Stimolo inverno 2009

Culto della personalità e massacro della persona (Adamus)

Quando esisteva un pensiero critico, si chiamava culto della personalità videofotografare Mussolini mentre arava i campi o baciava i bambini. Quando esisteva un pensiero critico, chiamavamo culto della personalità l'osanna popolare per MaoTseTung che attraversava a nuoto il fiume giallo.
Oggi non c'è giornalista che si vergogni a parlare del vestito della moglie di Obama o della sua figlioletta che gioca a nascondino nella sala ovale. Ieri ci informavano quotidianamente sui cani di Clinton o Bush. Ma il culto della personalità non è riservato solo ai boss dell'Impero. Non si sono mai sprecati tante parole per i fratelli, i cugini, i nipoti di un Papa, come si fa oggi per il fratello di Papa Benedetto.

Esiste anche un piccolo culto delle piccole personalità nostrane. Le mogli o i figli dei nostri "capi" (dalla Presidenza della Repubblica ai Sindaci delle grandi città) sono sempre alla ribalta. Chi ha mai sentito parlare della moglie di Cossiga o di Andreotti ? C'è voluta la II repubblica per conoscere le mogli o i problemi coniugali di Ciampi, Napolitano, Berlusconi, Casini, Rutelli. Oggi siamo tornati al sistema dei "caheir de doleance": al posto dei bigliettini che si davano al re per ottenere giustizia o favori, va di moda inviare petizioni o suppliche al "capo dello Stato".

In mancanza di idee la politica cerca di comunicare attraverso "l'umanità" dei politici. Come se provare simpatia per il cagnolino di Bush potesse farci dimenticare i suoi crimini di guerra. O parlare degli abiti di Michelle Obama possa farci dimenticare le delusioni provocate dal marito. Nella Corea del Nord, nella Libia o a Cuba, come in decine di altri Stati di modernità discutibile, non c'è muro che non esponga il faccione sorridente del "gran capo".

La politica post-moderna ha riempito il vuoto delle idee col trucco della personalizzazione. Il culto della personalità è sempre stato il palliativo propagandistico della pochezza o delle malefatte dei potenti, ma quello che oggi sgomenta è la completa acriticità dell'opinione pubblica in merito.

Il rovescio del culto della personalità è il massacro della persona. Quando il politico non è più "da culto", la sua persona diventa bersaglio della peggiore gogna. Per decenni abbiamo avuto in Italia re, capi di stato e ministri puttanieri, gay, alcolisti e cocainomani o magari con mogli molto disinvolte sessualmente (chi è abbastanza vecchio può affiancare un nome ad ogni vizio), ma il tutto restava nell'area delle "voci di popolo". Oggi conosciamo i dettagli delle prestazioni orali fornite al Presidente Clinton; abbiamo il video del politico che aggancia viados per strada; assitiamo al dibattito infuocato su direttori di giornali molestatori e capi di Stato accusati di erotomania. Entriamo ogni giorno nelle stanze da letto dei potenti e guardiamo, ascoltiamo, registriamo tutto. Siamo già entrati nelle sale operatorie e sappiamo tutto delle prostate e dei sacchetti fecali dei potenti. Il problema di un candidato a qualche carica non è più proporre soluzioni ai problemi, ma far conoscere la propria funzionalità gastrica ed epatica, avere parenti simpatici e magari saper cantare.

Stimolo estate 09

Le parole hanno perso il loro significato (Adamus)

Il potere ha sempre usato le parole come strumenti di manipolazione e sottomissione, ma la sorpresa è che oggi nessuno si prende la briga di gridare che "il re è nudo".

Il centro e sudamerica sono stati colonizzati con genocidi chiamati "azioni per salvezza delle anime". Napoleone ha prodotto milioni di morti ma solo per portare "i Lumi". Gli inglesi hanno cannoneggiato la Cina, ma solo per portare il "libero commercio" dell'oppio. Da secoli ascoltiamo i salti mortali verbali del potere che cerca di nobilitare le sue atrocità, ma la cultura delle democrazia moderna ci aveva anche abituato a leggere criticamente la Storia. Oggi assistiamo alla stesse evidenti manipolazioni del linguaggio, solo che sembra sparita ogni capacità e volontà di denunciarle.

