L'Italia è perduta: prossima tappa, Terzo Mondo di Eva Zenith | ||
Tutti coloro che inneggiano a un futuro imminente dell'Italia fuori
dalla crisi, sono imbonitori da fiera. Il quadro è dato da un complesso sistema di cause e concause,
ma il punto nodale è quello delle fonti di produzione della
ricchezza, cioè l' impresa e il lavoro. La prosperità
di un Paese è data soprattutto dal prodotto interno lordo e
dalla occupazione. Alta produzione e alta occupazione, fanno un Paese
benestante. L'Italia della Seconda Repubblica ha gradualmente perso
le imprese e quindi l'occupazione. Una parte delle imprese ha delocalizzato
per salvarsi. Una parte delle imprese è stata ceduta a capitale
estero. Una parte delle imprese è uscita dal mercato (cioè,
è morta): per la concorrenza straniera, per obsolescenza, per
la crisi del mercato stesso. Purtroppo, come prima cosa, nessuna delle forze politiche oggi in campo ha una sola proposta per la rigenerazione del tessuto produttivo. E secondariamente, ammesso che arrivasse sulla scena un politico geniale e santo, non ci vorrebbero meno di 20 anni prima di vedere risultati. Vent' anni nei quali la "macelleria sociale" continuerà e i conflitti sociali potranno essere molto sanguinosi. L'Italia diventerà simile a un Paese del Terzo Mondo, come la Bolivia, l'Honduras o il Kenia. La famosa "imminente uscita dalla crsisi" dunque è una bufala, e dopo il tunnel gli italiani troveranno montagne di macerie e di morti, come dopo la guerra.
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