Tempo libero: tempo di liberazione
di Guido Contessa (Quaderni di animazione sociale 1 - Animatori del tempo libero - Anno IX - trimestrale - 1979 / scanner a cura di L.Vacca) |
Sommario
1. Dicotomia tra momento etico e momento estetico Nota bibliografica
Le istituzioni pedagogiche e il tempo libero sono nei fatti due realtà
separate. Questa separazione rispecchia la tradizionale concezione
dei ruoli che la società assegna al momento formativo ed a
quello del tempo libero. 2. Controlli del "sistema" sul tempo libero Il sistema del tempo llibero riesce a giocare il ruolo assegnatogli dal sistema produtivo, attraverso due strumenti potentissimi: i mass media il controllo centralizzato delle strutture di tempo libero. 2.1 I mezzi di comunicazione di massa (tv, radio, editoria) consentono la manipolazione ideologica, che si sviluppa mediante la diffusione di modelli culturali, valori, schemi di comportamento e mode, presentate come "naturali" e "oggettve". E' il fenomeno che Pasolini definiva dell'omologazione: classi sociali sociologicamente diverse, unificate sotto un unico sistema culturale dominante. Attraverso i canali dei mass media, tutta la società italiana è stata uniformata agli stessi desideri e valori. I consumi privati e ostentativi sono diventati i desideri generali, il modello da raggiungere è quello della'alta borghesia. Nel campo dei valori, il lavoro è stato ancora più raffinato. La competizione individuale, la passività e la dipendenza verso l'autorità formale, la razionalità, il conformismo collettivo, il tecnicismo, sono stati inculcati come valori naturali e metastorici. L'attività sportiva è stata delegata al superuomo, l'arte al genio, la cosa pubblica ai rappresentanti, ogni altra attività umana ai tecnici. Al lavoratore comune non resta che l'attività del guardare e del consentire. L'unica cosa che gli resta da fare è il lavoro, tutto il resto è voyeurismo. Sarà forse per questo che molti arrivano all'assurso di preferire il alvoro al tempo libero; mentre nel primo ci sono spazi di attività, nel secondo tutto è passiva contemplazione. E passività a caro presso, visto il costo di una prtita di calcio, di un viaggio, di un libro, di una serata al cinema o a teatro. Il lavoratore espropriato dal suo prodott, lo è anche dal suo tempo libero. e i mezzi di comunicazione dimostrano la "normalità" di tutto ciò. Anche la scuola in fondo opera in tal senso. Gli allievi devono guardare i libri, l'insegnate, i primi della classe: l'attività che viene loro più richiesta è quella di riprodurre, ripetere, eseguire. Che sono anche le attività più diffuse sul luogo di lavoro: eseguire ordini, ripetere le stesse operazioni, riprodurre milioni di volte lo stesso oggetto. Con questa logica e questi valori diffusi, la società contemporanea si presenta al giudizio della storia come quella che ha sprecato la più grande quantità di risorse creative, espressive e inventive. C'è persino da stupirsi di come faccia ad evolversi, a cambiare. Ma forse la risposta è semplice: l'evoluzione e il cambiamento avvengono grazie ai formidabili strumenti in possesso di una élite. La società cambia dunque non per la somma di tante piccole innovazioni individuali, ma attraverso grandi cambiamenti operanti da piccole minoranze. La distanza tra le élites, di tute le tendenze e ideologie, e le masse è aumentata in progressione geometrica negli ultimi decenni: i miliardi di analfabeti e sottoalimentati di fronte a poche migliaia di eruditi e informatissimi "sacerdoti" della ultura e della scienza. 2.2 il secondo formidabile strumento di controllo del sistema sul
tempo libero è quello che riguarda le strutture, fisiche e
organizzative. 3. Ambiguità e frammentarietà delle iniziative alternative Il discorso fin qui potrebbe essere contestato dalla costatazione
che, almeno dal '68 in poi, abbiamo assistito ad alcuni fenomeni che
testimoniano un'inversione di tendenza. Si è allargata la consapevolezza
della necessità di esportare certe forme di lotta dalla fabbrica
alla città, dalla scuola ai servizi per il tempo libero. Molti
grppi hanno avviato sperimentazioni di cultura alternativa, di informazione,
di musica, di arte, di turismo alternativi. anche nella scuola ci
sono avvisaglie di esperienze pedagogiche diverse, riconducibili ad
una visione unitaria del bambino. Mi sembra però ancora presto
per leggere in tutto ciò una vera inversione di tendenza. I
dubbio che anche queste operazioni siano patrocinate da élites,
magari alternative, resta forte. E il dubbio che queste esperienze
alternative siano in realtà solo parallele, cioè isolate,
è ancora più forte. Non sembra infatti che al fiorire
di iniziative e gruppi che offrono proposte per un tempo libero alternativo,
corrisponda un uguale fiorire di epserienze di lavoro alternativo.