Abbiamo cominciato col chiamare "missioni di pace" le invasioni militari. Di conseguenza gli Stati aggressori e conquistatori sono diventati liberatori. I militari sono diventati angeli. Le stragi di civili sono descritte come "errori" o "danni collaterali". Gli occupati riottosi non sono patrioti o resistenti ma terroristi.

Poi è arrivato il Partito o Popolo delle Libertà, che ha aumentato i suoi consensi in proporzione col declino di ogni libertà. E' difficile ricordare un periodo storico nel quale i divieti, gli obblighi, le autorizzazioni, le gabelle, le licenze, i nullaosta, le normative fossero pervasivi come oggi. Era difficile diminuire la libertà che era sopravvissuta alla Prima Repubblica, ma il Partito della Libertà, con la complicità della sedicente sinistra, c'è riuscito benissimo. Oggi non esiste praticamente alcun gesto della vita quotidiana che si possa definire libero, cioè slegato da qualche forma di condizione forzata dallo Stato. Qualcuno dovrebbe spiegare ai più giovani qual è la diversità fra i regimi attuali e quelli definiti totalitari nei libri di testo.

Ora abbiamo il Partito Democratico. Non ancora nato, le polemiche al suo interno erano tutte sulla totale mancanza di democrazia interna. Chiunque può vedere che quello che viene chiamato democratico è un coacervo di oligarchie e camarille, scampate alla Prima Repubblica o ingrassate nella Seconda.Il Partito che dovrebbe contrastare il totalitarismo della maggioranza è totalitario come e più del suo avversario. Al PD si attaglia benissimo una celebre frase di un film americano, nel quale un generale addetto allo sterminio in Iraq esclama: "Noi siamo qui per portare la democrazia, non per praticarla!".

Infine i volontari. Tutti coloro che lavorano per l'esercito, la Protezione Civile, le organizzazioni Non Governative, l'assistenza sono chiamati a gran voce "volontari". Non importa se spesso costoro sono fra i pochi ad avere un regolare stipendio mensile: restano volontari. Come volontari, se hanno un incidente o muoiono sono "eroi". Chi cade dal terzo piano mentre fa il muratore in nero, è una povera "vittima del lavoro". Chi muore in Afghanistan, o si rompe una gamba sotto le macerie di un terremoto, è sicuramente un eroe, un martire, un santo.
Stimolo 2008-09

Intercettazioni e privacy (Eva Zenith)

Oggi l'oligarchia politica strilla per le intercettazioni telefoniche, perchè minano la sua privacy. Da quasi un ventennio il Grande Fratello spia, registra, scheda tutti i cittadini senza che nessuno si preoccupi. La cosiddetta legge sulla privacy è una bufala che serve solo a riempire moduli, mentre ogni passo della nostra vita è controllato.

1. Se vai in un albergo sei schedato
2. Quando passeggi per la strada, entri in banca, vai al supermercato, in un uffiucio pubblico o in un parcheggio sei filmato
3. Attraverso il telefonino e i ripetitori sei traccato ad ogni passo
4. La ASL può dare i tuoi dati sanitari praticamente a chiunque (e legalmente perchè tu li autorizzi con un modulo che sei obbligato a firmare)
5. La banca può dare i tuoi dati sanitari praticamente a chiunque (e legalmente perchè tu li autorizzi con un modulo che sei obbligato a firmare)
6. La carta di credito rende pubblica ogni tua spesa
7. Quando usi lo skipass sei controllato
8. Le tue mail possono essere lette a piacere e ogni tuo movimento su Internet è rintracciabile
9. Il fisco controlla ogni tua entrata ed ogni tua uscita
10. Sondaggi e questionari ti vengono sottoposti ovunque per conoscere i tuoi pensieri

E dopo tutto ciò dovremmo indignarci perchè i magistrati controllano il telefono dei membri del regime?

