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LETTERA AL GIORNALE  LETTERA AL GIORNALE 

Cari Colleghi,

da anni sono abbonata alla rivista Noi Psicologia e devo dire che più volte tale giornale ha rappresentato per me una fonte proficua di aggiornamento e di informazione.
Poiché siete disponibili anche ad ascoltare ed eventualmente a riportare testimonianze personali, vorrei mettervi al corrente, anche per avere un consiglio, di una situazione nella quale mio, mio malgrado, mi trovo coinvolta, sia sotto il profilo professionale che “emozionale”.
Come ben sapete da alcuni mesi, dopo anni di vicissitudini ed attesa, è stato istituito l’Albo degli Psicologi. Io, come centinaia di altri colleghi, “celermente” ho presentato domanda di ammissione. Questo perché, (punto 1) per accedere ad un concorso pubblico e sperare, anche vagamente, di coprire un posto di psicologo, risulta necessaria, fra i requisiti, l’iscrizione all’Albo. Però, e qui mi  viene il punto forte, per “risultare membro effettivo di tale Albo”, è necessaria una esperienza, almeno quinquennale, in una USSL (o servizio di pari competenza) oppure un documento che possa attestare tale idoneità, ma che evidentemente non è risultata sufficiente, visto che io l’ho presentato – superamento di un concorso ed iscrizione alla relativa graduatoria – ma il mio nome non risulta tra i “fortunati”. Quindi, per prestare servizio in una USSL, è indispensabile superare ma soprattutto vincere un concorso pubblico (tranne che per assunzioni a tempo determinato, dove bastano i requisiti e i titoli personali).
Ma per accedere ad un concorso pubblico è necessaria l’iscrizione all’Albo (rivedi punto 19 e così di seguito, il giro continua all’infinito. Ora mi chiedo come si può uscire da tale circolo vizioso che offre pochissime, se non nulle, speranze a me e ad altre centinaia di persone, con relative implicazioni emotive e frustrazioni che ben difficilmente si possono immaginare?
Altro che “curare”; noi stessi dovremmo essere sottoposti a terapia intensiva contro le nevrosi da lavoro. Quindi mi si prospetta un futuro poco roseo, per non usare un’altra colorita espressione, ed un terreno molto fertile su cui poter coltivare.
Potete voi, a questo punto, offrirmi un consiglio, uno spiraglio di luce, in questa professione così oscura?

Cordialmente

                                                                                                     GIOVANNA OLMI