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SCUOLE DI PSICOTERAPIA E SCHEDE ANALISI

Di Margherita Sberna

A circa 18 mesi dalla promulgazione della Legge 56  che istituisce l’Albo Professionale degli Psicologi,  si comincia a parlare di scuole di formazione. Ed iniziano le prime lotte di potere, o per lo meno si vedono le avvisaglie di quello che succederà. Intanto le Università – riportiamo le notizie ufficiali di alcune – istituiscono formalmente le scuole di specialità  della durata di 4 anni ognuno dei quali di 800 ore. In più è stata costituita la Commissione che dovrà stabilire  i criteri di riconoscimento per le scuole di formazione alla psicoterapia e, OVVIAMENTE, il mondo accademico vi è ben rappresentato. In articolo a parte viene presentata la proposta di protocollo di auto-presentazione delle scuole di psicoterapia elaborata dalla Commissione. Ora, i quesiti sono vari: innanzi tutto, come mai, nonostante le dichiarazioni fatte  e la consistenza della partecipazione, nella commissione non è stato inserito un rappresentante della Consulta Nazionale Permanente degli Istituti di formazione in Psicoterapia a orientamento analitico (CNP) presieduta dal prof. Giancarlo Ceccarelli? Informazioni più precise in merito si possono leggere su  “Diffusione PSICOLOGIA n. 2” dello scorso febbraio, ma certo si ha l’impressione che ciò confermi le più nere ipotesi  di “prima dell’Albo”: la strategia parrebbe quella di privilegiare ancora una volta il mondo accademico e le eventuali attività private nel campo della formazione dei diversi “baroni” non tenendo conto del fermento e della vitalità che esiste nel campo privato. Del resto ciò appare confermato dalla velocità con cui stanno nascendo le scuole di specialità nelle nostre Università. Infine, se ovviamente il protocollo che presentiamo è frutto del lavoro della famosa commissione, che differenza sostanziale c’è  con quello a suo tempo proposto da Guido Contessa, allora membro del CD nazionale Sips, per la commissione specifica che si occupava di tali argomenti? Se in realtà le differenze sono marginali, tenendo conto della fiera opposizione a Contessa, cosa può significare la strategia adottata se non, una volta di più, il tentativo, parrebbe riuscito, di tenere in mano “le redini” di tutta l’operazione con potere e “prebende” relative?