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LA PSICOLOGIA DELL'IMPRESA PSICOLOGICA
Nel
2005 gli psicologi iscritti all'Albo saranno 50.000, il che significa più
del doppio di quelli che il Servizio Pubblico assorbe ora.
Se consideriamo che il Welfare State è giunto al collasso e che i
Servizi Pubblici vanno verso un progressivo snellimento, appare evidente
la prospettiva di avere, fra meno di dieci anni, circa 30.000 colleghi disoccupati.
La via d'uscita a questo impasse è la professione privata, o meglio l'impresa
psicologica privata, che non sarà solo terapeutica né solo psicologica.
Gli psicologi dovranno presto convertirsi per lavorare:
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nei settori dell'agio più che in quelli del disagio;
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in imprese private competitive sul mercato dei desideri
-
insieme a colleghi di altre professioni.
Il settore dell'agio comprende molti comparti già ora frequentati dagli
psicologi come la formazione, la prevenzione, le ricerche sul mercato, ma
ne contiene altri nuovi per i qual occorre inventare quasi tutto: lo sport,
il turismo, lo spettacolo e i mass media, l'economia, il traffico e l'ambiente,
l'integrazione interetnica.
Il lavoro sul "mercato" consentirà agli psicologi di costruire
imprese vere me proprie, ma esige l'acquisizione di competenze relative
al marketing, l'organizzazione, l'amministrazione che oggi sono lontanissime
dalla cultura psicologica. Infine, le imprese degli psicologi non potranno
essere mono-disciplinari ma dovranno aprirsi ad altre competenze sociali:
medici, educatori, fisioterapisti, sociologi, economisti, animatori, ecc.
Il che richiederà una capacità di dialogo e cooperazione, propria delle
professioni mature.
Insomma ci aspetta un'impresa entusiasmante, tesa a far passare la psicologia
dall'Ottocento, secolo nel quale ancora si trova, al 2000, quando inizierà
il cammino verso la leadership di tutte le scienze e professioni sociali.
Un compito reso difficile dalla psicologia degli psicologi, ancora pregna
di uno pseudo-scientismo da laboratorio e di un missionarismo da chierici.
La mente degli psicologi è ancora lontana dal concepire il proprio come
un lavoro, cioè una impresa finalizzata a produrre ricchezza.
Occorre dunque un processo di laicizzazione e di realismo che si
scontrerà con difese innestate sulle ambiguità della motivazione alla scelta
di questa professione. Molti sono infatti gli psicologi che entrano nella
categoria con la illusione di poter controllare scientificamente i loro
conflitti, o di poterli sanare scaricandoli proiettivamente sull'utente
da aiutare.
Si apre dunque un piccolo ma importante mercato: quello della trasformazione
della psicologia degli psicologi.
Guido Contessa
LA SALUTE DELLE AZIENDE DELLA SALUTE
Le
Aziende della Salute sono organizzazioni finalizzate alla produzione di
un risultato particolare in quanto immateriale: la salute, il benessere,
lo sviluppo psicofisico equilibrato. Un risultato che non si ottiene solo
dopo l'emersione di un evento catastrofico (la malattia, l'espulsione scolastica,
la devianza sociale) ma anche e soprattutto prima, cioè nella ordinarietà
quotidiana.
Le Aziende sanitarie sono le principali, ma non le sole agenzie
della Salute. A questa importante finalità cooperano anche le Scuole, i
Servizi ambientali e culturali, le Città intese come sistemi comunitari.
La produzione di servizi e prodotti intangibili fa delle Aziende della
Salute delle Organizzazioni particolari, basate essenzialmente sul fattore
umano e psicologico. Esse operano in larga misura sugli elementi psicologici
degli utenti, che sono essenziali per l'incremento dello "stare bene".
Ma è altresì vero che esse operano attraverso strumenti psicologici, come
la relazione, l'immagine, il clima organizzativo.
Le Aziende della Salute ottengono risultati soprattutto attraverso il mantenimento
e lo sviluppo della propria Salute. Solo Organizzazioni sane, fatte di operatori
sani, possono aspirare a produrre Salute per i propri utenti.
La Prevenzione è un investimento economico ed una leva essenziale per il
marketing di un'Azienda della Salute.
La Psicologia di Comunità e la Psicologia della Salute sono due potenti
strumenti per la produzione di risultati "sani", ottenuti attraverso
strumenti "sani", nella tutela della Salute degli Operatori che
sono il primo "capitale" delle imprese dell'Immateriale.
ESPERIENZE
PRODROMICHE
2° Convegno Nazionale della Società Italiana
di Formazione Psicologica - SIFORP
(Milano, 18-11-1995)
La
SIFORP ha tenuto il suo 2° Convegno annuale dal titolo "ESPERIENZE
PRODROMICHE". Obiettivo del Convegno era quello di presentare esperienze
"tipo" di formazione psicologica nei quattro contesti più collaudati:
l'Impresa, la Scuola, la Sanità e l'Associazionismo.
Con la guida del chairman A. Berra, V. Majer (Univ. Di PD) ha presentato
una interessante esperienza di ricerca-formazione con un folto gruppo di
quadri intermedi, mentre M. Bruscaglioni (RISFOR) ha stuzzicato la platea
con una "vision" profetica e molto ottimistica.
La seconda sessione ha registrato l'assenza di D. Francescato, che
ha fatto un bidone in extremis, ma è stata riscattata dalla presentazione
di R. Gallo (ISMO) di un mega-progetto di prevenzione del disagio giovanile,
realizzato in diverse Scuole Superiori.
Il pomeriggio, chairwoman M. Sberna, ha offerto la centratissima
comunicazione d C. Kaneklin (Univ. di TO) su un lavoro coi SERT. Interessante
anche il contributo di L. Gangeri (Ist. Tumori di MI). La giornata si è
conclusa coi colleghi C. Lesmo (LILA) e L. Valera (VIDAS) che hanno dato
la misura della maturità e serietà del lavoro psicologico nel settore no
profit.