Temistocle il 30/1/2003, alle ore 15 ha scritto:
Stimoli
Se ho dato l'impressione di essermela presa mi scuso. Io non discuto
sul fatto che qualcuno produca stimoli, anzi mi auguro che ve ne
siano di più e che inducano delle risposte. Ma sono invece
intervenuto sul tuo modo non proprio ortodosso di introdurre lo
stimolo. Mentre infatti noi si stava chiedendo maggior partecipazione
ad un dibattito già in corso, il tuo intervento si è
inserito inaspettatamente senza per altro aver mai preso parte ad
una qualche relazione con coloro che già interloquivano,
esclusivamente con una "voce fuori campo". In fin dei
conti siamo solo due o tre senatori ad essere interessati al dibattito
sul senato. Ciò detto, e senza voler fomentare ulteriormente
le polemiche, ritengo il tuo quesito meritevole d'attenzione e degno
di risposte, mi interrogavo solo sul modo. Cordialmente Temistocle
Psipol il 30/1/2003, alle ore 0 ha scritto:
Take it easy!
Calma, per favore! Ognuno ha il diritto di inviare lo stimolo che
ritiene opportuno. Tu puoi seguirlo, o ignorarlo e continuare come
credi. Non mi sembra il caso di agitarsi....D'altronde mi pare che
tutti i primi ogni tanto pubblichino un loro stimolo.
Temistocle il 29/1/2003, alle ore 21 ha scritto:
Basiti !?
Ma come!! senatore PSIPOL, ci snobbi cosi? Noi si tenta di intavolare
una discussione, di portare avanti un progetto sul piano ideale
e tu ci arrivi con un tema totalmente differente, dall' "alto",
senza interazioni di sorta, lasciandoci basiti? Io credo si potrà
percorrere ben poco senza comunicazione, senza connetterci. Se il
discorso intavolato non interessa almeno lo si dica! Oppure anche
tu sei dell'elite ed allora il lei per differenziarci mi pare doveroso.
(Temistocle)
Temistocle il 24/1/2003, alle ore 14 ha scritto:
Canna o camomilla?
Per la verità, caro senatore Zero, non so neppure io se ho
compreso bene quanto affermi. Questo però potrebbe voler
dire che occorre un ulteriore sforzo alla comprensione. Certo è
che, se adamus ritiene tu ti sia fatto una canna, per la parsimonia
delle sue controdeduzioni dovrei pensare lui si sia bevuto una camomilla.
Che dire senatore Zero, secondo quanto affermi noi si sarebbe spinti
da una volontà sincrona, ma non riesco a cogliere su quale
ipotetico punto nodale si possa esplicare il sincronismo. In pratica,
sicuramente non è il vento ad averci sospinti su questi lidi,
quanto differenti motivazioni le quali saranno sostenute da degli
scopi che saranno volte ad un fine. Sotto quest'ottica dunque potrebbe
invece ravvedersi pure la causalità. Il problema forse stà
allora nel palesare i fini soggettivi che ci hanno condotto ad approdare
su queste "terre". Capisco invece quando ti auguri la
sincronicità nelle movenze tra le istanze psicopolitiane
e condivido. Intanto si potrebbe pure pensare di arricchire l'intera
istanza del senato magistrale che tra l'altro mi pare la più
sguarnita rispetto le altre istanze. Che ne dite di una sorta di
"Parlamento" via chat, a cui ricorrere a cadenza.. che
so!, bisettimanale? Anche perchè con questa lentezza e con
si pochi contributi, (siamo 2 o 3 e basta in bacheca), forse in
un quinquennio riusciremmo a costruire le scarpette di psicopolis.
Che serva un cocainomane? Temistocle
zero il 23/1/2003, alle ore 10 ha scritto:
oddioooo!!!
non è molto chiaro?!?
Adamus il 23/1/2003, alle ore 7 ha scritto:
Cosa hai fumato?
Zero, quest'ultimo intervento l'hai fatto dopo una canna?
zero il 20/1/2003, alle ore 18 ha scritto:
della sincronicità e del mondo
caro senetore temistocle e adumus accolgo con gioia la vostra disponibilità
a progettare la comunità tramite l'azione (unico modo realmente
significativo) utilizzo le riflessioni, attente e pertinenti del
senatore temistocle, per discutere sui valori e parto proprio dal
valore della legittimità ad agire. il mio punto di vista
è questo: l'universo intero cospira affinchè gli eventi
avvengono tramite un processo sincronico e non causale. ecco in
un certo senso noi ci siamo trovati qui non spinti da una volantà
popolare o da una volontà causale ma piuttosto da una volontà
sincrona, questo è quanto, l'elemento umano, e quindi anche
le altre istanze di psicopolis, possono intervenire nella danza
sincronica solo partecipando ed agendo assieme a noi, ecco che il
valore fondamentale è quindi la POSSIBILITA' ALLA LIBERTA'
e quindi alla conoscenza degli avvenimenti ed alla possibilità
di interagire con essi...
Temistocle il 19/1/2003, alle ore 14 ha scritto:
Piace pure a me..
Mi pare, caro senatore Zero, si cammini più o meno sulla
stessa lunghezza d'onda, adamus pare allo stesso modo essere d'accordo.
Però rifletto su una cosa, i valori e la sua carta. Se avessimo
un "mandato", se in pratica fossimo "eletti"
all'interno della comunità, noi senatori, nello stilare una
carta dei valori avremmo una certa credibilità ed un certo
peso, in quanto nella funzione di delegati a...assumeremmo per via
rappresentativa un potere di rappresentanza che ci consentirebbe
di interpretare un fondamentale senso comune, nel redigere una scala
di valori, per massima parte condivisi dalla comunità. Ciò
non toglie comunque che noi si possa dar inizio ad un dibattimento
che possa condurci ad una bozza della "carta" da sottoporre
alle altre istanze della comunità, e che magari abbia l'intento
di muoversi verso una direzione orientativa. Trovo invece bellissima
e stimolante la proposta di una "grande scultura sociale"
per artificia. Per quanto concerne la ricerca di sbocchi anche in
comunità materiali, e di gemelli di psicopolis, è
ciò che pure io mi auspico ma, a parer mio, occorre che questa
comunità si diriga d'apprima verso un coordinamento tra le
varie istanze. Se psicopolis è ancora in fase infantile è
proprio perchè, al pari di un infante, non riesce a coordinare
i tratti cognitivi con la funzionalità dei propri arti. Nei
"valori" quindi, noi si potrebbe rivendicare una certa
specificità, che come sai ci condurrebbe soltanto all'"autonomia",
mentre nelle relazioni con alter da noi, saremmo in grado di costruire
la nostra "identità" che segue un percorso evolutivo
e nasce solo da una relazione. Quindi io suggerirei di dirigerci
prima verso la comprensione di chi o cosa sia psicopolis, definiremmo
quindi la specificità nei valori condivisi, poi, in un secondo
momento, cercare relazioni "esterne" che ci consentano
la crescita sotto il profilo identitario. (Temi)
Adamus il 19/1/2003, alle ore 13 ha scritto:
Mi piace
Quello che propone Zero mi sembra ottimo: cominciamo!Anzi comincia
tu Zero, ed io ti seguo.
ZERO il 17/1/2003, alle ore 18 ha scritto:
riprendiamo il bandolo
caro senatore temistocle, continuiamo.... riprendendo la tua similitudine
è indispensabile che psicopolis impari ad imparare, penso
che l'azione sia indispensabile a tal fine, quindi rilancio: 1-la
carta dei valori per il senato magistrale 2-la ricerca estetica
come strumento di armonizzazione sociale per la realizzazione di
una grande "scultura sociale" per artificia. Qual'è
il ruolo dell'arte nella società ?l'arte può divenire
"public"? 3-la ricerca di sbocchi nelle comunità
materiali e la ricerca di "gemelli" di psicopolis nell'ambito
mondiale delle rete. che ne pensate? (zero s.p.)
