"La bellezza del bosco nel
quale passeggio è il mio prendere atto sia dei singoli alberi sia dell'ecologia
totale del bosco in quanto sistema. Un simile riconoscimento estetico è
ancor più evidente quando parlo con un'altra persona." (Gregory
Bateson)
L'estetica, per Gregory Bateson, è la sensibilità
alle relazioni, la premessa della nostra possibilità di comprendere il mondo
attorno a noi nei suoi cambiamenti e nelle sue persistenze, di avvertire
con una conoscenza insieme cognitiva ed emotiva, razionale e biologica,
analogie e differenze, consonanze e dissonanze, in una parola, di apprendere.
Nella epistemologia batesoniana, la capacità di apprendere, in modo
razionale o empatico, attraverso l'immaginazione o il rigore, non dipende
dal fatto che siamo esseri umani, ma dal fatto che condividiamo con gli
altri organismi moltissimi presupposti e che i nostri processi di apprendimento
sono intimamente connessi ai processi evolutivi. Esiste, infatti, secondo
Bateson, un'unica struttura, un sistema immanente di relazioni e di interdipendenze,
che accomuna le dinamiche di crescita e di apprendimento e che fa riferimento
a ciò che egli definisce "unità mentale"
[1] , vale a dire quel processo interattivo in cui il sistema
evolutivo non è più l'organismo in senso stretto ma l'organismo nel suo
ambiente. Bateson, procede, infatti, a una ridefinizione ecologica
del concetto di "mente", intesa non in termini individualistici,
bensì come dinamica interattiva e comunicativa propria dei sistemi viventi.
A suo avviso quindi, il comprendere passa attraverso un'educazione
alla "sensibilità estetica"
[2] nei confronti di tale unità mentale e al riconoscimento
della "struttura che connette" [3] noi agli altri sistemi viventi. L'essere
umano, come ogni altra creatura, è la variazione di un più vasto processo,
una sorta di metafora della più generale storia naturale, e in virtù di
questo, usando la propria struttura interna, e soprattutto attingendo alla
logica metaforica che condivide con le altre creature, può comprendere la
natura sistemica del suo ambiente di vita del più generale mondo del vivente.
L' "ecologia della mente", si configura, nell'epistemologia
Batesoniana come quel sapere capace di cogliere tale natura sistemica. e
di individuare nell'anatomia, nella fisiologia, o nel comportamento di un
organismo vivente, ciò che mette in relazione tra loro le singole parti
di quell'organismo e la struttura che lo connette con il resto degli esseri
viventi. Tale approccio ecologico può, secondo l'autore, permetterci di
comprendere meglio il legame che ci unisce al sistema più vasto che ci comprende
e di organizzare le nostre risposte all'ambiente.Le riflessioni di
Bateson che, mettono in rapporto circolare i processi di costruzione della
conoscenza con quelli di crescita biologica e che introducono un'idea di
mente relazionale ed interattiva, nonché strutturata per livelli di apprendimento
ricorsivamente connessi, possono assumere un particolare rilievo nell'esplorazione
delle dinamiche educative. L'estetica batesoniana del conoscere
in modo coerente con il nostro essere parte dei contesti a cui apparteniamo
e che contribuiamo a creare, può fornire, infatti, importanti indicazioni
sulle modalità in cui le conoscenze si co-costruiscono reciprocamente, su
come sia possibile ricercare "strutture che connettono" nel farsi
dei processi educativi e su come sia possibile promuovere stili di apprendimento
che non separino emozioni e razionalità ma che siano basati su una percezione
armonica del proprio agire.A partire da questi presupposti,
il tentativo del presente lavoro è quello di dimostrare, attraverso le esperienze
dei percorsi educativi del Centro Provinciale Adolescere, legati, ai progetti
didattici "L.A.R.A.","PIETRAGAVINA", e
"PIETRALARA", come l'estetica delle relazioni batesoniana,
possa fornire importanti suggestioni educative per intervenire sulle difficoltà
che fanno riferimento al sistema di relazioni dei ragazzi, per favorire
la costruzione dei loro apprendimenti e per promuovere lo sviluppo di quelle
competenze utili per gestire situazioni caratterizzate da complessità sistemica;
per contribuire, quindi, a uno sviluppo equilibrato della personalità in
armonia con il contesto ambientale di riferimento.Rispetto
alla strutturazione del lavoro, si è ritenuto opportuno suddividere l'elaborato
in due sezioni. Nella prima parte vengono presentati il modello epistemico
di Gregory Bateson, le sue opere e le vicende biografiche che ne hanno influenzato
gli sviluppi; nella seconda sezione sono invece descritti i progetti didattici
del Cento Adolescere, gli obbiettivi che individuano e le linee teoriche
e metodologiche che, riconducibili all'epistemologia batesoniana, li sostengono
e li motivano.Nell'introdurre un lavoro la cui ipotesi di fondo,
è che i progetti descritti, caratterizzati da un approccio ecologico alle
relazioni, agli apprendimenti e all'ambiente, hanno tra i riferimenti più
immediati l'ecologia della mente batesoniana, non va tralasciato di sottolineare
come Gregory Bateson, uomo di pensiero, non abbia mai indicato concrete
linee operative sulla base delle quali predisporre contesti educativi, ma
si sia limitato ad interrogarsi sul costituirsi dei contesti formativi,
individuando uno stile più che una teoria, una modalità di porsi in rapporto
ai processi educativi che, orientata all'estetica e all'autoriflessività,
ponga attenzione agli sfondi, ai percorsi e alle direzioni più che ai contenuti.L'ecologia
delle idee di Bateson passa, infatti, attraverso l'esser parte di,
attraverso un pensiero di contatto con gli esseri viventi, prima di diventare
anche un pensiero operazionale. In questo senso appare pertinente
richiamare un invito di Bateson, che indirizzato agli studiosi di scienze
sociali e agli scienziati, può essere rivolto anche a chi si occupa di gestire
contesti educativi e formativi: "Non dovremmo consentire all'imperfezione
della nostra conoscenza di alimentare la nostra ansia e di aumentare così
il bisogno di controllo. I nostri studi potrebbero piuttosto ispirarsi ad
una motivazione più antica, anche se oggi appare meno rispettabile: la curiosità
per il mondo di cui facciamo parte. La ricompensa per questo lavoro non
è il potere ma la bellezza".
CAPITOLO PRIMO - Gregory
Bateson: la formazione, la ricerca, le opere
"
io non faccio ogni
volta una domanda diversa,. io rendo più ampia la stessa domanda
"
(Gregory Bateson)
Antropologo, biologo di formazione, noto per essere
stato uno dei fondatori della cibernetica e l'ispiratore della Scuola di
Palo Alto, Gregory Bateson fu uno studioso molto particolare che, con uno
stile intellettuale personalissimo, dato da una sorta di combinazione tra
attenzione al contesto relazionale e sensibilità estetica, seppe attraversare
differenti campi del sapere nella cornice di una proposta teorica unitaria.Si
può, infatti, pensare al suo percorso come a un processo crescente di ricerca:
dalle prime osservazioni sulle piante e sugli animali (con la biologia e
la zoologia) all'attenzione per le forme culturali (in antropologia), dalle
riflessioni sulle modalità e i livelli della comunicazione (in psichiatria
e cibernetica) all'interesse per l'epistemologia, dalle considerazioni sulle
possibilità e i modi della conoscenza agli studi sul rapporto tra l'evoluzione
e il pensiero. In questo processo, tuttavia, i livelli precedenti non vennero
dimenticati, anzi furono richiamati come elementi necessari per comporre
insieme una struttura di analisi sempre più estesa, come sempre più estesa
divenne la domanda da cui era partito Bateson e l'oggetto su cui si interrogava,
fino ad arrivare a porre attenzione ai fenomeni di interazione sociale,
alle questioni ecologiche e ai problemi legati all'organizzazione e alla
comunicazione del mondo del vivente, a problematiche quindi che si riferivano
a un ordine più elevato di quello che aveva caratterizzato le singole discipline
e i campi di conoscenza dei quali si era occupato. Tale originale
percorso fu indubbiamente in relazione alle persone e agli ambienti in cui
egli lavorò o con cui entrò in contatto e in stretto rapporto con le sue
vicende personali; non si trattò tuttavia tanto di un rapporto causale e
unidirezionale tra tali esperienze biografiche e le idee sostenute e approfondite,
quanto di una sorta di analogia e risonanza formale fra le une e le altre.
Le sue opere furono, infatti, in qualche modo il frutto, da un lato di particolari
legami e scambi intellettuali ed affettivi interpersonali, con Margaret
Mead, con il gruppo dei cibernetici, con la Scuola di Palo Alto, con la
figlia Mary Catherine e con molti altri che gli furono vicini, e dall'altro
di vicende biografiche che non garantendogli stabilità e sicurezza lo portarono
ad affidarsi talvolta anche ad occasioni fortuite e al caso e ad incamminarsi
pertanto spesso in nuove direzioni per poter continuare il suo percorso
di ricerca. In alcuni casi quindi l'innovazione in tale percorso si produsse
quasi incidentalmente; il caso e la conseguente improvvisazione resero l'esperienza
di ricerca di Bateson molto più ampia e complessa di quanto, con ogni probabilità,
lui stesso non avrebbe forse saputo e potuto immaginare se fosse stato in
condizione di scegliere consapevolmente. Così l'emergere a un certo punto
della sua vita, con le riflessioni sulla natura sistemica della vita e
dell'ambiente pubblicate in "
Verso un'ecologia della mente",
di un'unità coerente tra le diverse ricerche compiute, non sembrò tanto
essere il risultato di un progetto cosciente quanto di una consapevolezza
profonda che era maturata nel corso del tempo.
Si può inoltre notare
come la vita di Bateson fu in comunicazione circolare con le sue idee; egli,
infatti, cercò sempre di connettere lo sforzo nella comprensione degli oggetti
di studio e dei processi analizzati con lo sforzo di interrogazione riflessiva
su se stesso. Questo atteggiamento ispirato dunque a una doppia comprensione
tra interno ed esterno, tra sé e gli altri, tra il proprio essere vivente,
lo sviluppo del proprio pensiero e il più generale mondo del vivente, è
certamente uno degli aspetti più interessanti di Bateson.Infine,
se si vuole considerare il contributo lasciato con la sua opera, va sottolineato
che, sebbene abbia influenzato significativamente alcuni settori della psichiatria
e della psicologia, nei singoli ambiti disciplinari di cui si è occupato
la sua influenza non è stata in generale molto rilevante. Tuttavia se si
valuta il suo contributo non a partire dalle discipline ma dal punto di
vista delle idee, si può ampliare il discorso perché in effetti Bateson,
autore di confine, ha rappresentato un importante punto di riferimento per
diversi studiosi ed indirizzi di ricerca e ha fornito nel contempo un apporto
decisamente importante ed innovativo nei dibattiti su questioni chiave della
cultura e della società contemporanea quali la questione ecologica, la relazione
mente-corpo, le teorie sulla comunicazione, le considerazioni su scienza
ed epistemologia, la riflessione relative alle pratiche sociali e al mondo
della scuola e dell'educazione
[4] .