Stimolo autunno 2008

La cultura dell'ipocrisìa, le corporazioni e le leggi a costo zero (Eva Zenith)

1. Ogni giorno registriamo morti per incidenti d'auto. Ogni anno abbiamo più di 5.000 morti sulle strade e mezzo milione di incidenti, molti dei quali (quasi tutti) sono facilitati dall'alta velocità. L'autostrada è lo spazio in cui le auto possono arrivare alla massima velocità, ed il limite è di 130 Km l'ora. Non esistono strade nelle quali è possibile andare a velocità superiori. Allora perchè vengono costruite e vendute legalmente, auto che arrivano e superano i 200 km all'ora? Abbiamo messo fuori legge le droghe, abbiamo reso difficile comprare e portare armi: perchè non mettiamo fuori legge le auto che uccidono più delle droghe e delle armi. Una legge che vietasse i motori capaci di superare i 130 km l'ora, non costerebbe niente allo Stato e salverebbe centinaia di vite. Ma si sa, la corporazione dei produttori e venditori di auto si oppone!

2. Ci sono le Olimpiadi e i mezzi busti che commentano si lanciano ogni giorno in prediche contro il doping e il "campionismo" cui allenatori e famiglie spesso spingono i bambini. Poi si vedono le gare di Pechino e si scoprono atleti che vanno ancora alle scuole medie. Perchè non si proibisce semplicemente ai minori di 18 anni di fare gare ufficiali? Forse vedremmo meno ginnaste volteggiare e meno Valentini Rossi sulle moto, ma impediremmo che i bambini siano travolti dalla patologie del campionismo di genitori e allenatori. Nessuno ci pensa, perchè la corporazione dello sport che "fa bene, educa ed è sano" si nutre di minorenni.

3. In tutta la penisola continuano a sorgere costruzioni abusive, in località proibite. Perchè non si dà ai Comuni il potere e l'obbligo di usare i vigili (anzichè per multare le auto in sosta) per requisire, murando le porte e le finestre e scollegando tutte le utenze, la proprietà di ogni stabile eretto in barba ai piani regolatori e ai vincoli edilizi ? L'abbattimento può richiedere del tempo, ma la requisizione del titolo di proprietà nonchè la inibizione dell'uso è di per sè un deterrente all'abusivismo. Perchè nessuno ci ha pensato ? Perchè la corporazione degli edili farebbe la guerra civile.

4. L'opinione pubblica sembra terrorizzata dalla pedofilìa. In ogni angolo si vede un orco nero pronto ad abusare dei minori. Poi si apre la televisione e si vedono minorenni che sgambettano seminude, come ballerine o come modelle che sfilano in passerella. Poi arriva l'estate e le piazze dei paesi si riempiono di bambini e bambine, rigorosamente truccati come gigolò e prostitute, che fanno esibizioni di scuole di ballo o addirittura gare di ballo (non di ballo di gruppo folcloristico, ma di tango!). Oppure ragazzine seminude che partecipano al concorso miss qualcosa (e non in spiaggia, ma in locali al chiuso). Poi si viene a sapere che in certe discoteche ci sono dodicenni che ballano sul cubo. Per votare ci vogliono 18 anni: per sgambettare in abbigliamento succinto, per sfilare, per fare gare di ballo, per saltellare sul cubo, per diventare miss bastano 12 anni e genitori idioti? Non costerebbe niente una legge che limitasse ai 18 anni compiuti ogni esibizione in pubblico. Perchè nessuno la propone? Perchè la pedofilìa è solo la incarnazione del desiderio generalizzato di abusare dei minori.

Stimolo Inverno 2007
L'ENNESIMO SPERPERO DELL'INCOMPETENZA PUBBLICA Fonte

“A ottobre il ministro per i Beni Culturali con delega al Turismo Francesco Rutelli disse che il portale non era più funzionale. Noi di conseguenza abbiamo deciso di procedere ad un momento di ripensamento. Il contratto che era stato siglato con una società di cui l’Ibm era la capofila, era valido fino al 31 dicembre. Dal 1 gennaio abbiamo attivato le procedure di chiusura. Ora si dovrà decidere come procedere”.

