Capitolo secondo (Torna a Indice)

La mente, la natura, il sacro

"…mi pareva che tanto l'evoluzione quanto l'apprendimento dovessero conformarsi alle stesse regolarità formali o, come si dice leggi. Insomma, cominciavo a riflettere non sul nostro sapere, ma su quel più ampio sapere che è la colla che tiene insieme le stelle e gli anemoni di mare, le foreste di sequoie e gli aggregati umani…" (Gregory Bateson)
  1. "Verso un'ecologia delle mente"

In questo testo, il corpus di conoscenze che Bateson aveva maturato nel corso dei suoi quarant'anni di ricerca e le riflessioni che era venuto sviluppando nei diversi campi disciplinari: antropologia, psichiatria, cibernetica, biologia evoluzionistica e genetica, andarono a configurarsi in una prospettiva teorica che, muovendosi dalla ricerca sulle culture, sul comportamento e sulla comunicazione, giunse a porre l'accento, in modo particolarmente evidente soprattutto nella parte finale del volume, sul ruolo della finalità cosciente e sul problema della crisi ecologica. "Verso un'ecologia delle mente" raccoglie, infatti, i suoi saggi e i suoi articoli più rappresentativi pubblicati fra il 1935 e il 1971, (due dei quali: "Bali: il sistema di valori di uno stato stazionario" e "Verso una teoria della schizofrenia", particolarmente adatti ad illustrare il percorso intellettuale dell'autore, sono stati già presentati e descritti nei paragrafi .3 e .4).Il volume è inoltre diviso in sei parti: "Metaloghi", "Forma e struttura in antropologia", "Morale e carattere nazionale", "Forma e patologia della relazione", "Biologia ed evoluzione", "Crisi nell'ecologia della mente" .

 

1.1.Un più ampio contesto di dialogo e un nuovo modo di pensare i sistemi viventi

