Strumenti di riflessione sulle
NUOVE COMUNITA'
In merito alla questione ammissioni in una comunità (Adamus)
C'è una "intelligenza
collettiva"nel futuro dell'evoluzione umana
di Pierre Lévy
Nel "ciberspazio"
l'umanità sta sperimentando forme originali e rivoluzionarie di comunicazione
di dati, informazioni, passioni e interessi. Questo luogo virtuale, prodotto
dall'interconnessione dei computer di tutto il mondo, contiene una immensa
memoria comune, continuamente aggiornata e arricchita, che consente l'espansione
planetaria della mente e la nascita di una nuova cultura.
A
partire dalla scoperta dell'America, alla fine del XV secolo, la rete dei
collegamenti fra gli esseri umani si è infittita incessantemente. In tempi
assai recenti, la caduta del muro di Berlino, la globalizzazione degli scambi
economici e la crescita vertiginosa di Internet ci hanno fatto compiere
un passo decisivo per l'accelerazione di questo movimento in atto da secoli.
Da una quindicina d'anni assistiamo alla nascita e all'imporsi del ciberspazio.
Questo evento ha sorpreso quasi tutti per la sua rapidità e potenza, e probabilmente
non è che l'inizio di una lunga evoluzione. Io penso che in questo fenomeno
si scorga la fioritura di un'intelligenza collettiva del genere umano. Sono
disposto ad ammettere che questa intelligenza, meravigliosamente eterogenea
e diversificata, non corrisponda al desiderio di questo o di quello. Ma
dobbiamo abbandonare per un istante i nostri punti di vista particolari
e i giudizi parziali e prendere atto di questo dato e della sua importanza
per le sorti dell'umanità.
1. Il ciberspazio.
Che cos'è il ciberspazio? Cerchiamo di definirlo sinteticamente: è l'interconnessione
fra tutti i computer del mondo. Sul piano fisico, questa interconnessione
passa principalmente per la rete telefonica. Ora, l'interconnessione fisica
fra le macchine implica, virtualmente, la messa in comune delle informazioni
immagazzinate nelle loro memorie e il contatto fra tutti gli individui e
i gruppi che si trovano davanti ai loro schermi. Per questo motivo il ciberspazio,
lungi dall'essere soltanto una prodezza tecnica, è uno spazio di comunicazione
dotato di caratteristiche radicalmente nuove.
Internet in senso proprio si fonda su una norma di comunicazione che consente
la collaborazione fra macchine e reti disparate. Percorrendo e trasformando
progressivamente i canali telefonici, questa rete di reti non appartiene
a nessuno, non ha un bilancio centrale né un direttore in carica. La sua
organizzazione poggia sulla collaborazione fra tutti coloro che contribuiscono
al suo uso e al suo mantenimento. Se è vero che la norma tecnica oggi in
uso per Internet deriva da quella inventata negli anni Sessanta per le esigenze
della ricerca militare americana, è bene sottolineare che la rete scaturisce
dalla volontà operativa di centinaia di migliaia di utilizzatori, di ingegneri,
di ricercatori, di docenti universitari, di studenti, di giovani del mondo
intero, desiderosi di sperimentare nuove forme di comunicazione e che spesso
hanno messo il proprio lavoro a disposizione gratuitamente per perfezionare
la rete stessa.
Passiamo ora in rassegna le principali funzioni
di Internet. La posta elettronica è oggi quella che conosce il maggior successo:
essa permette di scambiare quasi istantaneamente messaggi scritti da un
capo all'altro del pianeta. Consente inoltre l'invio di documenti informatici
di ogni genere: immagini, suoni, testi, database, software... Ricordiamo
che oggigiorno è possibile acquisire un indirizzo di posta elettronica e
di partecipare a tutte le forme di comunicazione proposte da Internet senza
pagare abbonamento e senza neanche possedere un computer: basta utilizzare
un computer pubblico o quello di un ciber-caffé.
Molto vicini alla posta elettronica, le mailing list, i chat group e i gruppi
di discussione consentono a utenti sparsi ai quattro angoli della terra,
ma interessati agli stessi argomenti, di scambiarsi informazioni, di ideare
progetti e di collaborare. Oggi esistono migliaia di gruppi di discussione
su ogni argomento immaginabile. Quando inviamo un messaggio a un gruppo
di discussione, esso ha una caratteristica molto particolare: lo ricevono
tutti i suoi membri; anche le risposte al nostro messaggio saranno lette
da tutti, e così via. I messaggi vengono archiviati, così da costituire
via via una memoria del gruppo. I gruppi di discussione formano un'immensa
enciclopedia vivente, che spesso contiene veri e propri tesori di informazione.
