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D.:
Come sai liter dellAlbo si è arenato con la caduta della legislatura.
Ritieni che la battaglia per lAlbo debba essere ripresa?
Peresson: Senzaltro direi di sì! È a dir
poco assurdo che uno Stato che licenzia dei dottori in psicologia
non sia ancora nella condizione di stabilire che cosa questi dottori
possono e debbono fare o non fare! LAlbo è un preciso diritto
degli psicologi, tra laltro contemplato dalla stessa Costituzione.
Esso consentirebbe di fare finalmente chiarezza sul cosiddetto ruolo
dello psicologo e nel contempo
pulizia dei troppi selvaggi
che pullulano il nostro paese.
Rossati: Non credo si possa parlare tout
court di crisi della psicologia italiana. Semmai, a mio modo
di vedere, si può parlare di una crisi di crescita, nel senso che negli
ultimi 15 anni abbiamo assistito ad una massiccia espansione (legata a diversi
motivi) della psicologia e della professione psicologica, di fronte alla
quale le strutture disponibili (giuridiche, didattiche, associative, editoriali,
ecc.) si sono mostrate gravemente inadeguate. Insomma ci troviamo di fronte
ad un processo di tumultuosa espansione che presenta luci ed ombre. Secondo
me però gli aspetti positivi sono quelli che prevalgono.
D.: Se hai risposo sì alla prima domanda, quali iniziative ritieni
che la comunità degli psicologi debba prendere, perché questa legislatura
veda il varo della legge?
Peresson: Anzitutto un serrare le file
come si usa dire in gergo militare. Credo che troppi colleghi siano rimasti
assenti sia dal dibattito sia dallimpegno concreto portati avanti
con coraggio e notevole sacrificio personale da pochi altri. È tempo che
gli psicologi si rendano conto che soltanto la compattezza dellintera
categoria può sortire effetti positivi. Ho invece avuto limpressione
che molti abbiano a torto ritenuto più utile legarsi a
carri più
o meno importanti, nella speranza di veder riconosciuti i propri diritti.
È inutile farsi illusioni: non è sposando questa o quella corrente,
questo o quel personaggio, che vedremo varata la legge tanto
attesa. Bisogna essere solidali tra di noi, senza distinzioni di parte;
bisogna essere consapevoli che gli oltre 20.000 psicologi italiani rappresentano
una forza non indifferente anche in sede politica ove saputa saggiamente
amministrare. In definitiva, rinnovo il mio appello al serrare
le file e a farci rappresentare solo da psicologi che non abbiano
interessi personali da difendere. In caso contrario, credo che lAlbo
non vedrà mai la luce!.
Rossati: A mio avviso, la comunità psicologica
dovrebbe sia correggere il tiro, sia adeguare più concretamente
i mezzi ai fini. Mi spiego meglio: innanzi tutto occorre rinunciare ad atteggiamenti
massimalistici del tipo o tutto o niente, ed impegnarsi piuttosto,
in una politica riformistica dei piccoli passi in avanti. In
secondo luogo, se la comunità psicologica eserciterà una pressione continua
e soprattutto convergente (evitando quindi frammentazioni e voci discordanti)
sul Parlamento, finalizzata ad ottenere il soddisfacimento di poche e chiare
richieste minimali (ad es. che la psicoterapia sia compresa
tra le competenze professionali dello psicologo), ebbene, allora io credo
che potremo vincere anche questa battaglia. Tra laltro, è in questo
modo che i nostri colleghi svizzeri del Canton Ticino sono riusciti ad avere
successo.
D.: Qual è la Tua opinione circa la Società Italiana di Psicologia
(SIPS)?
Peresson: Troppe consorterie e troppi
personalismi. È una società che non mi sembra rappresentare,
autenticamente, gli psicologi italiani ma piuttosto gruppi di potere che
attraverso la SIPS perseguono interessi di parte. La SIPS potrebbe veramente
diventare la Società di tutti gli psicologi vero, se fosse finalmente sottratta
ai particolarismi che con linteresse degli psicologi nulla hanno a
che fare. È anche qui tempo che gli psicologi sappiano trovare unintesa
sui nomi rappresentativi perché solo così la SIPS potrà veramente diventare
la Società Italiana di Psicologia!.