In apertura del volume si trovano una serie di curiose conversazioni immaginarie fra padre e figlia che Bateson chiamò metaloghi vale a dire conversazioni che vertono su argomenti problematici tali da rendere rilevanti non solo gli interventi dei singoli partecipanti ma anche la struttura stessa dell'intera conversazione. Nel corso del metalogo, infatti, la conversazione, più che sul suo oggetto (o insieme a questo), cresce su e attraverso se stessa, estendendosi alle stesse regole per continuare a conversare: si tratta di un pensare a due, di una sorta di "interpensare" [17] . La dialogica che lo caratterizza non è impostata su una modalità argomentativa lineare ma è data da una sequenza esplorativa nella quale le risposte alle questioni via via sollevate non sono presupposte come verità celate da scoprire, ma sono impreviste e provvisorie, ed emergono coevolutivamente nel farsi dell'interazione comunicativa. Con la forma metalogo, Bateson sembrò quindi voler introdurre fin da subito il lettore alla sua personale visione, secondo la quale il problema della relazione con le nostre idee è lo stesso della relazione con le nostre azioni, più precisamente, secondo l'autore non esistono azioni o riflessioni isolate da un contesto interattivo; il problema è quello della relazione con i giochi interattivi, micro e macrosociali, di cui siamo parte coevolutiva, è, infatti, in virtù del nostro essere-parte di tali giochi che ci vengono in mente certe o certe altre idee, che a loro volta prendono parte al gioco confermandone o cambiandone regole, poste e mosse. Bateson, volle pertanto fin dalle prime pagine di "Verso un'ecologia della mente" far riferimento alla relazione e alla coevoluzione come a due concetti chiave la cui rilevanza, nei processi che coinvolgono i sistemi viventi venne poi sempre più rimarcata nel prosieguo della sua riflessione.Per far conoscere la sua prospettiva teorica Bateson si servì di quegli scritti che avevano accompagnato i suoi studi, le sue ricerche e le sue intuizioni, alfine di mettere in luce, attraverso i punti di contatto individuati fra i diversi territori disciplinari toccati, le considerazioni che via via ne erano scaturiti e che si erano ampliati in un ottica circolare, grazie anche alla peculiarità della sua riflessione che, ricorsiva e in continua costruzione, aveva utilizzato spesso le stesse osservazioni fondamentali per trarne ogni volta qualcosa di nuovo Pertanto, più che soffermarsi sui contenuti dei singoli saggi legati alle diverse discipline, ciò che appare rilevante cogliere in quest'opera è il vero salto in avanti che si produsse nel pensiero di Bateson, vale a dire la capacità di connettere insieme le sue diverse indagini per approdare all'elaborazione di quella scienza integrata dei sistemi viventi, definita appunto "ecologia della mente" o "ecologia delle idee". L'approccio di Bateson, che fin dagli anni '50 era stato interdisciplinare, divenne ora, con l'ecologia della mente, meta o sovra disciplinare. La sua proposta presupponeva, infatti, un nuovo modo di pensare la natura dell'ordine e dell'organizzazione dei sistemi viventi, secondo un corpo teorico unificato e comprensivo che integrava in modo inscindibile le tradizionali scienze naturali e scienze umane.
1.2.Diversi livelli logici di apprendimento
Già nei primi scritti Bateson aveva per certi versi fuso il proprio punto di vista di antropologo con l'esperienza degli psicologi della Gestalt e posto l'accento sul contesto e sui tipi di abitudini mentali, quali elementi che concorrono a definire modelli di causalità più complessi di quello di un organismo meramente reattivo agli stimoli esterni. Tuttavia l'originalità dell'ipotesi di Bateson, presentata in particolare nel saggio " La pianificazione e il concetto di deutero-apprendimento", risiedette nell'identificazione di più livelli di apprendimento ricorsivamente connessi. Bateson, facendo riferimento alla già citata Teoria dei Tipi Logici di B. Russel e di N. Whitehead [18] , sottolineò, infatti, la presenza di diversi gradi di astrazione nei processi di apprendimento e fece una distinzione fra i diversi livelli logici di apprendimento che si possono verificare. In particolare, nel saggio "Le categorie logiche dell'apprendimento e della comunicazione", sviluppò una classificazione completa degli apprendimenti che prevedeva:
  • Apprendimento 0, vale a dire la semplice risposta ad una differenza; tale apprendimento si caratterizza, infatti, per la specificità della risposta che non è suscettibile di correzione. A questo livello non si ha né progresso né cambiamento ed è il caso delle assuefazioni e delle stereotipie.
  • Apprendimento 1 o proto-apprendimento, in cui è possibile il cambiamento, nella specificità della risposta, mediante correzione degli errori di scelta, all'interno di un insieme di alternative date. In tale apprendimento, infatti, se è vero che cambia la specificità della risposta per via della correzione di errori, tuttavia la risposta appresa resta adeguata solo in quel particolare contesto, che deve perciò ripresentarsi uguale. L'organismo, dal canto suo deve essere in grado di riconoscere un "segnacontesto" [19] , di un elemento soggettivo o sociale, che indichi che la nuova connessione fra stimolo e risposta appresa è adeguata. Tale livello fa riferimento al tipo di apprendimento da laboratorio (ad esempio il condizionamento pavloviano classico).
  • Apprendimento 2 o deutero-apprendimento, ossia un apprendimento operante sul cambiamento del processo stesso dell'apprendimento primario, attraverso una modificazione correttiva dell'insieme di alternative entro il quale si effettua la scelta, vale a dire o un cambiamento nella segmentazione dell'esperienza o una suddivisione degli elementi soggettivi e sociali che connotano i contesti stessi. Si tratta di un apprendimento quanto mai difficile da cambiare poiché i fatti della vita quotidiana, essendo do tipo logico inferiore alle premesse, non potranno mai contraddirle ma, al contrario, saranno da esse classificati, rinforzando l'intero sistema che perciò si autoconvalida, (è a questo livello che si ha ad esempio l'apprendimento del carattere).Un radicale cambiamento di questo sistema è possibile al livello successivo, l'Apprendimento 3.
  • Apprendimento 3, vale a dire il cambiamento dell'apprendimento secondario attraverso la modificazione correttiva del sistema degli insiemi di alternative  (insiemi di contesti) tra i quali si effettua la scelta. Un cambiamento di questo tipo è piuttosto raro e si caratterizza per il fatto che " l'io assumerà una sorta di irrilevanza. Il concetto di io non fungerà più da argomento cruciale nella segmentazione dell'esperienza " [20] dal momento che il concetto di io pertiene ad un tipo logico inferiore, come tutte le altre categorie del livello 2. Quest'ultimo livello si raggiunge quando il sistema cognitivo è messo alla prova da una situazione profondamente paradossale che lo induce al collasso, per esempio da un doppio vincolo o da un Koan: nella disciplina Zen un dialogo basato sul paradosso. Il raggiungimento di questo livello può pertanto significare un ingresso nella psicosi o può portare alla sperimentazione della fusione del proprio sé con il Cosmo, come avviene nel satori, ciò che il buddhismo zen intende per illuminazione.
Bateson, seguendo la sua scala gerarchica, ipotizzò infine anche l'esistenza di un ulteriore livello, l'Apprendimento 4 ossia un cambiamento nell'Apprendimento 3, che tuttavia riteneva non si manifestasse in alcun organismo adulto vivente su questa terra ma che in ogni caso si sentiva di ipotizzare per mantenere aperta la serie delle categorie di apprendimento, e per indicare che la sua teoria non riguardava solo gli esseri umani, ma l'intera natura. 1.3. Il contesto della relazioneLa teoria sui livelli di apprendimento aveva costituito una delle basi per le riflessioni sul tema della schizofrenia che Bateson trattò in un articolo del 1956, "Verso una teoria della schizofrenia", che viene interamente riportato nel volume. Per un'esposizione più dettagliata di tali riflessioni che permisero di connettere, sulla base dei Tipi Logici di Russel e Whitehead, la teoria sui livelli di apprendimento con i processi della comunicazione e che portarono all'elaborazione del concetto del "doppio vincolo" e all'individuazione delle sue implicazioni, si rimanda al Cap. Par. .4 .Ciò che appare necessario ricordare qui è che tra le importanti aperture di questo saggio vi è l'idea che nell'approccio alla patologia mentale sia necessario prestare attenzione al contesto della comunicazione e alla cornice di comportamenti ed interazioni che non riguardava solo il paziente ma anche l'ambiente in cui si trova: la famiglia, il terapeuta o eventualmente la struttura ospedaliera. Inoltre la prospettiva adottata da Bateson non trasferì semplicemente l'unità di analisi dal singolo paziente alla singola famiglia ma, dal momento che la famiglia è considerata, in quest'ottica, parte di una comunità e di cultura più vaste, si allarga a considerare come certi modelli di interazione possano essere anche il risultato di premesse cognitive ed etologiche che deriva in parte dall'ambiente culturale in cui sono inseriti sia il paziente, sia la famiglia, sia i terapeuti.La percezione del rapporto complesso tra premesse culturali e patologia individuale rappresenta proprio l'importante passaggio che venne compiuto nel saggio del 1971"La cibernetica dell'io: una teoria dell'alcolismo". Tra le ipotesi di questo saggio, che studia in termini cibernetici la condizione dell'alcolizzato e i presupposti teorici dell'associazione Alcolisti Anonimi, c'è l'idea che l'alcolizzato (ma questo vale per tutte le forme di dipendenza) quando è sobrio agisca in modo conforme ad un'epistemologia che, per quanto accettata nella cultura occidentale, non sia affatto corretta e che il cedere all'intossicazione rappresenti una sorta di scorciatoia parziale e soggettiva verso uno stato mentale a lui più appropriato. L'alcolista sarebbe quindi dipendente non tanto dalla sostanza