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Parrucchiere a domicilio di Giovanni Caldara

Come concluse l'ultimo esame, anche le ore imprigionate da anni di studio e di sonno si liberarono. Per un anno intero: sino all'apprendistato nell'azienda del padre. Avevano cenato insieme al ristorante e dopo essere andati in giro a passeggiare, Marcello aveva accompagnato Elisa sotto il portone di casa. Eppure, solo quando fece per accarezzarla accennando al prossimo incontro, Marcello comprese dal suo sguardo, perso e immobile - ma così eloquente! - sul suo cespuglio di capelli, il segreto di tanti fallimenti. Sì: tutto dipendeva dai suoi maledetti capelli. Erano cresciuti enormemente: più stopposi del solito, si contorcevano a raggiera, creando un'orrenda massa, irsuta e opaca, che appollaiata per aria si rabbuffava poi sfibrata sulle spalle. Non pretese altre spiegazioni da Elisa, né le serbò rancore; gli parve la giusta ricompensa per mesi di colposa trascuratezza. Non appena vide suo padre, però, non perse ulteriore tempo: modificare quell'orrenda acconciatura, ecco il regalo desiderato. La madre, che aveva per lui in mente altri progetti, quasi pianse: in famiglia ne avevano sempre discusso in maniera urbana, alternando argomenti di carattere estetico a discorsi di colore etico, minacce di ostilità ad abbindolamenti con regalie future. Ma Marcello fu irremovibile. Aldo, il barbiere, svolse con scrupolo un lavoro lungo, per certi versi pionieristico; del resto, Luisa, due giorni dopo, aveva accettato d'uscire, perfino d'andare a ballare. E al momento dell'arrivederci, Marcello già pregustava la serata al cinema, sognando anche un'intera giornata al lago, la domenica successiva. Luisa stava bene con lui; e Marcello, rapito da quella ragazza, ignorava i buffetti e le carezze affettuose con cui lei gli scompaginava i capelli; ma erano moti amorosi anche le sciabolate che di tanto in tanto lo colpivano, sparando per aria il suo ciuffo? E gli strappi dolorosi di alcuni ciocche erano forse da intendere come tenere risposte alla gita sul battello? Non erano piuttosto pesanti allusioni? Di nuovo, il messaggio gli apparve fin troppo chiaro: - hai ragione Luisa -, e scusandosi la pregò di concedergli solo qualche giorno per rimediare. Di buon mattino Marcello raggiunse il barbiere. Aldo non ne fu scocciato, anzi. La nuova richiesta, poi, era molto semplice: rasarlo, quasi completamente. Si piaceva? Non ne era del tutto sicuro. Ma quale era l'alternativa? Non incontrare più nessuno. A casa, certo …la madre quasi non lo riconobbe. E pianse a dirotto. Anche il padre aveva il magone, ma fu l'altro figlio, Franco, ad avere un'idea migliore: lasciarlo solo in casa quel pomeriggio. Loro, intanto, si recarono prima in un supermercato, poi in un negozio specializzato, infine in una gioielleria, per tappezzare di cornici ogni angolo della casa e ricordare con fotografie e vecchie testimonianze il "vero" Marcello. Benché egli stesso fosse ormai sul punto di cedere cominciando a calcolare i giorni necessari per riavere la capigliatura originale, quella scelta drastica si rivelò un successo: incrociandolo per strada, Ada, una ragazza un po' sofisticata, gli aveva telefonato, invitandolo a una mostra. S'aggiravano per il museo, trascorrendo il tempo per lo più abbracciati. Quando erano stanchi si sedevano davanti a un affresco e Ada gli si accostava, appoggiando la testa alla sua spalla. Socchiudevano gli occhi e, riposati, si rialzavano dandosi la mano; e quando di tanto in tanto Ada gliela scioglieva, faceva scorrere i morbidi polpastrelli avanti e indietro sui suoi minuscoli capelli brillantinati. In un istante di trasporto, avviandosi verso l'uscita, Ada lo baciò e si dichiarò conquistata del rosso tiziano d'un quadro. Quella notte Marcello raggiunse il sonno solo verso l'alba, agitandosi invano nelle lenzuola; così, appena alzato, fiacco e provato, sentì il bisogno di Ada. Quella mattina, però, Ada si disse indisposta, e si fece annunciare così anche gli altri giorni della settimana. Molte cose s'insinuarono in quelle notti insonni; perciò, senza perdere ulteriore tempo, Marcello consultò Aldo, il barbiere. Poco dopo in strada, però, uno schiaffo inaspettato lo trascinò a casa: non era Ada, probabilmente ancora malata, ma Franco, suo fratello: la madre e questa volta anche il padre piansero vedendo lo scempio rossastro sulla sua testa. Anche Marcello fu sul punto di ammettere lo sbaglio, avendo scorto nel frattempo Ada andarsene con un altro. Eppure non si dava pace, convinto di non aver capito male: grazie al fatto che doveva