Stimolo inverno 2009
Stimolo estate 09
Stimolo autunno 2008
|
||||
Stimolo Inverno
2007
|
||||
Stimolo Autunno 2007 | ||||
Un disegno di legge
licenziato dal Cdm lascia intravedere l'obbligo di iscrizione al registro
per chi ha attività editoriali, forse anche per chi ha un blog
o un sito Il governo riforma l'editoria. Burocrazia sul web? Allarme in rete. Aumenterebbero quindi anche per i "piccoli" su internet spese e sanzioni penali |
||||
Consiglio
dei ministri del 12 ottobre: il governo approva e manda all'esame del
Parlamento il testo che vuole cambiare le regole del gioco del mondo
editoriale, per i giornali e anche per Internet. E' un disegno
di legge complesso, 20 pagine, 35 articoli, che adesso comincia
a seminare il panico in Rete. Chi ha un piccolo sito, perfino chi ha
un blog personale vede all'orizzonte obblighi di registrazione, burocrazia,
spese impreviste. Soprattutto teme sanzioni penali più forti
in caso di diffamazione.
Articolo 6 del disegno di legge. C'è scritto che deve iscriversi al ROC, in uno speciale registro custodito dall'Autorità per le Comunicazioni, chiunque faccia "attività editoriale". L'Autorità non pretende soldi per l'iscrizione, ma l'operazione è faticosa e qualcuno tra i certificati necessari richiede il pagamento del bollo. Attività editoriale - continua il disegno di legge - significa inventare e distribuire un "prodotto editoriale" anche senza guadagnarci. E prodotto editoriale è tutto: è l'informazione, ma è anche qualcosa che "forma" o "intrattiene" il destinatario (articolo 2). I mezzi di diffusione di questo prodotto sono sullo stesso piano, Web incluso. Scritte così, le nuove regole sembrano investire l'intero pianeta Internet, anche i siti più piccoli e soprattutto i blog. E' così, dunque? Ricardo Franco Levi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e padre della riforma, sdrammatizza: "Lo spirito del nostro progetto non è certo questo. Non abbiamo interesse a toccare i siti amatoriali o i blog personali, non sarebbe praticabile". Un esempio concreto, però: il blog di Beppe Grillo verrà toccato dalle nuove norme? Anche Grillo dovrà finire nel registro ROC? "Non spetta al governo stabilirlo - continua Levi - Sarà l'Autorità per le Comunicazioni a indicare, con un suo regolamento, quali soggetti e quali imprese siano tenute davvero alla registrazione. E il regolamento arriverà solo dopo che la legge sarà stata discussa e approvata dalle Camere". Insomma: se una stretta ci sarà, questa si materializzerà solo tra molti mesi, dopo il passaggio parlamentare e dopo il varo del regolamento dell'Autorità. Ma nell'attesa vale la pena di preoccuparsi. Perché l'iscrizione al ROC - almeno nella formulazione attuale - non implica solo carte da bollo e burocrazia. Rischia soprattutto di aumentare le responsabilità penali per chi ha un sito. Spiega Sabrina Peron, avvocato e autrice del libro "La diffamazione tramite mass-media" (Cedam Editore): "La vecchia legge sulle provvidenze all'editoria, quella del 2001, non estendeva ai siti Internet l'articolo 13 della Legge sulla Stampa. Detto in parole elementari, la diffamazione realizzata attraverso il sito era considerata semplice. Dunque le norme penali la punivano in modo più lieve. Questo nuovo disegno di legge, invece, classifica la diffamazione in Internet come aggravata. Diventa a pieno una forma di diffamazione, diciamo così, a mezzo stampa". Anche Internet,
quindi, entrerebbe a pieno titolo nell'orbita delle norme penali sulla
stampa. Ne può conseguire che ogni sito, se tenuto all'iscrizione
al ROC, debba anche dotarsi di una società editrice e di un
giornalista nel ruolo di direttore responsabile. Ed entrambi, editore
e direttore del sito, risponderebbero del reato di omesso controllo
su contenuti diffamatori. Questo, ai sensi degli articoli 57 e 57
bis del codice penale. (19 ottobre 2007) |
Stimolo Estate 2007 ( vedi precedenti ) |
La discriminacion,
el deseo, la religion y la literatura a partir de los ojos
|
En este momento de miedo y temblor
inducido audiovisualmente (") los conocimientos, la informacion,
eran grabados en los cerebros" con el acompanamiento de un espectaculo
