Le province

 

NOTA: L'Italia è irredimibile, senza scampo. Non solo le Provincie vivono, ma nessuno ne parla più.

 

Il cosiddetto “Disegno di legge Delrio” sulla riforma delle province, venne convertito in legge nell’aprile 2014: al posto degli enti che facevano da tramite tra i comuni e la regioni, sono state create le città metropolitane il cui territorio coincide con quello della vecchia provincia: Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria e Roma Capitale.

Finita lì perché, dopo l’approvazione della riforma , come spesso accade, i decreti attuativi (che permettono effettivamente l’entrata in vigore delle leggi) hanno tardato ad arrivare.....

Pertanto adesso ci sono le città metropolitana che raccolgono parte delle funzioni delle province, parte dei Comuni e alcune competenze ex novo soprattutto nella valorizzazione delle infrastrutture.

Ma ci sono anche le province, che restano con funzioni come la pianificazione territoriale, la tutela e la valorizzazione dell’ambiente, i servizi di trasporto, l’autorizzazione e il controllo del trasporto privato.

Non solo, non è finita: per rendere ancora più difficili le cose, spesso le cose cambiano a seconda della Regione. (19 Giugno 2017, Fonte)


Sorpresa, le province non sono state abolite, e hanno bisogno di un sacco di soldi.
Tre province in dissesto finanziario, dieci in predissesto. Salvate dal referendum costituzionale, sono rimaste in un limbo. Ora dalla legge di bilancio 2018 arriva oltre un miliardo per risollevare questi enti che tutti avevano dato per morti.

Intanto, con meno soldi e personale ridotto all’osso, le competenze delle province, però, sono rimaste le stesse. E che competenze: 130mila chilometri di strade e 6mila scuole da gestire. Tanto che dal 2013, 38 enti sono finiti sul lastrico, con i dipendenti senza stipendi da mesi. Che si sono fatti sentire lo scorso autunno in uno sciopero generale davanti a Montecitorio. Diverse strade provinciali poi sono state chiuse, e per molte altre – senza soldi in cassa – la manutenzione è venuta meno. O si è fatta con mezzi di fortuna, come dimostra la storia di Crotone. I presidi, invece, sono stati costretti a depennare diverse voci dai bilanci delle scuole, dai riscaldamenti alla manutenzione degli ascensori, dai certificati anti-incendio a quelli di agibilità sismica. La scorsa estate il presidente dell’Upi, Achille Variati, Pd, che è anche presidente della provincia di Vicenza, aveva lanciato l’allarme: «Il patrimonio pubblico che gestiamo, 130mila chilometri di strade e tutte le 5.100 scuole superiori italiane, si sta deteriorando in maniera pericolosa».

Ad oggi, dieci province (Asti, Novara, Imperia, Varese, Ascoli Piceno, Chieti, Salerno, Terni, La Spezia, Potenza) risultano in uno stato di pre-dissesto. E tre, Biella, Vibo Valentia e Caserta, hanno dichiarato il dissesto finanziario. Il decreto enti locali del 2017 messo una toppa, stanziando 73 milioni per compensare gli squilibri di bilancio, ma per mettere i conti a posto di milioni in realtà ne sarebbero serviti oltre 200. (27 gennaio 2018, Fonte)