Temistocle il 16/1/2003, alle ore 14 ha scritto:
x mattia
Caro mattia, o senatore mattia non ho capito bene, senza polemica
vorrei chiederti: parli di linguaggio inadeguato, potrebbe darsi
che tu abbia pure ragione ma perdonami, continuo a non capirti.
Se ritieni un certo tipo di "linguaggio" inadeguato, vuol
dire che hai in mente uno scopo da raggiungere, forse sarò
tardo io, ma non ho capito bene quale sia lo scopo che tu ambiresti
raggiungere utilizzando un linguaggio che non sia, come tu dici,
"soffocato". Ora, se rifletto devo ammettere che se l'intento
del linguaggio è quello di fungere da ponte tra il parlante
e il suo interlocutore, mi pare non ti si possa dar torto, a parte
duo o tre, in questo forum non vi è un grande entusiasmo.
Se fossimo interessati ad una riflessione meno autoconsolatoria,
potremmo ammettere che noi, i parlanti, non siamo in grado di trovare
una modalità di rilievo che stimoli i potenziali nostri interlocutori
ad un dibattito. Ora, mi fa piacere che tu possa trovare sensate
linguisticamente certe espressioni vocalizzate espresse da tal "ghgh",
che a mio parere sono più una presa per i fondelli che altro,
ma a questo punto mi potresti anche spiegare quanti tipi di linguaggi
tu conosci che possano dar rilevanza ad un contesto comunicativo
come un forum o bacheca che dir si voglia? Linguaggi a parte, caro
mattia, io credo che se noi si pagasse la gente per dibattere, allora
avremo il forum intasato di utenti, se dibattessimo di sesso hard,
allora gli interlocutori sarebbero pronti a spendere quattrini pur
di godersi effimeri momenti di piacere, ma in realtà devo
constatare, e lo dico avendo esperito altri forum virtuali, che
la gente oggi fugge dal ragionamento non trovandovi alcun godimento
immediato. Se sei qui, caro mattia, è perchè sicuramente
qualcosa ti accomuna anche a me o a zero. Siamo i pochi fessi che
spendono di tasca propria per ragionare, per mettere con altri le
proprie idee in comune, per scoprirci un po' di più, per
narcisismo forse, per sentirsi meno soli a volte, per piangere o
incazzarci sulle spalle di qualcuno che pensiamo possa com-prenderci,
per chiarire a noi stessi chi in realtà siamo. Ma per fare
tutto ciò, io conosco ben pochi linguaggi, e cerco di usare
quei pochi al meglio. Cordialmente, senatore Temistocle
Temistocle il 15/1/2003, alle ore 21 ha scritto:
Io sono in sala d'aspetto e...tesso, lentamente tesso...
Caro Senatore zero, pure io me lo chiedo. Mi sono pure preoccupato
di non intervenire più di tanto pensando che, magari, la
eccessiva eloquenza potesse infastidire qualcuno. Mi sono pure chiesto
come mai non partecipino al dibattito i fondatori "primi",
coloro i quali per intenderci hanno avuto nel dar corpo a questa
comunità una parvenza di obiettivo. Mah! mistero. Sembra
che alcuni si muovano come gruppo in maniera parallela, ma da un
dietro le quinte, non so'. Intanto voglio dire una cosa. Potrebbe
essere, potrebbe, il condizionale è molto doveroso, che debba
incontrare Cofferati e Diliberto. In altri contesti infatti espressi,
come mi pare altri abbiano fatto, la necessità di far sentire
il disagio in cui l'operatore vive nel momento in cui si trova a
dover "giustificare" un agire tutto politico che a dir
poco esprime una eclatante ingerenza. L'operatore viene collocato,
al solo scopo di giustificare un fare politico, in contesti inadeguati
per l'operatore stesso. Quando sentii Cofferati esprimere favori
verso movimenti attivi che costellano la società civile,
quando lo sentii affermare che, avendo dei progetti, delle idee,
questi movimenti non possono non essere ascoltati e coinvolti, mi
venne a mente che, il movimento degli "ideatari" interno
a psicopolis potrebbe essere interessato a far parte di uno di quei
movimenti, che non hanno, badate bene, l'intento di far chiudere
i partiti, ma semmai restituire le competenze che spettano ad ogni
attore sociale, che deve godere di pari dignità. Quindi,
venendo al dunque, nelle mie intenzioni vi sarebbe quella di inserirci
nella logica dei movimenti, esprimendo e rivendicando un'identità
nostra propria, portando almeno una bozza di progetto sociale, e
soprattutto chiedendo meno ingerenze politiche ed un maggior riconoscimento
sotto il profilo della dignità identitaria. La specificità
e diciamo la atipicità che ci caratterizza nel mezzo (psicopolis
per l'appunto) dovrebbe consentirci di esprimerci in una logica
indiscutibilmente innovativa e pionieristica. Con questo, seppur
io abbia dichiarato di essere di sinistra, non ritengo che il movimento
debba possedere una etichettatura politica di qualsiasi sorta, il
movimento non è un partito, è solo secondo me l'espressione
di una idea agita attraverso la collaborazione. Cosa ne pensate?
Badate, se non rispondete io vado avanti considerando il silenzio
un assenso, poi semmai spiegherete le vostre perplessità
a Cofferati, io gli parlerò della comunità, una comunità
che mi ha attratto sin dall'inizio, a cui non so neppure bene il
perchè ma voglio bene, ma che non manca mai di deludermi,
con ciò intendendo dire che a volte nutro nei suoi confronti
grandiose aspettative, ma tutto sta a Noi. Saluti, Temistocle
zero il 15/1/2003, alle ore 16 ha scritto:
attendendo
signori senatori dove siete? vedo pochissimi nomi, di quelli iscritti
al senato, partecipare al dibattito che attualmente è diviso
tra una maggioranza attivista (io e temistocle) e da una minoranza
indecisa (mattia). La richezza della comunità è la
condivisione: dove siete da mesi? abbiate la compiacenza di ritirarvi
dall'incarico altrimenti sto' qui ad aspettarvi come uno scemo!
z.
mattia il 15/1/2003, alle ore 1 ha scritto:
linguaggio
Mi ha colpito il messaggio di ghgh, che penso esprima una sorta
di soffocamento (se è così, concordo). Se dovessi
stabilire una priorità, rifletterei sul linguaggio. Mi sembra
che quello tradizionale usato fino ad ora sia inadeguato allo strumento.
Però non ho idee. Mi riprometto di pensarci!
ghgh il 7/1/2003, alle ore 20 ha scritto:
h
hhh
Temistocle il 7/1/2003, alle ore 13 ha scritto:
Ma allora, cos'è psicopolis!?!?
Posto che, non mi pare mattia essere contemplato nell'anagrafe senatoriale,
andrebbero quindi annullate tutte le mie considerazioni precedenti.
Ma con questo, non è mia intenzione sviare invece da quei
propositi che ci accomunano, caro senatore zero. Invero, come anche
tu dici, psicopolis è una comunità strutturata su
istanze agenti che si caratterizzano per specificità funzionali.
Se penso ad esempio in akkademia possa risiedere il "cuore",
permettimi l'eufemismo, credo a ragione si possa considerare synapthica
come una sorta di arto, mentre ad esempio non trovo fuori luogo
considerare nell'estrema ratio la collocazione intelliggibile della
corte di equità, e cosi via....Il bios, il sistema totale
per intenderci, sarebbe proprio psicipolis. Nella notte dei tempi,
si discusse pure delle modalità di selezione dei membri della
comunità, se vi dovessero essere delle selezioni oppure se
gli ingressi avessero da essere liberi a che ne facesse richiesta.
Io credo, ma potrei sbagliarmi, che queste questioni abbiano pertinenza,
ma dopo, dopo aver preso coscienza di cosa voglia essere psicopolis.