Il trasferimento di file, poi, consente di mettere a disposizione del pubblico,
a partire da un computer detto server (una specie di magazzino generale
di dati) ogni genere di file: film, foto, musica, testi, dati, software.
Ciascuno può copiarli sul proprio computer e farne quello che vuole.
Infine,
il world wide web è forse la più nota fra le funzioni di Internet, anche
se è la più recente: risale soltanto ai primi anni Novanta. Il web permette
a chi naviga in rete di leggere direttamente sullo schermo del proprio computer
un documento multimediale situato su qualsiasi server collegato alla rete
Internet. I documenti del web, anche detti "pagine web", sono
organizzati in base alla modalità dell'ipertesto, ciò significa che è possibile
passare da una pagina all'altra "cliccando" su tasti o parole
evidenziate che appaiono sullo schermo. I documenti stampati sono contraddistinti
da un'organizzazione fisica lineare: le pagine, numerate, si susseguono
in un ordine rigoroso. Invece gli iperdocumenti del web (comunemente noti
come "siti") sono organizzati sotto forma di una rete di informazioni
che consente molteplici percorsi di lettura.
Il carattere rivoluzionario del web deriva dal fatto che esistono dei "collegamenti
ipertestuali" (quei tasti che consentono di passare da una pagina all'altra)
i quali collegano fra loro non soltanto pagine diverse dello stesso documento,
ma anche documenti diversi, indipendentemente dalla loro ubicazione fisica.
Stabilendo questi collegamenti ipertestuali, è possibile anche passare dall'ascolto
di un'emittente californiana che trasmette in rete alla lettura di un sito
dedicato a questo o quel cantante messicano, poi al sito di un poeta spagnolo,
in seguito a un'enciclopedia sulla letteratura europea e così via, come
se tutte le musiche, tutti i testi, tutte le immagini si trovassero nella
memoria del proprio computer. Grazie al web, tutti i computer collegati
fra loro costituiscono un'unica memoria, navigabile a partire da qualsiasi
punto della rete. Esistono inoltre dei "motori di ricerca" (i
siti web più consultati) che permettono, partendo da una parola chiave,
di reperire informazioni sul web stesso e nei gruppi di discussione.
2. Tre concetti per capire
la cibercultura.
Internet ha molte altre funzioni che non è il caso di descrivere in dettaglio
in questa sede. Quanto si è detto fin qui dovrebbe permettere al lettore
di cogliere tre concetti fondamentali. In primo luogo, tutti i testi, tutte
le immagini, tutti i suoni registrati fanno ormai parte virtualmente di
un unico iperdocumento planetario, accessibile da qualsiasi punto della
rete. Questo immenso iperdocumento (che probabilmente costituisce il primo,
imperfetto abbozzo di una "cultura" mondiale) viene continuamente
letto, consultato, guardato, commentato, ma anche alimentato, accresciuto
e modificato dagli "internauti". Ciascuno, a un costo minimo,
può avere una sua pagina web e contribuire così alla tessitura di questa
grande "tela" mondiale, sfuggendo alla selezione a priori imposta
dagli intermediari tradizionali, cioè editori, produttori, addetti stampa,
istituzioni scolastiche e altri.
In secondo luogo, il ciberspazio è un mezzo di comunicazione interattiva
e collettiva del tutto diverso da quello unidirezionale e isolante cui ci
hanno abituato i media classici e in particolare la televisione. Inoltre,
l'internauta non deve essere immaginato e rappresentato come un individuo
solitario, sperduto in una grande e labirintica banca dati. Al contrario,
egli è spesso accompagnato e guidato da servizi di assistenza disponibili
su Internet. E' invitato a comunicare con altre persone interessate agli
stessi argomenti, a pubblicare, a scambiare, a partecipare in un modo o
nell'altro a diversi processi di intelligenza collettiva. Naturalmente egli
può anche rifiutare di entrare in ballo e accontentarsi di consumare informazioni
spettacolari o di fare acquisti per corrispondenza.
