Giuseppe Caravita (www.airec.net)
Estratto da Internet come gioco a guadagno condiviso
Parti 1 | 2 | 3 | 4 | 5 scarica .pdf
1 - Un fenomeno umano
Internet, etimologicamente, sta per "rete di reti". Il mio principale obbiettivo, da qui in avanti, è di proporvi un rovesciamento di interpretazione. Invece di percorrere l'usuale cammino che si dipana lungo il fin troppo evidente scenario delle tecnologie, della ricerca, del business navigheremo (per quanto ci consente la vista) lungo il fiume della vita, delle persone, delle aggregazioni, infine delle società e delle loro strutture. La rete, a mio avviso, è in primo luogo questo: uno spazio umano, un dominio di possibilità, una fonte di valore.

1.1 - Knowledge workers
Padre Teilhard De Chardin, illustre paleontologo, dopo decenni di ricerche sull'evoluzione pubblicava, a metà del secolo scorso, una serie di opere che proponevano una straordinaria "sintesi evocativa" (credo ancora ineguagliata) sul percorso complessivo seguito nella sua vicenda dalla specie umana. Al centro del pensiero di Teilhard è la visione di una continua costruzione lungo i secoli, e poi acceleratasi vieppiù negli ultimi due, della "noosfera", di una interconnessione crescente delle menti umane intorno alla conoscenza. "Comprendere, scoprire, inventare...E' certo che sin dal primo risveglio della sua coscienza riflessa, l'uomo è stato posseduto dal demonio della ricerca. Ma, sino a un'epoca molto recente, questo bisogno profondo rimaneva, nella massa umana, latente, diffuso o non organizzato. Nel passato, in ogni generazione, i veri ricercatori, i ricercatori per vocazione o per professione, sono ben riconoscibili; ma non rappresentano molto più di un pugno di individui, generalmente isolati, di un tipo piuttosto anomalo, il gruppo dei "curiosi". Oggi, invece, senza che ce ne accorgiamo, la situazione si trova totalmente capovolta. Sono centinaia di migliaia gli uomini che, in questo momento, stanno indagando in tutte le direzioni della materia, della vita e del pensiero, non più isolati ma sotto forma di "équipes" organizzate, dotate di una forza di penetrazione che nulla sembra poter arrestare. E, anche in questo campo, il movimento si generalizza, si accelera, al punto che bisognerebbe essere ciechi per non vedervi una corrente essenziale delle cose. Con piena evidenza, la ricerca, che rappresentava fino a ieri un'occupazione di lusso, è sul punto di diventare una funzione di primaria importanza, e persino la funzione principale dell'umanità. Qual è il significato di questo grande avvenimento? Non vi trovo da parte mia che una sola spiegazione possibile: quella, precisamente, che l'enorme eccesso di energia liberato dalla concentrazione della "noosfera" su se stessa è naturalmente, evolutivamente, destinato ad essere assorbito dalla costruzione e dal funzionamento di quello che ho chiamato il suo "cervello". Simile in questo, sebbene su scala immensa, a tutti gli organismi che l'anno preceduta, l'umanità si "cefalizza" progressivamente. Per occupare il nostro cosiddetto tempo libero, non vi è dunque alcun mezzo biologico fuori di quello di dedicarlo a una nuova opera, di una natura più elevata: vale a dire a uno sforzo generale e collettivo per vedere. La "noosfera": una immensa macchina per pensare" . Dove quest'ultimo termine va considerato in modo esteso, come complesso organico di informazioni sul reale, di pratiche, di esperienze, di interrelazioni atte ad aumentare ed estendere la quantità, la qualità e la speranza di vita della specie nel suo complesso. Straordinarie, anche perché scritte nei bui anni 40, sono le pagine di Teilhard sulla comunità scientifica internazionale, vista come principale luogo sociale di generazione del nuovo valore. Con gli occhi di oggi (e i miei) descrivibile come una rete di menti, di progetti, di scambi cooperativi finalizzati al raggiungimento di un obbiettivo evolutivo "generale". Che gli scienziati degli anni 30 o 40 usassero come tecnologia di comunicazione al più il telefono o il telegramma poco importa. Tramite convegni, scambi di lettere e di articoli, soggiorni di studio formavano una rete profondamente interconnessa. Sempre meno limitata da barriere interne e esterne di esclusione corporativa. Abbastanza aperta, per esempio, da accordare una cattedra a un oscuro impiegato dell'ufficio brevetti di Berna, Albert Einstein. O da consentire il dialogo tra Niels Bohr e Werner Heisemberg, nonostante che i due scienziati si trovassero nelle opposte parti dell'abisso hitleriano. Questo inizio di "noosfera" (peraltro sviluppatasi, passo dopo passo, nei secoli precedenti) ha enormemente accelerato il cammino evolutivo della specie umana negli ultimi due secoli. La comunità scientifica era già ben avanti sul cammino della globalizzazione attiva agli inizi del Novecento. Scienziati russi, indiani, cinesi, arabi già allora contribuivano attivamente, e spesso con posizioni di riferimento, allo sviluppo di discipline come la botanica, la biologia, la medicina, la psicologia, la fisica, la paleontologia. Se ne rese ben conto Theilard che lavorò lunghi anni a Pechino, sui ritrovamenti fossili del più antico scheletro allora ritrovato.