in sé (l'oggetto della dipendenza può essere sostituito), ma da alcuni ideali che gli vengono continuamente rinforzati dalle persone più vicine e in genere dalla società circostante. In particolare, per Bateson " la sobrietà di un alcolizzato è caratterizzata da una variante insolitamente disastrosa del dualismo cartesiano, nella distinzione tra mente e materia o nella fattispecie, tra la volontà cosciente, o io, e il resto della personalità " [21] . Ne deriva che " ebbro o sobrio, la personalità globale di un alcolizzato è una personalità da alcolizzato, la quale non può in alcun modo combattere l'alcolismo " [22] . Dunque l'orgoglio "simmetrico" [23] degli alcolisti (quell' "io sono capace…" o "posso smettere quando voglio…" [24] ), riconferma e insieme rafforza le premesse epistemologiche scorrette da cui è partito il dualismo mente/corpo per cui il problema è proiettato verso l'esterno, sulla bottiglia; lo stesso atteggiamento degli amici e dei familiari che lo stimolano a controllarsi e a darsi un limite, partecipa, secondo Bateson, dello stesso errore. Al contrario, nella sua spiegazione, l'esperienza dello scacco, del "toccare il fondo" che gli Alcolisti Anonimi considerano imprescindibile, rappresenta invece il riconoscimento del "fallimento dell'epistemologia dell'autocontrollo" [25] e dunque il primo passo di un percorso terapeutico in cui ciò che viene modificato non è il singolo gesto, ma le premesse cognitive da cui trae origine: " dal punto di vista filosofico, questo primo passo non è una resa, è semplicemente un cambiamento nell'epistemologia, un cambiamento nel modo di concepire la personalità nel mondo. E cosa notevole è un cambiamento che va da un'errata a una corretta epistemologia" [26] Secondo Bateson l'alcolizzato pertanto deve riconoscere l'impossibilità di guarirsi da solo. Al di là delle pratiche specifiche dell'associazione degli Alcolisti Anonimi, che non era ciò che interessava a Bateson in misura prioritaria, l'intuizione posta al centro di questo saggio è che " l'unità autocorrettiva totale che elabora l'informazione, o che, come dico io pensa e agisce e decide, è un sistema i cui confini non coincidono affatto con i confini del corpo o di ciò che volgarmente si chiama l'io o la coscienza " [27] ma fa riferimento a una " rete di canali che comprende tutti i canali dei processi mentali inconsci, siano essi neurovegetativi, repressi, nervosi, ormonali […] fino ad includere tutti i canali esterni lungo i quali può viaggiare l'informazione." [28] .
1.4.Pleroma e Creatura: il mondo delle cause e degli effetti e il mondo dei sistemi ecologicamente interattivi
Lo studio di patologie o di dipendenze, lette non tanto e non solo, in termini individuali, rappresentò dunque un ulteriore tassello per Bateson verso la consapevolezza di una sorta di connessione fra i sistemi viventi di diversi ordine e genere.Innanzitutto, nella sua elaborazione di una scienza integrata dei sistemi viventi, Bateson chiarì che le sue riflessioni si basavano su una distinzione tra il mondo dei sistemi viventi, la cui peculiarità è la comunicazione e, il mondo delle cose, delle palle da biliardo e delle galassie, vale a dire degli eventi meccanici regolati dalle leggi di conservazione dell'energia. Per evidenziare questa distinzione attinse da uno scritto minore di C. G. Jung, "Septem Sermones ad Mortuos", due termini di origine gnostica: Pleroma e Creatura e reinterpretando a suo modo questi due termini, indicò con Pleroma il mondo della materia non vivente in cui gli avvenimenti sono dovuti a rapporti lineari di causa e di effetto tra forze fisiche e con Creatura il mondo dei processi, della crescita, dell'adattamento, della relazione e della comunicazione; un mondo quindi in cui gli avvenimenti sono dati dalla differenza , dalla distinzione e dall'informazione. Per Bateson, infatti, gli esseri viventi sono il risultato di un certo livello di organizzazione, di strutturazione della materia e di comunicazione tra parti di adeguata complessità. Il mondo della Creatura è pertanto un mondo in cui la "sostanza" di cui sono fatti gli esseri viventi passa in secondo piano rispetto alla loro "forma" e alle analogie riscontrabili nei processi di trasformazione delle loro strutture. " Chi studia la disposizione delle foglie e dei rami nel corso dello sviluppo di una pianta, può notare un'analogia tra le relazioni formali esistenti fra piccioli, foglie e gemme, e le relazioni formali che esistono tra i diversi tipi di parole in una frase. Quando si ha a che fare con un'analogia, è importante stabilire con precisione che cosa si sostiene dicendo che l'analogia è significativa. Nell'esempio di cui sopra non si sostiene che un sostantivo somigli a una foglia; non si sostiene neppure che la relazione tra foglia e picciolo sia la stessa che tra sostantivo e predicato. Ciò che si sostiene è: primo, che sia in anatomia sia in grammatica le parti debbano essere classificate in base alle relazioni che le legano. In entrambi i campi le relazioni devono essere considerate in certo modo primarie, e i termini della relazione secondari. Inoltre, si sostiene che le relazioni sono del tipo che è generato dai processi di scambio d'informazioni.[...] Quello che si è detto finora sarà sufficiente a definire ciò che qui si intende per "forma e struttura". La discussione si è appuntata più sulla forma che sul contenuto, sul contesto più che su ciò che avviene nel contesto dato, sulla relazione più che sulle persone e i fenomeni che sono in relazione […]" [29] .Secondo Bateson, infatti, non sono tanto le singole parti ad essere essenziali, quanto la loro organizzazione vivente e la storia della loro organizzazione. Il mondo della Creatura, viene inteso, nella sua concezione, come il mondo delle relazioni, di quei legami che uniscono le singole parti di un organismo, di un sistema vivente, di un aggregato sociale, all'intero. Infatti, ciò che fa riferimento al mondo dei sistemi viventi acquista senso, ha ridondanza all'interno dei contesti più ampi con i quali essi sono in relazione e questo vale per la forma di un animale che è correlata al contesto ambientale in cui vive, per il comportamento di un individuo che è adeguato al suo sistema familiare, per i riti di una popolazione orientale che ne esprimono l'ethos.
1.5. La Mente: un processo organizzativo e comunicativo
L'insieme di tali relazioni costituisce quella che Bateson definì mente, intendendo connotare con questo termine qualcosa che non è localizzabile in un organismo individuale (scatola cranica, personalità, anima) ma che trascende sia il singolo individuo, sia la specie umana e che si configura come un processo interattivo in cui l'unità evolutiva non è l'organismo in senso stretto ma l'organismo nel suo ambiente. Per Bateson, infatti, la mente non è concettualmente collocabile solo all'interno di un approccio anatomico, neurologico e psicologico o spiegabile comunque all'interno di un modello connotato dalle funzioni, per quanto interattive e connesse: essa è dotata di un orizzonte di senso ben più ampio del classico cervello-mente. Essa si struttura in base all'organizzazione di relazioni e interdipendenze fra tutto ciò che è capace di cambiamento, sia dal punto di vista biologico, che informazionale che cognitivo e ha le caratteristiche di un sistema evolutivo, interattivo e complesso. Vi è pertanto una sorta di immanenza globale della mente intesa come funzione della relazione fra le parti (o sottosistemi) che si costituiscono in totalità proprio in rapporto a questa interazione combinata. Se per Bateson la mente è l'insieme immanente delle relazioni e delle interazioni tra le parti, l'ecologia della mente o delle idee si connota come quel sapere capace di comprendere la mente e le infinite relazioni ed interazioni che la costituiscono. " La mia convinzione è che certi fatti come la simmetria bilaterale di un animale, la disposizione strutturata delle foglie in una pianta, l'amplificazione progressiva della corsa agli armamenti, le pratiche del corteggiamento, la natura del gioco, la grammatica di una frase, il mistero dell'evoluzione biologica, e la crisi in cui oggi si trovano i rapporti tra l'uomo e l'ambiente, possono essere compresi solo in termini di un'ecologia delle idee così come io la propongo " [30] . Il concetto di relazione, per Bateson, non si identificava quindi solo con quello di interazione sociale, ma si ampliava a considerare i rapporti fra i sessi, le comunicazioni organizzative, i conflitti fra codificazioni culturali. Del resto, già diversi anni prima aveva richiamato la centralità della relazione in quanto principio di comprensione e spiegazione nei processi mentali. Si era, infatti, già visto in Naven come egli non avesse utilizzato termini riferiti a principi "interni", come "aggressività" o "passività", per spiegare l'atteggiamento o il comportamento degli uomini o delle donne Iatmul, ma fosse ricorso piuttosto all'analisi dell'interazione fra i due sessi, o fra persone dello stesso sesso, arrivando ad ipotizzare un meccanismo come quello della scismogenesi. [31] Per Bateson, infatti, gli aggettivi relativi al carattere devono essere ridotti o estesi in modo da poterne dedurne la definizione da schemi di interscambio, e come la visione binoculare fornisce la possibilità di un nuovo ordine di informazione (sulla profondità), così la comprensione (conscia o inconscia) del comportamento attraverso la relazione fornisce un nuovo tipo logico di apprendimento, (l'Apprendimento 2).Come si può notare nella concezione batesoniana sono pertanto molteplici i fenomeni che, caratterizzati da strutture fisiche di un certo livello di complessità organizzativa, presentano caratteristiche mentali, tuttavia ciò che appare importante non è tanto l'elenco e la tipologia dei fenomeni, quanto la validità dell'idea che sia possibile accostare realtà apparentemente irrelate come varianti e manifestazioni locali di uno stesso ecosistema di idee e strutturare pertanto l'apprendimento , l'evoluzione e l'epigenesi in modo simile, secondo gli stessi criteri.