Il
terzo punto è che, considerata l'inaudita velocità e la tendenza delle trasformazioni
attualmente in corso, si può affermare senza rischio di sbagliare che tutto
ciò che in un modo o nell'altro mette in gioco lo scambio e la trasmissione
di informazioni è ormai destinato ad attraversare il ciberspazio. Pensiamo
in particolare ai media (il telefono, i giornali, le edizioni di testi e
di musiche, la radio, la televisione, il cinema), ma anche all'informazione
scientifica, finanziaria e commerciale, alle compravendite, alle consulenze
(di natura economica, giuridica, medica o altro), alla vita associativa
e politica, all'insegnamento, ai giochi, ecc. Internet non è un medium ma
un meta-medium che sta assorbendo, trasformando e rinnovando non soltanto
i media già esistenti ma anche un gran numero di istituzioni tradizionali,
in particolar modo il mercato e la scuola. Ma attenzione! Ciò non significa
che tutto passerà per Internet.
Piuttosto, il peso crescente di Internet è destinato a cambiare tutto.
3. Crescita dell'interconnessione
e nuove forme di potere.
Immaginiamo che una simulazione al computer ci permetta di visualizzare
l'avventura del genere umano sul globo terrestre, dalla sua nascita fino
all'era contemporanea. Potremmo così osservare l'apparizione dell'uomo su
una piccola zona del pianeta; la lenta, lentissima dispersione del Paleolitico;
le prime grandi concentrazioni del Neolitico; infine, la straordinaria crescita
della popolazione, dei trasporti e delle comunicazioni che contraddistingue
i secoli recenti, con l'inaudita accelerazione di questi ultimi cinquant'anni.
Come è accaduto nel suo momento originario, ma su scala completamente diversa,
oggi il genere umano costituisce nuovamente un'unica società. Questo fenomeno
di portata antropologica è talmente recente che gran parte dei nostri concetti,
delle nostre forme culturali e delle nostre istituzioni politiche, ereditate
dai secoli precedenti, appare radicalmente inadeguata.
La connessione dell'umanità
con se stessa,
di cui oggi ci troviamo a vivere i fermenti e anche le dolorose conseguenze,
non comporta automaticamente una maggiore uguaglianza fra gli uomini. Ma
piuttosto che opporsi a un movimento
tecnologico e sociale irreversibile, di lunga durata e probabilmente iscritto
nel destino della specie umana, conviene accompagnarlo
per orientarlo nel senso più favorevole
ai grandi principi umanistici di libertà, uguaglianza e fraternità.
L'epicentro di questo movimento d'interconnessione di grande portata è oggi
rappresentato dal perfezionamento accelerato e dalla crescita esponenziale
del ciberspazio. Tale crescita riguarda sia il numero di computer e di server
collegati, sia la quantità e la diversità qualitativa dei gruppi umani e
delle informazioni accessibili. Come dire che bisogna assolutamente evitare
di fissarsi sull'attuale stato di sviluppo della rete, ma piuttosto considerare
la tendenza, che è chiaramente
quella di un'estensione rapida, assai più rapida di quella di qualsiasi
altro sistema di comunicazione preesistente. Pertanto, vi saranno sempre
meno "esclusi". Ma in ultima analisi la posta in gioco non è tanto
il collegamento fisico (condizione necessaria ma non sufficiente per partecipare
ai nuovi processi d'intelligenza collettiva) quanto piuttosto il tipo di utilizzo che se ne fa: passivo e unidirezionale o dialogico
e interattivo? Favorevole all'emancipazione o creatore di nuove dipendenze?
E'
su questo punto che i governi, i partiti politici, le associazioni e gli
uomini di buona volontà possono e devono intervenire. Lasciato alla sua
inerzia storica, il fenomeno di interconnessione in atto rafforza in modo
del tutto naturale la centralità, e quindi il potere, dei grandi centri
intellettuali, economici e politici già consolidati. Ma al
tempo stesso viene cavalcato - e una cosa non esclude l'altra - da movimenti
sociali, reti di solidarietà, iniziative di sviluppo, progetti pedagogici,
forme mutevoli di cooperazione e di scambio di conoscenze, di esperienze
di una democrazia maggiormente partecipativa.
Di contro, il tipo di potere favorito dall'estensione del ciberspazio non
è, come risulta evidente, quello gerarchico, burocratico o territoriale
di un tempo (si pensi al crollo del blocco sovietico). Sarà sempre più un
potere che scaturisce dalla capacità di imparare e lavorare in modo sinergico,
un potere proporzionato al grado di fiducia e riconoscimento reciproco che
domina in un ambiente umano, una centralità imperniata sulla densità, la
rapidità e la diversificazione qualitativa dei collegamenti e degli scambi.