Mi spiego meglio. Nella descrizione che ne ho poc'anzi fatto, psicopolis
si avvicinerebbe di molto, non ad una comunità nel vero senso
della parola, ma ad un connubio tra software ed hardware, che ne
rappresenta un bot estremamente intelligente che apprende dall'esperienza
più che dall'ambiente (che non conosce bene), e che ha la
pretesa di "agire sulla società reale", per apportare
dei cambiamenti. Il problema è che "psicopolis"
è ancora in fase infantile, deve imparare a coordinare i
movimenti, e per far ciò è prima di tutto necessario
che le differenti istanze "vitali" di cui è composto,
si comportino come piccole comunità dotate di senso intenzionale.
Dopo di ché, è necessario che le varie istanze riescano
ad operare un coordinamento finalizzato a rendere intelliggibile
l'intero sistema di psicopolis. Concordo con il senatore zero per
l'uso delle chat. Psicopolis ha un'inconscio, l'avete visto voi?.
Psicopolis è per ora poco più che un nome, ma noi
abbiamo la possibilità e la connessa responsabilità
di insinuare in esso una sorta di eros vitale. Ciò detto,
voglio rimarcare che queste sono solo le mie, piccole e parziali,
considerazioni iniziali. Solo le vostre considerazioni, foss'anche
di non condivisione, possono dar linfa a psicopolis. Saluti, Temistocle
zero il 6/1/2003, alle ore 19 ha scritto:
facciamoci su 'ste maniche e non sogniamo l'isolamento....
caro senatore Mattia sono contento di sentire la tua voce, ma il
mio urlo è :imprendiamo qualcosaaa! ho sognato per troppo
tempo isloe deserte per scoprire poi che la noia potrebbe travolgermi
inesorabilmente.... Qui abbiamo una possibilità unica, siamo
un paese moderno con moderne tecnologie ed avanzata cultura, l'italia
poi mi sembra aver sembre avuto gente intelligente di spirito, osiamo
pure: geni; ed allora creiamo si io no qualcosa di nuovo? mi sembra
indispensabile conoscere a fondo la comunità così
com'è per sfruttarne a pieno le possibilità. Riprendo
l'idea del senatore temistocle di un a busssola intellettuale per
tutta la comunità, agirei nel seguente modo 1- chieder alla
corte d'equità la correttezza dell'operazione 2- interpellerei
gli accademici per la stesura di tale bussula indagando in particolare
le basi teoriche, filosofiche e psicologiche che stanno alla base
di una comunità non-territoriale. 3-cercherei tramite synapthica
dei possibilii alleati della comunità "esistono delle
esperienze simili? se non esistono vi sono delle strutture "affini"
che possano trarre giovamento da quello che stiamo cercando di costruire?
Indaghere se vi sono degli sbocchi fisici alla comunità(mi
affascina l'idea del primo accademico di prentarsi ad un evento
fisico non come cittadino italiano ma come cittadino di psicopilis)
4- ultimo punto, che andrebbe per primo, stendere una carta dei
valori, come senato, che siano d'orientamento alle iniziative di
cui sopra. Il primo punto che noi senatori dovremmo affrontare è
il seguente: cosa sono i valori? esistono?come devono essere utilizzati?
(tra le altre cose sentirei la necessità di un mezzo più
veloce e diretto come una chat per discutere con voi in tempo reale
magari con scadenza settimanale o quindicinnale, soprattutto se
partisse l'idea di una carta dei valori -mi sembra che in psicopolis
ci saino delle piazze che potrebbero fungere allo scopo-) ciao ciao
zero
Temistocle il 4/1/2003, alle ore 11 ha scritto:
tante teste, tante opinioni
Non è necessario essere d'accordo, caro mattia, trovo però
singolare che tu abbia scelto di iscriverti ad una istanza, piuttosto
che ad un'altra, per poi non rivendicarne la specificità.
Se ti sei iscritto al senato magistrale, ti sei iscritto ad una
istanza che, per lo meno dall'inizio "ha" la funzione
di orientamento e stimolo all'interno dell'intera comunità,
altrimenti potevi iscriverti ad akkademia o ad un'altra istanza.
Poi se volessimo cambiare la specificità del senato, saremmo
liberissimi di farlo, ma dovremmo ricercare una nuova identità
dell'istanza magistrale che è una parte dell'intera comunità,
dell'intero corpo. Pure io trovo giuste le regole di adamus, come
pure trovo giusto il principio kantiano che consiglia di elevare
a regola universale ciò che consideriamo moralmente giusto
per noi stessi, ma questo che centra? Dobbiamo agire questa comunità,
inutile fuggire in luoghi esotici dai colori accattivanti, abbiamo
una comunità sotto le mani da rendere intelliggibile. Noi
senatori in questo abbiamo un compito preciso. Se poi mi dici che
trovi quasi impossibile costruire una comunità virtuale,
la stessa in cui sei entrato senza esserne stato costretto a farne
parte, e ti arrendi subito, beh! francamente mi spiazzi. Che diamine
sei venuto a fare se non la solita retorica? Scusa il tono da polemos,
ma hai iniziato tu, ed io con la polemos ci ho campato una vita.
Sono uno stratego ateniese sai!!
mattia il 4/1/2003, alle ore 1 ha scritto:
irritazione
Non sono d'accordo con Temistocle. io partecipo a qs forum perchè
mi interessa questo argomento. Dunque non leggo glui altri forum
di psicopolis e trovo fuori luogo che qui se ne faccia il riassunto.
Per quanto riguarda la comunità virtuale, trovo certo difficile
costruirla, dato che è quasi impossibile anche creare comunità
concrete, dove ci si vede, ci si frequenta, ecc. Per entrare in
merito, trovo opportune le regole proposte da Adamus e sulla base
di esse, cerco di partecipare a questa che considero un'avventura.
Così sto cercando un luogo dove vivere il più possibile
liberamente. Che ne pensate di vivere su una piattaforma petrolifera
dismessa? Oppure di trasferirsi definitivamente in un'isola della
micronesia? Recentemente ho conosciuto gente che vuole "costruire"
un'isola autosufficiente fuori dalle acque territoriali sia per
sfuggire alle angherie di qualsiasi stato sia per farci l'affare
del secolo.
Temistocle il 3/1/2003, alle ore 16 ha scritto:
Orientiamo il disorientamento
Cari senatori, cari concittadini, cerchiamo di dare un senso alla
comunità. In passato sono rimasto molto affascinato, prima
dall'interazionismo simbolico, poi dal connessionismo. Lo strumento,
il mezzo di cui mi servo per tentare di inter-agire con voi ha mostruose
potenzialità a mio parere non pienamente colte neppure da
noi stessi. In fin dei conti, lo si sa, la rete è un po come
le reti neuronali in cui una semplice particella presa isolatamente
svolge semplicissime funzioni elementari, ma è nel momento
in cui si connette con altre parti che riesce a produrre senso ed
intelligenza. Allo stesso modo un atomo di silicio che in connessione
con altri atomi produce senso ed intelligenza, allo stesso modo
noi utenti possiamo avere un senso compiuto solo se interconnessi.
Ora questa comunità è composta da alcune parti che,
a mio parere, ancora non riescono a costruire una vera identità
che possa loro donare una specificità. Ora, l'identità
nasce da una relazione, non è statica ma evolve in un continuo
gioco di rimandi tra un io ed un tu. Nello specifico, per agire
come giustamente dice il senatore zero, la comunità, Synthesis
è l'organo che ha il compito di coordinare le differenti
istanze. Synaptica invece avrebbe il compito, il nobile compito,
di veicolare, di mettere in comune, contenuti di senso, obiettivi
e finalità di progetti nati all'interno della comunità,
e all'esterno e all'interno della comunità stessa. Se dovessero
evidenziarsi dei contenziosi o degli intoppi intellettuali su alcune
questioni è la Corte di Equità ad essere chiamata
in causa, mentre della vendita di progetti o idee si occuperebbe
Ergopolis. Bene, mi pare che in akkademia gli "ideatari"
si organizzino per far in modo di non essere più i soliti
intellettuali alla corte dei "principi" o della "chiesa"
come erano un tempo, ma haimé mancano le connessioni efficaci
che possano dare un contributo di senso giocando nelle relative
specificità contestuali. Per agire la comunità potremmo
iniziare con l'aiutare con le nostre specifiche competenze gli akkademici
che intendono muoversi nel riconoscimento di una autonomia produttiva,
nella rivendicazione di un orgoglio custodito nelle comnpetenze
del sapere sociale dis-affrancandosi dal potere politico costituito.