- La tradizione dei Bateson
Il biologo William Bateson stava progettando la fondazione della genetica,
una nuova disciplina che, a partire dalla rielaborazione delle leggi di
Gregor Mendel, potesse contraddire e superare la teoria darwiniana dell'evoluzione
per selezione naturale, quando a Grantchester (U.K.) il 09 Maggio 1904,
nacque il suo terzogenito al quale diede il nome Gregory, proprio
in onore del monaco scienziato.William, discendente di una
di quelle famiglie di classe medio-alta, che a Cambridge avevano costituito
una sorta di aristocrazia intellettuale e che avevano formato generazioni
di studiosi, (ne rappresentavano alcuni esempi i Darwin, gli Huxley, i Whitehead),
nella sua vita di scienziato aveva studiato a lungo le cause della variabilità
di diverse specie animali e vegetali. Il suo interesse si era appuntato
in particolar modo sui fenomeni di simmetria, di regolarità e sulla ripetizione
ordinata e geometrica delle parti nella morfologia di animali e piante e,
conduceva personalmente, coadiuvato dalla moglie, le sue osservazioni nella
piccola fattoria sperimentale in cui viveva con la famiglia.I
figli furono, pertanto, educati all'osservazione scientifica e indirizzati
da William, figura carismatica e fulcro di una famiglia spiccatamente patriarcale,
verso la continuazione della sua opera di biologo. Tutti e tre furono, infatti,
avviati allo studio delle scienze naturali ed iscritti al St. John's College
di Cambridge, la prestigiosa università che aveva frequentato e in cui era
cresciuto intellettualmente il padre e di cui era stato rettore per oltre
venti anni il nonno; tuttavia Gregory, di alcuni anni più giovane dei fratelli,
nonostante gli ottimi risultati scolastici, era considerato da William il
meno brillante e capace dei tre e la sua posizione in famiglia veniva considerata
marginale. Va sottolineato come questa sorta di marginalità si dimostrò
poi uno dei tratti peculiari di tutta la sua vita intellettuale.Inizialmente
sembrò, in effetti, dover essere il primogenito John, molto simile al padre
per carattere e propensioni intellettuali, a raccogliere il testimone della
tradizione familiare per continuare idealmente le ricerche scientifiche
paterne e soprattutto per proseguirne fedelmente l'opera, ma nell'Ottobre
1918 morì giovanissimo al fronte, in Francia, durante la Prima Guerra Mondiale.
A questo punto fu Martin, il secondogenito, a trovarsi investito
di tutte le aspettative del padre, un uomo colto ed anticonvenzionale che
tuttavia, paradossalmente, guidò sempre l'educazione dei figli verso
un'aderenza rigida alle sue scelte e al suo personale anticonformismo. Iniziò
pertanto un lungo e doloroso contrasto fra Martin e il padre che opponendosi
alle sue ambizioni di poeta e drammaturgo non ritenendole adatte ad un Bateson,
cercò di spingerlo nella direzione della tradizione scientifica familiare.
I loro rapporti andarono sempre più deteriorandosi finché nel 1922, Martin,
per le difficoltà nel sentirsi accettato in famiglia e, in seguito ad una
delusione sentimentale si suicidò, sparandosi a Trafalgar Square lo stesso
giorno e la stessa ora in cui era nato il fratello maggiore John.Tali
vicende familiari giocarono, con ogni probabilità, un ruolo non secondario
nel sensibilizzare l'attenzione di Gregory per le patologie delle interazioni
umani, in particolare nel contesto familiare, oggetto di alcuni suoi studi
successivi.Fu, infatti, Gregory, l'ultimogenito mai considerato
dal padre all'altezza dei fratelli a raccoglierne l'eredità intellettuale;
entrato a Cambridge nel 1922 si laureò con lode, primo al suo corso, in
scienze naturali nel 1924. In quei tre anni trascorsi al College strinse
amicizia con altri futuri protagonisti del mondo scientifico anglosassone,
quali C. H. Waddington e G. E. Hutchinson e, nell'ambito di un circolo studentesco
con interessi culturali, il " Biological Tea Club", approfondì
la sua conoscenza dell'opera di William Blake e di Samuel Butler, autori
che influenzeranno profondamente la sua formazione intellettuale.Nel
1925 partì per il suo primo viaggio di studio, alle Galapagos, alfine di
compiere alcune osservazioni; rientrò tuttavia fortemente deluso e perplesso
circa la propria volontà di continuare con la biologia, disciplina che era
andata ormai trasformandosi: all'esplorazione sul campo e al lavoro nelle
serre e negli allevamenti, a cui ci si era dedicati in casa Bateson, si
era ormai sostituita la condizione piuttosto standardizzata e asettica dell'osservazione
al microscopio in laboratorio che appariva a Gregory troppo oggettivante
ed impersonale.Decise così, con l'aiuto dell'antropologo A.
Haddon, di impegnarsi in un anno di training in antropologia sociale e di
dedicarsi quindi agli studi di questa materia, che grazie al recente rinnovamento
paradigmatico, sembrò a Gregory più attenta alla dimensione umana e singolarmente
priva di schemi teorici.Tale scelta non trovò d'accordo William
che tuttavia, ormai anziano e provato dalla morte dei due figli maggiori,
non ostacolò Gregory; inoltre questo cambiamento non implicava una chiusura
totale con la biologia: agli inizi del secolo l'antropologia rientrava,
infatti, ancora nel novero delle scienze naturali. Gregory, del resto, non
ruppe mai con le proprie radici naturalistiche e anche nella scelta dei
propri maestri, si mantenne fedele al rigore trasmessogli dal padre: mentre
dissentì dal funzionalismo di B. Malinowski, venne considerevolmente influenzato
dall'adozione di metafore morfologiche nello struttural-funzionalismo di
A. R. Radcliffe-Brown, che proponeva uno studio della struttura sociale
focalizzando l'interesse sui fenomeni che ne mantenevano la coesione e la
coerenza interna. Va inoltre ricordato come Gregory non prese mai le distanze
dalla cultura del padre, al contrario, i temi della ricerca paterna: l'attenzione
verso la morfologia degli organismi e lo scetticismo nei confronti della
concezione darwiniana dell'evoluzione, ricomparvero in varie forme nella
sua riflessione scientifica. A questo va aggiunto come, confrontandosi con
la difficile eredità intellettuale di William, ne assorbì l'impostazione
scientifica con la particolare propensione alle relazioni essenziali e alle
forme, ne fece propria la concezione olistica dell'organismo vivente inteso
come un tutto integrato anziché come mero assemblaggio di elementi distinti,
discreti, e attribuì come lui una notevole importanza alla sensibilità estetica
come metodo di indagine.
- La pratica etnografica: dalle prime ricerche sul campo al
concetto di scismogenesi
Con un approccio struttural- funzionalista, Gregory intraprese quindi,
nel 1927, un anno dopo la morte del padre, la prima ricerca sul campo, in
Nuova Guinea, presso la popolazione dei Baining che tuttavia, per la sua
radicata diffidenza verso l'uomo occidentale si rivelò particolarmente difficile
da studiare e Gregory si rese presto conto di quanto gli strumenti tecnici
appresi con la sua formazione antropologica fossero inadeguati all'approccio
con i nativi. Dopo mesi di tentativi infruttuosi, decise perciò di abbandonare
le ricerche per rivolgersi a un'altra popolazione locale, i Sulka, anche
qui però le difficoltà non cessarono, Bateson contrasse la malaria e non
riuscì a portare a termine nemmeno questo secondo tentativo. Per quanto
deluso da questi insuccessi decise comunque di risalire il fiume Sepik per
effettuare un ultimo tentativo tra gli Iatmul, un popolo di pescatori e
cacciatori di teste che abitava la regione del medio Sepik. Finalmente riuscì
a compiere delle osservazioni interessanti e, rientrato a Cambridge nel
1930, propose come argomento della sua tesi di Master il sistema di variazioni
conflittuali che animava questa struttura sociale, nella quale non esisteva
una autentica gerarchia di potere e in cui, per coloro i quali si rendevano
colpevoli di qualche mancanza, le sanzioni non provenivano dall'alto, ma
dai membri del medesimo grado di iniziazione. Bateson, elaborò la
sua tesi rifacendosi al proprio background culturale, pose il problema in
termini di dinamica morfogenetica e si affidò a una metafora zoologica,
sostenendo che la differenza fra la cultura Iatmul ed una cultura gerarchica
come quella occidentale potesse essere paragonata alla differenza fra gli
animali a simmetria radiale (meduse, anemoni di mare, ecc.), nei quali i
segmenti che si sviluppano attorno al centro come settori di un cerchio,
sono di solito uguali fra loro, e gli animali che hanno una segmentazione
trasversale (vermi, aragoste, uomini, ecc.), che si sviluppano secondo un
piano di differenziazione fra segmenti successivi.