È affidata a questo scarno comunicato del capo dipartimento per l’Innovazione tecnologica, Ciro Esposito, la voce ufficiale del Governo, che dopo alcuni giorni in cui si rincorrevano voci contrarie, ha ufficializzato che il portale Italia.it, presentato l’anno scorso in pompa magna dal vicepresidente del Consiglio Rutelli e che doveva essere la vetrina turistica del nostro paese nel mondo, è stato chiuso. Un comunicato che arriva dopo i tentativi di numerosi giornalisti e blogger di capirne di più. Noi stessi abbiamo contattato il ministero dei Beni e delle Attività Culturali, la presidenza del Consiglio nonché il ministero per le Riforme e le Innovazioni nella P.A., ricevendo risposte discordanti.
Secondo le ultime indiscrezioni, dei 45 milioni di euro stanziati per il funzionamento del portale, ne sono stati spesi circa 7 per la costruzione e la gestione. E ora? Che ne sarà dei soldi dei cittadini? “Ci sono tutte le risorse per riprendere il lavoro - ha spiegato ancora Esposito - ma bisognerà decidere con quali attori, se indire un nuovo bando di gara o no e individuare il nuovo gestore”. Staremo a vedere. Intanto continuano le polemiche su siti e blog, che parlano di vero e proprio ennesimo “scandalo all’italiana”. Il portale, lo ricordate sicuramente, non ha mai goduto di grande fama all’interno della comunità internettiana: già dai primi giorni fu molto criticato, in particolare per una struttura vulnerabile, non compatibile con molti standard di accessibilità del Web, troppo pesante e poco intuitiva.
Il 25 ottobre l’ultimo passo prima della chiusura, quando Francesco Rutelli aveva spiegato che “Italia.it non è salvabile”, spiegando di aver cercato di fare di tutto per evitare di staccare la spina, nonostante una dote finanziaria di molto superiore agli effettivi bisogni. In effetti neanche l’interesse degli utenti aveva mai premiato il portale, che nel maggio dell’anno scorso era ancora oltre il duemilacinquecentesimo posto nella classifica del Web italiano, e oltre il 579.000° posto in quella degli Stati Uniti. Attualmente il portale, irraggiungibile, è ancora disponibile nella cache di Google, ed esce tra i primi risultati se con Google cerchiamo “Italia”, “Italia turismo”, “Turismo”, “Italia.it” e così via.

Stimolo Autunno 2007
Un disegno di legge licenziato dal Cdm lascia intravedere l'obbligo di iscrizione al registro per chi ha attività editoriali, forse anche per chi ha un blog o un sito
Il governo riforma l'editoria. Burocrazia sul web? Allarme in rete. Aumenterebbero quindi anche per i "piccoli" su internet spese e sanzioni penali
Consiglio dei ministri del 12 ottobre: il governo approva e manda all'esame del Parlamento il testo che vuole cambiare le regole del gioco del mondo editoriale, per i giornali e anche per Internet. E' un disegno di legge complesso, 20 pagine, 35 articoli, che adesso comincia a seminare il panico in Rete. Chi ha un piccolo sito, perfino chi ha un blog personale vede all'orizzonte obblighi di registrazione, burocrazia, spese impreviste. Soprattutto teme sanzioni penali più forti in caso di diffamazione.

Articolo 6 del disegno di legge. C'è scritto che deve iscriversi al ROC, in uno speciale registro custodito dall'Autorità per le Comunicazioni, chiunque faccia "attività editoriale". L'Autorità non pretende soldi per l'iscrizione, ma l'operazione è faticosa e qualcuno tra i certificati necessari richiede il pagamento del bollo. Attività editoriale - continua il disegno di legge - significa inventare e distribuire un "prodotto editoriale" anche senza guadagnarci. E prodotto editoriale è tutto: è l'informazione, ma è anche qualcosa che "forma" o "intrattiene" il destinatario (articolo 2). I mezzi di diffusione di questo prodotto sono sullo stesso piano, Web incluso.