La comunità ha un senso solo se noi lo vogliamo, in quanto
il senso comunitario non è un dato aprioristicamente ravvedibile
ma costruito di momento in momento, il suo nemico è l'inerzia
e la poca responsabilità che ci prendiamo. Saluti, senatore
Temistocle
Temistocle il 2/1/2003, alle ore 13 ha scritto:
..mentre noi s'attende.....
Sono contento egregio senatore Zero che il mio appello abbia avuto
un consenso cosi sollecito. D'altra parte bisognerà aspettare
il primo Magus per sapere cosa ne pensa, e mi interessa pure il
giudizio degli altri senatori, in modo particolare del senatore
Adamus. Intanto, se ritengo suggestiva l'affermazione giovannea
nel suo prologo che recita: "En archei en o Logos", (In
principio fu il verbo), prendo atto che il cominciare a nominarci
"senatori", sia il primo passo per calarci nel "ruolo"
che ci compete e che tu, senatore Zero, hai esaurientemente compendiato
sottolineando le perplessità a mio parere in maniera pertinente.
Ora, se sono l'orientamento e lo stimolo a caratterizzare l'istanza
senatoriale, credo che iniziare con il costruire una sorta di "bussola
intellettuale", possa essere il primo passo verso cui muoverci.
Va detto che le istanze di, cme dire, raccordo?, quale ad esempio
può essere Sinthesys, non mi paiono ancora perfettamente
funzionanti, ed invece potrebbero avere un ruolo fondamentale nel
futuro. Voglio ancora aggiungere, gentili senatori, che se una community
ha l'ambizione di divenire intelleggibile in qualche modo, se il
suo scopo è pure quello di formare una nuova forma mentale,
bisogna però pur pensare che essa, come qualsiasi comunità
che si rispetti deve partire da un minimo di valori condivisi. Con
questa ultima affermazione mi pare pertinente il parere ad esempio
di una istanza come la "Corte di equità", anche
se va rimarcato che, nessuno può sindacare, per lo meno cosi
è scritto, l'attività delle singole istanze che comunque
al momento mi paiono brancolare in un certo disorientamento, ed
ecco allora riemergere la bussola senatoriale. Sulla Corte ad esempio
Crudelia sottolinea questi repentini passaggi titolando "di
palo in frasca". Vorrei pure aggiungere che quel mio "..è
scritto.." di cui sopra, non ha l'intenzione di rivendicare
un quid che si avvicina al dogma, anche perchè se si vuol
orientare qualcosa bisogna conoscerla e lewinianamente per conoscerla
possiamo tentare di cambiarla. Un cordiale saluto a tutti i senatori,
Temistocle
zero il 2/1/2003, alle ore 12 ha scritto:
clap..clapclap!!!!
appoggio, mio caro senatore, la tua visione sulla cosa, Penso che,
se ogni "primo" deve avere una funzione di indirizzo,
noi in particolare dobbiamo dare una direzione a tutta la comunità,
in particolare dovremmo avere un'idea precisa sul cosa farcene della
comunità stessa. La sensazione è che noi non "agiamo"
una comunità, ma discutiamo semplicemente sulle comunità
che esistono al di fuori di psicolpolis, non chiedo l'isolamento,
certo, ma qui si deve discutere se una comunità come questa
possa in un futuro (mi auguro non lontanissimo) essere alternativa
o di indirizzo o comunque di visione per una società estendibile
ad una fetta più ampia di cittadini dell'impero, (un grosso
augurio di un anno elettrizzante, zero)
Temistocle il 30/12/2002, alle ore 20 ha scritto:
Una parentesi
Scusate se mi permetto di aprire una parentesi, ma non riesco a
capire una cosa di questa comunità. Non capisco cosa caratterizzi,
o per meglio dire diversifichi le differenti bacheche se non il
nome che portano. Mi pare che ogni istanza abbia un coordinatore,
credo che il ruolo del coordinatore debba andare nella direzione
dello stimolo, nel cercare energie vitali all'interno dell'istanza
stessa e debba saper condurre, nello specifico su di un piano paritario,
il gruppo coordinando le singole professionalità o attitudini
al fine di raggiungere un obiettivo. Mi pare invece che in ogni
bacheca i primi latitino, o comunque non riescano a caratterizzare
alcunchè, tanto che sarebbe uguale se le istanze avessero
lo stesso nome, ciò di cui si parla nel senato è uguale
a ciò di cui si parla nella corte di equità o in akkademia
o in synaptica, fatta eccezione per artificia che invece si sta
caratterizzando con un proposito del tutto singolare. A questo punto
mi domando perchè disperdere tante energie in differenti
istanze quando sarebbe allora più costruttivo elaborarle
in un'unica istanza? A cosa in oltre servono i cosiddetti primi
se non riescono a definire un percorso? Insomma, non per essere
polemico a tutti i costi, ma non cogliete pure voi delle incongruenze
tra le nomine, le istanze e i temi che si sviluppano? Una bacheca
non è un gruppo autocentrato dove il conduttore resta per
lo più silente in attesa di sviluppi sul qui e sull'adesso,
una bacheca è un luogo di discussione prevalentemente a monotema
o con poche varianti, e un coordinatore ha il compito nel nostro
caso, e a mio parere, di compattare attorno ad un discorso di stimolo
soprattutto un gruppo e di coordinarne i movimenti al fine di raggiungere
un obiettivo condiviso. Senatori dunque non sarebbe il caso di calarci
nel ruolo che ci compete qui su psicopolis, o per lo meno non pensate
sarebbe ora di cominciare a farci n'esamino di coscienza? Ad esempio
qual'è il nostro ruolo qui? Senno' me ne torno a fare l'ammiraglio
ateniese ostracizzato ve'!?!? Temistocle
mattia il 29/12/2002, alle ore 20 ha scritto:
Dispiacere
Le risposte di Adamus mi fanno pensare a come trascorro il mio tempo
libero: quanto vorrei leggere e quanto mi perdo troppo spesso in
questioni di basso profilo, di solito in nome dei rapporti umani,
delle convenzioni, del timore di "scombinare" la vita
di chi mi sta intorno. Mi ha colpito anche Zero quando sostiene
che c'è un'identificazione fra ruolo lavorativo ed individuo.
Concretamente osservo che gli attuali orientamenti economici (finanziaria
& C.) fanno pensare che il lavoro sociale è in via di
estinzione. Cosa succederà in seguito? Temo l'aumento del
pressapochismo, da un lato, e del "volontariato" dall'altro.
Spero una virile competizione che faccia riemergere le buone prassi
e distingua chi ama e vuole fare bene il suo lavoro da chi cerca
solo di sbarcare il lunario a nostre spese. Rispetto alla seconda
domanda (è possibile una comunità telematica) credo
di sì anche se penso che sarà estremamente selettiva
e produrrà una sorta di altro ceto intellettuale che io prevedo
molto avanzato e per questo isolato dalle "folle"! Rispetto
all'ultimo tema (cosa cambiare) ci sto riflettendo.
