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EVVIVA L’ALBO
PSICOLOGI PRIVATI E SCUOLE PRIVATE…ADDIO!

Abbiamo un Albo, ora cominciamo a lavorare per cambiarlo!

Una prima sensazione a caldo è certo di soddisfazione. Dopo 18 anni gli psicologi hanno uno statuto di dignitosa professionalità e possiamo interloquire con altre professioni e con le istituzioni su un piano di libertà. Questo significa in qualche modo garantire un futuro alla psicologia italiana e garantire quindi gli utenti circa la possibilità di continuare a godere i benefici di questa disciplina. È un bene per gli psicologi ma è anche un bene per l’intero Paese.
Sbollito l’entusiasmo subentrano le delusioni e le arrabbiature, per due sostanziali e gravi motivi. Se la psicologia ha vinto la guerra, è pur vero che una parte di essa ha perso una battaglia. E mi riferisco a due modi particolari: quello della psicologia privata e quello delle Scuole non accademiche e non ortodosse.
Da questa legge escono vincitori gli accademici, cioè la psicologia universitaria, e gli psicologi dei servizi pubblici; escono sconfitti i professionisti privati e le scuole slegate dalla tradizione accademica.
I professionisti privati sono sconfitti perché solo una minoranza di essi potrà essere accolta nell’Albo senza dover subire limitazioni pesanti; altri potranno entrarvi al prezzo di un “esame speciale”; moltissimi dovranno al più presto definirsi in altro modo. Questa conseguenza non riguarda solo i singoli, che possono domani farsi chiamare psicosociologi, esperti di comportamento umano, addetti al personale, ricercatori sociali, ecc.
Essa porterà un grave danno alla psicologia nel suo complesso perché ne escluderà intere fette e purtroppo quelle che sono più dentro al cuore del sistema post-industriale: le industrie, il terziario, il sistema dei media. Già ora costoro avevano difficoltà a farsi chiamare psicologi e quindi a portare avanti al psicologia nel loro contesto. Dopo l’Albo, visti gli sbarramenti esistenti, costoro si rivolgeranno ad altre discipline, altre pratiche, altre comunità professionali.
L’esempio c’è già nelle prime relazioni degli psicoanalisti, che sembrano voler rifiutare la nuova realtà dichiarando che essi non fanno psicoterapia.
Il prossimo passo potrebbe essere la dichiarazione che la psicoanalisi non è neanche psicologia, ma arte, ricerca, letteratura, epistemologia, col conseguente distacco di questa importantissima “figlia” della psicologia dal tronco originario.
Anche più sconfitte escono le Scuole di psicoterapie  private e non accademiche (cioè quasi tutte, le quali non potranno, come i professionisti privati, riciclarsi con altre denominazioni. La legge infatti è fatta in modo da scoraggiare e  penalizzare tutti i giovani che volessero seguire training diversi da quelli (pochissimi) che saranno offerti dalle università. Lentamente verranno a sparire i giovani trainees e lentamente le Scuole moriranno di inedia non tanto economica (non hanno mai guadagnato soldi, malgrado le opinioni dei maliziosi baroni) quanto energetica, motivazionale, comunicativa.
Anche qui non si tratta tanto della sconfitta di qualche capo-Scuola finalmente ricondotto all’ordine ed alla subalternità dall’Università di Stato, quanto dalla  mutilazione inferta alla psicologia tutta dei suoi rami più esplorativi, creativi ed innovativi, ancorché spesso ingenui, rischiosi ed eterodossi.
Allora, che fare? Non credo si possa attendere passivamente l’estinzione della psicologia privata, sia professionalmente che aziendale, e della psicoterapia eterodossa. Possiamo e dobbiamo fare qualcosa, non solo per noi, ma per l’intera famiglia psicologica.
