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E L’ALBO …?

A questo punto della vicenda, nessuno sa di preciso quale sia la situazione della Legge sull’Albo professionale degli psicologi. E, comunque, l’instabilità dell’attuale governo Goria non dà garanzie di alcun genere.
Parlarne ancora significa dunque fare un  discorso “accademico”. E la riflessione parte proprio da uno stimolo di 3 docenti universitari – per la precisione: M. Cesa Bianchi, G. Girotti, O. Andreani Dentici – i quali osservano che fra gli emendamenti alla proposta di legge n. 2976 suggeriti dal Servizio legislativo-professionale della SIPs ce n’è uno che potrebbe rivelarsi fonte di gravi problemi.
Si tratta di tutto il discorso che riguarda gli iscritti a scuole di specializzazione in psicologia: pare che il testo della legge li privilegi rispetto agli altri. Dunque la SIPs propone di abolire qualsiasi riferimento ai laureati iscritti a scuole di specializzazione in psicologia.
Ma se ciò avvenisse, poiché di tali soggetti non si parla in nessun altro articolo delle norme transitorie “… tutti quei laureati che, al momento in cui la Legge venisse definitivamente approvata, si trovassero iscritti a scuole di specializzazione in psicologia, ovvero avessero conseguito il diploma di specializzazione da meno di due anni, o ancora, pur avendolo conseguito da più di due anni non avessero ancora maturato il requisito dei due anni di attività professionale, non soltanto non potrebbero accedere alla sessione speciale di esame di Stato per titoli prevista dall’art.34, ma non potrebbero neppure partecipare in un secondo momento – quando avranno ottenuto il diploma di specializzazione o di attività professionale – a una sessione ordinaria dell’esame di Stato ….”.
Sarebbero dunque esclusi e per sempre, da qualsiasi possibilità di ottenere l’abilitazione in psicologia e l’iscrizione all’albo professionale.
I tre accademici firmatati della riflessione fanno quindi alcune proposte correttive e riequilibratrici.
Commentando questa posizione, mi pare doveroso sottolineare, per coloro che non conoscono a memoria la legge, che i laureati specializzati in psicologia di cui si sta parlando sono “dottori” in discipline diverse dalla psicologia. Dunque i firmatari non solo preoccupati di proteggere gli interessi di poveri studenti indifesi, ma certamente sono intenzionati a difendere il più a lungo possibile la loro “cittadella”. Quanti invece seguirebbero la via della specializzazione triennale, quando – anche nell’attuale situazione, con  i 5 anni di durata della facoltà di psicologia – esiste la possibilità per i già laureati di avere una riduzione della durata del corso di laurea e del numero di esami?
Va poi tenuto presente che fin dall’istituzione della facoltà di psicologia nel 1972 – se non erro – queste scuole di specializzazione avrebbero dovuto sparire, se non per i già iscritti, perché la facoltà le sostituiva ampiamente.
Fino ad ora esistono sul nostro territorio 3 facoltà universitarie, ed il progetto è quello di ampliare il loro numero: non basta questo per saziare la voracità dei Nostri?
Non bastano tutte le manovre  che hanno fatto – e faranno fino all’approvazione definitiva della legge – per poter dominare incontrastati ed avere una “torta” più sostanziosa da dividersi?
A me francamente sta venendo un dubbio: chi sono i medici della Legge sull’Albo professionale? È proprio sicuro che sia qualche partito che si oppone per “ragioni etiche” o che sia la categoria – certo potente e privilegiata – dei medici? Non saranno piuttosto i medici che sono anche specializzati in psicologia; oppure i direttori di scuole di specialità; oppure i “baroni” accademici grandi e piccoli che siano, che temono di vedere eroso il loro potere? Tutto loro certo non hanno bisogno di un Albo professionale!

M.S.