Ogni Stato è totalitario (Guido Contessa, 2025)

Ogni Stato è un'istituzione totalitaria. Si può mascherare con diversi titpi di democrazie, ma resta un sistema ontologicamente assolutista, illiberale e totalitario. Nessuno Stato moderno è nato se non da stragi, rapine, guerre civili. Ogni Stato moderno è nato nel sangue. Gli Usa sono nati da una guerra civile con oltre 600.000 morti. La Gran Bretagna si regge su guerre durate 12 anni e con circa 90.000 morti, fra un cui un re decapitato. E ci sono casi peggiori, nei secoli precedenti.

Uno dei primi atti del Governo britannico sono state le "enclosures" Con il termine enclosures ci si riferisce alla recinzione dei terreni comuni (terre demaniali) effettuata anche con l'inganno e l'uso della forza dai proprietari terrieri della piccola nobiltà e della borghesia mercantile in Inghilterra a partire dal XVI secolo. Gli enclosure acts danneggiarono principalmente i contadini, che non potevano più usufruire dei benefici ricavati da quei terreni, a favore dei grandi proprietari. Alla fine del XVIII secolo, tale sistema aveva portato alla concentrazione della proprietà terriera nelle mani dell'aristocrazia e della borghesia inglese e, inoltre, aveva creato una massa di lavoratori disoccupati, manodopera a basso costo che poteva essere impiegata nel nuovo ciclo produttivo industriale.
Gli Stati hanno inventato le enclosures in tutto il pianeta e le hanno chiamate "confini", protetti da dogane e forze armate. Gli spazi che per secoli sono stati aperti alle migrazioni e ai commerci, sono stati sottratti all'umanità per riservarli ai cittadini asserviti al potente di turno, con le proprietà agrarie a privati o terreni demaniali controllati da élites.

"Ius soli" è un'espressione giuridica che indica l'acquisizione della cittadinanza di un dato Paese come conseguenza del fatto di essere nati sul suo territorio, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. Si contrappone allo "ius sanguinis", che indica invece la trasmissione alla prole della cittadinanza del genitore, sulla base pertanto della discendenza e non del luogo di nascita. La cittadinanza è la condizione giuridica e sociale di chi appartiene a uno Stato, dalla quale deriva il riconoscimento di diritti civili, sociali, economici e politici e altrettanti doveri. Il passaporto è il documento ufficialmente riconosciuto attestante la nazionalità di una persona.
Tutto ciò è oggetto di dibattiti, ma che hanno una sola base, cioè che la cittadinanza sia un privilegio. In verità la cittadinanaza è la versione moderna della "servitù della gleba".
L'imperatore romano Diocleziano, al fine di fermare la fuga dalle campagne verso le città, con un provvedimento autoritativo aveva imposto ai coloni di trasmettere il proprio mestiere ai loro discendenti. Li aveva inoltre fissati al terreno che coltivavano, al punto da essere venduti assieme ad esso. Il proprietario del fondo aveva il diritto di reclamare i coloni al suo servizio qualora si allontanassero dal fondo, poteva infliggere loro pene corporali in caso di disobbedienza, poteva stabilire in quali modi ogni colono potesse utilizzare la loro paga. Oggi le persone sono legate al territorio dove sono nate, e lo sono anche i loro figli. Il governo statale può condannare i cittadini per reati commessi all'estero, anche se là non sono tali. E controlla ogni spesa mediante l'abolizione del danaro cartaceo. Nel Rinascimento era possibile la fuga dalla gleba e il ricovero nelle città, ma oggi non esistono territori che non siano di uno Stato. E' esclusa la scelta volontaria della cittadinanza, salvo casi speciali in cui gli Stati sono disposti a venderla. La situazione è ancora pù grave per le popolazioni frontaliere spesso legate a cultura e lingua di Stati limitrofi. La secessione territoriale è proibita, l'autonomia regionale un'eccezione.