Scritte così, le nuove regole sembrano investire l'intero pianeta Internet, anche i siti più piccoli e soprattutto i blog. E' così, dunque? Ricardo Franco Levi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e padre della riforma, sdrammatizza: "Lo spirito del nostro progetto non è certo questo. Non abbiamo interesse a toccare i siti amatoriali o i blog personali, non sarebbe praticabile".

Un esempio concreto, però: il blog di Beppe Grillo verrà toccato dalle nuove norme? Anche Grillo dovrà finire nel registro ROC? "Non spetta al governo stabilirlo - continua Levi - Sarà l'Autorità per le Comunicazioni a indicare, con un suo regolamento, quali soggetti e quali imprese siano tenute davvero alla registrazione. E il regolamento arriverà solo dopo che la legge sarà stata discussa e approvata dalle Camere".

Insomma: se una stretta ci sarà, questa si materializzerà solo tra molti mesi, dopo il passaggio parlamentare e dopo il varo del regolamento dell'Autorità. Ma nell'attesa vale la pena di preoccuparsi. Perché l'iscrizione al ROC - almeno nella formulazione attuale - non implica solo carte da bollo e burocrazia. Rischia soprattutto di aumentare le responsabilità penali per chi ha un sito.

Spiega Sabrina Peron, avvocato e autrice del libro "La diffamazione tramite mass-media" (Cedam Editore): "La vecchia legge sulle provvidenze all'editoria, quella del 2001, non estendeva ai siti Internet l'articolo 13 della Legge sulla Stampa. Detto in parole elementari, la diffamazione realizzata attraverso il sito era considerata semplice. Dunque le norme penali la punivano in modo più lieve. Questo nuovo disegno di legge, invece, classifica la diffamazione in Internet come aggravata. Diventa a pieno una forma di diffamazione, diciamo così, a mezzo stampa".

Anche Internet, quindi, entrerebbe a pieno titolo nell'orbita delle norme penali sulla stampa. Ne può conseguire che ogni sito, se tenuto all'iscrizione al ROC, debba anche dotarsi di una società editrice e di un giornalista nel ruolo di direttore responsabile. Ed entrambi, editore e direttore del sito, risponderebbero del reato di omesso controllo su contenuti diffamatori. Questo, ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale. (19 ottobre 2007)

Stimolo Estate 2007 ( vedi precedenti )
La discriminacion, el deseo, la religion y la literatura a partir de los ojos
En este momento de miedo y temblor inducido audiovisualmente (") los conocimientos, la informacion, eran grabados en los cerebros" con el acompanamiento de un espectaculo tridimensional de luz y sonido.*
(Entretenimiento para los lectores: ¿a qué acontecimiento ritual se refiere el parrafo citado? La solucion al final del blog.)

El universo de nuestros dìas es captado muy especialmente por los ojos. Mas que sentir al mundo, en lo cual entrarìa el uso de sentidos casi olvidados y sutiles (que quiza nos comunicarìan mas delicadamente las cosas) como el tacto y el olfato, lo "vemos". A un perfume, al olor del café, al roce de una tela, los convertimos casi sin darnos cuenta en imagenes.

La conocida "enfermedad" llamada "mal de ojos" se remonta al Renacimiento, no a la Edad Media. En el Renacimiento se produjo "Un cambio gradual en la jerarquìa de los sentidos; de la preferencia por el oìdo y el tacto a la supremacìa de la vista" (ver "Visibilidad-Tecnologìas de la vision-Cultura visual", de Fernando Correa, de Argentina).

