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TERZA PAGINA

IL SIGNOR ROSSI ESCE

Era una bella serata di settembre ed il signor Rossi aveva avuto il permesso dalla Casa dei Pensionati di uscire da solo, per una volta, a fare un giretto.
Il signor Rossi era proprio contento di aver avuto quel permesso. Erano tre anni che non usciva da solo, e per di più quando usciva accompagnato lo portavano a visitare musei e chiese dove non si vedeva nulla di veramente interessante ed attuale.
Il signor Rossi tutto ciò che sapeva del mondo esterno alla Casa di Ricovero lo conosceva attraverso la TV e ciò che sapeva dell'umanità era ben poco edificante. Passeggiando tranquillo, il signor Rossi ripensava a tutto ciò che era venuto a sapere attraverso la TV, e si sorprese a sperare di vedere con i propri occhi se tutto ciò che dicevano era vero. Fortunatamente il signor Rossi non guardava mai il giornale televisivo (considerandolo opprimente), ma solo i teleromanzi, le telenovelas ed i film che gli davano una visione spesso distorta della realtà.
Camminava ancora quando vide il disco.
Era un enorme disco nero e da esso scendevano migliaia di omini verdi con minuscole antenne. Il signor  Rossi si sedette su un gradino di una casa vicina e si mise a godere lo spettacolo. Gli omini continuavano a scendere e colpivano ogni persona che passava con un raggio e così la  persona diventava subito ubbidiente nei loro confronti: prendeva una specie di pistola, come quella che usavano gli omini, e la usava contro altri uomini ancora "normali".
Il signor Rossi pensò che era proprio un bel film, peccato che non l'avesse visto dall'inizio!
Ormai tutti gli uomini scappavano, qualcuno passò anche vicino a lui. Il signor Rossi osservava eccitato ed ogni tanto applaudiva. Era proprio un bello spettacolo. Gli omini verdi ormai avevano il sopravvento. Continuavano a mietere vittime fra gli uomini che incontravano. Il signor Rossi era sempre più felice. Aveva fatto bene ad uscire dal pensionato così era capitato in quel bel cinema all'aperto.
Si concentrò sulla scena. Dal disco volante continuavano a scendere omini verdi e si diramavano per le strade delle città. Probabilmente alla ricerca di altre persone da colpire. Il signor Rossi continuava ad osservare. Era un bellissimo spettacolo ma cominciava ad essere un po' stanco. Forse era ora di tornare a casa. Faticosamente si alzò in piedi. Diede un ultimo sguardo alla scena. Ora un omino verde sembrava dirigersi verso di lui. Da chi stava andando? Il signor Rossi lo osservò, poi decise che era troppo stanco per sapere come andava a finire il film.
Girò le spalle con l'intenzione di allontanarsi.
Poi l'omino gli sparò.

BIPAS

GIOCHI D'ARIA

Apri la finestra e fa entrare un po' di aria. Subito fatto! Il fumo velocemente s'indirizzò verso l'uscita e si portò via i capelli della signora seduta dietro il tavolo. Niente paura, niente paura…la signora chissà da quanto aspettava questo momento e, ogni volta che poteva, si  sedeva dietro i tavoli o sotto le finestre.
Non era importante quanto grandi fossero le finestre o di che colore fossero dipinte, certo lei preferiva i colori chiari ma ciò non era essenziale; bastava ogni tanto un filo d'aria e colo fumo lei mandava via gli occhi, le orecchie, le mani…
Questa volta i capelli. La gente che stava seduta tutt'intorno a lei non si meravigliò per niente e tutti continuarono tranquillamente a prendere appunti sui taccuini fatti apposta. Intanto i capelli della signora tiravano via anche le orecchie ma nessuno si accorse di niente. O forse nessuno, ma se nessuno osservava voleva dire che ciò che andava accadendo non era da considerare o da studiare. La signora fu presa però da un certo imbarazzo e cercò di simulare indifferenza rivolgendo gli occhi al soffitto ma nessuno guardava in alto e lei si sentì sola. Intanto i capelli con le orecchie erano lontani e si tuffavano beatamente nell'aria al di sopra dello smog della grande città. "Che cosa non volevate sentire?" chiesero i capelli alle orecchie. "E voi perché eravate così tirati?" risposero le orecchie. La signora, rimasta seduta dove ormai qualcuno aveva chiuso le finestre, sentiva solo tanto dolore, ma tanto dolore per quel pulsare sotto le tempie che ricordava i suoi spazi vuoti. Ormai qualcuno si era accorto del suo malessere ma non era il momento di intervenire né, d'altra parte, alcun intervento era stato chiesto.

Daniel Liviello

"SE MI AMI, AMORE MIO

PERDONA LA MIA GIOIA"

talvolta
la mia gioia
ti spaventa
amore mio
nasce dal nulla
e si nutre di poco
di larve invisibili
che il vento trasporta
di frammenti di paura
che si fondono in tepore
di briciole di serenità
cadute
dalla mensa dei poveri
di un raggio di sole
che risveglia lucciole
addormentate
in  gocce di rugiada
se mi ami
amore mio
perdona la mia gioia.
                                   R. Tagore

RISVEGLIO POST ANESTESIA

Mi s
ai vegliando
E io
Attendo il mio risveglio
ti vedo già
ma i miei occhi sono chiusi
e immobili
sono le mie mani
mi parli
e non ti sento
ti parlo
e non odo
il suono
della mia voce
ti porgo una mano
ma essa
non giunge
fino a te
mi offri qualcosa
ma invano
tento di afferrarlo
vedo i tuoi  occhi
che mi guardano
ma sono ancora
solo
gli occhi
dell'anima
                        Terenzio Formenti

DONNA

Donna derubata, trafitta, martoriata.
Donna violentata e coperta di ruggine.
Calvario senza santi
come la morte di salgari.
Unghie affilate
ti speronano la schiena
i venti litigiosi
eclissano la luce.
Cimeli appesi al capezzale
risvegliano l'incubo della verginità
ed ansie consacrate
rincorrono l'orgasmo
in uno stupido gioco di beffe.
Donna vellutata e sincera,
che rinsaldi l'amore
con bocche di cicogna,
pensieri lontani  e vicini, oscillano
sul torcicollo mattutino
e nella terra - madre
delle tue pene -
il corpo soffoca
mostruose cravatte di vendetta.
I tuoi occhi limpidi e profondi,
da Est a Ovest
agitano segnali solari,
donna preziosa
come raro quadrifoglio.
                                   Pasquale Montalto