La riconversione industriale, la pubblicizzazione dei consumi, la
democrazia aziendale, le esperienze cooperative, sono tuttora nel
libro dei sogni o rappresentate da esperienze marginali. Non è
infondata l'ipotesi che i tentativi di tempo libero alternativo, siano
la spia di una rinuncia alle ipotesi alternative nel tempo di lavoro.
Andremmo incontro ad una nuova dicotomia non meno aberrante della
prima: liberare l'uomo fuori dalla fabbrica nella speranza che esso
importi la sua liberazione nel lavoro, non è meno illusorio
del contrario. 4. Una scuola alternativa per la riappropriazione del processo educativo a tutti i livelli Sulla scia di questa considerazioni non c'è dubbio che l'istituzione
scolastica sia quella con maggiori spazi di agibilità per il
cambimanto. Essa è una organizzazione sociale, in cui i meccanismi
repressivi in mano al sistema sono solo di ordine ideologico. Questo
consente ad essa di essere assai più disponibile della fabbrica
per un cambiamento. Ma mentre nella fabbrica i rapporti di forza oggettivi
possono essere variati attraverso il conflitto, nella scuola le contrapposizioni
ideologiche possono evolversi solo attraverso il consenso. Si tratta
per gli insegnanti, unico vero patrimonio dell'istituzione scolastica,
di prendere coscienza delle contraddizioni sopra delineate efinalizzare
il lavoro scolastico ad una visione del mondo diversa da quella attuale.
Cioè, trasformare una istituzione improntata ad una certa etica,
ad un certo sistema di valori, in un'altra istituzione finalizzata
ad un diverso ordine di valori. Una scuola che lavora per l'uomo integrale
invece che per l'uomo diviso, una scuola che educa l'uomo a riappropriarsi
di tutto il suo tempo, che lo rende capace di lottare per la sua realizzazione
nel lavoro e dopo il lavoro. 4.1 Occorre in primo luogo abbattere l'ideologia della passività e della espropriazione. Il lavoro, la scuola, il tempo libero devono ritornare in possesso di tutti gli uomini; essi devono tornare a decidere e ad agire; devono comprendere che l'azione sociale spetta anzitutto ad essi in prima persona. Devono abituarsi a capire che spetta ai rappresentanti eseguire e ripetere le loro decisioni, e non viceversa. Insegnare questo a scuola non è possibile se tutto si riduce all'ora settimanale di educazione civica. Occorre una pratica scolastica che consenta esperienze di partecipazione reale, che convinca gli allievi della possibilità e della efficacia di una loro riappropriazione del processo educativo. In tal senso i momenti di discussione e decisione sul lavoro scolastico non devono sembrare concessioni strappate dai gruppi più turbolenti, ma al contrario uono dei più elevati momenti della pedagogia. Questo sarà possibile solo quando la scuola sarà uscita dal circolo sterile e vizioso dei fronti contrapposti (insegnanti e allievi), per entrare nel circolo virtuoso delle diverse esperienze in dialettica. Arrivare a questo è il primo obiettivo educativo di un corpo docente che, in quanto tale, ha assai maggiori repsonsabilità degli allievi. 4.2 Ma il lavoro di risppropriazione non riguarda solo l'attività decisionale, cioè politica. Comprende anche l'attività artistica, espressiva e creativa. Il modo migliore per educare ad una gestione alternativa del tempo libero è quello di non delegare queste attività dell'uomo agli addetti ai lavori, ai momenti extra o doposcuola. Fare arte, dipingere, scolpire, recitare sono modalità di espressione non verbale e non correnti, ma in quanto tali esse sono nelle possibilità di ciascuno, senza che per farle occorra il visto della corporazione dei critici o il supporto dei mercanti. La mercificazione di queste attività le ha sottratte alla fruizione e alla pratica collettiva, contribuendo a deprivare del valore estetico grandi masse di lavoratori. La scuola deve ospitare spazi e momenti di libera espressione, non finalizzata ad altro che al godimento collettivo ed all'espressione individuale. 4.3 Altro settore per cui è indispensabile uscire dalla delega, è quello sportivo. L'abbandono generalizzato della pratica sportiva in favore della competizione élitaria e della spettacolarità, è uno dei più gravi guasti psicofisici della nostra epoca. Tanto più in quanto il grado di vivibilità degli insediamenti è andato diminuendo progressivamente. L'educazione del corpo ha attinenza con la prevenzione delle malattie, con la salute mentale e sessulae, con il lavoro pedagogico più genrale. Una scuola nuova è dunque tesa a lasciare una grande porzione del suo tempo a questo apsetto. Na ancora nel campo del fare, non dimentichiamo il turismo, il giornalismo, i mass media. 