Bateson stabilì pertanto i criteri che, a suo giudizio, definiscono i fenomeni mentali:

1.      La mente è considerata come un complesso aggregato di parti e di componenti interagenti e il processo mentale come un fenomeno che presuppone una differenziazione interna, una interazione e una organizzazione di queste parti multiple.

2.      L'interazione fra le parti della mente è attivata dalle differenze presenti nel mondo della Creatura. Infatti, se nel mondo materiale del Pleroma causa di un effetto può essere una forza o un urto, nel mondo della Creatura per determinare un evento è necessario che vi sia una relazione fra due parti distinte o una relazione fra la stessa parte in due momenti diversi. Per Bateson quindi una relazione, una comunicazione, è possibile grazie alle differenze presenti fra le parti in causa: " si può affermare che qualunque insieme dinamico di eventi ed oggetti che possegga circuiti causali opportunamente complessi e in cui vigano relazioni energetiche opportune, mostrerà sicuramente caratteristiche proprie della mente. Tale insieme eseguirà confronti, sarà cioè sensibile alla differenza […]. In effetti ciò che intendiamo per informazione è una differenza che produce una differenza […]" [32] .

3.      Il processo mentale richiede un'energia collaterale. Nel mondo vivente valgono le leggi della conservazione di energia: non c'è né creazione né distruzione di energia.

4.      Il processo mentale richiede catene di determinazione circolari più complesse, nota infatti Bateson che, poiché il sistema è circolare, in qualsiasi punto si registrino degli eventi, i loro effetti possono fare il giro completo del sistema per ripercuotersi e produrre nuovi cambiamenti nel punto di origine. Pertanto il circuito autocorrettivo e le sue molteplici varianti forniscono modelli possibili per le azioni adattative degli organismi.

5.      Nel processo mentale gli effetti della differenza si trasformano in versioni codificate della differenza che li ha preceduti " […] dobbiamo notare che qualunque oggetto, evento o differenza del cosiddetto mondo esterno può diventare una sorgente di informazione, purché sia incorporato in un circuito dotato di una rete opportuna di materiale flessibile in cui esso possa produrre dei cambiamenti […]" [33] .

6.      La descrizione e la classificazione di questi processi di trasformazione rivelano una gerarchia di tipi logici immanenti ai fenomeni (per esempio messaggi e metamessaggi, apprendimento e deutero-apprendimento, ecc.).   La mente batesoniana si propone dunque come ecologica e come costruttiva: ecologica in quanto la ricorsività dei sistemi consente una modalità autocorrettiva tra anelli informazionali di varia natura, organizzazione e livello, e permette di elaborare le differenze nell'esplorare contesti provvisori di adattamento (o relazione con l'altro da sé); costruttiva poiché opera non solo in base a rappresentazioni della cosiddetta realtà, ma anche attraverso la codifica e la genesi delle gerarchie e del significato.

1.6. La mappa, il territorio, la differenza
Nella definizione dei criteri che individuano i fenomeni mentali Bateson sottolineò quindi il ruolo centrale della differenza intesa come sinonimo di informazione e considerata presupposto del processo di conoscenza e precondizione delle dinamiche interattive. A questo proposito, riferendosi ad alcuni assunti epistemologici che disciplinano il pensiero scientifico, riprese un celebre aforisma di A. Korzybski "la mappa non è il territorio" evidenziando come la mappa è la rappresentazione mentale delle differenze che siamo in grado di cogliere nella realtà: "[…] quali sono le parti del territorio che sono riportate sulla mappa? Sappiamo che il territorio non si trasferisce sulla mappa: questo è il punto centrale su cui qui siamo tutti d'accordo. Ora, se il territorio fosse uniforme, nulla verrebbe riportato sulla mappa se non i confini, che sono i punti ove la sua uniformità cessa di contro a una più vasta matrice. Ciò che si trasferisce sulla mappa, di fatto, è la differenza, si tratti di una differenza di quota, o di vegetazione, o di struttura demografica, o di superficie, o insomma di qualunque tipo. Le differenze sono le cose che vengono riportate sulla mappa." [34] .Per Bateson, infatti, le forme, perché appaiano o possano essere fatte apparire, hanno bisogno della differenza, vanno cioè separate dal tutto, dallo sfondo, dal paesaggio e soltanto in tal modo possono produrre il loro senso e acquistare una loro particolare fisionomia grazie al "filtro creativo" [35] del processo mentale. Le strutture di tale filtro operano la rappresentazione di alcune forme e non di altre, agendo in base alla loro "complessità appropriata" [36] a quella situazione particolare. Tutto questo appartiene a quanto Bateson reputava implicito all'auto-organizzarsi delle "configurazioni" [37] cognitive, le quali, utilizzando la "divisione" [38] , pur sempre come una rappresentazione di comodo, non possono tuttavia staccare di netto le forme, le une dalle altre o le forme dallo sfondo-ambiente.Egli sottolineò quindi come non si debba dimenticare che la mappa è pur sempre una rappresentazione di un insieme di interconnessioni comunque cercate e non date ed il frutto del nostro filtro creativo, ed è in questo senso che intese l'aforisma di A. Korzybski "la mappa non è il territorio". Secondo Bateson, infatti, ciò che principalmente si può apprendere dalle mappe è che queste sono una nostra immagine e che la mente è dotata, accanto ad altri stili, di uno stile cognitivo che possiamo definire principalmente rappresentazionale.La mente-mappa, infatti, viene spiazzata continuamente dalle dinamiche del sistema-ambiente di cui è parte, si modifica o cambia dimensione operativa quando il paesaggio e i suoi oggetti si fanno, di volta in volta, in rapporto ad essa, territorio. Le mappe quindi non devono servirci per orientarci nell'ambiente o non smarrirci in esso quanto piuttosto per comunicare con esso, per parlarne e per popolarlo di simbologie e miti. Inoltre posto che le mappe non sono solo un espediente della rappresentazione ma l'unica possibilità di rappresentare e di conoscere, e che non coincidono con i territori, va ricordato anche che esse si collocano su diversi livelli logici, appartengono cioè a tipi logici differenti . Bateson sottolineò, infatti, che, se ad esempio le parole "alcolista" e "criminale" sono mappe che rappresentano delle persone, "alcolismo" e "criminalità" sono invece mappe di idee, e le azioni relative a queste classi di mappe sono completamente diverse. Rifacendosi di nuovo alla distinzione Junghiana tra Pleroma e Creatura evidenziò come le due classi di eventi siano soggette a logiche diverse: si può ad esempio ridurre meccanicamente il numero dei tossicodipendenti incarcerandoli, ma non si può ridurre con la stessa azione la tossicodipendenza; è anzi probabile che nel mondo delle idee, della Creatura, un'azione meccanica ottenga l'effetto opposto a quello previsto o voluto. Secondo Bateson, quindi molto spesso le epistemologie sbagliano in quanto confondono la mappa con il territorio, ritenendo che le regole per creare le mappe appartengano alla natura di ciò che viene da queste rappresentato e non comprendendo pertanto le differenze tra mappe, tipi e livelli logici. Tuttavia l'affermazione "la mappa non è il territorio" nella concezione batesoniana non porta a una separazione tra elementi ma individua al contrario nel rapporto tra mappa e territorio, tra nome e cosa e soprattutto nel nesso tra Pleroma e Creatura, che egli interpretò come nesso tra mondo fisico e mondo del vivente, la possibilità di instaurare un rapporto non dualistico tra materia e mente dove il confine non appare come un luogo di separazione ma viceversa come quello della comunicazione dove resta aperta "la distinzione come relazione e la relazione come distinzione" [39]
1.7. Dal dualismo alla complementarità
Secondo Bateson molti aspetti della nostra civiltà appaiono come spaccati a causa di fondamenti di pensiero che egli considerava ormai per molti versi obsoleti, è il caso del dualismo cartesiano che ha permeato di sé il pensiero filosofico moderno e con il quale il pensiero filosofico contemporaneo ha cercato, non senza difficoltà, di confrontarsi. Al dualismo cartesiano, al quale, facendo riferimento a qualche approssimazione, si può affermare che pertenga una separazione tra il mondo spirituale e quello materiale, una netta divisione tra spirito e materia, tra mente e corpo, tra soggetto e oggetto, Bateson oppose una filosofia che non ha nulla a che vedere con la rigidità della assolutizzazione di uno dei due poli e che considera questi due mondi parzialità differenti e connesse, che vengono mutuamente specificandosi. La sua risposta al dualismo sta' quindi in un tracciare distinzioni che non annulla la dualità ma la volge in complementarità, in un distinguere che è insieme connettere. Per Bateson, infatti, i dualismi insiti nelle nostre abitudini di pensiero e d'azione (soggetto-oggetto, io-altro, biologia-cultura, pensiero-azione, parte-tutto, individuo-società, uomo-natura) sono per molti versi alla base delle violenze e delle volgarità che affliggono la nostra vita sociale.Egli criticò pertanto quelle epistemologie che non tengono conto dell'interazione tra elementi e che hanno tolto dall'ambito di ciò che la scienza considera conoscenza aspetti fondamentali della vita, quali i nessi fra letterale e metaforico, sano e folle, comico e serio e sottolineò la necessità, per evitare spiacevoli mutilazioni del sapere e le relative conseguenze sulla vita degli esseri viventi, di far rientrare come oggetto di conoscenza razionale anche ciò che è stato posto al di fuori e che tuttavia non è riducibile al dominio di quello che convenzionalmente si intende per scienza. Bateson sostenne, infatti, che la scienza, come tutto ciò che ha a che fare con l'evoluzione e con la comunicazione, per mantenersi e procedere, deve far riferimento non solo alla logica razionale ma anche ad una logica metaforica.
1.8. Il ragionamento abduttivo e la metafora
Le metafore presenti nel linguaggio e, più in generale, nella nostra vita comunicativa, così come nell'arte, nell'umorismo, nella religione, nel sogno e nella follia (le modalità comunicative dello schizofrenico presentano un denso contenuto metaforico) hanno un loro ordine di verità diverso da quello analitico ma che tuttavia secondo Bateson rimanda alle somiglianze formali tra organismi. Attraverso le metafore, infatti, così come attraverso la somiglianza, si mantiene e si rigenera quella modalità organizzativa del vivente che si esprime nell'essere parte di e in relazione con qualcosa di più ampio che garantisce ricorsivamente la condizione stessa di possibilità di ogni singola creatura.La forma di ragionamento che condusse Bateson ad evidenziare l'importanza della logica metaforica, in una visione unitaria del mondo del vivente è l'abduzione. Abduzione è il nome dato da C.S. Peirce a un procedimento in base al quale si osserva che una data regola formale riconoscibile tra due elementi può valere per fenomeni di diverso genere, per cui un certo insieme di fenomeni può essere solamente un caso particolare di qualche regola proposta in precedenza. In questo modo la conoscenza può procedere per estensione laterale di componenti astratte, paragonando tra loro fenomeni diversi che obbediscono alle medesime regole. Secondo Bateson l'evoluzione è proceduta per milioni di anni organizzando le simmetrie e le ripetitività all'interno degli organismi individuali, le omologie fra le specie e la comunicazione animale senza disporre di proprietà logiche e, ciò è stato possibile proprio grazie all'esistenza, nel vivente, di capacità abduttive.A suo avviso, il procedimento abduttivo , che nel ritrovare nelle cose aspetti formali simili, istituisce tra questi un legame mentale che le connette, è quindi un fenomeno molto diffuso e la metafora , il sogno, la parabola, l'allegoria, la religione, la poesia, il totemismo, l'organizzazione dei fatti nell'anatomia comparata, sono esempi o aggregati di esempi di abduzione entro la sfera mentale dell'uomo. In particolare per Bateson è proprio attraverso l'uso di metafore, le quali"[…] mantengono invariate le relazioni che illustrano, mentre sostituiscono ai termini della relazione cose o persone diverse […]" [40] , che avviene la comunicazione nel mondo biologico che, così come nello schema di uguaglianza di rapporti che caratterizza le metafore, pone le sue proposizioni fianco a fianco, correlandole, in modo che l'affermazione nasca dalle giustapposizioni. Ecco quindi che, alfine di meglio comprendere tale mondo del vivente, è fondamentale per Bateson, che ci apriamo a quelle modalità espressive , analogiche e metaforiche che, non pienamente traducibili nella dimensione linguistica razionale, sono presenti nelle storie, nel gioco, nell'arte e nel rito. Infatti, ogniqualvolta ci affidiamo alle sole valutazioni razionali, semplificanti, che la nostra parte cosciente ci indica, rischiamo di ingannarci e di non cogliere la complessità del mondo naturale, dell'integrazione fra natura e cultura e il nostro essere parte di più vaste unità mentali.
1.9. Finalità cosciente e crisi ecologica

