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In questi ultimi anni, e più precisamente da quando si è cominciato a parlare più concretamente di regolamentazione della professione di psicologo, si è assistito ad un movimento di aggregazione degli psicologi ed affini come non si era mai visto prima.
O perlomeno ad un particolare modo di aggregazione che, pur non essendo del tutto nuovo per l'ambiente, pe lo meno diventava molto più frequente. Mi riferisco alla proliferazione di associazioni ed organizzazioni che parrebbero più dare importanza agli interessi di categorie specifiche all'interno della grande "famiglia" professionale degli psicologi.
Così, accanto alla SIPs, Società Italiana di Psicologia, certo la più "antica" fra organizzazioni esistenti, nasce la FIP, Federazione Italiana Psicologi. La differenza fra le due pare essere la connotazione più accademica della prima e più professionale della seconda (ma poi, guardando l'elenco dei rispettivi soci con cariche e non, si scopre che queste differenziazioni sono spesso solo dei modi di dire).
In più, in alcune città del nord vanno nascendo Associazioni locali di Psicologi: fino a questo momento non se ne capisce lo scopo profondo e la funzionalità, poiché, parrebbe, esse somiglino molto alla SIPS e alla FIP. Dunque….
Ma non è finita!
Gli psicologi si possono raggruppare in 3 grandi categorie, rispetto alle loro  modalità operative: ci sono quelli che si occupano delle patologie psicologiche di altri esseri umani sofferenti - gli psicoterapeuti in senso generale; ci sono poi quelli che si occupano di attività varie con i sani, per migliorare in senso generale la qualità della loro vita - potremmo indicarli, benché il termine sia impreciso e comunque non per tutti adeguato, come psicologi sociali; infine ci sono i ricercatori, quei professionisti, cioè, che svolgono il loro lavoro principalmente "in laboratorio" per aprire nuove frontiere alla psicologia del futuro.
Eppure, nonostante anche le specializzazioni universitarie previste dal corso di laurea si siano moltiplicate, parrebbe che esistano solo gli psicoterapeuti diversificati in numerose correnti ed impostazioni.
Se si facesse una piccola ricerca, si scoprirebbe facilmente come siano preminenti le pubblicazioni, le riviste, gli articoli anche sulla stampa non specializzata, che parlano di psicoterapia più che delle altre due categorie indicate. Anche il pubblico spesso identifica la psicologia con la psicoterapia.
D'altra parte anche molti operatori del settore sembrano pensarla così. Ed infatti attualmente c'è una grossa battaglia per il riconoscimento degli psicoterapeuti, al punto che è nata una nuova associazione, la CNP - Consulta Nazionale Permanente Istituti di Formazione in Psicoterapia ad Orientamento Analitico - che si propone di salvaguardare l'esigenza delle scuole private di formazione in questo campo.
Ma esistono scuole di formazione anche per le altre categorie di psicologi, dal momento che l'università garantisce solo un apprendimento di base e non specialistico.
Questo significa forse che nasceranno altre aggregazioni "di settore" tese a proteggere e garantire altri interessi per ora meno "accreditati" oppure che esiste una sorta di  gerarchia interna fra le professioni "PSI"?
La storia parrebbe propendere per la prima ipotesi.
Ma resta sempre un dubbio: è la parcellizzazione che garantisce il massimo successo di un'impresa o, al contrario, ciò che serve maggiormente è l'unità di intenti per ottenere vantaggi collettivi soddisfacenti?
La legge 56 attualmente garantisce gli interessi dell'accademia e pone "sub condicione" l'allargamento ai privati di questa situazione. Benché tutti razionalmente concordino sull'impossibilità per l'università di rispondere concretamente alle necessità di specializzazione presenti e future, non tutti paiono aver chiaro che si tratta per l'università ed i suoi baroni di gestire un grande potere che certamente porterà ricchi frutti.

Le associazioni esistenti hanno affrontato questo aspetto del problema o ragionano in un'ottica totalmente individualistica?
Se è l'ultima ipotesi quella che stanno percorrendo, forse non hanno mai considerato il famoso detto "Dividi ed impera": potrebbero ricavarne un utile insegnamento.

ms