Il maschilismo ha radici lontane, fin nella "illuminata" grecia

Contro le donne

Brano celebre, fra i molti passi antichi intonati alla più sfrenata misoginia, il monologo di Ippolito - dalla tragedia omonima di Euripide (480-405 ca. a,c.) del 428 a.C. - è la reazione di un giovane maschio, casto fino all'eccesso, di fronte alle scandalose avances della matrigna Fedra, mediate da una nutrice tanto astuta quanto ruffiana. I peggiori stereotipi del maschilismo antico si condensano in una dura requisitoria contro le donne, malanno irrimediabile imposto dagli dèi. E nella segregazione delle donne la società ateniese trova uno dei capisaldi della propria identità civica.

Ma Zeus, perché le donne? Perché darci
questo male ingannevole, e mostrarlo
alla luce del sole? Se volevi
spargere il seme della razza umana
non dovevi ricorrere alle donne:
ma bastava che gli uomini, nei tuoi
templi versassero oro o ferro o qualche
libra di bronzo; in cambio, si poteva
comprare il seme con cui fare i figli,
seme adeguato al prezzo che ciascuno
ti ha pagato; e poi starsene tranquilli
in casa propria, senza donne intorno.
[E adesso, invece, per portarci in casa
questo malanno, incominciamo subito
con l'intaccare il nostro patrimonio].
La donna è un gran malanno, si capisce
subito: il padre che l'ha generata,
che l'ha nutrita, aggiunge in dote il suo
denaro per mandarla in casa d'altri,
per togliersi di tomo quel malanno.
E l'uomo che s'è preso in casa propria
questa creatura sciagurata gode
nell'applicare begli addobbi al suo
idolo infame: si dà un gran daffare
con gli abiti e rovina il patrimonio
delle sue case. [E non ha alternative:
si è sposato e si è fatto un parentado
di gente illustre? Si dovrà tenere
un matrimonio che avvelena. Oppure
va bene il matrimonio? Ha guadagnato
parenti che non valgono un bel nulla
e cela un guaio sotto la sua gioia.]
Meglio a chi tocca qualche nullità:
però si piazza in casa sua una donna
talmente sciocca che non sa che farsene.
Quella che la sa lunga, poi, la odio:
che dio mi scampi dal trovarmi in casa
una donna istruita più di quanto
deve una donna. Perché è proprio in loro,
nelle più sveglie, che scatena, Cipride,
la voglia di far male. Se è una donna
che non ci arriva, almeno è così stupida
che evita le pazzie.


(traduzione di F. Condello)
da: Centro Studi "La permanenza del classico" Elogio della politica, 6. Contro le donne, libri Arena, Bologna, 2008 pp. 115