturale
sui paesi ex-colonia.
L'imperialismo è stato un buon
surrogato del colonialismo, sul medio-breve periodo, ma dopo
quasi mezzo secolo, sta mostrando molte crepe. Le province
dell'impero come l'estremo oriente, il sudamerica, il medio-oriente
e l'africa stanno emencipandosi e diventando "competitori"
sui mercati.
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Schiavitù (fonte)
e ondate migratorie
La schiavitù è sempre stata
la base dell'economia degli Stati più forti. E continua
tutt'oggi. L'Impero romano è cresciuto su di essa.
Malgrado la Chiesa si sia sempre dichiarata contraria,
tutti gli Stati cattolici o cristiani (soprattutto Francia,
Olandesi, Germania ed Inghilterra) hanno costruito
una vera industria della schiavitù.
Il capitalismo è cresciuto sulla
forza-lavoro, e la schiavitù ha fornito milioni di
braccia a costi minimi, fino al 1888, anno in cui la schiavità
è stata abolita formalmente.

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Tra il 1451 al 1870, la maggior
parte degli storici contemporanei stimano che il numero
di schiavi africani trasbordati nel Nuovo Mondo sia tra
9,4 e 12 milioni. La schiavitù non un'invenzione
del capitalismo, che l'ha solo resa un'industria. Tra 1
milione e 1250 mila gli europei furono catturati dai pirati
barbareschi e venduti come schiavi in Nord Africa e Impero
Ottomano tra i secoli 16 e 19. Si registravano circa 8.000.000
o 9.000.000 di schiavi in India nel 1841. Cina e Giappone
hanno sempre prosperato sugli schiavi.
Nel Novecento, con la fine
formale della schiavitù, il capitalismo ha realizzato
una sua forma morbida: le ondate migratorie. Dal 1836 al
1914, oltre 30 milioni di europei sono emigrati negli Stati
Uniti. Tra il 1900 e il 1920 furono circa 20 milioni gli
europei che partirono alla volta del continente americano.
Dal 1946 al 1971 i soli italiani emigrati sono stati 5.737.000.
Altri milioni sono stati gli immigrati dall'Oriente e dai
Paesi latini. In Europa, le percentiuali di immigrati dopo
il 2000 sono: Regno Unito (4,8%), Francia (5,8%), Italia
(7,1%) Germania (8,9%), Spagna (11%), Paesi Bassi (4,3%),
Svezia (5,3%), Belgio (8,6%) e Svizzera (20,7%). Anche l'emigrazione
interna ha avuto il suo ruolo di sostegno allo sviluppo
capitalistico. Durante il boom degli anni 50 e 60,
circa 6.000.000 di persone sono emigrate dal sud al nord
Italia. Tra il 1990 e il 2005 quasi 2 milioni sono stati
costretti ad abbandonare il Sud.
Quello che pochi sanno è che al 2010 il numero di
Italiani residenti all'estero ancora in possesso della cittadinanza
italiana (cioè neo-immigrati) è stimato in
circa 4.000.000.
La schiavitù è
una risorsa semi-gratuita per la creazione di ricchezza.
L'immigrazione è una risorsa a basso costo per i
produttori (anche se ad alto costo per la società).
Con queste due armi combinate il capitalismo si è
sviluppato e consolidato.
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Automazione
Ned Ludd che nel 1779 spezzò un telaio
in segno di protesta. Le macchine erano considerate la causa
della disoccupazione e dei bassi salari già da fine
Settecento e la legge ne puniva duramente la distruzione
o il danneggiamento. Ma solo verso il 1811-12 la protesta
sfociò in un movimento che vide protagonisti operai
e lavoratori a domicilio impoveriti dallo sviluppo industriale
decidono di colpire impianti, macchine e prodotti. (fonte)
Questo dimostra che fin dagli albori il
capitalismo ha puntato, per la sua crescita, su diversi
"cavalli": schiavitù e colonizzazione,
ondate migratorie in entrata e in uscita (secondo i cicli
economici), e automazione.
L'automazione è sempre stata un fattore
dello sviluppo del prodotto interno lordo, ma è sempre
stata il nemico della piena occupazione. I livelli di automazione
nei primi due secoli del capitalismo hanno avuto una progressione
graduale.
Il salto di qualità è avvenuto
intorno all fine del XX secolo. La rivoluzione info-telematica
ha abbattuto in poco tempo i livelli di occupazione in tutto
l'Occidente.