La questione del potere (o del centro) e dell'esclusione (o della periferia)
deve rinviarci a ciò di cui siamo collettivamente capaci qui e ora, piuttosto
che ad atteggiamenti di risentimento, di rivendicazione o di animosità,
assai poco idonei a risolvere in modo duraturo qualsiasi problema.
4. L'espansione della coscienza.
Ma che rapporto c'è fra la riconnessione del genere umano con se stesso
e la globalizzazione da una parte, fra l'espansione della coscienza e l'allargamento
degli orizzonti umani dall'altra? Effettivamente, se il movimento d'interconnessione
non fosse legato a un'avanzata della coscienza, non sarebbe un progresso.
Per questo motivo, vorremmo suggerire una tesi: che l'interconnessione è
soltanto il versante materiale dell'espansione della coscienza, e i due
movimenti vanno sempre di pari passo.
Negli animali più semplici, quelli che sono comparsi all'inizio dell'evoluzione
biologica, muscoli e recettori sensoriali sono fusi in uno stesso organo.
Questi animali hanno quindi delle reazioni immediate
agli incontri che fanno nel loro ambiente, cosicché, ad esempio, una certa
variazione della concentrazione di una data molecola provocherà direttamente
una contrazione dell'organo sensorio-motore.
Negli stadi successivi dell'evoluzione, si comincia ad assistere a una certa
progressiva differenziazione tra i recettori sensoriali e gli organi motori.
E' in questo momento che cominciano a crearsi delle reti di comunicazione fra i recettori e i muscoli. Via via che si
sale nella gerarchia della complessità degli organismi, i neuroni intermedi
si moltiplicano e la rete nervosa fra recettori sensoriali e muscoli s'infittisce.
A questo stadio, l'organismo è già
infinitamente più sensibile al suo stesso sistema di comunicazione interna
che non agli stimoli esterni. Detto in altre parole, gli organismi dotati
di un cervello particolarmente grande sono più interconnessi con se stessi
(si parla, per queste funzioni, di miliardi di miliardi di connessioni)
di quanto non lo siano con l'esterno (appena qualche decina di migliaia
di recettori sensoriali).
Esiste
un rapporto diretto fra l'interconnessione di un organismo (come dire il
suo grado di sensibilità a se stesso) e la ricchezza del mondo che esso
sperimenta. Supponiamo, senza rischiare troppo di sbagliare, che il mondo
di un uccello, per esempio, brilli di più colori, echeggi di più suoni,
abbracci più spazio di quello di un'ostrica. Ora, né il colore, né il suono,
e forse neanche lo spazio (che per Kant era una forma a priori dell'esperienza)
esistono nel "mondo esterno": sono prodotti di calcoli altamente
complessi dei sistemi nervosi evoluti, che emergono a partire da un certo
grado di interconnessione.
Più un essere è interconnesso all'interno, più vasto è il suo campo d'interazione,
più ricca è la sua esperienza, insomma, più è capace di imparare (cioè di
ampliare il suo mondo), più è collegato all'esterno. Verifichiamo ora questa
legge generale sull'uomo. L'organismo umano è evidentemente il più interconnesso
dal punto di vista fisiologico, per via della complessità del suo cervello.
Si deve però inoltre affermare che anche la società umana ha superato una soglia di interconnessione senza precedenti
nella storia della vita, avendo raggiunto lo stadio in cui la società stessa
dispone di una propria memoria. Essa si è inventata come un collettivo capace
di imparare a lungo termine, continuamente, indipendentemente dalla morte
di singoli individui, gruppi o culture. La società umana è talmente interconnessa
da riuscire a salvare su scala collettiva e su un tempo lunghissimo l'emergere
di singolarità individuali o locali interessanti per tutti i propri membri,
come ad esempio, le "invenzioni".
La
vera intelligenza dell'uomo consiste nel rendere intelligente la sua società.
Essa si esprime in messaggi (destinati ad altri), in linguaggi (che sono
per natura un legame), in utensili (passibili di trasmissione, di perfezionamento,
di combinazione e di utilizzo collettivo), in istituzioni (che concernono
o organizzano il collettivo). L'intelligenza umana lavora alla connessione:
connessione con gli altri, con il lontano, con l'aldilà, con i morti, con
il passato, con l'avvenire. Tante dimensioni che negli animali non esistono
in quanto tali.
Gli animali infatti hanno una "nicchia", peraltro strettamente
delimitata, che rappresenta il complementare della loro struttura fisica
e della loro organizzazione nervosa. Frequentano soltanto certi ambienti
ben precisi, e in seno a questi hanno interazioni stereotipate ed esclusivamente
con certi elementi dell'ambiente. L'essere umano, invece, continua sempre,
all'infinito, a scoprire aspetti nuovi del proprio ambiente.