Adamus il 19/12/2002, alle ore 12 ha scritto:
Regole semplici
Credo che dobbiamo affidarci a semplici regole di vita. 1. se non
ti piace come sei, cambia. 2.se non ti piace il mondo come è,
cambialo 3.se non riesci a cambiare nulla, vattene (c'è sempre
una via di fuga)4. se non ti piace il tuo lavoro, trasformalo oppure
vatteme e impegnati in una attività libera ed espressiva
5.l'adattamento (oltre a quello minimo richiesto dal convivere)
è il peggiore tradimento verso se stessi e verso il mondo
6. dedica al tuo "spirito" almeno quanto tempo e soldi
dedichi al tuo corpo 7. dedica alle idee più tempo e soldi
di quanto dedichi alle cose (esiste qualcosa di immateriale in cui
hai impegnato più risorse che per la casa, l'auto e i vestiti?).
zero il 17/12/2002, alle ore 18 ha scritto:
se no è una chat qualunque
profetizziamo..... 1)il lavoro se ne stà andando? non so'
all'uomo manca la capacità di star bene senza una costrizione....il
lavoro è una dipendenza, da fastidio ma guai a lasciarlo...
il lavoro del formatore dell'insegante , del maestro dovrebbe fornire
all'uomo una chiave per stare in piede senza costrizione (che non
è facile se sei abituato alla privazione), in effetti se
salta il lavoro salta il ruolo se salta il ruolo salta la società,
che si dimostra un funzionamento stretto per l'uomo d'oggi (almno
se è un po' sceso in profondità fuori e dentro di
sè) In effetti potrebbe esserci un affrancamento dal lavoro
(visto lo sato della tecnica), ma non c'è un contro altare
che sostenga l'uomo, manca la radice nella propria solitudine, per
non dover dipendre dal ruolo sociale (che sembra dico sembra gratificarci),
l'uomo non molla perchè manca di una capacità percettiva
totale, seleziona divide econtinua a confondere.... 2) Se il cambiamento
non è sempre bello e buono, e la conservazione pure: cosa
deve cambiare e cosa no? non va bene ne la reazione ne la repressione,
fondamentale è agire in armonia. deve essere creato un metodo
che riesca a svegliare l'uomo. non occore intrappolarlo in altre
visioni, ogniuno deve creare la propria cultura ed essere in grado
armonizzarle con la cultura degli altri, forse il punto è
qui il grande nemico è una cultura che si ritenga universale,
non esistono i principi universali, quindi non esiste una cultura
universale , ma esiste una cultura personale consapevole e costantemente
in moto, in un certo senso solo la soluitudine (intese come nei
messaggi precedenti) è l'unica via,solitudine culturale che
non vuol dire emrginazione umana. però ci vuole un metodo
per raggiungere la luce dell'io (ed in larga scala) se no saremo
solo degli emarginati (senza la pretesa di esaustività così
come ho percepito..baci z.)
PSIPOL il 17/12/2002, alle ore 11 ha scritto:
Torniamo a bomba?
Non per tarpare le ali a un bel dibattito, ma questa bacheca forse
dovrebbe avere uno scopo piu' interpretativo e profetico. Mi piacerebbe
cercare una risposta a domande come: dove va il lavoro sociale,
oggi che se ne sta andando il lavoro tout court? e' possibile una
comunita' telematica o e' una contraddizione rispetto al processo
di frantumazione? Se il cambiamento non è sempre bello e
buono, e la conservazione pure: cosa deve cambiare e cosa no?
zero il 16/12/2002, alle ore 18 ha scritto:
della resistenza
quando penso a resistenza mi vien già in mente una situazione
dolorosa.....non è detto che il cambiamento sia per forza
doloroso, forse l'uomo operatore dovrebbe essere gioioso e armonioso
(unificato di mente e corpo) così da far sorgere con il suo
esempio una percezione che permetta di guidare l'uomo utente ad
un'apertura libera un sognatore dell'azione baci z.
zero il 16/12/2002, alle ore 15 ha scritto:
dell'oriente
da circa 6 anni pratico un'arte marziale di derivazione zen che
ha come sotto titolo (unificazione di mente e corpo) ho un maestro,
che ha scritto un libro molto interessante che consiglieri di leggere
(adesso non ho qui il libro la dicitura esatta ve la spedirò...).
la definizione del corpo è la seguente: il corpo è
specchio della mente, allora non è che bisogna unificare
mente e corpo assieme, è impossibile! ma bisogna unificare
il corpo con il corpo e la mente con la mente , L'azione armonica
di mente e corpo rende l'uomo vivo e brillante, come dice la tua
citazione questa è un'esperienza che si vive ma che poi si
può descrivere con più o meno accuratezza ciao ciao
Temistocle il 16/12/2002, alle ore 15 ha scritto:
Risposte, varie ed eventuali....
Riprendo solo un punto di "Zero", e cioè mente
intesa all'orientale come "tutto ciò che non è
fisico. Non mi pare che gli orientali abbiano una concezione di
mente esprimibile in questi termini. A questo proposito voglio pure
io fare una citazione, e cito il filosofo giapponese Yuasa Yasuo
(per il nome non mi assumo alcuna responsabilità...) che
dice, :".....il problema mente corpo non è semplicemente
una speculazione teorica, ma è in origine un'esperienza pratica,
vissuta (Taiken), che implica l'unione di tutta la propria mente
con il corpo. La teoria è solo una riflessione su quest'esperienza
vissuta." Per quanto riguarda invece le ali donatemi da "Adamus",
lo ringrazio mi ci son fatto un bel giretto sul logos della condivisione.
Grazie. Per quanto riguarda invece le adesioni spontanee, pure io
come Adamus rimango perplesso, però aggiungo che affrontare
le resistenze è un nostro dovere per mettere in atto un cambiamento.
Che poi la "gente", le masse se vogliamo usare un termine
più dispregiativo, siano omologate e fondamentalmente restie
a qualsivoglia opera di cambiamento, che è sempre ansiogeno,
per dormire sonni tranquilli cullandosi sul quieto vivere è
appurato pure questo. Come si dice...chi lascia la via vecchia per
quella nuova , sa quel che perde ma non sa quel che trova, e scusate
la banalizzazione del problema. Il cambiamento è una forzatura,
e non è neppure detto che abbia in se il giusto fine, si
tratta dunque di dare motivazioni plausibili affinchè gli
utenti, le persone, possano mettere in atto azioni per poter compiere
un passo appetibile. Se siamo determinati e sapremo attuare strategie
di marketing!??, vinceremo assieme a loro le resistenze. La gente
è sfiduciata, da sempre, va dunque presa per mano accompagnate
lungo un cammino ostico e a tratti imprevedibile, ma se il fine
è il raggiungimento di condizioni migliori, forse convincere
loro che avranno meriti al riguardo è il primo passo da compiere.
Il corpo ha un peso, è a volte scomodo da trasportare, oppone
delle resistenze ad un cammino fluido, ma oramai lo abbiamo e ci
tocca conviverci. Dolenti o nolenti. Ciao Temistocle
Adamus il 14/12/2002, alle ore 14 ha scritto:
Risposte varie
A Zero dico sinceramente che capisco poco quello che dice e me ne
dispiace: forse non sono all'altezza. Solo ho perplessità
sul "concetto di spontanea adesione". Esiste qualcosa
di spontaneo, oltre all'istinto? Gli utenti sono ambivalenti: vogliono
una cosa e insieme ne hano paura. Sono indecisi a tutto e influenzati
da quasi tutto. Il lavoro sociale è un lavoro sulle resistenze,
ed è questo il punto. Fin dove ha senso elaborare e superare
le resistenze? Stante che tutto il contesto preferisce la conservazione
al cambiamento? A Temistocle rispondo che no ho ali da offrire,
ma solo un vecchio aforisma di Paulo Freire: "Nessuno insegna
a nessuno.Nessun impara da nessuno. Tutti insieme impariamo con
la mediazione del momdo"
zero il 14/12/2002, alle ore 13 ha scritto:
lavoro immateriale
torniamo alla domanda di psipol....ma non è che per svolgere
un lavoro immateriale, che sia socialmente efficace, sia necessaria
una spontanea adesione dell'utente? cioè penso che il lavoro
immateriale sia profondamente connesso con la "mente"(intesa
all'orientale: tutto ciò che non è fisico)ma tutto
ciò che non è fisico si muove come il fuoco (dal basso
verso L'alto) e non come l'acqua che scorre seguendo le regole materiali.