Nei saggi "Stile, grazia e informazione nell'arte primitiva", "Finalità cosciente e natura", "Effetti della finalità cosciente sull'adattamento umano", in gran parte lavori espositivi presentati nel 1967 al convegno della Fondazione Wenner-Gren [41] , Bateson riprese le riflessioni che in quegli anni stava conducendo sul ruolo che la parte inconscia della nostra vita riveste nella comprensione del mondo.Egli, prendendo le distanze dalla tradizione occidentale, che la considera inferiore a quella conscia, afferma che nei sistemi viventi e nei processi comunicativi la parte non cosciente è primaria e fondamentale, mentre quella conscia al contrario, una riduzione limitata di processi più generali. Inoltre a differenza di Freud e di gran parte della psicologia post-freudiana che sembrano ritenere vantaggioso un accrescimento del controllo razionale, Bateson sostiene che la coscienza deve essere invece limitata innanzitutto per ragioni meccaniche, poi perché la non coscienza associata all'abitudine rappresenta una economia di pensiero ed infine poiché garantisce una migliore abilità tecnica in qualsiasi esecuzione.La coscienza ha intrinsecamente dei limiti quantitativi e qualitativi, riguarda solamente un aspetto della verità più ampia sull'io e pertanto, per l'autore, una maggiore consapevolezza non determina una maggiore salute o armonia con sé stessi e con l'ambiente più ampio. Per Bateson ciò che la coscienza, in quanto elemento parziale, non potrà mai apprezzare completamente è la natura sistemica della mente : " la coscienza […] è organizzata in termini di finalità. Essa ci fornisce una scorciatoia che ci permette di giungere presto a ciò che vogliamo; non di agire con la massima saggezza per vivere, ma di seguire il più breve cammino logico o causale per ottenere ciò che si desidera […]" [42] . Tale pianificazione produce dei cambiamenti che assumono forme rigide e talvolta violente perché non nascono dall'evolversi di determinati rapporti ma dal tentativo di adattare la realtà e le persone a una mappa predefinita. Bateson ampliò, infine,  i confini del suo ragionamento e pose al centro delle sue riflessioni non solo i sistemi viventi e i sistemi sociali ma l'intero ecosistema e sottolineò come dal punto di vista ecologico, qualsiasi azione scelta con il criterio dell'utilità o dell'efficienza rispetto al raggiungimento di un fine, senza tenere conto delle relazioni e degli equilibri, spesso per lo più invisibili, può rivelarsi dannosa e controproducente una volta che la si esamini da un punto di vista ambientale, spaziale e temporale più vasto. " Da una parte abbiamo la natura sistemica dell'essere individuale, la natura sistemica della cultura in cui egli vive, e la natura sistemica del sistema biologica, ecologico, che lo circonda; e, dall'altra parte, la curiosa distorsione nella natura sistemica dell'uomo individuale, per effetto della quale la coscienza è, quasi di necessità, cieca di fronte alla natura sistemica dell'uomo stesso. La coscienza finalizzata estrae, dalla mente totale, sequenze che non hanno la struttura ad anello caratteristica della struttura sistemica globale. Se si seguono i dettami  sensati della coscienza, si diviene in realtà avidi e stolti: e per stolto intendo colui che non riconosce e non si fa guidare dalla consapevolezza che la creatura globale è sistemica. La carenza di saggezza sistemica è sempre punita. Si può dire che i sistemi biologici (l'individuo, la cultura e l'ecologia) sono in parte supporti viventi delle loro cellule, od organismi componenti. Ma i sistemi nondimeno puniscono  ogni specie che sia tanto stolta da non andare d'accordo con la propria ecologia" [43] .Bateson, quindi, muovendo una profonda critica alla cultura occidentale che parte dall'idea che esista un soggetto pensante autonomo e un ambiente esterno su cui egli è libero di intervenire, sottolineò come in realtà non sia possibile separare l'essere umano dall'ambiente che abita; come non esista un ambiente dato e oggettivo o un io separato dal suo ambiente e dalle sue infinite interazioni.

