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IL FUTURO DELLA PSICOLOGIA E' NELL'AREA  PRIVATA.
PROBLEMI E STRATEGIE PER LA TRANSIZIONE VERSO L'ETA' DELL'IMMATERIALE

La psicologia del nostro secolo, particolarmente in Europa, ha subito una costante riduzione al suo campo del disagio e della terapia. Le cause di questo fenomeno sono diverse: dalla subalternità al modello medico, alla progressiva diffusione dell'ideologia del Welfare State, fino all'aspirazione garantista che ha colpito la psicologia come tutte le altre professioni. La psicologia sperimentale e sociale, la psicologia del lavoro e quella educativa, che pure sono all'origine storica della professione come e forse più della psicologia clinica, sono state trascurate ed emarginate vistosamente specie dal Dopoguerra agli Anni Ottanta. Anceh in ambito psicoanalitico, Freud e Jung hanno fatto mettere in secondo piano Adler. Gli psicologi della percezione, dell'apprendimento, del lavoro, che pure avevano avuto la preminenza nei primi decenni della psicologia sono stati dimenticati. La leadership della psicoterapia ha messo nell'ombra figure come quelle di Gemelli in Italia (che nel 1915 selezionava i piloti dell'aeronautica) ok Lewin e nel mondo anglosassone (che dal 1936 al 1946 si occupò di consumi alimentari, conflitti interetnici e boy - scouts). Questo processo è stato possibile grazie ad una collusione con lo statalismo che da una parte prometteva di occuparsi di tutti i disagi dei cittadini ("dalla culla alla tomba") e dall'altra gestiva direttamente servizi che consentivano la sicurezza ai professionisti della psicologia. La crisi dell'ideologia del Welfare State ha aperto la prospettiva di un rapporto diretto fra psicologi e cittadini, senza la mediazione dirigista dello Stato. La concomitante crisi economica ha ridotto le prospettive di sicurezza nei Servizi Pubblici. La psicologia conclude dunque il secolo passando dalla dipendenza all'autonomia, dalla limitazione nel disagio all'espansione verso l'agio, dal settore pubblico a quello privato.
La psicologia continuerà il suo impegno verso la sofferenza, cioè verso quel 5% della popolazione che necessita di un aiuto psicoterapeutico tuttavia l'orizzonte che si apre è affascinante perché riguarda il 95% della popolazione, i cui bisogni psicologici vanno ben al di là della terapia. Lo scenario per il prossimo secolo, attraverso l'interpretazione dei segnali deboli già oggi visibili nell'onda sommersa del cambiamento, implica anche un vistoso cambiamento della cultura e della professionalità psicologica.
La psicologia potrà diventare la disciplina e la pratica del 50% della vita, se accetterà la sfida della privatizzazione e della interdisciplinarità. Gli psicologi hanno ancora una immagine di sé legata al "lettino" dello studio privato, o al Servizio Pubblico. La progressiva riduzione dello spazio nel settore pubblico, che abbiamo descritto nel primo paragrafo, porta con sé l'inevitabile conseguenza dello sbocco privato. Una professione privata che non può ridursi allo studio personale con lettino e bio - feedback. Ma che deve trasformarsi in impresa di servizi psicologici. Così come esistono le cliniche private che forniscono servizi sanitari ed assistenziali, gli psicologi devono pensare alla creazione imprenditoriale di "luoghi per la mente ed il cuore". Organizzazioni professionali capaci di fornire un servizio completo per la soddisfazione di tutto lo spettro dei bisogni/desideri immateriali. Imprese impersonali che possano garantire il futuro degli psicologi titolari, attraverso la costruzione di una "marca", vendibile e capace di utilizzare soci e dipendenti per un onesto profitto.
Gli psicologi devono creare imprese, devono inventare nuovi prodotti/servizi, e imparare a "venderli" alle organizzazioni, cioè come singoli privati. Esattamente come già fanno i medici ,  gli architetti, gli ingegneri e i pubblicitari.
La creazione di imprese per la fornitura di servizi psicologici implica però un grande salto culturale: il passaggio da un cultura di coppia ad una cultura di gruppo. Lo psicologo è abituato a lavorare "in coppia": terapeuta - paziente; formatore - formando; facilitatore - gruppo. La nuova logica sarà quella di impresa - cliente: due  Soggetti plurali.
Una impresa psicologica non si può fare senza la cooperazione con altre professioni limitrofe: medici, infermieri, riabilitatori, sociologi, educatori, animatori per accedere al mercato della formazione; pubblicitari, statistici, artisti per invadere il mercato dei media. Una impresa di servizi psicologici non si definirà mai così, ma si caratterizzerà per le sue finalità globali come la Salute, la Politica, il Consumo, Il Tempo  Libero. Ed al suo interno lavoreranno, con gli psicologi, tutte le professioni necessarie alla missione aziendale. Analoga strada dovranno seguire gli psicologi che entreranno nei mercati descritti nei precedenti paragrafi. Abituandosi al lavorare coi medici e gli infermieri, gli allenatori sportivi e gli insegnanti per l'obiettivo salute. Imparando a cooperare coi cuochi e gli albergatori, gli attori e i musicisti, i tour operator e gli hobbisti per l'obiettivo tempo libero. Facendo parte di èquipes composte anche da industriali, venditori, tecnici, burocrati per l'obiettivo consumi e fruizioni. E così via. Fuori dallo
studiolo e fuori dalla psicologia, per diventare una professione leader della società Immateriale.