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L’ES DI GRODDECK

Il 31/12/89 presso il dipartimento di Scienze dei processi conoscitivi, del comportamento e della comunicazione dell’Università di Genova ho avuto il piacere e l’onore di tenere un seminario sul “Pensiero di Groddeck: contributo significativo ed attuale nel movimento psicoanalitico”. Il seminario è stato introdotto dal professor Michele Schiavone direttore del Dipartimento.
Ho potuto così ricordare la figura e le opere di questo originale Autore psicoanalitico “cancellato” dai seguaci “ortodossi” e “eretici” di Freud tanto che non si trova neanche citato in bibliografia di Autori come per es. F. Alexander, benché sia evidente che, se Freud è il padre della psicoanalisi, Groddeck è padre della psicosomatica. Comunque sono ancora troppo pochi coloro che ignorano il debito della psicoanalisi Freudiana a Groddeck.
Infatti il pur sempre attuale impianto teorico dell’”Io e l’Es” (1923) ricava da Groddeck l’istanza pulsionale. Lo stesso Freud (lettera 17/4/1921, Carteggio Freud-Groddeck, Adelphi 1973 Milano) glielo riconosce dopo 4 anni di dialogo epistolare:: “… comprendo assai bene perché a Lei l’Ubw non basti a farle considerare l’Es superfluo. Anche a me pare così, solo che io ho un particolare talento per accontentarmi della frammentarietà. Infatti l’inconscio è ancora qualcosa di fenomenico, un segno distintivo, in mancanza di una conoscenza migliore, come se dicessi: il signore nel cappotto di loden di cui non riesco a vedere chiaramente il viso. Che cosa faccio se un giorno egli compare senza questo indumento? Perciò io raccomando nella mia cerchia intima di non contrapporre fra loro l’Ubw e il Vbw (preconscio), bensì un Io coerente e una zona rimossa, staccata da esso. Ma neanche così si risolve la difficoltà. Ma l’Io nelle sue zone profonde è altrettanto profondamente inconscio, e confluisce appunto col nucleo rimosso.
Per rappresentarci la cosa in modo più corretto si potrebbe quindi affermare che le distinzioni e le suddivisioni da noi osservate valgono solo per gli strati relativamente superficiali, non per le profondità, per le quali il Suo ‘Es’ sarebbe denominazione giusta”. (sottolineatura mia).
Nonostante ciò le differenze fra le due visioni dell’Es, Freudiana e Groddeckiana, resteranno immutate. A questo riguardo cito da C. Rycroft (Dizionario Astrolabio, Roma 1970) “Es: la differenza con l’Es freudiano, tratto anche esso da Groddeck è fondamentale. Mentre in Freud l’Es esprime un concetto psicologico, in Groddeck è invece un concetto psicosomatico”.
Ma per comprendere bene la differenza è opportuno citare qualche significativo passo dalla prima lettera del “Carteggio” scritta da Baden-Baden il 27 maggio 1917 da Groddeck a Freud per richiedere il suo riconoscimento nonostante alcune sue precise posizioni: “Alle mie, o dovrei dire, alle Sue vedute io non sono giunto attraverso lo studio delle nevrosi, bensì attraverso l’osservazione dei disturbi che si suol chiamare somatici… Già molto prima di conoscere nel 1909 la paziente di cui Le parlavo sopra, io mi ero convinto che la distinzione fra anima e corpo costituiscono un tutto unico, e che in questa totalità stesse nascosto un Es, una forza da cui venivamo vissuti, mentre crediamo di essere noi a vivere … io ho rifiutato fin dall’inizio la distinzione fra disturbi fisici e disturbi psichici, tentando di curare il singolo individuo in sé, e l’Es in lui, cercando una via che porta nell’inesplorato, nell’inesplorabile…. Se ben comprendo, per ora la psicoanalisi lavora col concetto di nevrosi. Io suppongo tuttavia che anche per Lei, dietro questo termine (sottolineatura mia) c’è tutta intera la vita dell’uomo… e così come l’attività dell’Es che si presenta sotto forma di isteria o di nevrosi è oggetto del trattamento psicoanalitico, lo è anche quella che si manifesta sotto forma di vizio cardiaco o cancro”.
Sono questo tipo di affermazioni misticheggianti del corpo, che riecheggiano visioni yogiche oggi non più “tabù”, che hanno provocato l’ostracismo e la rimozione dal movimento psicoanalitico post-freudiano. Laddove lo stesso Freud già nel 1923 assolve Groddeck. Cito a questo proposito le parole di Pfister il suo “corrispondente ufficiale”: “Subito dopo la pubblicazione del ‘Libro dell’Es’ (1923) (di Groddeck, inciso mio) Freud mi disse in una conversazione: ‘Certamente Groddeck ha ragione al novanta per cento nel far risalire all’Es i disturbi organici, e forse ha colto nel giusto anche per altre cose”.
Dalla fine degli anni settanta in poi comincia la riesumazione e la riabilitazione della figura di Groddeck nel movimento psicoanalitico. Autori come Fromm (1978), Pasini (1982), Resnik (1983), Fornari (1984), a proposito e a sproposito lo citano.
Concludendo, per lo spazio limitato che non consente l’approfondimento dovuto, con quest’ultime riflessioni: che tanto per i disturbi psicosomatici che per quelli psicotici l’approccio teorico-pratico Groddeckiano è diventato indispensabile; che concezioni quali quelle della E. Jacobson, neo-freudiana americana di provata fede, di “Se psicofisiologico primario”, volente o nolente, sono più vicine all’Es di Groddeck che non a quello di Freud.

Dr. Luigi Fasce
Direttore dell’Istituto Groddeck/AIPAC
Genova