 

1.10. La custodia del sacro e la coevoluzione dell'organismo nel suo ambiente

Nella concezione immanentista dell'autore, la mente, cioè il più vasto sistema di cui l'uomo non è che una parte, assume quindi una sacralità inviolabile: "[…] vi è una più vasta Mente di cui la mente individuale è solo un sottosistema. Questa Mente è paragonabile a Dio, ed è forse ciò che alcuni intendono per "Dio", ma essa è tuttavia immanente nel sistema sociale totale interconnesso e nell'ecologia planetaria" [44] . Questa visione sistemica del mondo presenta indubbiamente un nucleo metafisico, tuttavia va sottolineato che Bateson nell'affermare ciò non volle introdurre alcun riferimento al soprannaturale ma tornare essenzialmente a concettualizzare la mente " totale" vale a dire l'insieme globale dei sistemi biologici, degli organismi viventi e degli esseri umani e delle società umane) come un insieme di reti cibernetiche complesse che l'atteggiamento finalistico dell'uomo consente di cogliere soltanto in parte.Ambienti ed esseri viventi si costruiscono e si adattano l'un l'altro mediante le loro attività e il processo di selezione nell'evoluzione naturale è basato su una relazione reciproca: l'ambiente seleziona gli organismi e gli organismi selezionano l'ambiente. Per questa ragione, secondo l'autore, la presunzione di una singola specie di controllare l'intero ambiente (vale a dire la carenza di saggezza sistemica) non può essere premiata; nei domini dell'evoluzione naturale, delle società umane e delle idee, non è pensabile un semplice controllo unidirezionale di una parte sull'intero sistema. Tuttavia il pericolo di tale presunzione, a suo avviso, è reso ancora più grave dagli strumenti tecnici che l'uomo ha oggi, a disposizione. Grazie a questi mezzi la finalità cosciente può creare oggi problemi molto grossi, sconvolgendo gli equilibri del corpo, della società e del mondo biologico attorno a noi. Il rapporto di forza tra la finalità cosciente dell'essere umano e l'ambiente è, infatti, enormemente cambiato, e "l'uomo cosciente, in quanto modificare del suo ambiente, è ora pienamente in grado di devastare se stesso e quell'ambiente con le migliori intenzioni coscienti" [45] .La crisi ecologica è giunta quindi, secondo Bateson, a una soglia oltre la quale non è possibile fare ancora affidamento sulle capacità autocorrettive dell'ecosistema. A questo si aggiunge il fatto che gli interventi ad hoc da parte dell'uomo sui problemi dell'ambiente naturale non solo non rimuovono le cause della crisi ecologica, ma anzi le rinforzano. Infatti, Bateson sottolineò come all'interno di un sistema di questo tipo, un tentativo di correzione dell'errore può amplificare la deviazione innescando una catena di retroazioni positive che minacciano l'equilibrio naturale. L'idea di una regolazione cosciente ci riporta, a suo avviso, a un'epistemologia basata ancora sul controllo e sulla manipolazione, che non mette affatto in discussione i propri presupposti quantitativi. Il problema non è quindi il controllo o la correzioni delle singole azioni, in ragione per esempio degli effetti inquinanti registrati, ma l'acquisizione della consapevolezza che la correzione deve avvenire a un livello superiore rispetto a quello delle singole azioni e deve riguardare quelle premesse cognitive ed epistemologiche su noi stessi , sulla natura e sul mondo che hanno causato quei comportamenti antiecologici. Tale cambiamento deve avvenire in favore di una visione del mondo del vivente in termini di coevoluzione, vale a dire di"[…] quel mutevole tema della conversazione tra specie e ambiente o tra individui e diverse forme della mente e della natura […]" [46] e che consideri quindi le creature viventi in una combinazione di concorrenza e dipendenza reciproca . "Ciò che vale per le specie che vivono insieme in un bosco, vale anche per i raggruppamenti e i generi di persone di una società, […]. Lo stesso vale anche proprio dentro ciascuno di noi, ove si riscontrano una difficile competizione fisiologica e una interdipendenza tra gli organi, i tessuti, le cellule, e così via. Senza questa competizione e interdipendenza non esisteremmo, poiché non possiamo fare a meno di nessuno di questi organi e parti in competizione […]" [47] .   