Rossati: La SIPS è oggi lunico organismo
rappresentativo della categoria degli psicologi italiani in quanto tali
(cioè non di scuola, non degli psicologi in quanto professionisti
o accademici, non in quanto sindacalizzati, ecc.).
Inevitabile quindi che si trovi oggi ad affrontare compiti di rappresentanza,
di raccolta e di interpretazione di svariate esigenze, ed anche
di gestione rispetto ai quali le strutture si rivelano, ogni giorno che
passa, sempre più inadeguate. Una delle cose più urgenti è quindi la riforma
dello Statuto associativo, in modo da renderlo, se non proprio allaltezza
dei tempi, almeno non troppo obsoleto.
D.: Puoi indicare i 3 principali problemi degli psicologi italiani
oggi?
Peresson: In ordine prioritario, metterei innanzitutto
il varo dellAlbo. Subito dopo però, indicherei il problema della formazione
personale. È assolutamente indispensabile che lo psicologo si presenti con
le carte in regola quanto a professionalità. Attualmente difatti, stiamo
assistendo a troppa superficialità, pressapochismo, disinformazione. Come
terzo problema infine, designerei quello delloccupazione sia a livello
pubblico, sia privato. È evidente , peraltro, che lo sbocco professionale
dello psicologo è intimamente legato allAlbo e alla formazione, per
cui i 3 aspetti di cui sopra mi sembrano inscindibili fra loro.
Rossati: Direi che in primo luogo
la frattura ancor oggi purtroppo molto profonda ed estesa nel mondo
accademico tra impegno nella dialettica e nella ricerca ed impegno
a favore della professionalità, cioè a dare agli allievi una formazione
di tipo professionale. Ma evidentemente, non si può trasmettere quello che
non si ha: conosco dei docenti universitari di discipline psicologiche che
si fanno un vanto di non sapere nulla di quella che essi continuano a chiamare
sbrigativamente psicologia applicata. In secondo luogo il fatto
che i corsi di laurea in psicologia esistono tuttora in sole 3 sei (Roma,
Padova e Palermo). Un primo passo avanti sarebbe costituito senzaltro
dallapertura di nuovi corsi di laurea in psicologia anche in altre
regioni.
D.: Cosa pensi delliniziativa del nostro giornale di promuovere
un ANNUARIO delle SCUOLE e degli PSICOTERAPEUTI italiani?
Peresson: Liniziativa di NOI PSICOLOGIA
è senzaltro lodevole e va incoraggiata. Nella assoluta vacanza legislativa
in cui ci troviamo, poter avere un panorama il più possibile completo della
situazione è fuor di dubbio di notevole interesse per tutti. E tuttavia
credo anche che si debba considerare il rischio di un Annuario
imperfetto nel senso, cioè, di essere espressione di una parte soltanto
della realtà della psicologia italiana. Laugurio che faccio è che
tutte le Scuole e tutti coloro che ritengono di avere titolo a esercitare
la psicoterapia, aderiscano alliniziativa di NOI PSICOLOGIA. Ma forse
è pretendere troppo!.
Rossati: Non credo esista oggi un
solo nodo della psicologia italiana. I nodi sono molti e poiché
sono fra loro estremamente collegati, scioglierne uno significa contribuire
anche a sciogliere gli altri. Ad es., se oggi avessimo lAlbo e lOrdine,
indubbiamente le condizioni della didattica oltre che della professione,
sarebbero con ogni probabilità molto migliori. Ma questo ragionamento si
può anche capovolgere: se oggi avessimo più cultura psicologica, più professionalità,
corsi di laurea meglio distribuiti sul territorio nazionale, ecc., è molto
probabile che saremmo riusciti a vincere la battaglia per il riconoscimento
giuridico della professione. Per questo è importante affrontare il discorso
dellAlbo e dellOrdine contestualmente agli altri, e promuovere
in generale, unimmagine più definitiva e precisa della psicologia
e delle sue possibilità professionali ed operative nel nostro Paese.