Molte battaglie del passato hanno vissuto assenti sia i  privati, sia le Scuole, ma credo che di fronte alla doccia fredda di questa legge, tante risorse moriranno.
Per fare cosa?
La Legge richiederà almeno due lustri per diventare operativa. I Tribunali devono scegliere i Commissari Regionali; questi devono esaminare le domande degli aventi diritto; poi deve essere avviata la Sessione Speciale dell’esame di Stato, per l’ammissione di almeno 5.000 colleghi. Nel frattempo, la Presidenza della Repubblica e il Ministero P.I. devono emanare due decreti. Fatto tutto ciò (4/6 anni?) si eleggeranno gli Organismi dell’Albo i quali devono formare, insieme all’Ordine dei medici la Commissione che esaminerà i curricula dei candidati psicoterapeuti (altri 4/6 anni?). In tutto circa 5 anni per attivare l’Albo ed altri 5 per affrontare la questione psicoterapeuti.
Nel frattempo non dobbiamo stare a vedere. Dobbiamo aggregare i privati e le Scuole di psicoterapia eterodosse (e forse anche le altre) per influenzare e determinare le scelte delle istituzioni, utilizzando ogni canale e, prima fra tutti, la SIPS.
La SIPS ha pur sempre tutti i meriti e tutti i demeriti di questa Legge, e resta la corazzata più forte e significativa della flotta psicologica italiana. Essa deve attivarsi concentrandosi in due direzioni, a costo di lasciar perdere tutto il resto:
1 – aggregare davvero tutti gli psicologi e non solo una minoranza di stanchi “amici” (per fare ciò sarà bene abbattere le quote associative, per esempio, visto che fra l’altro la SIPS non offre effettivi e concreti servizi, oltre alla rappresentanza politica)
2 – influenzare le istituzioni (dai Tribunali alle Università, dal Ministero P. I. alla Presidenza della Repubblica) affinché il processo di attuazione della legge non solo non ritardi, non la peggiori ma, ove possibile, la  migliori iniziando da subito a progettare la modificazione.
Perché la SIPS faccia questo è necessario stimolarla e controllarla, senza lasciare la transizione nelle mani delle stesse persone che hanno dimostrato di  non tenere in alcun conto gli psicologi “privati” e le Scuole non statali. Se queste forze sapranno aggregarsi davvero potranno influire sulla SIPS, tutelando le proprie legittime esigenze; e se per caso la SIPS non volesse farsi influenzare sarà il caso che queste forze inizino a giocare liberamente sullo scacchiere nazionale, nella prospettiva di cambiare le parti più distruttive della Legge.
Questa Legge dovrebbe aver dimostrato una cosa: nessuno può ritirarsi fuori dalla politica della psicologia, pena il pagamento di un prezzo pesante come la propria estinzione. Non si illuda nessuno (e l’invito vale anche per i “denegatori” della SPI) che sia possibile salvarsi restando nel proprio splendido isolamento. Una volta che l’Albo sarà attivo fioccheranno le denunce dei colleghi in regola contro i colleghi non in regola: chiunque ha una Legge che lo tutela, la usa!
NOI PSICOLOGIA OGGI continua la sua battaglia con la stessa apertura e attenzione di sempre e resta a disposizione di quanti vogliono esprimersi e lottare. A presto!

Guido Contessa

COSA SUCCEDERA’ SE LA LEGGE NON SARA’ CAMBIATA?

1-     nascerà un “mercato” dei tirocini nel settore pubblico, perché un gran numero di psicologi supererà di gran lunga i posti disponibili
2-     le Scuole di formazione in psicoterapia moriranno in quanto solo le Specializzazioni universitarie sono abilitate a formare terapeuti
3-     in molti servizi pubblici cesserà ogni forma di psicoterapia in quanto non vi saranno sufficienti psicoterapeuti
4-     molti di coloro che di fatto operano in settori della psicologia, non potendo farsi riconoscere come psicologi, continueranno a fare le stesse cose solo inserendole in diverse discipline (antropologia? Pedagogia? Psicologia? Sociologia?)