L'anno successivo,
ottenuta una nuova borsa di studio per approfondire le sue indagini sulle
variazioni conflittuali nella cultura Iatmul, ritornò in Nuova Guinea e
concentrò i suoi studi sulla cerimonia del Naven, un rituale di travestimento
che coinvolgeva l'intero clan e che gli indigeni eseguivano su iniziativa
del Wau, il fratello della madre, quando il giovane Laua,
il figlio della sorella del Wau, aveva compiuto per la prima volta
un atto da adulto, considerato socialmente importante ( ad esempio l'uccisione
di un nemico, di un animale pericoloso, ecc. ). Naven in lingua Iatmul
derivava dal verbo nav, "vedere" e significava "mostrarsi",
"darsi a vedere" e la cerimonia ruotava intorno a un gioco paradossale
fatto di re-identificazioni teatralizzate e di un'inversione di ruoli sessuali
che si esplicava nel rituale del travestimento. Gli uomini si vestivano
da donne, mimavano ed enfatizzavano grottescamente atteggiamenti e comportamenti
riconoscibili come femminili e le donne indossavano abiti maschili e parodiavano
il comportamento degli uomini, cercando di esprimere fierezza e affermazione
di sé; al culmine della cerimonia il Wau si umiliava nei riguardi
del suo Laua, costringendolo a riparare questo gesto con un dono
di preziose conchiglie.L'approccio struttural-funzionalista,
che tendeva a focalizzarsi sui puri aspetti formali del rito, si rivelò
insufficiente a comprenderne il significato, e gli studi di Bateson,
che sembrava non riuscire più ad applicare con coerenza nessuna tecnica
di indagine, non fecero particolari progressi, almeno fino all'incontro
con l'antropologa americana Margaret Mead che nel Dicembre 1932 si trovava
in Nuova Guinea, in cerca di comunità interessanti da studiare, in compagnia
del marito R. Fortune, anch'esso antropologo.I due, legati
alla scuola americana di F. Boas, tendevano, per formazione, a considerare
l'integrazione culturale non come un assunto, ma come un problema da spiegare
e Bateson ebbe quindi l'occasione di confrontare il suo lavoro con altre
esperienze e punti di vista. Inoltre la Mead aveva ricevuto una parte del
manoscritto del libro di R. Benedict " Modelli di Cultura ",
in cui l'autrice, riallacciandosi ad una tradizione olistica di matrice
tedesca, in particolare ai concetti di Weltanschauung e di Gestalt,
presentava le culture non tanto come sistemi viventi, quanto piuttosto come
persone, organizzate in strutture coerenti di pensiero e di sentimento e
sottolineava come, adottando questo punto di vista, mutasse radicalmente
lo scopo dell'antropologia: non si trattava più di cercare le funzioni a
cui la cultura ricorreva per assicurarsi la sopravvivenza materiale o istituzionale,
ma di comporre questi elementi a configurare un tutto coerente da cui emergesse
lo stile della cultura presa in esame.Le tesi della Benedict
diventarono il terreno comune di confronto fra Bateson e la Mead; i loro
modi di approcciarsi all'antropologia erano, infatti, complementari, mentre
l'uno, sulla scorta di un ricco bagaglio culturale di tipo scientifico,
tendeva a riflettere su un ventaglio di modelli astratti, la seconda lo
ampliava in modo eclettico, attingendo particolarmente dalla psicologia
sperimentale e dalla psicoanalisi. Bateson pertanto, con il
contributo dato alle sue ricerche dalle lunghe conversazioni con la Mead
e dal testo della Benedict, che esercitò una profonda influenza sul suo
pensiero, giunse a considerare come, affinché il rituale del travestimento
della cerimonia del Naven gli potesse divenire maggiormente comprensibile,
i vari momenti del rito dovessero essere contestualizzati nei loro aspetti
emotivi e spostò, quindi, la propria attenzione dallo specifico comportamento
cerimoniale al suo contesto culturale e alla relazione che intercorreva
tra il Naven e la cultura Iatmul.Nel 1933, Bateson rientrò
in Inghilterra e nel 1936 riuscì a terminare e a pubblicare " Naven.
Un rituale di travestimento in Nuova Guinea ", testo che presentava
diversi elementi di originalità e che conteneva già il germe di molti interrogativi
fondamentali che l'autore affrontò in seguito."Naven.
Un rituale di travestimento in Nuova Guinea". L'analisi che
Bateson propose in " Naven ", a differenza dei lavori antropologici
dell'epoca che presentavano un intero sistema sociale e culturale per poi
dedurne la spiegazione dei simboli e dei significati dei singoli rituali,
partiva invece da un solo aspetto della vita sociale, uno specifica rituale,
lo analizzava seguendo le relazioni e le interazioni su cui si fondava e
attraverso esso voleva arrivare a ricostruire un'immagine coerente delle
relazioni sociali e dei tratti essenziali della cultura a cui apparteneva.
Il tentativo era pertanto quello di studiare il rituale Naven in
quanto fenomeno connesso con tutti gli altri elementi che componevano il
sistema sociale nel suo complesso.Bateson partiva dunque da
un'attenta analisi delle nozioni di struttura e di funzione,
così come erano usate nel contesto dell'antropologia inglese e, se da un
lato l'impiego del concetto di struttura sociale sembrava essere
espressione dell'influenza di A. R. Radcliffe-Brown, dall'altro Bateson
riconosceva il proprio debito anche nei confronti di B. Malinowski, quando
ricorreva alla nozione di funzione pragmatica; tuttavia la sua singolare
concezione di funzione e struttura segnava un distanziamento
dal funzionalismo di Malinowski e di Radcliffe-Brown che scomponeva la cultura
in istituzioni caratterizzate da una specifica funzione. Nello schema
delineato da Bateson la funzione pragmatica perdeva, infatti, di
centralità e veniva distinta a sua volta dalla funzione affettiva
o etologica, che faceva riferimento alla relazione che intercorreva
fra gli elementi della cultura e i bisogni emotivi degli individui; tale
distinzione appariva all'interno di un procedimento analitico finalizzato
a mettere in evidenza l'insieme dei processi cognitivi implicati, vale a
dire l'eidos della cultura Iatmul. In questa analisi l'eidos
che esprimeva l'aspetto cognitivo della personalità, e l'ethos inerente
alla dimensione affettiva, venivano pertanto considerati come articolazioni
di una medesima configurazione.Bateson, considerando l'elemento caratterizzante
della cerimonia
Naven il mutamento di identità attraverso il travestimento,
appariva orientato verso la dimensione etologica ed emotiva della cerimonia
e dopo aver dichiarato, nell'introduzione al volume, di voler considerare
il "retroterra emotivo come una causa attiva della cultura"
[5] , in uno dei capitoli centrali di "
Naven",
dedicato alla formulazione della teoria dell'ethos introduceva il concetto
di
scismogenesi, che ricomparve in vari scritti successivi. Bateson,
sottolineava, infatti, come fra i giovani Iatmul, una volta terminata l'infanzia,
sorgesse una differenziazione progressiva fra l'ethos maschile e quello
femminile e, come a questo punto la relazione tra uomini e donne assumesse
una forma
complementare, ad esempio, alla fierezza e all'esibizionismo
dell'ethos maschile, le donne reagivano con atteggiamenti di sottomissione
o di ammirazione. La relazione complementare che intercorreva fra uomini
e donne Iatmul veniva dunque a strutturarsi nel corso di un processo dinamico,
"la scismogenesi, basato sulle reazioni di individui alle reazioni
di altri individui
."
[6] In questa prospettiva, all'interno di un sistema di relazioni
sociali era possibile identificare un
processo circolare: quanto
più gli uomini Iatmul assumevano atteggiamenti esibizionisti, tanto più
le donne ammiravano le loro esibizioni e, viceversa, l'ammirazione suscitava
esibizionismo degli uomini, dunque una reciproca reazione di tipo complementare;
nel
Naven tale modello veniva rovesciato e parodiato mediante l'inversione
dei ruoli maschili e femminili simulata nel rituale di travestimento.
Bateson
identificò poi un secondo schema di riferimento, la simmetria che
faceva riferimento ad interazioni in cui le azioni e i comportamenti di
uno o più individui spingevano altri individui ad azioni e comportamenti
analoghi, quindi ad una identica ed oppositiva reazione. Il problema consisteva
allora, per l'autore, nell'identificazione dei limiti di tolleranza di un
sistema, dunque nella spiegazione delle modalità di controllo della tensione
scismogenetica. A questo proposito riteneva possibile un equilibrio
dinamico attivato da meccanismi in grado di frenare il progredire della
scismogenesi, i quali gli sarebbero apparsi peraltro più chiari negli anni
successivi, grazie al contributo dato alle sue ricerche dai nuovi strumenti
concettuali della cibernetica che lo portarono del resto a privilegiare
gli interessi epistemologici rispetto alla pratica etnografica.Nel
frattempo Bateson e la Mead, il cui matrimonio attraversava già da tempo
una profonda crisi, consolidavano una relazione che li coinvolgeva ormai
anche al di là dei comuni interessi scientifici e nel 1936, mentre usciva
la prima edizione di "Naven", e non appena lei ottenne
il divorzio da R. Fortune, si sposarono a Singapore.I due decisero
di continuare le loro ricerche sui rapporti tra cultura e personalità e
intrapresero quindi una seconda indagine antropologica sul campo, a Bali,
dal Marzo 1936 al Febbraio 1938. Il loro intento era quello di completare
l'analisi sui diversi tipi di temperamento culturalmente standardizzati
mettendo a confronto la cultura Iatmul, con quella Balinese, in cui a differenza
della prima l'espressione delle emozioni era socialmente scoraggiata.Bateson
e la Mead in questa ricerca, introducendo un elemento di innovazione nell'ambito
dell'antropologia scientifica, impiegarono strumenti fotografici e cinematografici
per documentare le interazioni fra gli indigeni e raccolsero una grande
quantità di immagini fotografiche, documenti filmati e appunti. Terminati
i due anni di lavoro a Bali rientrarono in America, a causa dello scoppio
della Seconda Guerra Mondiale Gregory era mobilitato in Inghilterra, pertanto
furono preferiti gli Stati Uniti, inoltre la coppia era in attesa di una
bambina, Mary Catherine, che nacque l'8 Dicembre 1939. Bateson
e la Mead nei due anni successivi catalogarono e studiarono i materiali
raccolti, montarono alcuni film e si confrontarono con diversi colleghi.
Da questo lavoro arrivarono alla pubblicazione di "Balinese Character.
A Photografic Analysis". "
Balinese Character.