Una delle giustificazioni utilizzate per legittimare gli Stati nazionali è la libera circolazione delle persone e delle merci, che nelle epoche precedenti erano limitate da balzelli e dazi fra province, contee, piccoli Stati e Comuni. Oggi è solo cambiato l'esattore e la circolazione di merci e persone è controllata da pedaggi stradali, tasse di soggiorno, zone urbane e parcheggi a pagamento, dazi interstatali e visti. Il libero mercato è una favola raccontata ai cittadini perchè credano di vivere in regimi di libertà.

Le finte democrazie moderne hanno istituito i referendum per dare ai cittadini la possibilità di far sentire la loro voce. In Italia però la Costituzione assegna limiti espliciti ai referendum. Il primo limite è relativo alle leggi tributarie e di bilancio. I cittadini non possono decidere nè sulle tasse che vengono loro imposte nè su come vengono spesi i soldi a loro sottratti. Il secondo limite riguarda le leggi di amnistia e indulto. I cittadini non possono dire la loro sulla libera circolazione dei criminali condannati. Il terzo limite è quello che impedisce referendum relativi a leggi di autorizzazione dei trattati internazionali. L'Italia si è sottomessa alla UE senza consultare i cittadini, può allearsi con Zelensky o Putin senza che i cittadini siano interpellati, può entrare in guerra (e l'ha fatto) senza il consenso dei cittadini. Oltre a quelli espliciti ci sono i limiti impliciti che di fatto lasciano alla Corte Costituzionale una discrezionalità enorme. Non è un caso che si verifichino guerre furiose fra caste, bande, élites per gli incarichi in un organismo che dovrebbe essere super partes.

Infine, gli Stati contemporanei hanno gradualmente smantellato ogni aggregazione intermedia che avrebbe potuto tutelare il cittadino. A partire dalla famiglia, fino alla scuola, ai sindacati, ai partiti, alla libera informazione, agli ordini professionali, alle istituzioni locali tutte le aggregazioni intermedie sono state annullate, depotenziate, controllate, soggiogate dallo Stato. Oggi il cittadino è solo e impotente di fronte allo Stato, sia totalitario sia sedicente democratico.

Non vogliamo dire che prima dello Stato i cittadini fossero liberi e felici. Gli Imperi e i Comuni (e i piccoli territori autonomi) hanno accumulato la loro parte di ingiustizie ed orrori. Tuttavia gli imperi hanno storicamente il vantaggio di essere meno onnipresenti e più disponibili a riconoscere le autonomie. In genere si accontentano di rubare danaro e materie prime. I piccoli territori autonomi (Comuni, Contee, Ducati ecc.) avevano il vantaggio di non rendere impossibili le fughe. Oggi gli Stati controllano anche i gabinetti e le camere da letto e impediscono ogni via di fuga. La Storia non è una sequela di regimi diversi ma di territori comunque sempre sfruttati e governati da caste, mascherate via via da impero, monarchìa, dittatura, democrazia.
Il problema non è dunque la ricerca dello Stato o del Governo o del regime migliore, ma quella del meno peggio e del più debole.

Non a caso, lo Stato non ha mai goduto di buona fama fra i più eminenti studiosi. Per Hobbes è il Leviatano, un'incarnazione del caos in forma di drago demoniaco. Nel periodo di formazione dello Stato moderno in Europa (XV-XIX secolo), si afferma il concetto di Stato come monopolista legittimo dell'uso della forza tramite la costituzione di forze armate regolari alimentate con il servizio militare coatto, dotato di un apparato burocratico, e di polizia.
Secondo Weber lo Stato è l'istituzione capace di esercitare un monopolio sull'uso legittimo della forza fisica entro un determinato territorio. Forza fisica, non forza produttiva o assistenziale. Per Hegel lo Stato viene prima dei cittadini, nel senso che esso non scaturisce strumentalmente come mezzo per il soddisfacimento dei bisogni dei singoli, ma anzi, questi trovano senso solo come membri dello Stato. Non a caso piaceva molto ai nazisti. Secondo la dottrina marxista-leninista, lo Stato consiste in un'istituzione che, riflettendo gli interessi economici e politici di una determinata classe sociale, serve a quest'ultima per affermare il suo dominio nella società.