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MEDUSA

Dicevano che a guardarla si restava pietrificati… ma forse il suo nome era un altro.
Dopo una lunga nuotata torno a sdraiarmi ed apro La Repubblica, dovevo ancora guardarla venerdì mattina 25 agosto '89. Nel paginone centrale, quello delle ghiottonerie culturali, ci sono un titolo ed una foto, un qualche cosa nel mio cervello invano cerca di rifiutare: leggo e rileggo per fissare quel nome. "E' morto Ronnie!", si proprio il "mio Ronnie", è Ronald Laing, maestro e amico, è impossibile, eppure è morto d'infarto a 61 anni. Il pensiero va subito ai verdi occhi innamorati di Margherita, la sua dolcissima moglie, he venne con lui a Bologna, dove lo avevo invitato nell'ottobre 1986. Avevano trascorso momenti allegri e gioiosi, pur con delle difficoltà della lingua; ci eravamo trovati a "chiacchierare" ed a cena nella collina bolognese  Ronnie aveva ironizzato sulla sua gelosia sugli sguardi ammirati che un gruppo di uomini avevano saputo ridare al maestro della psichiatria umanistica fiducia e gioia di vivere.
Il tema di quella conferenza e di quel seminario esperienziale tenuto da Laing era sull'Eros e il Thanatos. La mattina del 24 ottobre 086, nell'Aula Magna dell'Istituto d Psicologia, tenne una conferenza su "Eros: il senso del corpo sessuale ed il suo significato sociale" e la gente, studenti e suoi ammiratori, era perfino seduta per terra (cosa che in 20 anni non ho mai visto); il giorno dopo San Lazzaro il Comune mi aveva concesso l'utilizzo della palestra, e vi tenne un workshop il cui tema era "Amore e morte: il linguaggio dell'Eros nella relazione psicoterapeutica", e desidero ricordarlo con le parole che Paola Giovannini scrisse di lui sul Resto del Carlino: "Amore e morte: partendo da queste due polarità che segnano l'inizio e la fine del ciclo vitale, lo psichiatra scozzese, riconosciuto anche come un affascinante istrione e amante del fare spettacolo, illustra le modalità, i codici, i linguaggi e i diversi strumenti interpretativi e terapeutici attraverso i quali l'Eros, il desiderio di vivere, di vincere, di amare, possono trasformare un medico della psiche in una persona che riesce a stabilire una comunione col paziente"; e lui questo lo faceva sempre; nel suo "Kinsley Hall" di Londra egli stesso spiegava "qui è il contrario di ospedale psichiatrico: né direzione, né medici, né malati. Si lascia che la gente arrivi alla fine del suo viaggio nella follia, risalga nel tempo, regredisca, liberandosi di choc e traumi…."
E  mentre sto scrivendo queste righe ecco apparire al TG dell'una di lunedì 4 settembre '89 un viso, una foto: è quella di Gigliola Lo Cascio, perita con le famiglie del disastro aereo di Cuba….e sono di nuovo di pietra.
La morte, ecco chi è Medusa.

Maria Rosa Dominici