Dopo la seconda guerra mondiale, in un mondo in (relativo) equilibrio ma in sostanziale pace questo delle "noosfere" è, nei fatti, divenuto rapidamente il paradigma dominante. E lo è divenuto spontaneamente, diffondendosi dal mondo scientifico alle categorie professionali del mondo occidentale. Per prime quelle ad elevata intensità di conoscenze ma poi anche oltre. Il contesto politico nato nel dopoguerra è stato uno dei maggiori fattori di spinta su questo fenomeno di progressiva internazionalizzazione e poi di globalizzazione delle conoscenze, delle comunicazioni e dei rapporti professionali. Il relativo venir meno degli stati nazione, la bipolarizzazione del mondo industriale intorno a due blocchi ha visto la nascita di istituzioni sovra e multinazionali, (Onu, Fmi, Banca Mondiale, Nato, Cee); i mercati aperti hanno generato organizzazioni d'impresa internazionalizzate e multinazionali, sistemi mediatici interconnessi (basti pensare ai circuiti televisivi). In breve: si è formata una infrastruttura di ambiti e di esperienze globali non più limitata, come nel primo dopoguerra, alla sola comunità scientifica di punta, ma progressivamente estesa all'intero corpo sociale. Politici, militari, medici di varia specializzazione, tecnologi in miriadi di settori, operatori mediatici, amministratori, manager. Già negli anni 60 non vi era settore professionale "alto" che non avesse cominciato ad assimilare, e adattato al proprio contesto, il paradigma della "noosfera", dello scambio aperto di conoscenze, esperienze, soluzioni. D'altro canto l'impulso primario della "noosfera" dominante, quella scientifica, era invincibile: la generazione continua di nuove conoscenze di base rendeva (e rende) impossibile la vita professionale in isolamento, basata su un solo insieme di conoscenze statiche ricevute una volta per tutte all'università. Di qui il proliferare di media (riviste, newsletter...) di settore, di congressi, di periodici luoghi di scambio conoscitivo.

1.2 - Le due facce di Internet
Mi piacerebbe che qualcuno meglio attrezzato di me documentasse meglio questo processo che ha caratterizzato la vita materiale e professionale di milioni di "operatori delle conoscenze" lungo lo scorso secolo. E di cui Internet è stato solo un epifenomeno, esploso spontaneamente, come nuovo e più potente "attrezzo" della "noosfera" scientifica in chiusura del millennio. Questo è l'iceberg, la montagna che spesso non si vede (o non si vuol vedere) "spiegando" Internet. Di qui la "sorpresa" della sua improvvisa e subitanea esplosione dal basso , dal 1994 in avanti. Ma poco c'è da sorprendersi. Su Internet ha cominciato a correre la "luce" che già fluiva, ingrossandosi nelle venature della "noosfera" già da più di 200 anni. I suoi canali tecnologici erano soltanto più potenti, flessibili e meno costosi rispetto ai precedenti. E soprattutto essi stessi, in quanto dominio di ricerca e tecnologia, erano terreno di sviluppo auto-moltiplicativo della "noosfera" stessa. Internet, infatti, non è e non è mai stata soltanto un telegrafo, un telefono, un telex, una rete di fax o un sistema televisivo. Ovvero un media statico, uno strumento di comunicazione definito, monofunzionale. Che, raggiunto il suo stadio di maturità e di diffusione, esauriva nel suo uso "normale", predefinito e standardizzato il suo ciclo evolutivo. Internet, figlia del computer programmabile, è un ecosistema dinamico, che evolve sui ritmi dell'hardware e del software e sulle più avanzate frontiere delle telecomunicazioni (reti ottiche avanzate). Il termine "noosfera" mi pare utile perché identifica la progressiva convergenza intorno a reti, strutturate o meno, di comunità professionali o di conoscenze in cui lo scambio intellettuale è continuo, e forma la base per l'aggiornamento continuo dei partecipanti. Si tratta di un fenomeno antico come l'umanità, e alla base della sua evoluzione civile e culturale. Forse il primo sistema di giochi a guadagno condiviso sviluppato dall'uomo. Ma che, negli ultimi due secoli, è progressivamente divenuto ingrediente essenziale nella vita di qualsiasi operatore professionale. Ma non solo questo: vi è anche un "quarto" fattore evolutivo, derivante dalla massa critica della rete stessa che spinge a ulteriore innovazione. Prova ne è la continua ricerca su nuovi protocolli e standard (come la "famiglia" Xml per il Web) per aggiungere dosi di intelligenza intrinseca alla rete stessa, intesa come sistema di informazioni e di comunicazioni più intelligibili a tutti i suoi partecipanti (siano essi esseri umani o computer). Strumento, quindi, ma anche frontiera. Internet così possiamo leggerla su almeno due coordinate di fondo: la prima, come frontiera dinamica o spazio di possibilità; la seconda, come accesso aperto a un gioco a generazione condivisa di valore. E' l'incontro ortogonale tra queste due coordinate (la prima sull'asse passato-futuro dello sviluppo delle conoscenze e degli strumenti, la seconda sul piano orizzontale e globale della vita della società umana) che ne fa la novità, l'identità, il ruolo di "laboratorio aperto mondiale".