2. "Mente e Natura"Se caratteristica peculiare dell'epistemologia proposta fino a questo punto fu lo studio di fenomeni appartenenti ai contesti più diversi, (riti, gesti, legami, vincoli, comunicazione, apprendimento, metafora, sogno, poesia, linguaggio, sacramenti, arte, anatomia), a partire dalle relazioni formali tra le parti piuttosto che dalle proprietà delle singole parti, Bateson in "Mente e Natura", tornando a confrontarsi con molti dei temi di cui si era occupato il padre William nella sua carriera di biologo, fece una profonda riflessione sulla stretta connessione tra biologico e mentale. Tale connessione passa, a suo avviso, attraverso una ridefinizione "incrociata" di entrambi i termini: non solo ridefinizione "mentale" del biologico, in polemica con l'impostazione darwiniana; ma anche ridefinizione "ecologica" del mentale, visto non più come attributo di certi organismi (in particolare umani) esclusivamente individuali, bensì, proseguendo nella direzione individuata in "Verso un'ecologia della mente", come processo interattivo e comunicativo proprio dei sistemi viventi ai loro vari livelli organizzativi, individuali, sopra-individuali e sub-individuali. Un mentale, inteso in "Mente e natura", come già nelle opere precedenti , come caratteristica del mondo "creaturale": il mondo dell'informazione, della differenza, delle relazioni e della comunicazione, distinto, benchè non dualisticamente separato, dal mondo "pleromatico" dell'energia, delle forze e degli urti. È quindi alla luce di tale complessa ridefinizione del biologico e del mentale che assume senso l'affermazione di Bateson :"Se volete comprendere il processo mentale, guardate l'evoluzione biologica e, viceversa, se volete comprendere l'evoluzione biologica, guardate il processo mentale".
2.1. La struttura che connette e la sensibilità estetica
Quest'opera si costruì intorno all'idea che vi sia un'unica struttura formale che connette i grandi processi stocastici, quello biologico e quello mentale e tutte le creature viventi."Quale struttura - si domanda Bateson nelle prime pagine del volume - connette il granchio con l'aragosta, l'orchidea con la primula e tutti e quattro con me? E me con voi? E tutti e sei noi con l'ameba da una parte e con lo schizofrenico dall'altra?" [48] .Tale "struttura che connette" viene intesa da Bateson come una sorta di metafora dell'organizzazione del mondo del vivente, come una rappresentazione di un sistema di relazioni attinenti l'intero mondo del vivente che contempla differenti ordini di connessioni: un primo livello fa riferimento alle connessioni di primo ordine fra le varie parti del singolo essere vivente; un secondo ordine riguarda le relazioni tra diversi esseri viventi (per esempio un granchio, un'aragosta, un essere umano e un cavallo); un terzo ordine di connessioni si riferisce al confronto tra la relazione granchi-aragoste e quella essere umano-cavallo. Per Bateson "la struttura che connette" è pertanto una struttura di strutture, una "metastruttura" che non ha una dimensione fissa, bensì dinamica e che non è semplicemente "nelle cose", benchè anche nelle cose; tale struttura non è oggettiva ma nemmeno soggettiva, ma fa riferimento a molteplici relazioni e interrelazioni: "Siamo abituati a immaginare le strutture, salvo quelle della musica, come cose fisse. Ciò è più facile e più comodo, ma naturalmente è una sciocchezza. In verità, il modo giusto per cominciare a pensare alla struttura che connette è di pensarla in primo luogo, (qualunque cosa ciò voglia dire) come una danza di parti interagenti e solo in secondo luogo vincolata da limitazioni fisiche di vario genere e dai limiti imposti in modo caratteristico dagli organismi" [49] . La "danza di parti interagenti", è intesa da Bateson come un processo interattivo , un insieme di connessioni contestuali e fluttuanti nel tempo in cui ciò che si mantiene è appunto l'insieme delle relazioni formali tra singole parti. Questa danza è attivata da differenze e queste sono tracciate da organi di senso equipaggiati con le più diverse storie evolutive e le più diverse epistemologie. Tali differenze, figura/sfondo, sé/ambiente, e così via, sono a loro volta, allo stesso tempo, relazioni, poiché nel mondo della Creatura distinguere è connettere: non si distingue se non ciò che vien fatto di connettere. Ciò che preme a Bateson è pertanto il riaffermare l'unità di fondo del vivente richiamando l'importanza di una sensibilità estetica verso questi diversi ordini di connessioni.Per estetico Bateson intende, infatti, sensibile alla "struttura che connette". Tale estetica si riassume nella capacità di vedere il mondo per relazioni, strutture, configurazioni, combinazioni di messaggi e di livelli logici, climi emotivi e sensibilità e nel sentirsi, sapersi, parte di più ampie unità mentali e giochi relazionali.La comprensione estetica batesoniana, fa pertanto riferimento a un approccio che, sensibile ai processi immanenti alla relazione, basati sul riconoscimento e sul rispetto delle differenze, porta a considerare i problemi di armonizzazione, di autocorrezione e di intervento responsabili e il peso di tutte le dimensioni, compreso quella primaria prevalentemente inconscia.
2.2. Evoluzione ed apprendimento
Se in "Mente e Natura" arrivò a porre l'accento sulla concezione olistica del vivente e sull'unità e l'integrità della biosfera, all'idea che un'unica struttura connettiva facesse sì che i due grandi processi stocastici, apprendimento ed evoluzione, fossero irriducibilmente intrecciati, Bateson aveva lavorato fin dagli anni '50, come si può notare seguendo l'evoluzione del suo pensiero e delle sue ricerche.A suo parere, infatti, l'apprendimento, che riguarda l'individuo e concerne la durata della vita e l'evoluzione, che è immanente nell'ereditarietà e nelle popolazioni e interessa numerose generazioni, in parte sono isolati l'uno dall'altro e in parte interagiscono a livello profondo. Essi possono essere assimilati alla stessa classe di problemi dal momento che si modellano sulla medesima gerarchia di ordini ricorsivi e sottostanno alle stesse limitazioni e agli stessi pericoli. Questi due sistemi stocastici quindi lavorano entrambi a diversi livelli di tipo logico e si combinano a formare un'unica e integrata biosfera dinamica, la cui unità è intrinsecamente necessaria. Inoltre a sostenere questo sistema totale non  sarebbe necessario, a suo parere, nessuno scopo predefinito: " Il parallelismo tra evoluzione biologica e mente viene istituito non postulando un Progettista o Artefice nascosto nel meccanismo del processo evolutivo, bensì postulando il carattere stocastico del pensiero.[…] Oggi io sottolineerei che il processo creativo deve sempre contenere una componente casuale. I processi esplorativi (l'interminabile procedere per tentativi ed errori del progresso mentale) possono conseguire la novità solo incamminandosi lungo percorsi presentati a caso, alcuni dei quali, alla prova, vengono in qualche modo selezionati per qualcosa di simile alla sopravvivenza" [50] .   L'evoluzione e l'apprendimento sono, infatti, secondo Bateson composti di due aspetti, uno fondamentalmente conservativo volto più a preservare che ad innovare, che consiste nel correggere il prima possibile tutte le carenze o le irregolarità che si presentano per mantenere un certo grado di coerenza interna, e secondariamente, uno creativo, che porta alla genesi di nuove idee e cambiamenti e che dipende in gran parte dal rimescolamento e dalla ricombinazione di idee già presenti. Tale elemento creativo permette quindi l'emergere del nuovo in un processo evolutivo anche grazie a una componente casuale tuttavia, mentre nel darwinismo classico il controllo dei risultati delle variazioni era affidato solo al meccanismo esterno della selezione naturale, per Bateson, nella selezione intervengono anche i vincoli interni all'organismo: una mutazione potrebbe, ad esempio, rivelarsi non vitale. Niente, infatti, a suo avviso, ci assicura che il nuovo sia necessariamente migliore del vecchio, dal momento che i fenomeni patologici sono, nella sua concezione, l'altra faccia dell'adattamento." In linea di principio, né il cambiamento genetico casuale accompagnato dalla selezione naturale né, per quanto riguarda il pensiero, i processi casuali di tentativi ed errori accompagnati dal rinforzo selettivo agiranno necessariamente per il bene della specie o dell'individuo […] . Si possono addurre un gran numero di situazioni che indicano come la fiducia nella selezione naturale o nel laissez faire sia chiaramente ingenua […] e si scoprirà che ciascuna di queste situazioni disastrose contiene un errore di tipo logico. Nonostante il guadagno immediato a un livello logico, in qualche altro contesto, più ampio o più elevato nel tempo, il segno cambia e il vantaggio diventa calamità." [51]    A questo proposito Bateson precisò che ogni salto evolutivo procede da un doppio vincolo, vale a dire da una sorta di contraddizione dei messaggi in forma paradossale. La sovraspecializzazione, ad esempio, dal suo punto di vista, non è mai vincente in quanto impedisce di uscire dal doppio vincolo che si crea quando due adattamenti si sovrappongono per porre domande contraddittorie, come nel caso della "bread-and-butterfly" (farfalla-di-pane-e-di-burro), descritta da Lewis Carrol nel viaggio di Alice nel mondo dietro lo specchio.Il moscerino che le fa da cicerone spiega ad Alice che questo bizzarro animale, con le ali di sottili fette di pane imburrato e una zolletta di zucchero al posto della testa, si nutre esclusivamente di the alla crema: "Che cosa succede se non riesce a trovarne" - Chiede Alice, - "Muore" - risponde il Moscerino. "Deve succedere piuttosto spesso" - dice allora Alice. E il Moscerino: "Succede sempre". [52] " La bread-and-butterfly si trova nella situazione che, se trova il suo cibo, la sua testa vi si dissolve, quindi la sua sola speranza di sopravvivenza sarebbe di non trovare alcun cibo, ma allora morirebbe di fame. Ma questo, come vedete, è un doppio vincolo formale del tipo più semplice." [53] Nei suoi rapporti con l'ambiente l'organismo si trova spesso in situazioni del genere, che mettono in aperta contraddizione la sua struttura con le richieste ambientali, perciò il mantenimento della flessibilità è, secondo Bateson, essenziale alla sua sopravvivenza, permettendogli di trasformare il doppio vincolo da una situazione dove non c'è via di uscita in un'occasione creativa che permetta di generare nuove forme.Bateson sottolineò quindi come il livello genetico debba essere considerato di tipo logico superiore rispetto a quello somatico: tutti i cambiamenti a livello somatico o dell'apprendimento avvengono all'interno delle limitazioni imposte dal controllo genetico, infatti, se gli organismi ereditassero i caratteri acquisiti nell'adattamento somatico, le generazioni seguenti perderebbero la potenzialità di essere flessibili nei confronti delle richieste ambientali e finirebbero facilmente vittime del doppio vincolo, come accade alla bread-and-butterfly. Bateson approfondì la sua riflessione ed evidenziò che analogamente le nuove idee sono filtrate dal rigore logico e dal bisogno di coerenza con le idee preesistenti e che per poter concepire idee nuove è necessario il rimescolamento e la ricomposizione delle idee che già si possiedono, allo stesso modo che nella ricomposizione genetica. Evolvere biologicamente ed apprendere condividono inoltre, secondo il suo parere, anche il medesimo ordine di pericoli, ma mentre il genoma è protetto dalla barriera di Weissmann, che impedisce alle variazioni del fenotipo di essere irreversibilmente assimilate nel patrimonio genetico della specie, nulla di analogo è riscontrabile a livello cognitivo o socio-culturale: le nuove invenzioni, le nuove tecnologie entrano a far parte del sistema culturale e del sistema mentale di ognuno innescando esse stesse dei mutamenti e favorendo lo svilupparsi di nuove premesse e di nuovi modi di segmentare l'esperienza.
2.3. Un cambiamento nelle premesse