A Photografic Analysis". Questo volume, raccoglieva 759 fotografie
scattate e commentate da Bateson, un saggio introduttivo della Mead e infine
i dati della ricerca svolta a Bali dai due antropologi, raccolti in forma
di reportage fotografico. In quest'opera Bateson non impiegò lo stesso apparato
di concetti utilizzato per "
Naven" ritenendolo inadatto
all'analisi dei dati balinesi e introdusse un nuovo elemento, che diventò
uno dei tratti distintivi del suo metodo di indagine: la
sensibilità
estetica. Impiegò, infatti, l'elemento estetico, attraverso lo studio
delle componenti spaziali, formali e corporee, nel tentativo di cogliere
il carattere della cultura Balinese. Per la prima volta, veniva richiamata
e sottolineata la centralità del corpo e del suo linguaggio per comprendere
il carattere di una popolazione, l'
ethos di quella cultura e la macchina
fotografica veniva qui impiegata come un autentica strumento di indagine
etnografica, e non come un semplice dispositivo per illustrare tesi già
formulate in precedenza. Dall'esame di circa 25.000 fotografie, Bateson
e la Mead ricavarono, infatti, un quadro complessivo della cultura Balinese
nei suoi vari aspetti: dall'organizzazione del villaggio ai riti di passaggio,
dalle cerimonie relative alla scansione del calendario alla forme di danza
e di pittura. Tale ricerca mise soprattutto in luce la natura delle relazioni
interne alle famiglie e le forme di educazione nell'infanzia ed evidenziò
alcuni rituali, tipici dei balinesi ed in particolare delle interazioni
delle madri con i loro figli, che tendevano ad eliminare o ad inibire l'inclinazione
dei bambini nei confronti della rivalità o della competizione. Bateson fermò
l'attenzione proprio sulle sequenze di comportamento dei nativi, che tendevano
ad interrompere le interazioni cumulative bloccando le tensioni scismogenetiche
che avrebbero potuto presentarsi nella vita sociale, e che erano pertanto
caratterizzate da un'assenza di acme e da un'intensità emotiva costante.
Questo aspetto era presente anche in varie espressioni artistiche balinesi:
nella musica, nella pittura, così come nelle tecniche usate dai balinesi
per dirimere le contese, inoltre le forme dell'influenza emotiva erano evidenti
nell'oratoria, anch'essa priva di tensione cumulativa, di acme. Tali modalità
avevano una serie di corrispettivi positivi: i balinesi non erano spinti
dall'avidità, le loro attività non erano finalizzate a qualche scopo futuro
ma piuttosto apprezzate di per sé e vi era nei nativi una soddisfazione
immediata ed immanente nel compierle in armonia e con grazia. Pertanto dallo
studio del carattere Balinese, Bateson trasse un'indicazione fondamentale,
che diventò un punto di riferimento centrale nei suoi studi:
la critica
della finalità cosciente e la possibilità di uno stile cognitivo ed
emotivo orientato, non allo scopo, ma alla soddisfazione basata su una percezione
armonica del proprio agire.
In seguito, in particolare in uno scritto
del 1949, Bateson riprese le riflessioni sulle modalità che infrangevano
la tensione scismogenetica nella cultura Balinese, reintegrando nell'analisi
dei dati raccolti a Bali le categorie impiegate in precedenza nello studio
degli Iatmul e le arricchì di una serie di considerazioni ispiratagli dalla
nascente cibernetica.
- L'incontro con la cibernetica e le riflessioni sui sistemi
di relazioni sociali
Durante la Guerra Bateson si recò in Estremo Oriente al seguito dell'Ufficio
Studi Strategici di Washington, in qualità di consulente antropologo per
la propaganda, e visse questa esperienza molto negativamente traendone la
forte diffidenza verso ogni forma di scienza sociale applicata che
lo accompagnò poi per tutta la vita.Nel dopoguerra abbandonò
la pratica etnografica per dedicarsi, privo di una posizione accademica
stabile, ad una difficile ricerca interdisciplinare che si fuse via via
con un crescente interesse epistemologico.In quegli anni, infatti,
attraversò una profonda crisi personale: all'università non riusciva ad
ottenere che qualche incarico a termine come ricercatore, spesso per mezzo
dell'interessamento della Mead, che grazie alla sua notorietà in più di
una occasione aveva già interceduto a suo favore per sostenerlo nei momenti
di difficoltà lavorativa e questa difficile situazione determinò una sorta
di dipendenza dalla moglie che finirà con l'incrinare il matrimonio. Per
affrontare questo particolare momento, all'età di 42 anni, Bateson decise
pertanto di sottoporsi a trattamento psicoanalitico con un'analista Junghiana.Nel
frattempo, ad opera di ricercatori provenienti da discipline differenti,
quali i matematici N. Wiener e J. Von Neumann, il neuropsichiatra W. McCulloch,
il neurobiologo A. Rosenblueth, l'ingegnere J. H. Bigelow ed altri, stava
nascendo, negli Stati Uniti, la cibernetica: una nuova scienza interdisciplinare
alla cui costituzione sia Bateson, sia la Mead parteciparono con grande
interesse fin dall'inizio. Il movimento cibernetico prese il nome da una
serie di conferenze promosse, dalla Fondazione Macy, con lo scopo di sviluppare,
in una prospettiva multidisciplinare, un modello di analisi che comprendesse
da un lato lo studio comparato del comportamento degli organismi viventi
e dall'altro il funzionamento dei dispositivi tecnici di alcune macchine,
analizzati entrambi secondo la medesima ottica di causalità circolare. Il
gruppo di studiosi che prese parte a questi incontri costituì per diversi
anni una sorta di cenacolo che elaborò un linguaggio comune e che si occupò
di una vasta area di ricerca e di riflessione che attraversava varie discipline;
il parteciparvi rappresentò un evento molto importante per Bateson in quanto
gli consentì di coniugare il suo background di biologo con le scienze sociali
e di poter approfondire aspetti e teorie quali: i meccanismi di feedback,
la teoria dell'informazione e della comunicazione, l'idea di omeostasi,
la Teoria dei Tipi Logici che furono subito riconosciuti come corrispettivi
matematici delle proprie idee e che diventarono fonte di nuovi suggerimenti
e metafore sulle quali rifletté a lungo nelle ricerche successive. Il modello
epistemologico cibernetico individuava spiegazioni in termini di catene
reciproche di causa e di effetto e pertanto, a partire dal concetto di retroazione
o feedback, faceva riferimento al fatto che un sistema fosse in grado di
autoregolarsi attraverso catene o circuiti di informazioni riguardanti lo
stato da mantenere o l'obbiettivo da perseguire. Bateson, facendo propria
l'ottica cibernetica, secondo la quale ogni sistema organizzato si potesse
pertanto caratterizzare, sia per la coordinazione fra le sue componenti
e le loro funzioni, sia per il controllo che alcune di esse esercitavano
su altre e che il sistema nel suo complesso esercitava nei confronti delle
interazioni con l'ambiente, ne fece un uso creativo, impiegando gli strumenti
della cibernetica, non in modo meccanicistico e senza una formalizzazione
di tipo strettamente matematico, ma all'interno di un approccio teorico
più aperto e vitale che comprendesse lo studio del comportamento e delle
relazioni umani e che partisse dal presupposto che "[
] quando
si parla del procedere della civiltà, o si valuta il comportamento umano,
l'organizzazione umana, o qualunque sistema biologico, si ha a che fare
con sistemi autocorrettivi."
[7] .
Il primo tentativo di questo
uso della cibernetica si può osservare in uno scritto del 1949: "Bali:
il sistema di valori di uno stato stazionario" in cui feedbacks
positivi e negativi, autocorrezione, reazione e teoria dei giochi furono
adottati da Bateson per riconsiderare i risultati delle proprie ricerche
fra gli Iatmul e i Balinesi nel tentativo di fornire una risposta ai quesiti
rimasti in sospeso."Bali: il sistema di valori di uno
stato stazionario". In questo saggio, alla luce dell'apparato di
concetti fornitogli dalla cibernetica, Bateson ritornò, in effetti, su alcune
riflessioni relative alla cultura Balinese e all'interruzione di tensione
scismogenetica tipica dei suoi scambi sociali e, recuperando e reinterpretando
alcune teorie impiegate nello studio degli Iatmul, trasse nuove indicazioni
teoriche sulle modalità di stabilizzazione delle situazioni di interazione.
Bateson aveva, infatti, notato come la cultura Balinese, già
nella relazione madre-bambino, modellasse il carattere degli individui creando
un contesto che precludesse la scismogenesi; viceversa nel sistema Iatmul
tipicamente scismogenetico aveva individuato quelli che ora poteva chiamare
due circuiti rigenerativi, (di retroazioni positive, in gergo
cibernetico): la scismogenesi simmetrica e quella complementare
che compensandosi e bilanciandosi l'un l'altro avevano un effetto frenante,
o omeostatico. Visto in questa prospettiva il concetto di scismogenesi faceva
quindi riferimento, all'organizzazione del comportamento e designava una
configurazione di tipo relazionale più ampia in cui erano dunque individuati
due tipi di differenziazione, simmetrica e complementare, contraddistinte
dalla reciprocità dei caratteri delle azioni (o reazioni a reazioni) degli
individui e dei gruppi interagenti. Ora, Bateson mise in evidenza come in
assenza di elementi frenanti, il sistema di relazioni sociali non avrebbe
potuto mantenere un equilibrio dinamico e gli interscambi di comportamenti
avrebbero portato a una "fuga" o al collasso del sistema, alimentandosi
cioè di retroazioni positive e come viceversa, la stabilizzazione del sistema
di relazioni diveniva possibile grazie a modalità autocorrettive, a retroazioni
negative.
- L'esperienza in ambito psichiatrico: dagli studi sui contesti
di interazione all'elaborazione della teoria del doppio vincolo
Bateson, completamente assorbito, da un lato dall'esperienza dell'analisi
psicoanalitica a cui si stava sottoponendo e, dall'altro dalla riflessione
sui temi connessi alla cibernetica, finì con il trascurare i rapporti accademici
e nel 1949 non gli venne rinnovato l'incarico di insegnamento ad Harvard.