El mal de ojos

Leemos en "Mal de ojo", de Benjamìn Mayer Foulkes, de México, que "Cuando alguien se diferencia de los demas por unos rasgos llamativos, en particular si son de naturaleza desagradable, se le atribuye una envidia de particular intensidad y la capacidad de trasponer en actos esa intensidad. Se teme asì un proposito secreto de hacer dano, y por ciertos signos se supone que ese proposito posee también la fuerza de realizarse".
Lo primero que se nota en el parrafo citado es la actitud discriminatoria de quienes atribuyen la capacidad de hacer el mal de ojo a alguien diferente, que tiene "rasgos llamativos, en particular si son de naturaleza desagradable" (ver el subcapìtulo "Prejuicio estético", en "Orìgenes sociales y cognitivos del prejuicio", trabajo que nos enviara Ana Herrera). Continuando con "Mal de ojo", allì se nos explica que, para el psicoanalista Lacan, "el ojo tiene apetito, y el ojo malo, el mal de ojo, es el ojo voraz. La envidia, que acarrea enfermedad y desventura, deriva de videre" (ref.: "ver"). Para saber mas de la envidia, recurrir a la "Biografìa de Melanie Klein" en el capìtulo llamado, precisamente, "Envidia".

Personalmente me resulta tan claro ese relampago entre el ojo que ve un objeto deseable e, inmediatamente, desea. Desea, o envidia.

No por nada el Ojo es un sìmbolo de rara fuerza, usado en arte, literatura, religion. No por nada el francés Georges Bataille escribio su novela erotica Historia del ojo, sobre la cual se han escrito cosas como: "Obra maestra de la literatura erotica gotica, surge de lo clandestino a la sociedad conservadora de los anos veinte... (Miguel Angel Correa Vergara), a la vez que Mario Vargas Llosa ha diagnosticado que es "un documento clìnico sobre las obsesiones ". Una frase extraìda de la novela: "....Acariciandose las piernas, deslizo por ellas el ojo, ¡la caricia del ojo sobre la piel es de una suavidad excesiva!".

Les propongo hacer un recuento de los temas que conseguimos derivar sencillamente de "el ojo": la envidia (el mal de ojos); la discriminacion (se discrimina a quienes se cree capaces de hacer mal de ojo, es decir, de sentir envidia); el deseo, el arte, la literatura, la religion (mira que te mira Dios/ mira que te esta mirando;/ mira que vas a morir,/ mira que no sabes cuando). Y, finalmente, las exageraciones visuales de nuestra época. Para este tema es posible recurrir, por ejemplo, a "Efecto de la television" de César Flores Rodrìguez. Seguramente ustedes hallaran otras relaciones.

Ante tantas maldades que perpetran los ojos, solo nos restarìa pedir, como el ya mencionado Georges Bataille lo hace en un poema: "Véndame los ojos/ amo la noche/ mi corazon es negro.// Empùjame a la noche/ todo es falso/ sufro".

Pero prefiero, para reivindicarme de tanta oscuridad, agregar que sobre el ojo se han escrito proverbios y refranes o frases sagradas como el "ojo por ojo, diente por diente", que a mì me parece algo excesivo, o populares, como que el ganado engorda con el ojo del amo, que a mì me parece demasiado rigurosa, u "ojos que no ven corazon que no siente", y podrìa llenar varias paginas hasta desembocar en el bello piropo: "Tu mirada es mas linda que tus ojos". Sigan ustedes"

Recomiendo humildemente dos cosas. La primera es la lectura de un viejo y luminoso libro, Carta sobre los ciegos para uso de los que ven, de Denis Diderot, que se consigue en castellano, con ùltima traduccion de hace dos o tres anos. La segunda es desarrollar como contrapeso a tanta contaminacion visual un sentido algo secreto: la intuicion. Para eso hay un buen trabajo en nuestro sitio: "La Intuìnica: como desarrollar su sexto sentido", de Elvis Sibilia.

*Solucion del entretenimiento para lectores: el parrafo citado se refiere a una ceremonia de iniciacion de jovenes que se realizaba hace treinta mil anos en Francia, en una caverna. Esta en el trabajo ya mencionado llamado "Visibilidad-Tecnologìas de la vision-Cultura visual". ¿No parece tomado de un relato de ciencia ficcion actual mas que de un ensayo historico?.

Mora Torres (fonte)

Stimolo Primavera 2007 vedi precedenti
L'INFORMAZIONE nel TERZO MILLENNIO
Da parecchio tempo ormai  i telegiornali  sembrano una versione animata dei vecchi (e nuovi) giornali scandalistici piuttosto che reali fonti di informazioni e di aggiornamento “in tempo reale” di quanto avviene nel mondo.