Anche quando il suo ambiente geografico è limitato, l'uomo lo amplia in
intensità e in dimensioni. Se abita nella foresta, ad esempio, utilizza
gli alberi per la costruzione, per il riscaldamento, per la fabbricazione
di utensili, per procurarsi l'abbigliamento necessario (tessuti ricavati
dalla corteccia), per la farmacopea, per il culto (alberi sacri), per scolpire
statue, per produrre strumenti musicali, ma anche come fonte d'ispirazione
poetica e via dicendo, senza limiti.
Ma
c'è dell'altro: gli esseri umani allargano
tanto più velocemente e potentemente il proprio campo d'interazione quanto
più sono interconnessi fra loro. I grandi progressi dell'ominizzazione,
in particolare quelli realizzati nel Neolitico, si sono sempre verificati
in stretta relazione con un processo di concentrazione fisica (nelle città
e nelle terre coltivate) e di collegamento nel tempo e nello spazio (sistemi
di scrittura e di comunicazione).
L'uomo, dunque, non vive in una nicchia, ma in un mondo. La nicchia è fissa
e complementare a una specie già definita. Invece il mondo è in continua
espansione: è illimitato. Presenta l'altra faccia di una specie in piena
crescita, l'altra faccia dell'espansione della coscienza. Noi umani siamo
i soli a vivere in un mondo. Siamo entrati in un contatto consapevole con
la terra e il fuoco, e abbiamo inventato il vasellame di terracotta. Quest'ultimo
non era certo inscritto nei nostri geni, come non c'erano neppure l'equitazione,
la viticoltura, la metallurgia, le imbarcazioni a vela, il carbone e le
macchine a vapore, l'elettricità e la radioattività, le onde hertziane e
i satelliti artificiali, i radiotelescopi e i microscopi, i microbi, il
Dna, il Prozac e l'Lsd, la scrittura automatica, Internet...
L'evoluzione
biologica espande dunque i campi d'interazione e le capacità di apprendimento
degli animali, non soltanto aumentando la qualità assoluta delle connessioni
nervose ma anche riducendo la proporzione delle connessioni sensorio-motorie
esterne rispetto alle connessioni neuronali interne. Lo stesso vale per
l'evoluzione economica della specie umana. Le attività del settore primario
(agricoltura, attività estrattiva, caccia, pesca), cioè le attività di interazione
diretta con la natura, contano sempre meno addetti. Invece l'attività si
sposta sempre più massicciamente verso il settore dei servizi (servizi che
gli esseri umani si rendono gli uni
con gli altri), delle comunicazioni, della produzione e della gestione
del sapere.
Più aumenta la quota di popolazione addetta alle connessioni interne - nel
"cervello" e nel "cuore" dell'umanità - più cresce il
suo potere sull'ambiente. Effettivamente, con l'accrescimento delle connessioni,
non è tanto lo spazio a restringersi, quanto l'essere umano a espandersi.
Meno rapporti abbiamo con il cosiddetto "reale", più estendiamo
la sfera del reale.
Quanto
più viaggiamo, sul pianeta o nei libri, in Internet o nella società che
ci circonda, più la nostra mente si apre. La comunicazione fra gli uomini
si sdoppia, si riflette, si moltiplica nell'interconnessione fra le informazioni
lentamente depositate nelle biblioteche, e che oggi esplode nel ciberspazio.
Ormai c'è un solo documento ipertestuale, caratterizzato da una diversificazione
e da collegamenti surreali, come c'è una sola umanità, che sta scoprendo
il "trip" di essere
umani e di mescolare le musiche antiche per meglio spaziare su quelle nuove.
La noosfera di Teilhard de Chardin diventa visibile. Essa è solo agli inizi
della sua crescita. La dialettica innescata dagli albori della vita fra
interconnessione fisiologica ed espansione della coscienza ha ingranato
una marcia più alta.
(Traduzione di Marina Astrologo)
Bibliografia
dell'autore
P.
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Lévy, L'idéographie dynamique, vers
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Chambate, P. Lévy (a cura di), Les
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Authiere, P. Lévy, La comopédié, une
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1992, numero dedicato alle Machines
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Lévy, L'intelligenza collettiva,
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Lévy, Il virtuale, Cortina, Milano,
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Lévy, Cybercultura, Feltrinelli,
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