Penso che quel plus necessario al capovolgimento sia la spontanea
adesione, tale adesione non porterà, però, a dei risultati
meccanici (miglioramento dell'efficenza aziendale, creazione di
situazione maggiormnte egualitario ecc.) ma porterà una mutazione
"olistica dell'utente" i cui risultati sono imprevedibili,
tali risultati imprevedibili cozzano però con una civiltà
"tecnologica scientifica", come la nostra, in cui i risultati
devono essere predeterminati all'interno di un piano prestabilito
(si pensi che a livello di politica economica è ancora il
PIL a farla da padrone...) in sostanza si procede per obbiettiovi
mentre il lavoro immateriale porta ad una trasformazione olistica.
percui non parlerei di utente ma di uomo, l'uomo non è regolato
da principi universali ma da csualità e sincronocità
che tende all'armonia (e non all'ordine del padre padrone). l'immateriale
non sortisce effetti sociali su larga scala poichè l'utenete
è utente che adericse ad una socità con concetti sbagliati
sulla natura dell'uomo stesso ? un saluto orez
Temistocle il 13/12/2002, alle ore 16 ha scritto:
Bush
Io comunque ci sono (rispondendo a zero), sono di sinistra ma sono
un emarginato dalla sinistra, non sono comunista. Papale papale
da noi si dice "o mangi stà minestra o salti la finestra".
Scherzo Zero ;-) era un modo per salutarti, e per presentarmi velocemente.
Esiste pure PSIPOL che aveva aperto con una domanda, poi "leda"
e "mattia". Mi chiedevo a proposito di Bush, ma perchè
questo esempio di "morale", questo salvatore ineffabile,
che è comunque un magnate del petrolio, non ha inviato nemmeno
un marines in Galizia per pulire i danno fatti da quello stesso
petrolio che lo assilla cosi tanto? Domanda retorica nevvero!? Datemi
comunque una risposta se potete. (adamus e zero avete un paio d'ali
da offrirmi?) cordialmente Temi
zero il 12/12/2002, alle ore 15 ha scritto:
e tu?
cosa intendi quando dici: diritto naturale di brillare? e cosa intendi
per lavorare giorno dopo giorno sulla tua scultura? qual'è
il tuo metodo? (ci sono solo adamus e temistocle?)
Adamus il 12/12/2002, alle ore 11 ha scritto:
Alienazione?
Quello che descrivi non e' la vecchia "alienazione" di
Freud e di Marx? (chi dice che fumo sigari?)
zero il 11/12/2002, alle ore 15 ha scritto:
la bollo fasulla
la bolla in cui l'uomo rimane isolato è strettamente connessa
con la visione la visione infatti è quella bolla stessa il
massimo esempio di trasmissione della "bolla visionaria"
e la televisione la televisione crea il buon suddito dell'impero
ne condiziona pensieri ed emozioni ma l'uomo ha un centro raggiungibile
e non modificabile: "l'io sono", brillante e rivoluzionario
per sua stessa natura....
zero il 11/12/2002, alle ore 9 ha scritto:
certo, certo
lode all'uomo che solo indaga sè stesso...... in effetti
io con solitudine intendevo l'attitudine dell'uomo di isolarsi dal
nucleo più profondo di sè stesso, isolato da questo
nucleo diviene impossibile la relazione profonda con gli altri e
con il cosmo (in effetti non aveveo riflettutto con attenzione sulla
distinzione dei termini solitudine ed emarginazione)ecco che l'uomo
moderno si emargina, primariamente da sè ed in secondo luogo
dagli altri poichè rinchiuso in una bolla riflessa di emozioni
e pensieri che poco hanno a che fare con la relazione con la vitale
. In effetti spero la fratellazzanza futura sia di uomini soli capaci
di comunicare dalla profondità del prorio nucleo interiore.
(adamus non è che hai un sigaro da offrimirmi?)
Temistocle il 10/12/2002, alle ore 17 ha scritto:
Ma la solitudine!
non può anche essere vista come conquista? In fin dei conti
il bambino che avrà imparato a stare da solo, non è
anche un bambino che ha saputo instaurare un equilibrio tra le pulsioni
di vita e quelle di morte? Sotto questa ottica la paura della solitudine
è paura dela morte. L'uomo che conosce la propria solitudine
è un uomo che aspira a conoscere se stesso.
Adamus il 10/12/2002, alle ore 10 ha scritto:
Egoismo o emarginazione
Perche' associ la solitudine all'egoismo e non all'emarginazione?
perche' dare della solitudine un'immagine di "mancanza"?
zero il 10/12/2002, alle ore 9 ha scritto:
l'ultimo adamo
l'ultimo degli uomini soli, chiusi all'interno delle loro emozione
e dei loro pensieri in una mente individuale, se intendi questo
sono d'accordo (e forse lo sarebbe pure il mio insegnate di filosafia
del liceo che mi ripeteva, senza che io capissi,che l'uomo doveve
ancora uscire dalla preistoria del suo egoismo)
Adamus il 2/12/2002, alle ore 16 ha scritto:
o come ultimo
O come ultimo Uomo !?!?!
zero il 2/12/2002, alle ore 11 ha scritto:
(incursione di solidarietà) attendendo la non visione
gratta, gratta che in fondo trovi il brillante "io sono",
sono d'accordo mi associo, lo ricerco,... accidenti, ed in malora
al pessimismo cosmico degli immobili! che lo sono per loro volontà
(ma esiste la volantà, ci credete?) adamus come primo uomo?
Adamus il 1/12/2002, alle ore 11 ha scritto:
Io, per esempio
La mia vita è la mia piccola opera d'arte, la scultura che
rifinisco giorno per giorno, nella convinzione che a me ed ad ogni
altro uomo è dato per natura il "diritto a brillare"
leda il 29/11/2002, alle ore 22 ha scritto:
Domanda
Riprendo le tue parole:"a valorizzare l'esperienza altrui per
crescere, svilupparsi e cambiare in meglio gli stili di vita".
Non ci riescono gli insegnanti...ma chi lo sta facendo?
mattia il 29/11/2002, alle ore 0 ha scritto:
disillusioni
Lavoro da parecchio nel sociale, e spesso svolgo attività
all'interno delle scuole. Per riprendere il discorso con cui è
partito qs forum, rispetto al mio specifico, osservo che nonostante
le riforme, che si propongono di innovare e rinnovare la scuola,
la gran parte degli insegnanti resta passiva e sostanzialmente ostile.
Sembra che la logica sia quella di perpetuare vecchie abitudini
e modalità di intervento che in molti casi si rivelano del
tutto inadeguate alla situazione. Dunque anche coloro che sono incaricati
dalla società di facilitarne l'evoluzione non sono interessati
a raggiungere gli obiettivi che distinguono l'uomo dalle altre specie
viventi. E cioè a valorizzare l'esperienza altrui per crescere,
svilupparsi e cambiare in meglio gli stili di vita.
Adamus il 27/11/2002, alle ore 20 ha scritto:
Bravo! Comincia tu
Bravo Zero, hai descritto bene la Teoria del Memi (www.psicopolis.com/fisic&psic/index.htm).
Ti invito a iniziare col narrarci i concetti che hai sognato.
ZERO il 27/11/2002, alle ore 17 ha scritto:
IL NULLA E IL CONCETTO
HO UN'IMMAGINE: VIè UN UOMO CHE SCRUTA CON ATTENZIONE DENTRO
DI Sè LO FA CERCANDO DI NON VERBAZILLARE QUELLO CHE SENTE,
IMPROVVISAMENTE NELLA SUA RICERCA APPAIONO DEI CONCETTI, CONTENTO
DI QUEI CONCETTI CORRE FUORI E SI CONFIDA CON UN AMICO, GLI RACCONTA
LA SUA "VISIONE", L'AMICO RIMANE AFFASCINAO POICHè
SENTE LA FRESCHEZZA DI QUESTI CONCETTI, L'AMICO PARLA AD UN ALTRO
AMICO E COSì VIA FINO ACHè SI CREA UNA STRUTTURA IDEALE
(ICONCETTI SI SONO DIFFUSI) SE TALI CONCETTI AUMENTANO IL BENESSERE
DELLA COLLETTIVITà, ESSA LI ADOTTA E NE FA LA STRUTTURA DELLA
PROPRIA SOCIETà, NESSONNO DI LORO HA PERò PARTECIPATO
ALLA "SCOPERTA DEL NUOVO" E SI LIMITANO A DISCUTERE DEL
NUOVO CONCETTO SULLA BASE DEI LORO VECCHI CONCETTI, SI FORMA ALLORA
UN PARTITO DI OPPOSITORI ED UNO DI SOSTENITORI E TUTTI ASSIEME VIVENO
NELLA "VISIONE" DEL PRIMO UOMO LEGGITTIMANDOLO. LA DISCUSSIONE
NON CRERà NULLA DI NUOVO MA SEMPLICEMENTE RADICALIZZERà
IL DIBATTITO STRUMENTALIZZANDOLO.... BACIBACI ZERO
Adamus il 24/11/2002, alle ore 14 ha scritto:
?????
