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IN MANI SICURE.

A prima vista non si direbbe mai che A. è una persona handicappata: minuta, ben proporzionata, due grandi occhi chiari… forse un'espressione troppo infantile per i suoi 17 anni, ma che potrebbe essere anche presa per una accentuata timidezza: nell'insieme comunque "normale". L'handicap di A. è complesso, apparentemente poco visibile, mal definito e definibile, ma proprio per queste sue contraddittorietà ancora più problematico da combattere e superare. Difficile stabilirne la causa: sofferenza durante la gravidanza? (A. è gemello monovulare) oppure sofferenza durante e subito dopo il parto data l'esiguità del suo peso alla nascita? (kg. 1,5). Probabilmente l'una e l'altra cosa.
Il suo handicap è stato definito come "immaturità e ritardo psico-motorio per cause perinatali". Troppo poco per avere le cure e i trattamenti di un handicappato tradizionale (spastico, cerebroleso, ecc.) troppo per far parte dei cosiddetti "normali".
Soprattutto, non è mai stato chiaro quali fossero i trattamenti e le terapie specifiche che avrebbero potuto aiutarlo.
Quando, ancora molto  piccola, l'accompagnai ad un centro di cura per bambini spastici (per mia iniziativa, non perché un qualsiasi medico mi avesse indirizzata) mi sentii dire che proprio spastica non era…e la diagnosi si perse perché il luminare era troppo preoccupato di illustrare il "caso" agli allievi.
Alla mia domanda di dove potevo far fare della riabilitazione ad A., mi risposero che non era spastica e quindi il centro di rieducazione motoria per gli spastici, non era il luogo adatto. Potrei raccontare ancora molti episodi di questo genere. Soprattutto c'è da rilevare, in questo lungo iter, la quasi totale assenza della struttura pubblica che non è riuscita mai ad essere né propositiva né, quindi, tantomeno operativa.
Se A. ha fatto progressi ed ha acquistato alcune autonomie e capacità è perché per caso, per fortuna, attraverso le strade le più impensate, siamo riusciti a farle fare molte esperienze soprattutto di ritmica, musica, nuoto, scout.
Ma tutto questo senza un piano preordinato, senza quindi l'opportunità di verifiche puntuali che permettessero di aggiustare il tiro volta a volta, privilegiando certe attività piuttosto che altre.
Anche l'esperienza scolastica, in assenza di un piano "mirato" apposta per A. si è rivelata piuttosto un parcheggio che un'esperienza di crescita e di maturazione.
Dopo la scuola dell'obbligo il "che fare" è diventato drammatico.
L'Ente Locale offriva soltanto corsi di addestramento professionale nei quali era previsto l'inserimento di un handicappato ogni venti partecipanti.
Questo in teoria, perché in pratica l'accesso al corso era quasi esclusivamente per persone che intendevano qualificarsi in un'attività già iniziata.
Altra opportunità la frequenza a corsi di addestramento per handicappati: frequenza sconsigliata per le caratteristiche di A.
Dopo un anno di incertezze, di incontri spesso umilianti, di informazioni incomplete o sbagliate, abbiamo deciso di tenere A. a casa. Così ha continuato le sue attività terapeutiche e di svago, ma fuori dal circuito scolastico e formativo dei suoi coetanei. Questa situazione di stallo è stata poi superata con l'inserimento in un Istituto d'Arte, scuola con tradizioni di accoglienza di ragazzi disabili.
Qui A. ha potuto maturare molte esperienze dal punto di vista della socializzazione, ma assai poche se guardiano all'acquisizione di abilità per un'eventuale attività lavorativa futura.
E ora che anche questa esperienza è conclusa (praticamente con niente di fatto, perché le daranno solo un attestato di frequenza, non spendibile per un'eventuale attività lavorativa) nuovamente: Che fare?
Farà un'esperienza in strutture che accolgono anche ragazzi più gravi di lei con la speranza che riesca a trovare una dimensione di lavoro adatta alle sue capacità e alle sue caratteristiche personali.
A nostre spese, naturalmente, perché per i parametri dell'Ente Pubblico, basta poco per essere considerati "ricchi" e non aver quindi diritto ad alcun sussidio, e queste strutture private hanno prezzi assai elevati.

C.M.