tridimensional de luz y sonido.* (Entretenimiento para los lectores: ¿a qué acontecimiento ritual se refiere el parrafo citado? La solucion al final del blog.) El universo de nuestros dìas es captado muy especialmente por los ojos. Mas que sentir al mundo, en lo cual entrarìa el uso de sentidos casi olvidados y sutiles (que quiza nos comunicarìan mas delicadamente las cosas) como el tacto y el olfato, lo "vemos". A un perfume, al olor del café, al roce de una tela, los convertimos casi sin darnos cuenta en imagenes. La conocida "enfermedad" llamada "mal de ojos" se remonta al Renacimiento, no a la Edad Media. En el Renacimiento se produjo "Un cambio gradual en la jerarquìa de los sentidos; de la preferencia por el oìdo y el tacto a la supremacìa de la vista" (ver "Visibilidad-Tecnologìas de la vision-Cultura visual", de Fernando Correa, de Argentina). El mal de ojos Leemos en "Mal
de ojo", de Benjamìn Mayer Foulkes, de México,
que "Cuando alguien se diferencia de los demas por unos rasgos
llamativos, en particular si son de naturaleza desagradable, se le
atribuye una envidia de particular intensidad y la capacidad de trasponer
en actos esa intensidad. Se teme asì un proposito secreto de
hacer dano, y por ciertos signos se supone que ese proposito posee
también la fuerza de realizarse". Personalmente me resulta tan claro ese relampago entre el ojo que ve un objeto deseable e, inmediatamente, desea. Desea, o envidia. No por nada el Ojo es un sìmbolo de rara fuerza, usado en arte, literatura, religion. No por nada el francés Georges Bataille escribio su novela erotica Historia del ojo, sobre la cual se han escrito cosas como: "Obra maestra de la literatura erotica gotica, surge de lo clandestino a la sociedad conservadora de los anos veinte... (Miguel Angel Correa Vergara), a la vez que Mario Vargas Llosa ha diagnosticado que es "un documento clìnico sobre las obsesiones ". Una frase extraìda de la novela: "....Acariciandose las piernas, deslizo por ellas el ojo, ¡la caricia del ojo sobre la piel es de una suavidad excesiva!". Les propongo hacer un recuento de los temas que conseguimos derivar sencillamente de "el ojo": la envidia (el mal de ojos); la discriminacion (se discrimina a quienes se cree capaces de hacer mal de ojo, es decir, de sentir envidia); el deseo, el arte, la literatura, la religion (mira que te mira Dios/ mira que te esta mirando;/ mira que vas a morir,/ mira que no sabes cuando). Y, finalmente, las exageraciones visuales de nuestra época. Para este tema es posible recurrir, por ejemplo, a "Efecto de la television" de César Flores Rodrìguez. Seguramente ustedes hallaran otras relaciones. Ante tantas maldades que perpetran los ojos, solo nos restarìa pedir, como el ya mencionado Georges Bataille lo hace en un poema: "Véndame los ojos/ amo la noche/ mi corazon es negro.// Empùjame a la noche/ todo es falso/ sufro". Pero prefiero, para reivindicarme de tanta oscuridad, agregar que sobre el ojo se han escrito proverbios y refranes o frases sagradas como el "ojo por ojo, diente por diente", que a mì me parece algo excesivo, o populares, como que el ganado engorda con el ojo del amo, que a mì me parece demasiado rigurosa, u "ojos que no ven corazon que no siente", y podrìa llenar varias paginas hasta desembocar en el bello piropo: "Tu mirada es mas linda que tus ojos". Sigan ustedes" Recomiendo humildemente dos cosas. La primera es la lectura de un viejo y luminoso libro, Carta sobre los ciegos para uso de los que ven, de Denis Diderot, que se consigue en castellano, con ùltima traduccion de hace dos o tres anos. La segunda es desarrollar como contrapeso a tanta contaminacion visual un sentido algo secreto: la intuicion. Para eso hay un buen trabajo en nuestro sitio: "La Intuìnica: como desarrollar su sexto sentido", de Elvis Sibilia. *Solucion del entretenimiento para lectores: el parrafo citado se refiere a una ceremonia de iniciacion de jovenes que se realizaba hace treinta mil anos en Francia, en una caverna. Esta en el trabajo ya mencionado llamado "Visibilidad-Tecnologìas de la vision-Cultura visual". ¿No parece tomado de un relato de ciencia ficcion actual mas que de un ensayo historico?. Mora Torres (fonte) |
Stimolo Primavera 2007 vedi precedenti |
L'INFORMAZIONE
nel TERZO MILLENNIO
|
Da parecchio tempo ormai
i telegiornali sembrano una versione animata dei vecchi (e nuovi) giornali
scandalistici piuttosto che reali fonti di informazioni e di aggiornamento
“in tempo reale” di quanto avviene nel mondo.
