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VIII CONGRESSO EUROPEO EAP

Zurigo,  29 luglio – 3 agosto

Fra bagliori metallici, avveniristiche fughe di spazi architettonicamente grandiosi, chiacchierii sommessi di zampilli d’acqua ed improvvise quanto inaspettate oasi di verde, avanzavano nello splendido scenario dell’Università di Zurigo che faceva da cornice all’VIII Congresso Europeo dell’EAP (European Association for Humanistic Psychology) il cui contenuto rispondeva appieno ad ogni desiderio eterogeneo di cultura, conoscenza, esperienza, scambio. Il tema stesso del Congresso, “To be: Today and tomorrow. Training for the phases of life”, richiudeva in sé l’universalità dell’essenza della psicologia umanistica. In questi giorni dal 29 luglio al 3 agosto 1986 il mondo culturale ha avuto un momento comune di riflessione su se stesso e, finalmente abbattute sterili barriere pseudoelitarie di scuole di pensiero, abbiamo visto Rollo May (Eros e la sua funzione nella Terapia) e R.D. Laing (Eros e thanatos) accanto a Jerome Liss (Terapia biosistemica), a Dora Kalf (Introduzione al gioco della sabbia) che insieme a Mario Jacoby rappresentano la continuità del pensiero Junghiano pur nella loro personalissima elaborazione: a Ronald E. Chavers che ha portato lo sciamanesimo  come esperienza terapeutica derivante forse dalla fusione armonica dei suoi studi e ricerche sulla teologia, mitologia, psicologia, sociologia, antropologia e metodologia. Il mondo intero aveva i suoi rappresentanti: c’erano Sudafricani, Sudamericani, Canadesi, Francesi, Inglesi, Spagnoli, Italiani, Israeliani, ecc. Nel programma quotidiano, dopo le plenarie seguivano le tavole rotonde, dove 3 o 4 esperti sviluppavano, insieme al pubblico, il tema del giorno, sempre accentrato sulle fasi della vita. Vi era la traduzione simultanea in 5 lingue, seguivano nel pomeriggio workshops di due ore (io ho frequentato quello interessantissimo di Maria Rita Parsi con la sua “Principessa degli specchi”). Alle 17 riunioni in Home group formatisi sin dal primo giorno dei lavori, per far sentire più uniti nel “piccolo gruppo” i partecipanti, così da esplicitare attraverso l’esperienza del vissuto quell’essere in comunione con l’altro da noi; cosa assai rara nel Congressi, dove il potere culturale prende il sopravvento sull’ “essere insieme” nella cultura. A questo ha certamente contribuito l’ottimo Dieter Miltelsten Schedi con il suo “To be – is love”. Il 1° agosto, la mattina, presentavo “Training alle fasi della vita: 3 test psicodiagnostica”, in cui proponevo i miei 3 test “Il buio, la porta, lo specchio” ed ero quasi disturbata dal non poter stare solo a sentire gli altri splendidi oratori, come Jhon Rowan, Jhon Raphael Staude, e Jampolsky (dell’Università di California, pioniere del lavoro clinico psicologico con bambini), che con D.V. Cirincione ha condotto un dialogo con l’auditorio dando particolare enfasi all’abbandono della paura e della colpa attraverso il perdono. Poi in un momento corale Rowan ha proposto a tutti noi un’esperienza, cioè chiudere gli occhi e, in piedi, pensarci come un qualcosa di luminoso che via via dalla nostra mente avvolgeva il nostro corpo per poi riunirsi a tutti gli altri; ed io che ero scettica ho voluto provare, così ho sperimentato un vissuto emozionale intenso: via via, divenivo luce e un tepore mi avvolgeva, alla fine la sensazione fisica di un profondo calore alla nuca e un’immagine totale di una sorta di immenso girino luminoso, il cui corpo eravamo tutti noi, e la cosa era la mia nuca; alla fine ho dovuto comunicare questa emozione, e, mentre la esprimevo, ho capito il messaggio di regressione ed interesse di essere “insieme e con” che avevo provato, quello che avevo vissuto era forse l’inizio indifferenziato e universale della specie. Sono tornata al mio quotidiano con tante conoscenze e con tante domande e curiosità in più, spero che simili congressi si diffondano con maggiore frequenza, anche se gli sforzi per organizzarli sono veramente titanici , e in questo ringrazio Michele Festa, attuale presidente europeo dell’EAP e promotore del Congresso.

Maria Rosa Dominici