Strumenti di riflessione sulle NUOVE COMUNITA'
In merito alla questione ammissioni in una comunità (Adamus) Le nevrosi della comunità web di Gippo Contardi
C'è una "intelligenza collettiva"nel futuro dell'evoluzione umana (Pierre Lévy)

Le nevrosi della comunità web (Gippo Contardi)

Nessun tipo di comunità è più nuova del web. Proviamo a considerare il web come un intero, un insieme, una comunità. Come un “campo” lewiniano che ha proprietà specifiche di soggetto.

Se analizziamo il web da questo punto di vista ne vediamo le infinite potenzialità – tipiche in ogni soggetto- ma anche i più vistosi tratti  nevrotici.

1.  Il gergo-monosillabico e non comunicante del web è  tipico delle sette o delle generazioni di adolescenti, cioè delle situazioni socialmente regressive. Malgrado le dichiarazioni ecumeniche, il web fa di tutto per rendersi ostico e ostile ai “non illuminati”. La fragilità del noi si traduce in un linguaggio esoterico la cui sola funzione è difensiva. La caratterizzazione monosillabica (ID, URL, ISP, ecc.) del linguaggio del web si avvicina all’ecolalìa infantile.

2.  Almeno tre sono i sintomi di una posizione anale. Il primo è la  netiquette: una serie di regole di pseudo-educazione il cui scopo è quello di far apparire “per bene” il web. Se vi scappa unan parola in stampatello, apriti cielo! Significa che state urlando e urlare, in un mondo in cui fanno morire i vicini di casa, non è urbano. IL web non era dipinto come il territorio delle libertà?

Il secondo è l’ossessione anti-spam. Il mondo è dipinto come un’accolita di apaches che, se non controllati a vista, Ti riempiono la casella postale di messaggi “offensivi e costosissimi”. A parte il fatto che ciò accade di rado, si dimentica che il web non sarebbe mai nato se non si fossero mandati annunci a raffica. D’altronde, a parte le vere truffe- che non sono un problema di posta elettronica ma di codice penale (se ne avessimo uno che funziona)-, gli annunci di una nuova proposta o iniziativa cosa hanno di diverso dalle notizie sulla guerra in Kosovo? Il terzo è la mania delle password. Arriveremo al punto che per fare pipì occorrerà un ID ed una password. Si capisce che serve una password per leggere un conto in banca, ma per iscriversi al notiziario degli alpini….. ?

3.  Almeno due sono i segni di una posizione persecutoria. Il web è tutto un desiderio di crittografia, “muri di fuoco”, sistemi di allarme anti-invasori. Il mondo è visto come in costante attacco ai propri segreti da difendere: la Cia, l’FBI, Echelon stanno tutti a spiare gli scambi di mail fra Pippo e Carolina. Il ridicolo è che, nel caso in cui effettivamente qualcuno volesse spiare, tutto l’armamentario difensivo in circolazione vale carta straccia. Gli elenchi telefonici riportano il Vostro numero telefonico e indirizzo, ma l’indirizzo di e-mail è difeso come se fosse Fort Knox! La nostra faccia è ripresa da almeno 200 telecamere ogni giorno, ma chiedere a qualcuno di che città sul web equivale a chiedergli il reddito mensile !

Seconda prova della posizione persecutoria è l’ossessione dei virus. Il mito del web sono lo scafandro e la camera di ossigenazione. Tutto il mondo è fonte di infezione virale e occorre fare ogni sforzo per dotarsi di sempre maggiori “preservativi telematici”.