Stimolante Zero....ma vorrei che ti spiegassi meglio!
zero il 22/11/2002, alle ore 16 ha scritto:
la prima volta
entro per la prima volta, ci metto la testa dentro, a questa comunità
che non esiste, se non nel mio video (oppure no?), e lo faccio con
una speranza che si faccia (si agisca) il nuovo, che non ci si faccia
strumentalizzare dall'arena del destra e sinistra dove chi è
dall'una o dall'altra parte sta' dentro il gioco con il sacco di
carta in testa, perchè cosa è più schifosamente
democratico di una destra e di una sinistra che amabilmente discutono?,
educatanmente arrabbiati? disquisendo sull'odiabile mondo ideale
di platone....? sinceramente mettiamo la testa fuori dalle nuvole
ed agiamo il nuovo (zero) per la prima volta
PSIPOL il 19/11/2002, alle ore 12 ha scritto:
Avete letto?
Tanto per non usare questa bacheca solo per "litigare":
avete letto ECONOMIA ALL'IDROGENO di J.Rifkin ? E' molto interessante
e offre dati concreti sull'imperialismo occidentale. Inoltre leggendolo,
si capisce bene che i noglobal hanno davanti un passaggio strettissimo:
smettere di occuparsi dei fatti filippini e cominciare a far accettare
all'Europa una diminuzione del temore di vita intorno al 30-40%
!!!!
Temistocle il 18/11/2002, alle ore 22 ha scritto:
Fiducia non fede, lo spirito critico ha da mantenersi vivo....
Io vengo da un partito che un tempo aveva un senso, il PRI. Oggi
mi colloco al centrosinistra dell'arco parlamentare. Nel nome che
porto assumo la giustizia come valore fondante. Diceva un vecchio
saggio, "non può esistere legge giusta senza un Dio
che l'ha emanata, cosi come non esiste Dio che non da al suo popolo
una legge <>." Noi abbiamo leggi umane, fragili ma appellabili.
Nel nostro ordinamento non esiste un Magistrato che fa e disfa,
esiste una serie di apporti dialettici che portano verso un verdetto
un tribunale. Dopo di chè vi può essere un riesame,
dopo di che si può ricorrere in Cassazione. Tutto avviene
con un imputato difeso da un avvocato che dibatte con un'accusa,
alla presenza di una Giuria...etc. E' vero, la sinistra vedeva un
tempo nel potere giudiziario un baluardo dietro cui il Potere si
difendeva, mentre, d'altro canto la destra era "ordine e giustizia".
Tutto si è ribaltato, vivaddio!! dico io, è necessario
e pedagogica mettersi nei panni degli altri, anche se, io sono rimasto
della mia opinione, e dalla mia trovo con coerenza oggi un giornalista
scomodo come Massimo Fini che vede, nel tentativo di demolire le
istituzioni, il caos. Qui non si tratta di vedere se il tal magistrato
ha usato il suo potere a scopo politico, qui si tratta di rendersi
conto che, nemmeno il più povero cittadino riesce a fidarsi
più della giustizia. Eppure Di Pietro, nel momento in cui
fu imputato di....si dimise da ministro, si mise a disposizione
della magistratura e...solo un anno dopo, ad assoluzione avvenuta,
e non per decorrenza dei termini, si ripresento sulla scena politica.
E' chiaro che, se da ministro della repubblica mi andava ad urlare
al complotto di una istituzione che da quella posizione rappresentava,
l'avrei trovato poco credibile, cosi come trovo poco credibile il
piduista imputato. La Cirami ha insospettito pure l'ONU, che l'altro
ieri per bocca di un autorevole personaggio del quale non mi sovviene
ora il nome, disse che l'eccezionale velocità di approvazione
di quella legge è a dir poco sospetta. Siamo poi sicuri che
l'albanese imputato di stupro, possa sollevare con la stessa afficacia
i suoi personali "legittimi sospetti" tacciando magari
il suo "giudice naturale" di razzismo, alla stessa maniera
di un uomo potente e facoltoso, magari supportato dalle folle omologate
da un potere mass-mediatico? Ma non si parlava di accorciarli sti
processi? E' anche vero che uno stato democratico deve essere forse
più burocratico, quindi avrà tempi più lunghi.
Ma tutto sommato senza Cirami reintrodotta l'imputato aveva ancora
ben tre motivi per tentare di rimuovere il suo processo dalla sede
naturale. Comunque, in america dove esiste il "legittimo sospetto"
almeno l'hanno affiancata da una "legge carabiniere",
se il sospetto fosse infondato paghi ulteriormente. Forse da noi
ci penseranno dopo il processo IMI-SIR, che vuol mostrare al paese
quanto sia lindo il piduista e quanto sia troia l'Ariosto. Temistocle
Adamus il 18/11/2002, alle ore 15 ha scritto:
Fiducia?
Caro Temistocle, se è vero che sei di sinistra sei molto
ingenuo. Fidarsi della magistratura? Tutta la storia della sinistra
è stata basata sulla critica alla magistratura quale braccio
esecutivo del potere. Non sai che i concorsi per magistrati avvengono
come quelli per accademici, tramite cordate partitiche (e certo
non è compresa la corrente di Rifondazione, per esempio)?
E' solo la miopìa della sedicente sinistra post-moderna,
che ha portato a inneggiare alla magistratura e a combattere la
legge Cirami. Questa legge, è vero, favorisce Berlusconi
e i suoi amici: ma chi se ne frega? Tutte le leggi favoriscono quella
o quella corporazione, elite, oligarchia del potere. Tuttavia OGNI
legge che garantisce l'imputato, per definizione favorisce i senza
potere. La sedicente sinistra non capisce che con l'Impero saranno
proprio gli oppositori ad essere perseguitati (vedi Cosenza)? E
che la legge Cirami sarà spesso meglio di niente....proprio
per la sinistra perseguitata? Fare dei magistrati, da sempre al
servizio del potere - come la legge, del resto- un mito da difendere,
è stata una delle tante miserie della sedicente sinistra
dei girotondi, dei cortei a sfondo musicale e delle cene.
Temistocle il 18/11/2002, alle ore 13 ha scritto:
Sulle vie della giustizia
Il problema della "credibilità giudiziaria", se
cosi posso dire, è emerso nel nostro paese in tutta la sua
drammaticità con la discesa in campo dell'imputato Berlusconi
Silvio. I tentativi di sceditare la credibilità di un istituto
democratico come la Magistratura, nell'era del berlusconesimo, si
sono succeduti a raffica. Il fatto che, un cittadino sospettato,
si candidi ad un incarico che dovrebbe vederlo posto al di sopra
di ogni sospetto, ha creato non pochi imbarazzi al nostro ordinamento
giudiziario. Buono per molti nel quando lo assolve, cattivo per
gli stessi nel quando lo condanna o osa solamente il sospetto. L'eccellente
imputato è divenuto in pratica il termometro del nostro ordinamento
giudiziario, minando cosi alla radice la credibilità istituzionale
dello stesso. Andreotti, persona che invero io non ho mai molto
amato, viene condannato a Perugia a 24 anni di carcere, ma dice,
contrariamente all'imputato di cui sopra, di fidarsi ancora della
giustizia italiana. Andreotti, con queste dichiarazioni, da una
grande lezione di stile e di responsabilità. Mentre il primo,
oltre ad aver minato la credibilità di istituzioni che con
l'incarico ottenuto va pure a rappresentare, aggiunge sospetti a
sospetti facendo passare la "Legge Cirami" in tempi straordinariamente
veloci, non presentandosi ai processi che lo riguardano, battendosi
affinché i processi a suo carico vadano in prescrizione,
senza per altro degnarsi di chiarire in sede dibattimentale la sua
presunta innocenza, il secondo, senza clamori, senza chiamare a
raccolta le folle, si rimette al giudizio della corte e...si fida.