La cronaca è fra gli argomenti tipici, con particolare predilezione per eventi  da Guiness dei primati come l’operazione di una giovane donna di 400 Kg, o  la sopravvivenza di una bimba nata dopo solo 21 settimane di gestazione o, ancora  l’avventura di una giovane che ha richiesto l’esame del DNA di oltre una dozzina di uomini per sapere chi è il padre del bimbo che porta in grembo. In gara con questi contenuti c’è il mondo dello spettacolo col relativo “gossip”: fidanzati vecchi e nuovi di veline e calciatori; festival di Sanremo e promo degli spettacoli televisivi serali o di qualche nuovo serial o reality; pubblicità vere e proprie di concerti di cantanti più o meno famosi o dei loro nuovi CD in vendita.

Infine ci sono le rubriche, che riguardano l’alimentazione, la salute, lo sport, il costume, ecc.

E qua e là ci sono anche le notizie che riguardano i fatti del mondo, di solito quasi esclusivamente quello occidentale. Il resto, le altre nazioni  dei vari continenti, sono nominate solo in quanto coinvolte in qualche modo attraverso l’Occidente. Così se si parla di guerra c’è spazio anche per l’Oriente – Medio o Estremo; se si parla di economia si accenna anche all’Argentina e alla Cina; se ci si focalizza su operazioni umanitarie le nazioni dell’Africa la fanno da padrone. Occorre uno tzunami, un’alluvione, un terremoto catastrofico, una pestilenza, un’eruzione vulcanica, per tirare in ballo direttamente l’Indocina, le Filippine, la Bolivia. Per finire comunque a parlare di quanto l’Occidente faccia generosamente in queste occasioni.

Le già scarse informazioni disponibili sono trattate in modo tale da essere spesso poco comprensibili. Il linguaggio con cui vengono raccontate è fatto di slogan, di parole in gergo, di inglesismi, e a volte, addirittura, le immagini a supporto contraddicono quanto viene detto. Ogni edizione del TG, fa a sé, nel senso che alcune notizie passano veloci e non vengono più riprese, mentre altre vengono riproposte uguali uguali a qualche giorno di distanza. Per esempio, che fine ha fatto l’ultima petroliera che si è arenata riversando in mare il suo contenuto? Perché l’intervista alla stilista Biagiotti è stata riproposta pari pari in più edizioni? 

Ci sono notizie il cui contenuto informativo sfugge anche ai più acculturati fra noi: come faccia Bush a preparare una nuova guerra (questo volta contro l’Iran) avendo contro il Congresso;  quale sia stato il motivo del contendere fra Napoletano e il presidente croato; come mai gli stadi italiani avessero bisogno di interventi per la messa in sicurezza che richiedevano mesi (o anni?!) di lavoro e poi solo 2 giorni o 2 settimane, bastino a riaprirli. Mentre non manca quasi mai il commento connotato da toni moralistici che rimandano a ben definiti principi.

Dunque apparentemente le occasioni di aggiornamento si moltiplicano (TG sintetici in varie ore del giorno accanto a quelli canonici), ma il contenuto che viene erogato resta ridotto e selezionato.

Il che significa, nella migliore delle ipotesi, che l’utente è tenuto nell’ignoranza. Ma potrebbe anche essere che si vogliono introdurre giudizi e valutazioni, modi di pensare omogenei e guidati, addirittura comportamenti prevedibili.

Mi pare un buon modo per limitare, o almeno controllare, la libertà individuale, esercitato in maniera subdola e manipolatoria. Al cittadino non resta che subire passivamente o attivarsi per trovare da solo ed autonomamente altre informazioni. Al “passaparola” che può funzionare a livello locale occorre aggiungere dunque l’accesso a tutte le fonti di informazione con particolare riguardo a quelle che non sono controllate da forme di potere di qualche genere. L’impresa pare impossibile, o disperata, o riservata a minoranze di eletti che hanno fra le loro ricchezze il tempo. (Margherita Sberna)