4.4 La grande porzione del tempo libero speso dagli uomini per il turismo, oltre al giro d'affari che esso comporta, autorizza ad indicare questo settore come uno dei più importanti. Oggi il turismo è connotato come una attività antinaturale, essendo portatore di ditruzione del paesaggio; assolutamente passiva, in quanto fornitore di servizi completi e preorganizzati; del tutto impersonale, perchè non facilita alcuno scambio autentico fra persone e fra culture. Si tratta allora di annoverare fra le attività della scuola quelle che consentono di instaurare un rapproto nuovo con la natura, lo spostamento geografico e le diverse culture. Il costo che lo Stato sopporta, per esempio, per l'insegnamento delle lingue potrebbe essere trasferito su operazioni di scambi turistici con l'estero, con un profitto genrale molto maggiore. Si tratta, per esempio, di intendere l'attività formativa come un alvoro che continua anche nei luoghi di villeggiatura, con scambi tra insegnanti di diverse località. Si tratta infine di rivalutare il turismo povero e di studio, l'ospitalità familiare. 4.5 Anche per i mass media il discorso è analogo. ben venga l'iniziativa della lettura in classe del quotidiano. Ma ben altro apprendimento offrirebbe la stampa di giornali da parte di tutti gli studenti. Così, come l'educazione all'immagine, che consente di porsi criticamente di fronte al bombardamento fotocinematografico e televisvo. Una formazione alla lettura dei mass media, fatta attraverso una pratica a scuola con questi mezzi, consente un'acquisizione di capacità indispensabili per la realizzazione di un uomo integrale della nostra società. 4.6 Un altro baluardo ideologico da abbattare, per la riappropriazione
del tempo da aprte di tutti, è quello della competizione individuale.
occorre sostituire a questo mito liberale, il valore della collaborazione
e della cooperazione. Anche questa operazione si traduce in tanti
necessari mutamenti didattici. Privilegiare il lavoro di gruppo su
quello individuale, valutare in base alla capacità di collaborare
invece che in base alle capacità individuali, assegnare compiti
che necessitano di integrazione, sottolineare il valore dell'uso sociale
e collettivo della conoscenza. Naturalmente questi valori non possono
essere portati in classe, se non permeano anche tutta l'organizzazione
scolastica. Occorre quindi sotituire il mito dell'insegnante con quello
del consiglio di classe; l'autorità del direttore o preside
con quella degli organi collegiali. Una tale impostazione collaborativa
faciliterebbe nuove modalità di uso del tempo libero, diffonderebe
in tutti la coscienza della necessità di combattere la solitudine
individuale. 4.7 Un'educazione al tempo libero passa anche per il recupero del valore del dissenso e dell'innovazione creativa. A scuola questo può tradursi nell'incentivazione a continue novità e scoperte: nei contenuti, nei modi di organizzare lo studio, o i rapporti scolastici. Premiare la creatività invece del conformismo. Rivalutare il comportamento diverso, stimolare nella sucola un dibattito di innovazione permanente. Infine occorre rivalutare l'istanza affettiva ed emotiva dei giovani, contro il razionalismo, l'efficienza, il pensiero economico applicato ad ogni azione umana. La scuola spende tanto tempo per sviluppare la razionalità almeno quanto ne spende per soffocare l'emotività. Anche questo risponde alla logica della produzione: in fabbrica non servono uomini, ma macchine raziocinanti. Quante volte si sente fare un discorso analogo per la scuola? I sentimenti, gli stati d'animo devono essere tenuti per la propria stanzetta: anche questo risponde alla logica di separazione fra pubblico e privato. Contro questo occorre ridare cittadinanza alla parte emotiva dei giovani, incentivando mezzi e momenti per lo sviluppo di questo fondamentale aspetto dell'uomo integrale. 5. In conclusione L'educazione al tempo libero passa attraverso una modifica sostanziale delle caratteristiche della scuola tradizionale. Diminuire i momenti esecutivi aumentando quelli decisionali; sostituire le situazioni ripetitive con quelle creative ed espressive; valorizzare il comportamento critico e innovativo rispetto a quello conformista; dare al lato affettivo la stessa importanza data a quello intellettivo; passare da un modello individuale e competitivo ad uno comunitario e collaborativo. Perchè tutto questo sia realizzabile occorrono alcune considerazioni. 5.1 Anzitutto la creazione di un continuum spazio-temporale fra scuola
e quartiere. 5.2 La seconda condizione è la formazione permanente degli
insegnanti, finalizzata agli scopi indicati prima. Nota bibliografica Accingersi a mettere insieme una bibliografia sul "tempo libero"
è impresa più ardua di quanto possa sembrare a prima
vista. Le difficoltà non consistono tanto nella fase di ricerca
bibliotecaria, quanto nella definizione del campo. Teorie generali sulla società, sul lavoro e sul tempo libero G. Friedman, Problemi umani del macchinismo indistriale,
Einaudi, Torino 1949. Teorie generali e analisi storiche sul problema del tempo libero C. Cottoni, Iltempo libero, Giuntine, Firenze 1950. |