La questione
del velo islamico è la più palese dimostrazione del razzismo,
dell'intolleranza e dell'ipocrisia occidentale. Quando si discute della
moda femminile islamica è tutto un lamento sulla "mancanza
di libertà", sulla "mortificazione", sulla "umiliazione"
delle donne.
Quando si tratta di discutere della moda occidentale, l'opinione prevalente
è che ogni donna ha diritto di vestirsi "come vuole"
e di fronte a scelte piuttosto stravaganti le donne rivendicano la libertà
di abbigliarsi in un certo modo perchè "è così
che si piacciono".
Le donne occidentali considerano se stesse "libere" di abbigliarsi
a piacere, e non pensano di essere asservite alla "moda";
mentre considerano le donne islamiche "asservite" a regole
religiose di abbigliamento, e non pensano che si vestono a modo loro
per scelta. L'influenza del mercato e della moda è considerata
libertà, mentre l'influenza religiosa e culturale è considerata
schiavitù.
Il prevalere della razionalità sul razzismo, l'intolleranza
e l'ipocrisia si fonda sulla ricerca di argomenti storici e psicosociali,
come i seguenti.
1. Le donne educano i figli
In tutte le culture l'educazione della prole grava primariamente sulle
donne. Le quali educano figli e figlie non solo con regole dirette
di abbigliamento, ma anche con giudizi sui modi di abbigliarsi e comportarsi
visti in strada, su riviste e sui mass media. L'accusa alla cultura
"maschile" che governerebbe la moda islamica, ignora il
ruolo della donna nell'educazione delle femmine come dei maschi. Ma
anche riconoscendo il ruolo maschile come limitatore della libertà
della donna islamica, non possiamo negare che i modi abbigliarrsi,
truccarsi e muoversi della donna occidentale siano molto influenzati
dal mercato della moda, dai modelli mediatici, come dal desiderio
maschile.
2. Il copricapo occidentale
Molte donne occidentali ancora oggi indossano un velo quando entrano
in una chiesa. E nessuno definisce questo atto una "umiliazione"
della donna. La gran parte delle suore ha il capo coperto da un velo
o una cuffietta e nessuno pensa a questa condizione come una "mortificazione"
della femminilità. Le hostesses di volo, le operatrici della
ristorazione, le addette alla sala operatoria, le donne soldato indossano
foulards, cappelli, bustine ed altri copricapo senza che nessuno parli
di "mancanza di libertà".
Fino agli anni cinquanta, specie ma non solo in Meridione, era normale
vedere donne con velo e vestito nero. Negli anni sessanta, la maggior
parte delle donne non considerava la minigonna come un segno di liberazione,
ma come un indizio di "prostituzione"
3. Libertà o influenza del contesto
Il razzismo è evidente quando si assegna alle donne occidentali
una presunta "libertà", e alle donne arabe una presunta
"soggezione" nello scegliere come abbigliarsi, truccarsi
e comportarsi. Le donne occidentali sarebbero liberate, le donne musulmane
sarebbero povere vittime asservite. Possiamo invece affermare che
le donne, ad ovest come ad est, siano in parte libere di scegliere
e in parte influenzate o sottomesse al contesto, macro e micro-sociale,
in cui vivono?
Il contesto macro-sociale in occidente è costituito dall'industria
della moda, dai mass media e dallo star system; nel medio-oriente
prevale invece il contesto tradizionale, culturale e religioso. Il
contesto micro-sociale in occidente è dato dalla scuola, dal
gruppo dei pari, dalla competizione; nel medio.oriente è dato
piuttosto dalla famiglia e dal territorio. E' possibile che una donna
islamica vestita all'occidentale in medio oriente venga mal giudicata,
criticata, emarginata dalla famiglia o dai vicini di casa. Allo stesso
modo in cui una ragazza del liceo vestita da educanda sarebbe mal
giudicata, irrisa, emarginata dai compagni di classe e dagli amici
di discoteca.
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4. La bellezza e la comodità del mistero
Le donne occidentali espongono vistosamente viso e corpo, e danno
grande importanza al trucco, agli accessori, all'abbigliamento. Il
prezzo di questa libertà è una gran quantità
di nevrosi legate ai difetti fisici, al mostrarsi in disordine, al
non possedere capi firmati, al peso e alle forme. Viso e corpo sono
mostrati, e diventano un incubo quando non sono belli o addirittura
perfetti. La proliferazione della chirurgìa estetica e del
fitness, e l'enormità dei fatturati dell'industria cosmetica
e della moda, sono una prova evidente delle nevrosi dovute alla visibilitàdel
viso e del corpo.
Le donne musulmane preferiscono, in pubblico, coprire il corpo con
tuniche informi, il capo con veli e in alcuni casi (minoritari) anche
il viso o addirittura gli occhi. I vantaggi di questa "mortificazione"
sono tanti. Nessuno sa se una donna ha brutti lineamenti, capelli
non curati, cellulite, seni cadenti, peli o chili di troppo: quindi
nessuna donna può sentirsi socialmente inadeguata. L'industria
della moda è marginale e assume importanza solo per i ceti
più abbienti ed emancipati. nessuna donna musulmana si può
sentire "fuori moda".
Una donna "chiacchierata" non può essere segnata
a vista quando fa la spesa, perchè nessuno la può vedere.
Gli uomini vivono di immaginazione e tutte le donne possono essere
abbellite nella fantasia.
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