Il suo collega A. Kroeber lo segnalò, tuttavia, allo psichiatra sociale
J. Ruesch della Langley Porter Neuropsychiatric Clinic di San Francisco,
che in quel momento stava iniziando una ricerca sulla comunicazione in psichiatria
e cercava un collaboratore antropologo. Bateson si trasferì perciò in California,
e cominciò così quell'esperienza nel mondo psichiatrico durata oltre dodici
anni e per la quale è da molti tuttora principalmente ricordato.Nominato
consulente etnologo del Veterans Administration Hospital di Palo Alto e
docente a contratto dell'Università di Stanford, si immerse per diversi
mesi nella cultura psichiatrica e, con un approccio di taglio quasi antropologico,
ne analizzò la letteratura, partecipò a convegni e seminari, frequentò reparti
ospedalieri, assistette a sedute terapeutiche ed effettuò numerose interviste
ad operatori dei più diversi indirizzi teorici. Da questo intenso lavoro
di ricerca uscì nel 1952 un libro scritto a due mani con Ruesch "La
matrice sociale della Psichiatria" che rappresentava una sorta
di riflessione preliminare sulle questioni epistemologiche fondamentali
a partire dalle quali svolse gran parte delle ricerche successive, non solo
in campo psichiatrico. Questo lavoro, infatti, fornì a Bateson alcuni modelli
interpretativi per delineare un nuovo approccio alla patologia psichiatrica
e gli suggerì l'idea fondamentale di prendere in considerazione non tanto
e non solo la persona e il messaggio ma anche e soprattutto il circuito
e il contesto. Va inoltre ricordato che questo volume fu forse il lavoro
di Bateson in cui si riconosceva maggiormente l'influenza sul suo pensiero
delle teorie e del linguaggio della cibernetica (mente, comunicazione,
codifica, relazione mappa/territorio, differenza, ecc.)
che negli anni successivi sviluppò in un sistema sempre più coerente. "La
matrice sociale della Psichiatria". L'analisi che Bateson presentò
in questo libro, muoveva dal tentativo di descrivere la complessità dei
fenomeni comunicativi e a questo proposito sottolineava come nella relazione
terapeutica ogni messaggio, sia che provenisse dal paziente, sia che provenisse
dal terapeuta, conteneva un duplice aspetto: da un lato era una semplice
esposizione o un resoconto di eventi, dall'altro implicava una specie di
comando o di stimolo di eventi successivi. Quindi la persona che percepiva
un messaggio svolgeva inconsciamente due operazioni, la codificazione e
la valutazione; sebbene si trattasse in origine di processi distinti, una
volta avvenuti era impossibile distinguere i due diversi fattori nel prodotto
cosciente che si era venuto a creare dalla loro sovrapposizione. Infatti,
se la persona commetteva degli errori evidenti nel reagire agli eventi esterni,
non era possibile né alla persona stessa né all'osservatore capire dove
stesse l'errore, se nella percezione sbagliata degli eventi, oppure nella
conversione di queste percezioni corrette in azioni errate.In
questo modo Bateson arrivò a chiarire un aspetto, che sarebbe risultato
molto significativo nello sviluppo successivo del suo pensiero, vale a dire
il ruolo della coscienza. Se da un lato, infatti, l'esistenza della coscienza
rivelava una notevole complessità della psiche, dall'altro essa era comunque
connessa al processo di codificazione e di semplificazione delle informazioni,
e il suo contenuto non era che una riduzione estrema ricavata dal ricco
continuum complessivo degli eventi psichici. L'analisi di Bateson mirava
a mostrare dunque come fosse possibile per il soggetto compiere molti tipi
di errore nella propria codificazione e percezione del mondo; inoltre poiché
in generale ogni premessa nella codificazione-valutazione era autorinforzante,
la persona era incapace di avvertire le caratteristiche cognitive nei cui
termini percepiva le cose finché la sua esperienza percettiva si dimostrava
efficace. Solamente in relazione a un periodo di tentativi, di prove ed
errori, una persona poteva apprendere qualcosa sul proprio sistema percettivo
e gradualmente modificarlo in un sistema diverso e più adatto, magari in
connessione con una diversa conoscenza dell'ambiente. Di fronte alla possibilità
di sbagliare il soggetto poteva correggersi non solo a livello della singola
azione, ma anche modificando i meccanismi in base ai quali le azioni erano
connesse agli stimoli ambientali e, ad un altro livello, per mezzo dell'errore
poteva modificare il proprio sistema di autocorrezione. La tesi centrale
del libro era dunque che la terapia potesse avvenire soltanto mediante la
comunicazione che, dipendeva dalle premesse che i due soggetti avevano in
comune e dalla complessità del sistema e dei soggetti coinvolti. A questo
punto veniva quindi introdotto il concetto di metacomunicazione,
definito come comunicazione sulla comunicazione, che riguardava la
definizione della relazione fra i soggetti che partecipavano ad una interazione
comunicativa e che indicava tutti quegli elementi e affermazioni sulla codificazione
(su come interpretare il messaggio) scambiati fra coloro che comunicano.
Così, nell'analizzare la comunicazione fra due persone e ciò che ognuno
percepiva, bisognava tenere conto sia del contenuto della comunicazione
sia dei messaggi che definivano il contesto in cui tale messaggio doveva
essere interpretato. Dal punto di vista propositivo, l'idea di Bateson
andava nella direzione di ripensare l'attività psichiatrica non come una
pura tecnica terapeutica basata su una comunicazione a senso unico in cui
il terapeuta rimaneva sostanzialmente immodificato, ma piuttosto come un'attività
riflessiva in cui il terapeuta accettava di mettersi in gioco, partecipava
a sua volta a un processo dinamico di cambiamento, per progredire ed evolvere
continuamente. L'attività terapeutica veniva pertanto intesa come un processo
con un carattere circolare tra medico e paziente, in cui entrambi si modificavano
attraverso la relazione e la comunicazione, in una co-evoluzione
terapeutica. Altre problematiche introdotte da Bateson in questo
testo, relative alla struttura dei contesti di interazione e alle contraddizioni
che potevano insorgere quando, in un circuito riflessivo, si dovevano considerare
contemporaneamente il contenuto della comunicazione e i messaggi che qualificavano
il contesto e che definivano le regole contingenti il rapporto, diventarono
il presupposto delle sue successive ricerche che in campo psichiatrico sfociarono
nelle riflessioni relative al doppio vincolo e, in una prospettiva
più ampia portarono all'elaborazione della sua teoria dell'apprendimento
tematizzata come un fenomeno della comunicazione. Intanto nell'inverno
1951 Bateson divorziò da Margaret Mead e di lì a poco sposò la propria segretaria,
Elizabeth Summer, dalla quale nello stesso anno ebbe il secondo figlio John.
Gli anni seguenti furono tuttavia particolarmente difficili a causa della
salute di Elizabeth, che per un disturbo genetico non riuscì a portare a
termine le gravidanze successive e a causa delle preoccupazioni economiche
dovute alla precaria situazione professionale di Bateson; tutto ciò rese
fragili gli equilibri interni della coppia e così i due nel 1958 divorziarono.Nel
frattempo Bateson era andato approfondendo i suoi studi sulla comunicazione,
intesa come fenomeno specifico che caratterizzava i sistemi viventi, e nel
1952 ottenne una borsa di studi di due anni da parte della Fondazione Rockfeller
per studiare come la Teoria dei Tipi Logici di Russel-Whitehead, potesse
essere impiegata negli studi sulla comunicazione, sul linguaggio naturale
e sulla classificazione dei messaggi. La Teoria dei Tipi Logici, nata, con
una valenza prescrittiva, nel linguaggio formale e atemporale della logica,
sosteneva che una classe non potesse essere membro di se stessa né che uno
degli elementi potesse essere la classe e che pertanto tra una classe e
i suoi elementi esistesse discontinuità e che le classi si disponessero
lunga una
scala gerarchica di Tipi Logici. Bateson ne respinse
l'originario valore ingiuntivo limitato ai linguaggi formali e, consapevole
delle incolmabili differenze esistenti tra logica formale e mondo biologico,
partendo dal suo referente empirico rappresentato dall'indagine etologica
sulle forme di comunicazione che, nell'animale e nell'uomo, avevano una
valenza relazionale e dalla considerazione che soprattutto la comunicazione
preverbale dei mammiferi era la definizione di contesti e di modelli di
relazione, coglieva della teoria di Russel-Whitehead l'importanza di collocare
su livelli logici differenti contenuto e contesto della comunicazione nell'analisi
dei circuiti riflessivi. Riteneva, infatti, che,
la comunicazione ingenerasse
inevitabilmente paradossi proprio perché la sua struttura era autoriflessiva
e pertanto una data espressione era contemporaneamente affermazione su sé
stessa, comportando, quindi per questo, spesso una confusione fra livelli.
Negli esseri umani che utilizzavano due canali comunicativi paralleli e
differenti, il canale
digitale (verbale), in cui erano trasmesse
informazioni su eventi e, quello
analogico (mimica e tono della voce),
in cui erano veicolati gli elementi e le affermazioni scambiate sulla codificazione
e sul rapporto fra coloro che comunicavano, le cose si complicavano ulteriormente
aumentando le possibilità di comunicazione paradossale. Bateson riprese
pertanto il concetto di metacomunicazione che aveva introdotto in "
La
matrice sociale della Psichiatria" e lo indicò come tipo il logico
più elevato, che all'interno del contesto aveva la funzione di comunicare
sul contesto. Dunque per Bateson, i processi mentali andavano a condividere
con la logica la necessità di "delimitare lo sfondo contro cui le figure
devono essere percepite"
[8] tramite una cornice che impedisse, per
quanto possibile l'insorgere di paradossi anche se i paradossi dell'astrazione,
che i logici semplicemente proibivano, erano invece per Bateson necessari
per l'evoluzione della comunicazione, che altrimenti si sarebbe ridotta
ad uno statico gioco di regole e venivano indicati come basilari in molte
forme di comportamento e di significati sociali: il gioco, l'arte, la religione.
A
Bateson era venuta l'idea di approfondire queste tematiche dopo aver trascorso,
per due anni, interi pomeriggi allo zoo di San Francisco, filmando il comportamento
di gioco di lontre e foche; esperienza che lo aveva portato a chiedersi
come appunto fosse possibile trasmettere il messaggio "questo è un
gioco" fra animali che non disponevano di altri mezzi comunicativi
se non il proprio comportamento, come fosse cioè possibile comunicare sul
comportamento tramite il comportamento stesso. Per svolgere tale ricerca
si circondò di una serie di collaboratori con i quali costituì il cosiddetto
"gruppo Bateson": l'ingegnere chimico J. Weakland, lo psicologo
sociale J. Haley e lo psichiatra W. Fry poi sostituito dal collega D. D.
Jackson. La ricerca tuttavia venne condotta, secondo lo stile di Bateson,
con ampia libertà e creatività ma in modo poco strutturato e con scarso
coordinamento, così per quanto il gruppo fosse riuscito a raccogliere una
notevole quantità di materiale sulle situazioni più diverse (i giochi di
animali, gli spettacoli di burattini, il linguaggio degli schizofrenici,
l'umorismo, l'ipnosi, ecc.), non ci fu però molta intesa sul senso della
ricerca e i risultati complessivamente non furono immediatamente rilevanti.Scaduti
i due anni di ricerca, i cui risultati tangibili furono soltanto due articoli,
la Fondazione Rockfeller non rinnovò la borsa di studio e Bateson si ritrovò
di nuovo senza lavoro. Tuttavia il gruppo continuò a collaborare con lui,
così come proseguirono, in quel periodo, gli scambi con altri due importanti
interlocutori: N. Wiener, matematico che si interessava agli effetti che
avrebbe potuto produrre l'implementazione di un'istruzione paradossale in
un calcolatore, arrivando anche a suggerire la possibilità di un approccio
cibernetico alla patologia mentale e A. Watts che si occupava dell'uso del
paradosso nella comunicazione maestro-allievo in discipline meditative dell'Estremo
Oriente, quali il taoismo e il buddismo zen; con entrambi Bateson discuteva
pressoché degli stessi temi ma considerati da angolazioni e punti di vista
differenti.Proprio mentre stava scrivendo una lettera a N.
