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IL 90 E I NOSTRI SOGNI

Di Massimo Maisetti

Un illustre sociologo, Giuseppe De Rita, nella prima puntata della trasmissione pomeridiana di Rai Uno “Italia ore 6” ha fatto un’affermazione curiosa. Gli italiani si troverebbero, secondo lui, ad aver realizzato all’inizio del 1990 tutti i sogni nutriti nel 1950. A quali sogni si riferiva il professor De Rita? All’automobile? Al frigorifero? Alla prima e alla seconda casa? Alla prima e alla seconda televisione? A questo ed altro ancora. Riprendeva le elaborazioni del Censis (di cui è il primo responsabile) per dire che gli italiani sono ricchi, ma si vergognano ad ammetterlo. Forse, statisticamente parlando, avrà anche ragione. Si da che se Tizio mangia un fagiano e Caio salta i pasto, statisticamente hanno mangiato mezzo fagiano a testa e dunque stanno benone tutti e due. O almeno dovrebbero. Il 90 riporta in prima pagina il dramma di Cesare Casella: “Papà, questo è l’ultimo messaggio; fa quello che ti dicono altrimenti mi uccidono”. E i sequestratori ribadiscono: “Non siamo criminali, ma se ci costringerete lo diventeremo davvero”. Evidentemente il sogno che questi italiani hanno realizzato  consiste nella trasformazione del sequestro di persona, delitto tra i più turpi, in un’industria o in uno sport praticato da professionisti lautamente ripagati e regolarmente impuniti. Quanto alla repressione del banditismo, evidentemente non faceva parte dei sogni censiti nel 1950. Infatti è un sogno antico. Risale al 1863, quando in Calabria arrivarono i primi soldati piemontesi ,  e si disse che non era quello il rimedio al male. Ma dal 1863 al 1990 l’Aspromonte non è cambiato. L’ultimo messaggio, vero o falso, di Cesare Casella è stato spedito da Bovalino. E’ il paese della costa ionica dove è stata investita la maggior parte dei proventi da sequestri. A Bovalino c’è un quartiere intitolato a Paul Getty  perché costruito con i suoi soldi. Come può uno stato che si dice moderno tollerare questo cancro sociale? Perché l’Italia è il solo paese occidentale a subire questo tipo di reato? Perché non si procede alla ricostruzione del tessuto  comunitario in Sicilia e nelle altre regioni isolando e disarmando  le coalizioni di potere mafioso? Un uomo può morire per insufficienza cardiocircolatoria. Uno Stato può morire per insufficienza etico-politica. I sogni muoiono all’alba di fronte a istituzioni complici e corrotte, di fronte a partiti bloccati dalla paura di perdere consensi e voti criminali. Tutti i sogni, anche quelli che, secondo i sociologi, si sono già realizzati. E non possono dirsi ricchi, né soddisfatti, gli italiani costretti a vivere in una cancrena  di cui vergognarsi davanti all’Europa e al mondo.