La cronaca è fra gli argomenti tipici, con particolare predilezione per eventi da Guiness dei primati come l’operazione di una giovane donna di 400 Kg, o la sopravvivenza di una bimba nata dopo solo 21 settimane di gestazione o, ancora l’avventura di una giovane che ha richiesto l’esame del DNA di oltre una dozzina di uomini per sapere chi è il padre del bimbo che porta in grembo. In gara con questi contenuti c’è il mondo dello spettacolo col relativo “gossip”: fidanzati vecchi e nuovi di veline e calciatori; festival di Sanremo e promo degli spettacoli televisivi serali o di qualche nuovo serial o reality; pubblicità vere e proprie di concerti di cantanti più o meno famosi o dei loro nuovi CD in vendita. Infine ci sono le rubriche, che riguardano l’alimentazione, la salute, lo sport, il costume, ecc. E qua e là ci sono anche le notizie che riguardano i fatti del mondo, di solito quasi esclusivamente quello occidentale. Il resto, le altre nazioni dei vari continenti, sono nominate solo in quanto coinvolte in qualche modo attraverso l’Occidente. Così se si parla di guerra c’è spazio anche per l’Oriente – Medio o Estremo; se si parla di economia si accenna anche all’Argentina e alla Cina; se ci si focalizza su operazioni umanitarie le nazioni dell’Africa la fanno da padrone. Occorre uno tzunami, un’alluvione, un terremoto catastrofico, una pestilenza, un’eruzione vulcanica, per tirare in ballo direttamente l’Indocina, le Filippine, la Bolivia. Per finire comunque a parlare di quanto l’Occidente faccia generosamente in queste occasioni. Le già scarse informazioni disponibili sono trattate in modo tale da essere spesso poco comprensibili. Il linguaggio con cui vengono raccontate è fatto di slogan, di parole in gergo, di inglesismi, e a volte, addirittura, le immagini a supporto contraddicono quanto viene detto. Ogni edizione del TG, fa a sé, nel senso che alcune notizie passano veloci e non vengono più riprese, mentre altre vengono riproposte uguali uguali a qualche giorno di distanza. Per esempio, che fine ha fatto l’ultima petroliera che si è arenata riversando in mare il suo contenuto? Perché l’intervista alla stilista Biagiotti è stata riproposta pari pari in più edizioni? Ci sono notizie il cui contenuto informativo sfugge anche ai più acculturati fra noi: come faccia Bush a preparare una nuova guerra (questo volta contro l’Iran) avendo contro il Congresso; quale sia stato il motivo del contendere fra Napoletano e il presidente croato; come mai gli stadi italiani avessero bisogno di interventi per la messa in sicurezza che richiedevano mesi (o anni?!) di lavoro e poi solo 2 giorni o 2 settimane, bastino a riaprirli. Mentre non manca quasi mai il commento connotato da toni moralistici che rimandano a ben definiti principi. Dunque apparentemente le occasioni di aggiornamento si moltiplicano (TG sintetici in varie ore del giorno accanto a quelli canonici), ma il contenuto che viene erogato resta ridotto e selezionato. Il che significa, nella migliore delle ipotesi, che l’utente è tenuto nell’ignoranza. Ma potrebbe anche essere che si vogliono introdurre giudizi e valutazioni, modi di pensare omogenei e guidati, addirittura comportamenti prevedibili. Mi pare un buon modo per limitare, o almeno controllare, la libertà individuale, esercitato in maniera subdola e manipolatoria. Al cittadino non resta che subire passivamente o attivarsi per trovare da solo ed autonomamente altre informazioni. Al “passaparola” che può funzionare a livello locale occorre aggiungere dunque l’accesso a tutte le fonti di informazione con particolare riguardo a quelle che non sono controllate da forme di potere di qualche genere. L’impresa pare impossibile, o disperata, o riservata a minoranze di eletti che hanno fra le loro ricchezze il tempo. (Margherita Sberna)
|