Wiener, tentando di esplicitare gli obbiettivi del suo progetto, le precedenti
esperienze intellettuali, dagli studi sulle interazioni delle madri balinesi
con i loro figli all'osservazione delle sequenze di gioco fra le lontre
filmate allo zoo di San Francisco, sembrarono improvvisamente andare a comporsi
in una nuova configurazione e Bateson ebbe la prima intuizione di quella
che sarebbe diventata la teoria del doppio vincolo (o doppio legame).
Con questa definizione avrebbe, infatti, indicato quel tipo di comunicazione
nell'ambito di una relazione importante dal punto di vista emotivo, in cui
era presente una contraddizione non riconosciuta fra messaggi situati a
livelli logici diversi, un contesto comunicativo quindi paradossale in cui
il soggetto coinvolto non era in grado di metacomunicare: non poteva né
chiarire il contenuto degli interscambi comunicativi né negoziare le regole
contingenti il rapporto, i termini della relazione. Nell'inverno
1954, grazie all'interessamento di Wiener, il gruppo riuscì ad ottenere
dalla Fondazione Macy un finanziamento, condizionato però al fatto che la
ricerca fosse centrata sull'interazione madre-bambino e sul ruolo dell'apprendimento
contestuale nella genesi della schizofrenia. Per Bateson questo spostamento
d'accento rappresentava in quel momento una sorta di escamotage per poter
proseguire le sue ricerche sulla comunicazione. Nel corso di questa ricerca
non si limitò, infatti, a sviluppare la tematica della comunicazione paradossale
nella schizofrenia ma svolse studi sul ruolo del paradosso nel buddismo
Zen, sull'applicazione dell'ipotesi del doppio vincolo ai fenomeni dell'umorismo
e dello scherzo e sulla comunicazione preverbale dei mammiferi, convinto
che il modello del doppio vincolo concernesse una vasta gamma di forme di
comunicazione trascontestuale (dall'umorismo, alla poesia, all'arte, al
gioco) in cui la confusione dei tipi logici andava intesa non come un disturbo,
bensì come una componente creativa. " Riteniamo che i paradossi dell'astrazione
debbano intervenire in tutte le comunicazioni più complesse di quelle dei
segnali di umore, e che senza questi paradossi l'evoluzione della comunicazione
si arresterebbe. La vita sarebbe allora uno scambio senza fine di messaggi
stilizzati, un gioco con regole rigide e senza la consolazione del cambiamento
o dell'umorismo."
[9] Fu, tuttavia, proprio in
campo psichiatrico che i lavori prodotti dal gruppo, a partire dal saggio
del 1956 "Verso una teoria della schizofrenia", nel quale
veniva riassunto l'orientamento e i risultati della ricerca e in cui si
trovava formulata per la prima volta la teoria del doppio vincolo, riscossero
una grande attenzione e ispirarono diverse ricerche."Verso
una teoria della schizofrenia". In questo saggio Bateson e i suoi
collaboratori, presentarono la schizofrenia come una patologia della comunicazione
che aveva le sue origini nel sistema familiare e il doppio vincolo come
una struttura di comunicazione distorta e paradossale in cui il soggetto
coinvolto nel doppio legame era sottoposta ripetutamente a messaggi contraddittori
o ingiunzioni dal carattere paradossale da parte dei genitori o da uno di
essi. Bateson, in particolare, riprendendo la Teoria dei Tipi Logici,
affermava: "[
] La nostra impostazione è basata su quella parte
della teoria della comunicazione che Russel chiamò Teoria dei Tipi Logici.
La tesi centrale di questa teoria è che esiste una discontinuità tra una
classe e i suoi elementi. La classe non può essere un elemento di sé stessa,
e d'altra parte uno degli elementi non può essere la classe, poiché il termine
usato per la classe è di un livello di astrazione diverso (di un diverso
tipo logico) rispetto ai termini usati per gli elementi. Per quanto nella
logica formale si tenti di conservare tale discontinuità tra una classe
e i suoi elementi, è nostra opinione che, viceversa, nella psicologia della
comunicazione reale questa discontinuità sia continuamente trasgredita,
e che a priori ci si debba aspettare l'insorgere di una patologia nell'organismo
umano qualora questa trasgressione assuma certi caratteri formali nell'ambito
della comunicazione tra madre e figlio [
]".
[10] Bateson cercava poi di definire le condizioni che
determinavano una tipica situazione di doppio vincolo ed indicava almeno
sei caratteristiche fondamentali: la relazione tra due o più persone (per
esempio la madre con il figlio, con o senza il resto della famiglia), la
ripetizione dell'esperienza tale che la struttura di doppio legame diventasse
un'attesa abituale, un'ingiunzione primaria negativa e accompagnata da minacce,
un'ingiunzione secondaria in conflitto con la prima a un livello più astratto
e anche questa accompagnata da minacce o punizioni, un'ingiunzione negativa
terziaria che impediva al soggetto di sfuggire al conflitto e infine una
volta appresa questa struttura formale non era più necessario che intervenissero
tutti gli elementi, poiché poteva essere sufficiente una porzione di questa
sequenza o la sua presunzione o la sua allucinazione per provocare panico
o rabbia. La natura discrepante e gli effetti paralizzanti di questi messaggi
venivano inoltre illustrati da alcune esemplificazioni legate a messaggi
paradossali quali ad esempio l'ingiunzione secondaria: "non sottostare
ai miei divieti" (rivolto dal genitore al figlio) che conteneva una
richiesta intrinsecamente contraddittoria e che rendeva pressoché impossibile
l'esecuzione del comando: se il soggetto voleva obbedire doveva, infatti,
disobbedire nel contempo l'esortazione a disobbedire era accompagnata da
un'implicita proibizione di prendere l'iniziativa. Veniva poi sottolineato
che, se nel caso del gioco e della natura della metacomunicazione, il paradosso
poteva essere riconosciuto individuando i tipi logici, la cui confusione
generava un circolo vizioso, nel caso delle ingiunzioni paradossali, qualora
non si fossero poste le condizioni per metacomunicare (vale a dire se il
soggetto intrappolato nel doppio legame era in una condizione di subalternità
tale da rendergli impossibile commentare la comunicazione), le uniche risposte
possibili avevano le caratteristiche di una comunicazione distorta e paradossale
qual era, per Bateson, quella osservabile fra i pazienti schizofrenici.
Infatti, il doppio legame non faceva riferimento a singole esperienze traumatiche
vissute dal soggetto durante l'infanzia e date unicamente da una struttura
comunicativa caratterizzata dal contrasto fra messaggi emessi dai diversi
canali della comunicazione (verbale e non verbale) ma oltre a riguardare
la confusione dei livelli di astrazione, si riferiva all'organizzazione
sistematica delle distorsioni comunicative. Ora, una persona coinvolta fin
dall'infanzia in legami affettivi intensi per la quale era dunque fondamentale
discriminare il genere di messaggio che le veniva comunicato, e che tuttavia
si trovava intrappolata in un contesto in cui la comunicazione manifestava
questo tipo di ambiguità venendole indirizzati continuamente messaggi di
due ordini, uno dei quali negava l'altro, poteva trovarsi nella condizione
di non essere in grado di analizzare la contraddizione e di discriminare
a quale ordine di messaggio dovesse rispondere. Così, secondo Bateson, da
un lato essa poteva crescere senza sviluppare la normale capacità di comunicare
sulla comunicazione (di metacomunicare), e quindi di chiarire il senso dei
messaggi scambiati e dall'altro finire facilmente con l'assumere abitudini
mentali e comunicative di tipo difensivo che sebbene non convenzionali erano
tuttavia in qualche modo appropriate a quella situazione. Bateson svolse
le sue riflessioni in merito sulla base dell'idea del deutero-apprendimento
o dell'apprendere ad apprendere; riteneva, infatti, che come
si poteva apprendere a risolvere dei problemi semplici (apprendimento),
era possibile anche acquisire abitudini (che diventavano rigide) che si
potevano applicare alla soluzione di classi di problemi (deutero-apprendimento).
Per lo schizofrenico, la ripetizione dell'esperienza comportava una sorta
di deutero-apprendimento negativo: giungeva ad interpretare la realtà nei
termini di un doppio vincolo, divenendo incapace di discernere le cornici
metacomunicative, dunque di operare una corretta tipizzazione logica dei
messaggi; in tal senso appariva emblematico per Bateson che lo schizofrenico
confondesse le espressioni letterali con quelle metaforiche e, viceversa,
interpretasse in maniera letterale gli enunciati metaforici. Veniva
infine sottolineato come la psicosi della persona e quindi l'esperienza
di una ripetuta negazione dell'io nel contesto comunicativo del doppio vincolo
andasse considerata nel quadro sistemico dell'organizzazione familiare,
l'insorgere della schizofrenia in un membro della famiglia, si rivelava,
infatti, paradossalmente una condizione del mantenimento dell'omeostasi
del sistema familiare, di una robustissima stabilità che gli garantiva un
senso di sicurezza.Nel frattempo, all'interno del gruppo di ricerca
stavano tuttavia emergendo delle divergenze proprio sulle implicazioni pratiche
dell'ipotesi del doppio vincolo. Bateson stava vivendo un periodo molto
creativo delle sue ricerche e ritenendo fosse giunto il momento di superare
la fase di studi più immediatamente legata alla psichiatria cominciò a privilegiare
gli interessi rivolti al più ampio campo dei rapporti formali che connettevano
i processi dell'evoluzione biologica e questi con quelli dell'apprendimento;
mentre il resto del gruppo non intendeva seguirlo verso la fondazione di
questa scienza
eco-genetica dei sistemi viventi a cui stava pensando,
in particolare J. Haley maturò un interesse specifico per le applicazioni
del modello in campo clinico, sviluppandone una propria interpretazione
pragmatica e D. D. Jackson, nel 1959 ottenne dall'amministrazione dell'ospedale
la costituzione di un centro permanente di studi sulla psicoterapia sistemica,
il Mental Research Institute. Questo centro sarebbe diventato uno dei principali
poli di ricerca e di formazione sulla terapia familiare, tuttavia Bateson,
non gradendo che le sue teorie fossero utilizzate in modo riduttivo e strumentale
per costruire tecniche terapeutiche, rifiutò di collaborarvi rendendosi
conto che per lui era di nuovo tempo di cambiamenti radicali. Inoltre, alle
divergenze intellettuali con i colleghi, si aggiunse il fatto che, anche
a seguito della pubblicazione del volume
Pragmatics of Human Communication
di P. Watzlawick, J. Bevin e D. Jackson, che utilizzava molte delle
sue idee sulla schizofrenia, Bateson si rese conto che l'ambiente di persone
che lo circondava era forse meno attento alla purezza della ricerca teorica
e meno cauto nell'applicazione delle ipotesi scientifiche e più orientato
a sfruttare le sue ricerche. Il conflitto all'interno del gruppo andò pertanto
acuendosi negli anni successivi e portò al suo scioglimento nel 1962 e al
definitivo allontanamento di Bateson dall'ambiente psichiatrico.
