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UN PROGRAMMA DI PACE
Come
mai molti dei pubblici dibattiti vertono sul tema: dobbiamo sostenere la
guerra o no? Mentre è trascurato l'approccio più importante al problema,
che è: "Quale è il nostro programma di pace quando le ostilità termineranno?"
Mi pare che nessun movimento, né pro-guerra né anti-guerra, dia sufficiente
attenzione a questa riflessione di vitale importanza per il futuro.
UN PROGRAMMA DI PACE
1) I conflitti fra nazioni
La
prima domanda è: come possiamo creare "strutture organizzative"
che aiutino i paesi in guerra a trovare nuove vie per la soluzione dei conflitti?
Saddam rivendica che il Kuwait fu ingiustamente portato via all'Irak nel
1919. Quale organizzazione politica può dire qualcosa in proposito? Per
il momento abbiamo una struttura organizzativa che viene usata a malapena:
la Corte Mondiale dell'Aia. Così il nostro programma di pace propone: "Portiamo
le lamentele di Saddam Hussein davanti a questa Corte Mondiale".
Questa istituzione (o qualsiasi altra organizzazione appropriata), potrebbe
essere il metodo strutturale per risolvere la questione Israelo-Palestinese.
Così, il programma di pace qui proposto chiede che il Patto Internazionale
per la fine della guerra debba includere una proposta per la risoluzione
del conflitto Irak-Kuwait, di quello Israelo-Palestinese, di quello Indiano-Pakistano
ed altri "conflitti di frontiera" che affiorano fra le nazioni.
Senza ciò, noi restiamo nelle stesse impotenti condizioni, circa la soluzione
dei conflitti fra Stati.
2) La vendita degli armamenti
Molti
dicono: "Saddam Hussein è una creazione occidentale".
In un certo senso è vero: in quanto capo di una delle più potenti forze
militari mondiali.
Le nazioni stanno combattendo contro quelle armi da loro stesse costruite
e che furono vendute per profitti delle loro compagnie, quelle stesse armi
che oggi uccidono "i nostri ragazzi". Oltre ogni ironia vi sono
le conseguenze: Saddam minaccia il potere occidentale con un arsenale compiacentemente
vendutogli. La soluzione: una Commissione Internazionale per controllare
la vendita degli armamenti fra le nazioni. Questo controllo deve coprire,
naturalmente, armi chimiche e batteriologiche, ma anche carri armati, artiglieria,
aerei e munizioni. Un ulteriore passo sarà il controllo internazionale degli
armamenti.
3) Il conflitto culturale arabo-occidentale
La
terza proposta di pace: riguarda la profonda frattura fra la cultura araba
e quella occidentale. Molti Arabi si sentono umiliati e molti occidentali
diffidenti. Per esempio, come mai non rispettare la religione araba come
un movimento culturale anche se non desideriamo di vivere nello stesso modo?
Sappiamo che poche persone preferiscono vivere permanentemente in una cultura
che non sia la loro. Ma non è una ragione per disprezzare la cultura araba
e la sua religione! Quello che serve è un profondo SCAMBIO CULTURALE fra
le regioni arabe e l'occidente. Questo non significa solo uno scambio di
artisti ed intellettuali, ma un incoraggiamento per incontri ed anche "scambi
di ruoli" fra studenti e gruppi professionali. Questo tipo di scambio
culturale, per esempio, è stato iniziato più di dieci anni fa dall'American
Association of Humanistic Psychology: una serie di incontri professionali
fu organizzata fra psicologi americani e sovietici. L'Associazione ha inoltre
dato il via a programmi di scambi professionali fra entrambi i Paesi.
Proponiamo che il governo sottoscriva uno scambio per un gran numero di
studenti: agli studenti occidentali può essere offerta la possibilità di
studiare in Oriente.
L'architettura è uno dei tanti argomenti che possono interessare gli studenti,
oltre che naturalmente alla lingua e alla letteratura arabe. Allo stesso
tempo, agli studenti arabi può essere offerto di studiare in Paesi occidentali.
Un esteso scambi fra studenti, accompagnato da incontri e scambi fra persone,
potrebbe servire a creare nuovi ponti
per una maggiore comprensione fra le due culture.
Questi progetti non eliminano
altre possibilità. Essi sono proposti come parti di un piano di pace che
cerchi di confrontarsi con la dura realtà fatta emergere da questo brutale
conflitto. Abbiamo bisogno di discuterli ed elaborarli, ora, al fine di
preparare come cittadini e come leaders politici, la strada per un progresso
della scienza.
J. Liss