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CARO DYLAN DOG .
Dilaga
l'horror. Ha invaso fumetti, cinema e tv, fenomeno di tale rilievo d meritarsi
manifestazioni come il Salone dell'Horror e della Fantascienza di Torino.
Non è un fenomeno nuovo: già nel 1759 Voltaire lamentava che si parlasse
troppo di vampiri: "La morta innamorata" di Teophile Gautier risale
al 1832; "La famiglia del vourdalak", l'agghiacciante racconto
di Alexis Tolstoi del 1847, precede di ben mezzo secolo il celebre "Dracula"
di Bram Stoker. Quanto al cinema, i film impressionisti tedeschi degli anni
Venti erano popolati da una folla di ombre inquietanti. Gli effetti speciali
non erano ancora stati inventati, ma l'abilità dei registi suggeriva il
terrore anziché mostrarlo, lasciando alla fantasia degli spettatori la possibilità
di immaginare quello che si vedeva. Gli incubi sono sempre esistiti come
i racconti dell'orrore, da Edgar Allan Poe a Stephen King e Clive Barker,
fino al più recente Jack Curtis di "Ricordati di me". Oggi sono
cresciuti di peso e numero. E si sono moltiplicati i mostri. Ai topi, ragni,
vermi, pipistrelli, mummie e fantasmi della tradizione si sono aggiunti
i prodotti delle nuove tecnologie, gli zombi, i cyborg, i terminator, i
robokiller. Mostri vecchi e nuovi si sono intrufolati persino nei racconti
di Natale e nei cartoni animati. Tim Burton, regista di "Batman"
e di "Edward mani di forbice" si è inventato "Nightmare Before
Christmas" dove Jack Skeletron, un pupazzetto allampanato e tutt'ossa
che vive ad Halloween tra streghe ed esseri orripilanti, rapisce Babbo Natale
per rubargli il mestiere e trasforma la notte santa in un incubo. In un
ruolo che riecheggia il mitico "Shinig" è ricomparso Jack Nicholson,
scrittore licantropo, protagonista di "Wolf" (Il Lupo).
Nella proliferazione dei mostri reali e immaginari, si distingue per intelligenza
ed ironia un curioso eroe: Dylan Dog. Non è casuale lo strepitoso successo
di questo "indagatore dell'incubo", inventato da Tiziano Sclavi
(800.000 copie mensili vendute) e dei "Dylan Dog Horror Fest"
(veri e propri festival del fantastico con anteprime e inediti).
Dietro alle storie interessanti, ai personaggi curiosi, ai disegni suggestivi,
c'è qualcosa di più del piacere di una lettura coinvolgente. Il bel tenebroso
protagonista risponde ad un bisogno profondo: si colloca nell'immaginario
come punto di riferimento e di rassicurazione. La conferma forte e chiara
dalle centinaia di lettere che Dylan Dog riceve. Per un'ampia fascia di
lettori l'eroe è uscito dalla dimensione dell'immaginario disegnato. Quasi
fosse stato toccato dalla miracolosa arcivernice di Pier Lambicchi, è diventato
reale, una via di mezzo fra il padre spirituale e lo psicoanalista, pronto
a dare un aiuto a chi lo reclama.
Caro Dylan Dog
. Più che un'evasione dalla monotonia e dalla noia del
quotidiano, queste confidenze epistolari sono sfoghi di ansia, esplosioni
d'angoscia. Hanno le stesse origini delle paure emerse in un'inchiesta sui
giovani americani pubblicata da Newsweek. Negli States la metà degli intervistati
vive nel terrore di una possibile violenza, timore plausibile visto che
dal 1985 a oggi si è triplicato il numero dei minori che hanno subito abusi.
Poi c'è la TV - baby - sitter, che racconta storie molto diverse dalle favole
della nonna, dove finzione e realtà, cronaca e spettacolo si confondono.
Così, prima di aver finito le elementari, il bambino ha avuto occasione
di ammirare sul teleschermo una media di ottomila delitti e centomila aggressioni.
Altri dati: un ragazzo su sei tra i 10 e i 17 anni, ha visto o conosciuto
qualcuno che è morto ammazzato. Il rischio di morire per un colpo di pistola
o di fucile è aumentato in sette anni del 244%.
Dagli USA all'Italia la situazione non cambia di molto. Anche qui i giovani
e meno giovani hanno ottime ragioni per viversi massicce dosi di incubo.
Incombono nell'arco di tutta la giornata immagini di morte con i minori
nella parte delle vittime predestinate. Sono bambini soldati in Bosnia,
bambini pelle e ossa in Etiopia, fosse piene di cadaveri in Ruanda, bambini
oggetto dovunque, dall'infante massacrato durante un rito esoterico a Polistena,
ai ragazzini morti a Palermo. E gli incubi di specchiano nell'horror.
Tema ricorrente delle nuove fiabe metropolitane è il terrore sotto
casa nelle sue più varie mutazioni. Lo spettacolo si lega alla cronaca e
a storie quotidiane dove la realtà fa a gara con la fantasia, il passaggio
dall'una all'altra non è raro. Nel film "Dellamorte Dellamore"
l'attore Rupert Everett, che assomiglia a Dylan Dog, è il custode del camposanto
di un'immaginaria Buffalora, dove i trapassati rivivono sette giorni dopo
il seppellimento. È accaduto che gli spettatori in cerca di emozioni dal
vivo si sono recati in pellegrinaggio al cimitero di Buffalora sul Ticino
a cercare le lapidi di nomi dei personaggi apparsi sullo schermo. È successo
che degli improvvisati esorcisti calabresi abbiano messo in pratica a casa
propria una cerimonia di gran lunga più terrificante degli effetti speciali
di qualsiasi film. Quanto ai ragazzi che uccidono gettando sassi dai ponti
dall'autostrada del Brennero, hanno preceduto di poco i "Natural Born
Killers", gli "assassini nati" dell'ultimo film di Stone.
L'altro aspetto da considerare è l'attrazione che l'orrido e il mostro esercitano
sulla fantasia. La paura si lega all'avventura, si identifica col bisogno
di viaggiare nell'ignoto, di sognare ad occhi aperti, di scoprire quella
parte di sé che rifiuta la piatta calma della vita in un porto sicuro e
cerca gli imprevisti del mare aperto e il gusto corsaro della trasgressione.
Come nel romanzo di Stevenson, in ogni dottor Jeckill si nasconde un Hyde
pronto a delinquere, col quale bisogna fare i conti. Se il sogno diventa
incubo, non serve tentare inutili fughe: meglio cercare di riconoscerlo
e identificarlo nelle pagine di un libro, sulle tavole di un fumetto, tra
le immagini di un film; capire che altri condividono gli stessi tremori,
le medesime angosce; e, seguendo l'esempio di Dylan Dog, risalire alle radici
dell'incubo per risolverlo.
Massimo Maisetti