- L'epistemologia delle relazioni: dalla comunicazione fra
organismi viventi all'unità necessaria di mente e natura
Nei primi anni '60 Bateson andò orientando sempre più
i suoi studi sulla comunicazione animale e affiancato da Lois Cammack, un'assistente
sociale psichiatrica che nel 1961 era diventata la sua terza moglie, cercò
di allestire in casa propria un allevamento di polipi in acquari climatizzati
per studiarne le interazioni. Tuttavia nel 1963 a causa delle grandi difficoltà
tecniche che la gestione di una struttura del genere comportava, dopo aver
cercato senza successo di convincere un istituto oceanografico di La Jolla
ad accordargli un progetto di ricerca, decise di abbandonare questa esperienza
e di accettare l'invito rivoltogli dallo psichiatra J. Lilly, direttore
alle Isole Vergini del Communication Research Institute, ad entrare a far
parte di uno staff che si occupava di ricerche su polipi e delfini. Bateson
si trasferì quindi a St. Thomas con tutta la famiglia che allora si componeva
oltre che della moglie Lois, del figlio John e del figlio di lei Eric.Avvicinandosi
allo studio dei delfini e di altri cetacei, Bateson notò come l'adattamento
di questi animali al loro ambiente aveva comportato la perdita degli originali
indicatori analogici: essi, infatti, non avevano né orecchie che potevano
drizzare, né peli erettili, né tantomeno un muso espressivo (che peraltro
non sarebbe stato chiaramente visibile in ambiente marino); possedevano
però un sonar estremamente sensibile ed emettevano inoltre vocalizzi molto
caratteristici. J. Lilly era stato tra i primi ricercatori ad avanzare l'ipotesi
che quest'ultimo fosse il sistema di comunicazione utilizzato da questi
animali e che consentiva all'uomo di stabilire con essi un rapporto linguistico.
Secondo il parere di Bateson, tuttavia, se era vero che il delfino comunicava
acusticamente, ciò non doveva indurre nell'errore di considerare i suoi
vocalizzi un linguaggio digitale; infatti, dal punto di vista evolutivo,
non aveva senso sostenere che un animale privo di mani adottasse un linguaggio
che faceva riferimento ad oggetti ed alla loro manipolazione. Dal momento
che il delfino era un animale con una spiccata indole sociale, appariva
molto più verosimile l'ipotesi che la sua comunicazione fosse invece sulla
relazione ma che per realizzarla avesse dovuto utilizzare un sistema digitale.
Si presentava quindi il problema di come fosse possibile studiare un sistema
così diverso da quello umano e Bateson, dal momento che a suo avviso conoscere
era soprattutto percepire empaticamente, formulò l'ipotesi che, non potendo
l'uomo avere alcuna empatia per un sistema digitale che trasmetteva su relazioni,
per comprendere la comunicazione del delfino dovesse prendere come riferimento
qualcosa che si situasse anche nel suo codice abituale, quindi ciò che restava
del comportamento cinetico del delfino. Per Bateson era, infatti, possibile
studiare e capire un animale, un fiore, uno schizofrenico od una società
tradizionale poiché vi poteva essere un'empatia nei loro confronti, perché
era possibile riferirsi ad una struttura comportamentale, formale, processuale
che ci connetteva ad essi. Per questo arrivò poi ad affermare in "Verso
un'ecologia della mente", la raccolta dei suoi saggi più significativi
pubblicata nel 1972, che i messaggi avevano significato per chi li riceveva
non perché contenevano un'informazione, ma poiché erano contestualizzati
dal ricevente in strutture di relazioni, in cui essi si adattavano ed evocavano
significati. Questi ultimi nascevano quindi dall'interazione, come risultato
di un processo coevolutivo, in cui le parti in causa imparavano a contestualizzare
adeguatamente i messaggi ricevuti. Infatti, in quest'opera riportando alcune
esemplificazioni sostenne che quando il gatto affamato miagolava insistentemente
rivolto al padrone, ciò che esprimeva nel suo modo analogico fosse essenzialmente
la struttura relazionale del gattino verso la madre, era come se asserisse:
"Dipendenza! Dipendenza!" ed era di fatto il padrone che compiva
il passo deduttivo conseguente, assegnando a questo comportamento il significato
"Latte". Proseguendo in questa direzione in "Mente
e Natura", la sua ultima opera uscita nel 1979, un anno prima della
morte, Bateson sarebbe giunto alla considerazione che l'estetica,
l'apprezzamento della bellezza fosse il riconoscimento di una somiglianza,
di una struttura che ci connetteva a ciò che osservavamo, era quindi la
relazione ad essere bella, non l'oggetto in se stesso e, utilizzando un
esempio preso dal mondo delle scienze naturali affermò che quando K. Lorenz
osservava un animale, empatizzava con esso sino a diventarne la metafora,
poiché faceva leva su quelle parti del suo sé che aveva in comune con lui.Le
ricerche compiute sui cetacei ebbero quindi un ruolo importante nell'elaborazione
delle teorie successive di Bateson, tuttavia, a causa di gravi problemi
economici e logistici, l'Istituto delle Isole Vergini nel 1964 dovette chiudere
ma grazie al personale interessamento di J. Lilly, Bateson trovò un altro
lavoro come direttore di ricerca associato all'Oceanic Institute delle Isole
Hawaii, diretto da K. e T. Pryor. Anche i sette anni che trascorse in questo
centro di ricerca, dal 1964 al 1971, rappresentarono un periodo stimolante
della sua vita intellettuale. Ebbe frequenti contatti con molti studiosi,
il sociologo e terapista gestalt P. Goodman e il romanziere P. Wylie gli
furono amici e vicini di casa, inoltre molti scienziati andarono all'Istituto
per fargli visita e tenere seminari: gli antropologi R. Firth ed E. P. Leach,
l'etologo K. Lorenz e vecchi amici come E. Hutchinson e C: Waddington, o
giovani talenti come il matematico teoretico A. Holt. A questo si aggiunse
il fatto che in quegli anni Bateson si mosse in sintonia con quella che
veniva definita la "seconda cibernetica" o "cibernetica di
secondo ordine", legata a personalità quali H. von Foerster, G. Pask,
H. Maturana, F. Varela, che ampliava il modello cibernetico di Wiener considerandolo
come un circuito più vasto del quale l'osservatore e il contesto erano parti
integranti. In effetti, mentre nella prima cibernetica l'osservatore era
considerato fuori dal sistema, nella cibernetica di secondo ordine l'osservatore
veniva reintegrato nella descrizione dei sistemi e l'assunzione dell'impossibilità
di una conoscenza oggettiva, indipendente da un osservatore, veniva radicalizzata.
Inoltre all'interno di questa particolare prospettiva di analisi anche ciò
che alterava o disturbava un messaggio poteva a sua volta divenire un fattore
di organizzazione e dare vita a nuove configurazioni. L'ampliamento della
spiegazione cibernetica, che contemplava fra i principi basilari dell'epistemologia
la reintegrazione del caso e della reciproca appartenenza di osservatore
e sistema, fu molto importante per le ricerche di Bateson, il cui interesse
si era sempre rivolto alla comunicazione fra organismi piuttosto che sulla
mera trasmissione di informazioni. Infatti, i modelli cibernetici gli permisero
di tematizzare con sempre maggiore chiarezza, così come era successo per
l'omeostasi familiare nella ricerca sulle distorsioni comunicative nelle
relazioni genitore-figlio, sia l'interazione comunicativa quale unità microecologica,
sia il disordine ambientale nel processo di trasformazione della natura.
Il clima amichevole e ricco di stimoli intellettuali in si
trovò a lavorare all'Oceanic Institute favorì l'avvio di una fase molto
creativa della sua opera che gli consentì di cominciare a connettere organicamente
ed a raccogliere in una riflessione unitaria e coerente le varie esperienze
ed idee maturate negli anni nei diversi ambiti: biologico, antropologico,
psichiatrico. Bateson, infatti, collegando le teorie paterne sui processi
dell'evoluzione, la poetica di W. Blake, le sue ricerche sulle teorie della
comunicazione, la Teoria dei Tipi Logici, i modelli cibernetici giunse ad
elaborare una profonda critica al predominio della dimensione conscia e
razionale a discapito dell'unità e della complessità dell'esperienza del
vivente. A suo avviso, l'errore epistemologico fondamentale della
cultura occidentale consisteva nel sopravvalutare quella esigua rappresentazione
della vastità dell'esperienza che era la coscienza. Aveva già sottolineato
in uno scritto del 1952, "La matrice sociale della Psichiatria",
come ci fossero valide ragioni per ritenere tecnicamente irrealizzabile
la rappresentazione da parte dello schermo della coscienza della totalità
degli eventi mentali e come si dovesse ipotizzare l'esistenza di una sorta
di legge economica che inducesse il sistema mentale a collocare nell'inconscio
tutta una serie di conoscenze.
