Un avvertimento più che sufficiente è stata l'ondata di passioni persecutorie che ha accompagnato l'esibizione generale delle nostre peggiori caratteristiche nazionali in occasione dell'insurrezione dei Sepoys. I deliri dal pulpito di fanatici o ciarlatani non sono degni di nota; ma i capi del partito evangelico hanno annunciato, come loro principio per governare indù e maomettani, che nessuna scuola in cui non venga insegnata la Bibbia riceverà finanziamenti pubblici, e quindi necessariamente i pubblici impieghi saranno riservati ai cristiani, veri o sedicenti tali. A un sottosegretario di Stato vengono attribuite queste parole, pronunciate in un discorso nella sua circoscrizione elettorale, il 12 novembre 1857: "La tolleranza della loro fede [la fede di cento milioni di sudditi britannici], della superstizione che chiamano religione, da parte del governo britannico ha ritardato l'ascesa del nome britannico e impedito il salutare sviluppo del Cristianesimo... La tolleranza è stata la grande pietra angolare delle libertà religiose di questo paese; ma non si abusi della preziosa parola "tolleranza"". Nella sua accezione, significa "la completa libertà di tutti, la libertà di culto per i cristiani la cui fede ha lo stesso fondamento". Significa "la tolleranza di tutte le sette e denominazioni di cristiani che credono nell'unica mediazione". Desidero richiamare l'attenzione sul fatto che un uomo che è stato ritenuto degno di ricoprire un'alta carica governativa di questo paese, in un ministero liberale, sostiene la dottrina secondo cui la tolleranza esclude tutti coloro che non credono nella divinità di Cristo. Chi, dopo quest'esibizione di idiozia, può cullarsi nell'illusione che le persecuzioni religiose sono finite e non torneranno mai più?

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