Ecco, da uomo di sinistra spero che, gli stessi argomenti dell'imputato
Silvio Berlusconi non vengano ripresi da coloro che sostengono la
causa di Caruso e dei suoi sodali. Seppur da uomo parziale quale
sono possa nutrire dei sospetti riguardo le modalità d'arresto
dei "no-global" in questione, penso che sarebbe uno sbaglio
gettare discredito sulla magistratura cosentina, mentre credo sarebbe
per lo meno responsabile, rimettersi alla fiducia di certe istituzioni,
nella "naturale" sede giudiziaria, pur coltivando anche
il pur minimo "legittimo sospetto". Insegnamo all'Unto
dal Signore questa lezione di stile e di coraggio. Saluti, Temistocle
Temistocle il 17/11/2002, alle ore 11 ha scritto:
Caro Adamus....
Sono fondamentalmente d'accordo su quanto affermi. Però credo,
anzi lo sento sulla mia pelle, che una maggior consapevolezza da
parte dell'operatore nei confronti dei suoi limiti, vada a favore
degli utenti a cui l'operatore si rivolge. Ma come, se non da un
confronto, può nascere questa consapevolezza? So che hai
esperimentato nel tempo le vie istituzionali, so pure che, nel tempo,
ne sei rimasto fondamentalmente deluso, ma l'unione fa la forza
e noi, se non per via istituzionale dobbiamo essere uniti negli
intenti, che in principal modo sono quelli volti a beneficio dell'utenza.
Altrimenti sembreremmo dei pazzi Kamikaze che in nome di un benessere
ultraterreno si suicidano contro i mulini a vento. Per questo ti
rimando alla proposta di Mirco di oggi su akkademia. Dimmi che ne
pensi. Ciao, Mirco
PSIPOL il 16/11/2002, alle ore 12 ha scritto:
In relazione a Firenze
Questa e' l'interessante sintesi dei lavori di Firenze, divulgata
dal gruppo di Jacopo Fo (Cacao: "I temi del forum: 1) fermare
la guerra, che e' sempre stata un mezzo per conquistare mercati
di sbocco o di approvvigionamento, ma oggi sono cambiate due cose:
- prima si scontravano i soldati, e i civili morivano in numero
enormemente piu' alto, se non altro per carestie e malattie, ma
erano effettivamente un, ancorche' enorme, "effetto collaterale";
dopo la seconda guerra mondiale i militari uccidono, mutilano, ecc.,
e i civili subiscono; l'unico posto sicuro in guerra e' l'esercito
- in questi ultimi anni, e con una brusca impennata nell'"era
Bush", la guerra e' diventata essa stessa un enorme mercato,
al traino del quale si sta cercando di far ripartire l'economia:
se domani Saddam si arrende, in USA parte una crisi peggio di quella
del '29 (fonte, non Liberazione: Il Sole 24 Ore) 2) per quanto erano
sereni i partecipanti, erano incazzati gli oratori: Brian Wood di
Amnesty International ha sparato una serie di dati come se avesse
in mano un mitra; oltre alle dimensioni degli stanziamenti per spese
militari (750 miliardi di dollari fra USA e Europa, e con 13 si
eliminerebbe la fame nel mondo, ma questo e' un discorso vecchio)
una serie di informazioni decisamente inquietanti: gli stessi aerei
che trasportano le armi trasportano gli aiuti umanitari; lo stesso
aereo e lo stesso pilota viaggia in Ruanda portando armi leggere
per il genocidio, e la settimana dopo ha una commessa dall'ONU per
portare gli aiuto umanitari. Tali testimonianze sono state portate
all'ONU, ma non hanno avuto esito. 3) Citando dichiarazioni di esponenti
del governo americano si e' sottolineato che la guerra non si fa
piu' solo con le armi ma soprattutto con le informazioni, e anche
su tale fronte la situazione e' tragica: non esiste un corrispondente
RAI dall'Africa, nemmeno l'ANSA e' presente in Africa; le sole agenzie
di stampa che ci sono, sono americane. 4) Alex Zanotelli, Giulietto
Chiesa, Gino Strada li conosciamo; hanno scatenato entusiasmo e
lanciato messaggi esortando a farsi tutti televisione, divulgando
quanto appreso al Forum; a informarsi, non fermandosi alle notizie
che ci propinano; a pretendere di essere informati. 5) gia' noti
i dati sull'alimentazione e le differenze fra ricchi e poveri: il
20% della popolazione mondiale consuma l'80% delle risorse; 1,5
miliardi di persone vive con meno di un dollaro al giorno (come
si faccia a costruirci una buona notizia, proprio non lo so, n.d.r.)
6) Odio totale contro gli Stati Uniti e Israele; Israele ha ricevuto
parecchie condanne dalla Corte di Giustizia dell'ONU per violazione
dei diritti umani, molte piu' di Ruanda, Sudafrica e Uganda messe
assieme, e non e' successo nulla; piena solidarieta' con i palestinesi."
Se la sintesi è corretta, allora e' vero quello che sembra:
che il Social Forum è un movimento che maschera di colori
"globali" l'incapacità o la non volontà
di fare serie lotte "nazionali".
Adamus il 15/11/2002, alle ore 1 ha scritto:
No, ti supplico....
Ti supplico non parliamo di tutele e garanzie. La storia dell'Ordine
degli psicologi è una prova agghiacciante dell'inutilità,
anzi dannosità, di una strategia corporativa. Che danneggia
alla breve l'utenza ed alla lunga la stssa professione. Forse, se
il sindacato esistesse nel sociale, ci vorrebbe una tutela sindacale
o associativo-professionale purche' non formalizzata dallo stato.
Il problema centrale è la consapevolezza dell'operatore e
la sua lotta giorno per giorno sul poso di lavoro, ma non a sua
difesa, bensi' a difesa dell'utente solitamente sfruttato, segregato
ed emarginato. Con le categorie a disagio, gli operatori sono più
concentrati nel far dimenticare agli utenti i loro diritti e la
loro dignità, che a fare un lavoro di qualità per
il cambiamento delle condizioni di vita.
Temistocle il 14/11/2002, alle ore 20 ha scritto:
Può essere
Secondo me, sono vere entrambe le osservazioni, nel senso che si
corre il rischio di essere sia l'uno che l'altro. Credo comunque
che, anche in fase di "formazione", vada palesato all'allievo
il rischio che corre, vada cioè reso cosciente che questo
rischio esiste, in modo da trovarsi preparato poi. Occorre pure
dotare l'operatore di strumenti adatti. Io direi che, loperatore
abbisogni di una adeguata e seria tutela politico-sindacale, di
rappresentanti che aiutino ad incrementare l'autorevolezza e dis-affrancarsi
dal dominio burocratico che, salvo rari casi, avvilisce l'operatore
stesso sotto il profilo professionale. Perchè ad esempio
gli assistenti sociali hanno un albo riconosciuto, mentre non può
dirsi la stessa cosa per i vari operatori o per gli animatori? La
battaglia è da giocarsi sotto il profilo politico istituzionale,
ma tutti assieme. Saluti, Temistocle
PSIPOL il 16/10/2002, alle ore 11 ha scritto:
Una riflessione sul lavoro Immateriale
Vorremmo stimolare i Magistri di PSICOPOLIS ad una riflessione che
ci sembra importante. E' ancora possibile, nella situazione attuale,
svolgere un lavoro immateriale autonomo che sia di "vera"
utilità per gli utenti? O piuttosto oggi noi non riusciamo
ad essere altro che "agenti del controllo sociale" e fiore
all'occhiello di un ceto dominante burocratico?
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