passare dall'ospedale per alcuni esami, Marcello avrebbe atteso Ada e il suo nuovo ragazzo all'uscita dell'ufficio poco distante: e questi, in effetti, non aveva i capelli colorati. Accettò la sconfitta intanto che veniva radiografato. Doveva di certo essersi sbagliato. Approfittando però della visita da un altro medico, Marcello raggiunse Tiziano nel corridoio del palazzo della mostra, ma anche Aldo, il barbiere, una volta informato, si dichiarò esterrefatto. Così rientrò a casa, abbacchiato. Frattanto, il padre e la madre trattenevano a stento le lacrime, e il fratello Franco correva in camera, benché il barbiere non l'avesse nemmeno sfiorato. E sebbene nelle settimane successive Marcello si dedicò a curare altre cose, trascurando i capelli che a poco a poco avevano perso ogni traccia di colore ed erano cresciuti come ai vecchi tempi, i suoi genitori non cessavano di piangere. E la mattina in cui ogni lacrima scomparve dai loro volti, il suo look s'era di nuovo trasformato. Anche questa volta, però, Aldo non aveva neppure sfiorato le forbici: molto più semplicemente i capelli erano cascati da soli. Di primo acchito, e a dispetto delle reazioni dei suoi genitori, Marcello non s'entusiasmò più di tanto: a lasciarlo perplesso non era l'esigua quantità dei capelli - da lui stesso ultimamente ricercata -, ma la loro disposizione: in maniera forse un po' troppo azzardata gli lasciavano la testa irregolarmente pelata. Fu però questione solo di pochi giorni, perché con quei capelli i suoi genitori avevano preso a trascorrere intere giornate con lui senza lacrime o suppliche intimidatorie. E c'era dell'altro: alcuni amici erano passati spontaneamente a trovarlo e diverse ragazze si succedevano con regolarità nella sua camera carezzandolo, prendendogli la mano ed evitando accenni o critiche al suo nuovo taglio. Lasciò quindi perdere l'idea, balenata alla vista della sua ultima mise, di chiamare Aldo, il barbiere, per farsi spuntare alcune ciocche lanose, ritenute sui due piedi antiestetiche. Fu contento di lasciare l'ospedale e di rientrare a casa; ma ancora più felice quando dovette farvi ritorno: infatti, in quel breve periodo, a casa, i capelli gli erano sì rispuntati, ma a quale prezzo? Nessuno più era venuto a trovarlo; e per giunta, il giorno in cui s'era alzato da solo per andare in bagno, aveva sorpreso i suoi genitori a piangere: nessuna scenata, d'accordo (non si sentiva ancora del tutto bene), ma pur sempre un chiaro messaggio. E nulla spiegava quel loro comportamento strano se erano ormai diversi mesi che non vedeva più Aldo. Quantomeno la parata di cornici, immagini e vecchie testimonianze era stata levata: del resto erano solo inutili doppioni, ora che i suoi capelli erano cresciuti come in quelle fotografie. E allora perché ancora dei musi lunghi? Le sue tuttavia furono delle preoccupazioni paranoiche che finirono per non rivelarsi così catastrofiche: tornato in ospedale, infatti, riottenne l'ultima acconciatura … e con essa le ragazze che lo venivano a trovare, gli amici accorsi persino a festeggiare il suo compleanno, i regali, le letterine affettuose (così tante da non riuscire neppure a ricordare tutti i nomi) e, non da ultimo, i suoi genitori sempre accanto, ancora come prima: senza pianti, senza rampogne. Non si sentiva proprio bene … ma a dispetto del poco tempo dedicato ai capelli non gli era richiesto alcuno sforzo per mantenere la sua capigliatura. Marcello era contento di avere sempre così tanta gente felice e sorridente attorno a sé. E ancor più incredibile gli sembrò la richiesta, accolta dai suoi genitori senza sarcasmi e titoli taglienti, di far venire Aldo, il barbiere. Quel giorno Aldo avrebbe dovuto imparare tutti i segreti di quella miracolosa acconciatura: sfrangiatura delle ciocche lanose, apertura di squarci - talora audaci - su tutte le pareti, sfoltita dei gruppi un po' più cotonati e tolleranza, nonostante i ben noti strali al riguardo, di tirabaci ben aderenti alla fronte. Non doveva essere troppo difficile; ma doveva fare attenzione, perché, forse, anche senza uno solo di quegli ingredienti, il suo modo vincente di presentarsi sarebbe svanito e gli amici che tutti i giorni s'assiepavano alla porta della sua camera in ospedale l'avrebbero di nuovo abbandonato. Certo, gli amici, le amiche, la mamma, il papà, le letterine e i fiori erano ancor più numerosi del solito, e gli stavano davvero accanto. Ma anche Aldo, il barbiere, uscendo dalla chiesa non aveva smesso di piangere. Dannazione! Per cosa piangevano questa volta se neppure potevano vederlo?

Giovanni Caldara / valsesiano@hotmail.com