In circa 20 anni la creazione del valore
è passata dal piano materiale (maufatturiero) a quello
immateriale (ideatario). L'occupazione "normale"
(tradizionale) è diminuita fortemente a favore del
lavoro nero o grigio degli immigrati, e del lavoro precario
per i cittadini.
L'Occidente non ha avuto la capacità
di trasformare il suo capitalismo dal materialesimo all'immaterialesimo.
Il PIL ha rellentato fino a fermarsi. L'occupazione regolare
è crollata. il debito pubblico è esploso.
Il capitalismo non può espandersi
all'infinito, se resta amcorato ad una visione del mondo
"materiale" in un mercato dove il valore è
creato da bisogni e consumi "immateriali".
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Protezionismo e Marketing
Il capitalismo ha prosperato per decenni
con misure protezionistiche, che facilitavano l'esportazione
verso tutto il pianeta ma ostacolavano l'importazione verso
l'Occidente. Il fenomeno in parte ancora sussiste, mediante
sistemi di sussidi (per es. all'agricoltura europea), dazi
e normative di certificazione.
La seconda grande arma del capitalismo "moderno"
è il marketing. Attraverso questa l'Occidente ha
imposto al pianeta il consumo della propria produzione.
I problemi sono cominciati quando anche
altre potenze (Cina, Russia, sudamerica) hanno iniziato
a fare protezionismo e ad usare il marketing. In sintesi,
quando il capitalismo è passato da una localizzazione
in Occidente alla globalizzazione planetaria.
Quando il capitalismo aveva il suo
centro in Occidente, i suoi benefici restavano in Occidente.
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Globalizzazione mercati e delocalizzazione
La globalizzazione è insieme un'occasione
di sviluppo del capitalismo occidentale e l'inizio della
sua crisi. Il libero scambio di capitali, merci e forza-lavoro
ha consentito lo sviluppo delle economie di quello che un
tempo veniva definito "Terzo mondo". Il processo
ha avuto diversi risvolti:
-
Le materie prima del "terzo
mondo" hanno gradualmente raggiunto prezzi di mercato
(mentre prima venivano trasferite all'Occidente a prezzi
ridicoli)
- Molti capitali dell'Occidente sono stati
trasferiti in altri Paesi e impiegati per la delocalizzazione
delle unità produttive
- Si sono sviluppate andate migratorie di
cervelli dall'Occidente e di manodopera dal terzo mondo
- I centri di produzione della ricchezza,
prima concentrati in Occidente, si sono distribuiti su tutto
il pianeta.
Prima della globalizzazione i Paesi
occidentali competevano fra loro sul mercato mondiale. Oggi
tutto il pianeta compete sul mercato mondiale.
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Piena occupazione
Nel periodo dello sviluppo è stata
garantita la piena occupazione. Poichè questa non
bastava si è fatto ricorso all'immigrazione di massa.
Per un lungo periodo l'immigrazione ha costituito un "esercito
di riserva" o "d'appoggio" per lo sviluppo
industriale. L'immigrazione negli Usa e in sudamerica, o
dal sud al nord Italia, non ha sostituito la mano d'opera
locale ma l'ha integrata.
Il capitalismo ha basato il suo primo
sviluppo anche sulla schiavitù e il suo secondo sviluppo
anche sull'immigrazione.
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Immigrazione e rimesse
Se in un periodo di sviluppo l'immigrazione
è una risorsa, in un'era di crisi diventa un peso.
Gli immigrati contribuiscono allo sviluppo e ne condividono
i risultati. Se lo sviluppo cessa gli immigrati condividono
la povertà e diventano competitori dei residenti
per l'occupazione. Questo porta inevitabilmente a forti
conflitti sociali fra poveri.
Per esempio, l'Italia ha circa 4.000.000
di immigrati regolari (occupati) e circa 4.000.000 di disoccupati,
oltre che più di 4.000.000 di neo-emigrati. Gli immigrati
non solo competono coi cittadini per l'occupazione, ma attraverso
le rimesse ai Paesi d'origine contribuiscono al depauperamento
dell'Italia. In parte spendono qui i loro guadagni e partecipano
al prelievo fiscale, ma il loro costo sociale riduce questi
benefici. Nel 2010 dallItalia è uscita una
cifra superiore ai 6,3 miliardi di euro, pari allo 0,41%
della ricchezza complessivamente prodotta a livello nazionale,
mentre nel 2009 lammontare superava i 6,7 miliardi
di euro. Dal 2000 al 2010 le rimesse sono cresciute di dieci
volte (985,2%).(fonte)
Nessuna economia sopravvive trasferendo
il 15% della forza lavoro a immigrati che inviano le retribuzioni
al Paese d'origine, e lasciando improduttiva una frazione
uguale della popolazione. L'immigrazione è una ricchezza
solo se se affianca alla piena occupazione locale.
