Psicologia dell'italiano (Eva Zenith, 2012)

L'italiano ha un carattere chiaro e visibile, inalterato da secoli. Questo non significa che non possano esserci italiano "diversi", ma solo che la loro percentuale è tale da non intaccare la psicologia dell'insieme. Il carattere di una torta al cioccolato non cambia se la ricopriamo di canditi o di zucchero a velo. (vedi qui)

Ciò che per gli individui fa la biologia (geni ereditari), per le società lo fa la storia. E' la storia che distilla il carattere odierno di un popolo, nel suo insieme.

I dati storici che più ci hanno influenzati sono tre. Il primo è che abbiamo creato uno degli imperi più lunghi e potenti della storia, al cui confronto l'impero Usa diventa insignificante (almeno per durata). Il secondo è che siano stati colonizzati e sottomessi da quasi tutti i popoli del pianeta: dai Visigoti agli Stati Uniti. Il terzo è che l'Italia è da quasi 2000 anni la capitale del cattolicesimo. Queste tre esperienze storiche hanno sedimentato nella psiche italiana due spinte apparentemente contrapposte: una forte tendenza al potere ed una grande capacità di dissimularla.

Il risultato è un carattere che possiamo definire, in termini politici, anarco-cattolico-borghese. L'aspetto anarchico agisce maggiormente sul piano privato, individuale, nascosto. L'aspetto cattolico-borghese agisce sul piano pubblico, sociale e politico.

Sul piano individuale e privato l'italiano trasgredisce a quasi tutto, è protervo ed arrogante. Non c'è norma morale o legge che rispetti davvero. Pensa agli interessi della famiglia prima che ad ogni altro. E ai suoi interessi prima che a quelli della famiglia. Considera il tradimento sessuale (di uomini e donne), come una sana abitudine. E' disposto a quasi tutto per ottenere un beneficio: dal tradimento alla prostituzione, senza particolari sensi di colpa. L'idea è che una confessione in chiesa, cancellerà ogni vergogna. Disprezza chiunque abbia potere e ricchezza, salvo essere roso da una profonda invidia che lo spinge a qualsiasi bassezza per prenderne il posto. L'italiano è anarchico in politica come nei sentimenti: non accetta la guida di nessuno, ed è fedele solo a se stesso. Salvo eccezioni, l'italiano non si sente italiano, si sente al massimo membro di un caseggiato o di un piccolo paese. L'italiano ha costruito una particolare abilità nel trovare responsabili "altrove" e capri espiatori: in fondo, tutto il mondo è suo nemico. La difesa di questa personalità individuale non è affidata all'aggressività, alla forza, alla violenza, ma alla dissimulazione e l'ipocrisia. L'italiano ha sviluppato una creatività ineguagliabile, spesso applicata all'arte, ma più spesso utlizzata per difendersi dal mondo.

La strategia-ponte fra il pubblico e il privato è quella della dilazione, di cui l'italiano è maestro. I problemi individuali e collettivi non vengono affrontati, nemmeno di fronte alla catastrofe. Vengono fatti marcire fra devo pensarci, dobbiamo fare un comitato di approfondimento, prima di decidere dobbiamo fare qualcos'altro....L'idea di fondo è che qualsiasi disgrazia nota è meglio di un cambiamento ignoto. I vantaggi che qualsiasi catastrofe produce come effetto collaterale, vengono sempre preferiti agli svantaggi. L'italiano non si esprime mai con un sì o con un no, e quando lo fa non lo considera mai definitivo. Le espressioni preferite (e più vere) sono forse, vedremo, chissà, magari, può darsi.

Sul piano collettivo e pubblico, l'italiano ama l'immagine borghese, perbene, tradizionalista e cattolica. E' così che si immagina e che si rappresenta. Italiano "brava gente" è la favola dominante, che non nasce dalla bontà ma dal relativismo etico per cui non esiste niente, al di fuori dei propri interessi, per cui valga la pena di ostinarsi con zelo. Chi deve punire, non lo fa mai sul serio. L'italiano perdona tutto, perchè non crede a niente sul serio. Un serial killer, basta che mostri pentito per rifarsi una verginità. Le regole sono infinite, ma molto elastiche: applicate col "buon senso", che quasi sempre coincide col quieto vivere o con l'interesse. Gli italiani sono riusciti ad essere tutti fascisti, monarchici e filo-tedeschi un giorno, e partigiani, repubblicani e filo-americani il giorno dopo. Sono stati per quarant'anni democristiani, e sono diventati riformisti nel giro di un anno. Considerano una buffonata la monarchia, ma quasi ogni giorno la tv li informa sulla vicende dei reali inglesi. Gli italiani si professano legalitari, anche se nessuno rispetta le leggi. Tutti i loro comportamenti sono di tipo mafioso, ma sfilano ogni giorno "contro la mafia". La moralità sessuale è vangelo sui media, anche se in privato la vita sessuale è più che trasgressiva. I politici con due mogli e un'amante (non sempre di sesso diverso) fanno prediche quotidiane a favore della famiglia. Siamo contro ogni droga in pubblico, ma consumiamo fiumi di alcol, marijuana e cocaina in privato. In pubblico l'italiano si sottomette a tutto, dalla leggi più efferate ai politicanti meno presentabili: tanto sa che potrà sempre evadere, corrompere, scambiare favori che salveranno lui e la sua famiglia. Nessun italiano si dichiara ostile alle tasse, tanto fa di tutto per non pagarle. L'italiano è pubblicamente per le regole, il merito e la trasparenza sul lavoro. Privatamente prospera su raccomandazioni (fatto e ricevute), bustarelle, finte invalidità, scambi sesso-carriera. L'italiano si definisce profondamente democratico in pubblico, ma in privato sa che tutto dipende dall'oligarchia di cui brama di far parte. L'italiano considera "estranei" o "stranieri" gli abitanti dei quartieri limitrofi, ma si dichiara aperto al mondo e ospitale con tutti.

La vita pubblica italiana è dominata dalla retorica cattolico-borghese. La vita privata dal cinismo anarchico.