[11] Ad abitare l'inconscio non era solo il rimosso psicoanalitico,
ma anche le premesse cognitive, le abitudini, le abilità ben apprese; conoscenze
che si configuravano come inaccessibili direttamente dall'indagine conscia,
perché il livello del processo primario seguiva una codificazione diversa,
iconica e metaforica. Per Bateson tutto ciò avrebbe dovuto quindi portarci
a diffidare della coscienza, in quanto semplice componente di un vasto sistema
cibernetico "uomo-società-ecosistema"
[12] che operava in base ad un'informazione sempre parziale,
e perciò inadeguata per l'adattamento, infatti, la finalità cosciente era
per sua definizione semplificante, tendeva ad ignorare la complessità sistemica
per perseguire direttamente il risultato desiderato seguendo il percorso
più semplice e più breve e pertanto, non considerando la causalità come
un evento essenzialmente relazionale, un rapporto in una rete dinamica di
rapporti, non poteva che produrre false reificazioni di cause ed effetti.L'occasione
per approfondire tali questioni fu offerta nel 1967 da L. Osmundsen, la
direttrice scientifica della Fondazione Wenner Gren che, colpita dalle tesi
da Bateson sulla coscienza, gli diede la possibilità di organizzare un simposio
residenziale nel castello austriaco di Burg Wartenstein dal titolo "Effetti
della finalità cosciente sull'adattamento umano".Bateson
si rese conto che il convegno rappresentava un'opportunità per poter avviare
un mutamento della filosofia sociale proprio a partire dall'essenza dell'epistemologia
cibernetica; vi si dedicò perciò con passione e chiamò a raccolta tutte
quelle persone che avevano preso parte al suo cammino o avevano rappresentato
un particolare passaggio, come T. Schwartz, che dopo di lui era stato collaboratore
di M. Mead, la figlia M.C. Bateson, l'amico W. McCulloch, A. W. Holt, G.
Pask, B. Commoner ed altri. Il soggetto scientifico degli incontri fu il
tentativo di illustrare il modo in cui la pretesa umana di gestire l'ambiente
secondo il modello della finalità cosciente fosse all'origine della crisi
ecologica. Dal momento che il simposio si concluse con una generale impressione
di successo un secondo analogo convegno fu organizzato, sempre grazie alla
Fondazione Wenner Gren, nel 1969 sul tema "La struttura morale ed estetica
dell'adattamento umano". Dal canto suo Bateson fu molto soddisfatto
dei risultati dei lavori: se da un lato vide confermata la validità delle
sue preoccupazioni sul ruolo dominante rivestito nella nostra cultura dalla
finalità cosciente, dall'altro ebbe l'impressione di aver posto le basi
di quella scienza integrata dei sistemi viventi che stava progettando sin
dalla fine degli anni '50 e che avrebbe poi chiamato ecologia della mente.Nel
1968 intanto, ormai sessantaquattrenne, Bateson divenne padre per la terza
volta di una bambina, Nora.Ottenne inoltre la possibilità di condurre
un corso sperimentale che intitolò "Sistemi Viventi", presso il
Dipartimento di Antropologia dell'Università delle Hawaii; al tempo stesso
però il National Institute of Mental Health, considerando che le sue ricerche
non erano ormai più basate su dati né sperimentali né clinici, cancellò
il finanziamento che gli accordava da dieci anni. Trascorse quindi l'intero
1971 alla guida di un piccolo gruppo di studenti americani, selezionati
da C. Jaeger, un pedagogista indipendente, per un seminario itinerante attraverso
l'Asia, nel corso del quale, Bateson molto colpito dalle conversazioni avute
con i monaci e i maestri buddhisti incontrati, ebbe l'idea di effettuare
una ricerca sull'illuminazione mistica considerata alla luce della sua teoria
della gerarchia logica degli apprendimenti. Tuttavia, anche l'Oceanic Institute
finì purtroppo con l'avere problemi finanziari e Bateson, che cominciava
ad accusare problemi di salute, lasciò le Hawaii per ristabilirsi in California.
Ne conseguì un anno di forzata inattività e di depressione che coincise
tuttavia curiosamente con il successo che ottenne la pubblicazione di "Verso
un'ecologia delle mente" che rendeva ormai manifesta la sua personale
e complessa proposta epistemologica. Curata, infatti, con l'aiuto di alcuni
studenti, questa antologia dei suoi scritti più significativi testimoniava
il salto di qualità che si era prodotto nel suo pensiero, volto ormai non
più a ricercare una coerenza epistemologica, bensì ad aprire di fatto la
strada ad una nuova epistemologia, fondata sulle relazioni fra le cose,
piuttosto che sulle cose in se stesse. Con il termine epistemologia, Bateson,
infatti, non intendeva quella disciplina teorica che di norma si propone
di studiare i nostri modi di conoscere bensì con esso designava piuttosto
una sorta di attività del vivente, un modo di relazionarsi al più ampio
contesto di cui si è parte e di coevolvere con esso. (Per un approfondimento
relativo alla struttura e ai contenuti di "Verso un'ecologia delle
mente"
[13] Nel frattempo, sul finire del 1973, Bateson venne
invitato a far parte del corpo docente del Kresge College dell'Università
della California, un istituto sorto alcuni anni prima secondo le linee guida
della psicologia umanista di A. Maslow e C. Rogers che, in
seguito al suo coinvolgimento nel movimento della Controcultura, aveva subito
una perdita di prestigio e di credibilità scientifica. Gli amministratori,
alla ricerca di una figura che potesse ridare smalto e rigore scientifico
al College, gli offrirono la gestione di un corso, assicurandogli massima
libertà di azione. Bateson accettò e vi istituì un seminario permanente
intitolato "Ecologia della Mente", in cui il suo stile di ricerca
spaziò fra argomenti quali il ruolo delle premesse epistemologiche nella
percezione e nel comportamento culturale, l'etologia, il linguaggio degli
schizofrenici, la morfologia delle piante e, per la gestione del quale si
avvalse della consulenza di sei capisezione: un biologo molecolare, un astronomo,
uno zoologo, uno storico, un letterato ed infine un frate domenicano che
si era dedicato alla poesia. In questo periodo ebbe inoltre inizio l'amicizia
con J. Brown, l'anticonformista Governatore della California, che gli dimostrò
la sua stima proponendogli di entrare nel Consiglio dei Reggenti dell'Università,
il consiglio di amministrazione del più vasto complesso educativo e finanziario
universitario di tutto lo stato che vagliava i progetti di ricerca e stabiliva
l'assegnazione dei relativi finanziamenti. Bateson, dopo un'iniziale perplessità,
pur non avendo mai fatto realmente parte di un'istituzione, accettò la proposta
scorgendovi un'opportunità per ostacolare l'obsolescenza degli strumenti
concettuali della scienza moderna in favore di un approccio ecologico. Tuttavia,
se da un lato la sua fama e il suo pubblico negli ultimi anni erano cresciuti
notevolmente, dall'altro il mondo scientifico continuava a non prendere
in considerazione le sue idee e così decise di dedicare gli ultimi anni
della sua vita al tentativo di sistematizzare le sue teorie in un libro
che potesse rappresentare in modo chiaro la sua prospettiva scientifica
ed epistemologica, che illustrasse il rapporto tra le sue idee e la teoria
dell'evoluzione e che gli desse la possibilità di chiudere, per così dire,
l'ampio cerchio che aveva aperto quasi cinquanta anni prima, quando aveva
lasciato la biologia per farsi antropologo. Riprese pertanto una sorta di
dialogo anzi di "metalogo" ideale con il padre William ed iniziò
a lavorare a "Mente e Natura" in cui presentava la sua
idea di mente intesa come "concetto centrale di tutta la biologia"
[14] e le sue teorie fondamentali sui grandi processi stocastici
e sull'analogia tra evoluzione e apprendimento in rapporto alle caratteristiche
"mentali" di entrambi [15] . Tuttavia all'inizio del '78 un aggravamento
dei disturbi polmonari di cui soffriva da tempo confermarono il sospetto
di cancro e contro il parere dei medici, temendo di perdere l'energia e
la lucidità necessarie al lavoro che si era prefissato, consigliatosi con
M. Mead, chiese alla figlia Mary Catherine, che lavorava come antropologa
presso l'Università Di Teheran, di raggiungerlo per aiutarlo nella stesura
del libro. I due lavorarono alacremente, soprattutto di notte quando i dolori
si attenuavano, riuscendo in pochi mesi a portare a termine "Mente
e Natura" che venne pubblicato nel 1979.Tuttavia Bateson
notò con profondo rammarico che "Mente e Natura" non raccoglieva
le attenzioni del mondo scientifico e che l'atteggiamento di disinteresse
nei confronti non era mutato.Nell'ultimo periodo della sua
vita si avvicinò pertanto alla controcultura americana: ecologisti, terapeuti
alternativi, seguaci delle discipline religiose più diverse, che sembravano
al contrario essere molto interessati alle sue riflessioni. Nonostante i
molti punti di divergenza con le forme di pensiero prevalenti in tali comunità
si ritirò, infatti, con la moglie presso l'Esalen Institute, una comunità
sorta a Big Sur sulla scia dell'interesse per il misticismo e per le psicoterapie
alternative prodotto dalla controcultura. Tale scelta non fu tuttavia dettata
da una sorta di vulgata misticheggiante che si era prodotta nelle sue teorie,
ma semplicemente dal fatto che Bateson si trovava ormai tutto sommato più
a suo agio negli ambienti della controcultura che non fra i suoi colleghi
scienziati o fra i politici che lo avevano profondamente deluso e significativamente,
nel 1979, diede le dimissioni dal consiglio dei Reggenti dell'Università
della California per protestare contro l'intenzione dell'università di insistere
nell'indirizzare una parte della ricerca accademica in fisica alla produzione
di armi nucleari.Inoltre in quel periodo dal momento che le sue condizioni
di salute sembravano migliorare ed il cancro essersi arrestato, cominciò
a stendere le note per un libro che mostrasse le connessioni epistemologiche
fra scienza, estetica e sacro: "Là dove gli angeli esitano"
[16] . Tuttavia poco dopo si acutizzarono alcuni problemi
dovuti ai danni subiti dagli accertamenti diagnostici, che avevano molto
indebolito il suo organismo ed inoltre la morte di M. Mead, anch'essa malata
di cancro, aprì un grande vuoto. Tale peggioramento lo costrinse pertanto
a ricorrere di nuovo all'aiuto della figlia Mary Catherine per poter continuare
il lavoro al nuovo libro ma nel Giugno del 1980 si ammalò di polmonite e
chiese di essere trasferito dall'ospedale, dove era ricoverato, al Centro
Zen di San Francisco, dove morì pochi giorni dopo, il 4 Luglio 1980.Mary
Catherine, assemblando con cura gli appunti del padre e integrandoli con
propri interventi, riuscì a pubblicare "Là dove gli angeli esitano"
nel 1987, opera postuma che vedeva un rigoroso Bateson schierarsi decisamente
contro chi aveva equivocato le sue idee e le sue scelte di vita, utilizzandole
per confermare ora il proprio misticismo ora il proprio scientismo.
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