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Conclusioni
- Il capitalismo occidentale è destinato ad impoverirsi
complessivamente. Il PIL planetario che fino alla fine del XX
secolo era diviso in un rapporto 70-30 a favore dell'Occidente,
sarà sempre più equidistribuito per cui tendenzialmente
si attesterà sul rapporto 30-70.
- I Paesi occidentali avranno destini diversi fra loro, non in
base a fantasie finanziarie o a risparmi e tassazioni progressivi.
Nè basteranno privatizzazioni, tagli alle pensioni o vendite
di beni pubblici. La loro salvezza, sia pure con PIL inferiori
anche del 30% rispetto al passato, sarà nel trovare nuove
e originali nicchie di produzione della ricchezza.
- I paesi d'Occidente non saranno (come non sono mai stati) collaborativi
economicamente, ma competeranno con ogni mezzo per acquistare
residui spazi del mercato globale.
- La produzione della ricchezza non avverrà più
in Occidente attraverso il settore manufatturiero semplice, che
sarà dislocato in altre aree del pianeta. Nemmeno potrà
avvenire con l'alta tecnologia o il manufatturiero sofisticato,
la creatività applicata ai prodotti, il settore alimentare
da grande impresa. Queste strade potranno dare sollievo nel breve
e medio periodo, ma poi saranno predate dal capitalismo non occidentale
che avrà risorse smisurate. (v. nota)
- L'Italia ha una sola strada per sopravvivere dignitosamente,
imboccare la quale richiederà almeno 20 anni di impoverimento
e cambiamento progressivi. Investire la maggior parte delle sue
risorse e dei suoi sforzi nella creazione di ricchezza tramite
beni e servizi non delocalizzabili e non acquistabili. Il settore
trainante sarà il turismo che produrrà ricchezza
(difendendo un PIL accettabile, anche se non progressivo) con
la nostra unica vera risorsa: arte, paesaggio, natura, ambiente,
archeologia, alimentazione di qualità. Questi saranno i
settori da sviluppare, seguiti dai settori collegati: trasporti
e traffico, agricoltura specializzata, ecologia, bonifica del
territorio, e di conseguenza, buona cultura ed alta istruzione.
NOTA
Gucci è stata comprata dalla francese PPR.
Valentino è nelle mani della britannica Permira. Bulgari
è proprietà di Luis Vuitton Moet Hennessy. Gianfranco
Ferrèè stata ceduta a Paris Group di Dubai. Safilo
(Società azionaria fabbrica italiana lavorazione occhiali),
che confeziona occhiali per Emporio Armani, Valentino, Yves Saint
Lauren, Hugo Boss, Dior e Marc Jacobs, è finita nelle mani
del gruppo olandese Hal Holding. Nelle mani dei fondo di private
equità francese Pai Partners è finita la catena Algida,
l'olio d'oliva Bertolli (poi ceduto alla spagnola Sos Cuetara),
le confetture Santa Rosa e il riso Flora sono state acquistate da
Unilever. Dalla Buitoni alla Motta, dai Baci Perugina all'Antica
Gelateria del Corso: tutto è Nestlè. La spagnola Sos
Cuetara ha effettuato diverse acquisizioni nel Bel Paese. Tra queste
la Minerva Oli (proprietaria del marchio Sasso), la Carapelli e,
rilevandole dall'Unilever, la Bertolli. Fiorucci, è in mano
a una società giapponese. Faastweb è di Swisscom.
(fonte)
LAr Alimentari, vecchia azienda specializzata nella produzione
di pomodori pelati da poco più di 50 anni, è passata
a titolo definitivo sotto il controllo della società Princes,
controllata quest'ultima a sua volta dallazienda giapponese
Mitsubishi. La Ferretti group, è passata alla società
cinese Shandong Heavy Industry Group Weichai. Brioni, quella
degli smoking di James Bond e di tantissime celebrità mondiali,
è stata acquisita dalla Pinault Printemps Redoute. La casa
vinicola Gancia è finita allimprenditore tartaro Roustam
Tariko, attivo nella vodka e banchiere. Prima di lui la Ruffino
era finita agli americani di Constellation Brands. Nel 2011
sono in tutto 108 acquisizioni tra grandi e piccole, per un controvalore
totale di 18 miliardi di euro.
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