Oggetto di contesa, lesatto significato del
benessere rimane estremamente incerto. Laccezione predominante
lo riduce nellalveo di un ambito tecnico-scientifico-economico
(si parla comunemente, ad esempio, di via per il benessere e società
del benessere) talvolta contrassegnato da tinte soggettive: si pone
così in qualche modo misurabile, esattamente quantificabile,
non fosse tuttavia per il fatto che nella sua determinazione subentrano
inevitabilmente fattori individuali, irriducibilmente soggettivi,
e tali, se non da inficiare, perlomeno da relativizzare le misurazioni
compiute. Ad ogni buon conto, si tende ad immaginare il benessere
come adempiuto in unesistenza umana priva di dolore, miseria,
sofferenza (con il rischio di renderla in tutto indistinguibile da
quella animale). I tentativi di contendere il concetto di benessere
allappiattimento sul piano tecnico-scientifico-economico cui
oggi viene comunemente sottoposto, asserendo che esso non è
misurabile in base a indicatori come la ricchezza (ma anche la salute),
non sono, dal canto loro, sufficienti a definire un modo propriamente
altro dintenderlo. Lambiguità fondamentale
del concetto di benessere rimane la tacita convinzione tanto
più pericolosa in quanto implicita, non detta eppure immanente
che lambito della conquista del benessere sia il tempo,
o più esattamente, il progresso. Il benessere viene
più esattamente inteso come qualcosa che, cario, sarebbe
i riversa I mente conseguita a patto di
.
Ma questo a patto di è già sufficiente a depotenziare
la carica eversiva con cui il termine potrebbe venire impiegato: e
questo non tanto perché il tempo, inteso come spazio vuoto,
costituisce lo spazio precipuo del pensiero tecnico-economico che
si vorrebbe sottoporre a critica - ma che, invece, viene implicitamente
assunto - quanto, e soprattutto, perché quel che in tal modo
avviene è che s'instaura la convinzione - e, accanto ad essa,
la pretesa - che il benessere sia disponibile, sia perseguibile: a
patto di, beninteso. Da questo punto di vista il benessere intrattiene
un rapporto con il suo opposto, qualunque esso sia, insospettabilmente
affine a quella oggi sussistente tra la vita e la morte: come la vita,
cioè, tende a venire intesa nei termini di una proprietà
privata del cui possesso a tempo indeterminato si pretende di essere
assicurati e garantiti, e di cui si finge di credere che durerebbe
in eterno, se solo non intervenissero incidenti, errori umani o cos'altro
a porle fine, così si crede che il benessere sia lì,
disponibile per tutti, e solo momentaneamente impedito, vuoi da incapacità
individuali vuoi da contingenti inefficienze, inerzie, malfunzionamenti
del sistema politico e sociale. È come se a dettare legge fosse,
anche in quest'ambito, una sorta di trasposizione dell'idea della
mano invisibile: e il mondo non fosse intento ad altro che a impedire,
in un immenso quanto incomprensibile complotto universale, l'ottenimento
di un generalizzato, addirittura universale stato di benessere. Del
resto, che la possibilità, il Capability Set in quanto ventaglio
di opzioni disponibili costituisca il motore del benessere è,
a sua volta, un'idea nonostante tutto intrisa d'ideologia liberista.
Ora, la questione è che la patto non costituisce
affatto, come invece si vorrebbe, un ostacolo che si frappone momentaneamente
sulla via che conduce alla piena soddisfazione che il benessere rappresenterebbe
(Wohlstand: il termine tedesco, ad esempio, che sta per benessere
contiene un'implicita accezione del benessere come stato di pienezza,
sorta di versione profana di un pieno adempimento che, però,
si pretende dato, addirittura garantito). L'errore consiste anzi proprio
nel concepire il benessere come perseguibile: perché esso lo
sarebbe soltanto in quanto compimento, teleologicamente guidato o
meno che sia, in un futuro - o in un altrove - non ancora dato, considerato
raggiungibile una volta compiuti i dovuti miglioramenti e accorgimenti,
a patto volerli e di porli in atto. In tal modo, ponendosi come una
sorta di miraggio di un possibile miglioramento, esso tende a facilitare
la sopportazione della sua attuale latitanza con la speranza di un
suo futuro soddisfacimento; è esattamente per questa ragione
che finisce però con lo svuotare l'unico autentico spazio di
contesa che ci sia dato - l'hic et nunc- del suo precipuo carattere,
quello di campo di battaglia sociale e politica (lo stesso avviene
con i tentativi di riflettere sul benessere in termini soggettivi:
giacché anche in tali casi viene presupposta come possibile
e auspicabile una sua futura diffusione generalizzata). Nel momento
in cui si consideri il benessere come perseguibile, detto in altri
termini, si viene a creare, una confusione di piani che contribuisce
a lasciare inalterata la situazione data: nell'accettazione del fatto
che, oggi, il benessere possa non esser dato, ma che pure, certamente,
si ovvierà a questa passeggera mancanza, è implicita
la convinzione che da porre in questione non sia l'attualità
tout court, o perlomeno nei suoi caratteri strutturali, ma soltanto
alcuni suoi marginali aspetti, sistemati i quali andrà tutto
al meglio. Quando invece, forse, nostra ambizione dovrebbe piuttosto
essere quella di non aggirare il deserto che ci separa oggi, come
sempre ci separerà, da quel coacervo di speranze cui diamo
il nome di benessere: perché quanto vi è di più
vano, ingenuo e controproducente e il miraggio di un benessere per
tutti da perseguire all'interno del nostro mondo, così come
(così come siamo).
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