Ciò che Bateson trovò preoccupante è che anche le premesse errate funzionano nello stesso modo; vi è, infatti, a suo avviso, una ecologia delle cattive idee, esattamente come vi è una ecologia delle erbacce, ed è caratteristica del sistema che l'errore di base si propaghi. In effetti, all'interno di un dato sistema di premesse non è possibile valutare la correttezza del medesimo sistema; è solo quando l'esistenza stessa del sistema viene messa in pericolo dalla crisi del sistema più ampio (che sono state proprio le premesse errate ad innescare), che ciò si rende possibile, anche se spesso è ormai troppo tardi per superare la crisi senza gravi conseguenze. Quindi una cultura che guarda alla natura come a un insieme di forze avverse da dominare considererà ogni progresso un frutto del proprio atteggiamento, ed ogni insuccesso la dimostrazione della necessità di tenere le forze naturali sotto controllo pertanto a suo avviso i comportamenti anti-ecologici scaturiscono da presupposti e abitudini di pensiero che tutti condividiamo, e non da erronei comportamenti di inquinatori separatamente considerati. Bateson tornò quindi fortemente a sottolineare, come già in "Verso un'ecologia della mente" che se alcune abitudini di pensiero tipiche della nostra civiltà: l'antropocentrismo, il dualismo, il realismo, il culto della razionalità, l'aspirazione al controllo perfetto, il finalismo dell'azione, il metodo cartesiano dell'analisi, da un lato sono state causa ed effetto di grandi successi scientifici e tecnici, dall'altro hanno tuttavia contribuito al dominio sull'ambiente e al radicamento di un'opposizione tra "noi" e gli "altri", tra "noi" e la "natura" e così via, e ci hanno sottratto via via la saggezza sistemica e la sensibilità alla struttura che connette. Sentendoci autorizzati a manipolare l'ambiente e gli altri per i propri fini limitati, abbiamo perso di vista la grande unità mentale di cui siamo parte e la chiarezza eccessiva della coscienza razionale ha ottuso la nostra sensibilità estetica e quindi perseguendo una crescita limitata di pochi parametri, potremmo andare incontro alla nostra distruzione, in nome di un malinteso progresso.A suo avviso quindi, se il finalismo degli uomini e la loro credenza finalistica solo in alcune componenti della più ampia logica su cui è costruito il mondo biologico come la coscienza, il sapere, lo sviluppo, sono responsabili della progressiva distruzione dell'ambiente, appellarsi a qualche variante di quelle componenti per salvare l'ambiente è stolto quanto appellarsi alla ragione o alla volontà dell'alcolista contro la sua intossicazione [54] .Pertanto a suo parere, dal momento che apprendere e concepire nuove idee implica sempre un cambiamento nelle premesse, sono queste che dobbiamo mettere in discussione, non altre entità reificate. Ecco quindi che egli propone un'epistemologia svincolata dalla pretesa della coscienza, della trasparenza comunicativa e della razionalità dell'agire in cui conoscenza tradizionale e riconoscimento dell'ecologia della mente si confrontino e si integrino, in cui vi sia alternanza e rimando fra processo primario e coscienza, fra logica classica e logica della metafora, fra rigore ed immaginazione e che proceda in modo autoriflessivo mediante la continua revisione dei propri fondamenti e dei propri presupposti.


3. "Dove gli angeli esitano. Verso un'epistemologia del sacro"

Il libro, uscito postumo, doveva, nelle intenzioni di Bateson, essere il frutto dell'impegno a quattro mani con la figlia, ma i due, come accennato al, non poterono incominciare il lavoro comune per la morte di Gregory [55] . Mary Catherine lavorò dunque su una serie di scritti, frammentari e incompleti, che il padre aveva preparato per questo libro. Il contributo di Mary Catherine in "Dove gli angeli esitano" non si limitò tuttavia a introdurre, raccogliere insieme, correggere ed organizzare gli scritti di Gregory ma comportò anche la stesura come autrice o coautrice dei sei metaloghi che inframmezzano i capitoli analitici.In "Dove gli angeli esitano", Bateson, proseguendo nella forma di ragionamento ricorsivo e circolare che aveva caratterizzato tutto il suo percorso di ricerca, giunse ad ampliare le questioni epistemologiche di cui si era occupato nelle opere precedenti fino a gettare uno sguardo verso quello che egli definì "il terreno dove gli angeli esitano a mettere il piede" [56] : il sacro.

3.1. L'immanenza del sacro
Se già negli scritti precedenti Bateson aveva sottolineato il nucleo metafisico dell'ecologia della mente, in questi ultimi saggi la sua attenzione si fermò a considerare la sacralità che, a suo avviso, soggiace all'organizzazione mentale del mondo biologico, all'isomorfismo tra processi stocastici e al tessuto comunicativo che connette la creature viventi.Il concetto di sacro che introdusse Bateson non si richiama tuttavia ad un'idea di trascendenza bensì di immanenza e non fa riferimento a qualcosa di soprannaturale ma al processo di organizzazione e comunicazione del mondo del vivente. Nella sua concezione, infatti, il sacro non è legato ad una realtà, a uno spazio o a un tempo particolare, ma è riferibile alla percezione del tessuto integrato del processo mentale che avvolge tutta la vita (la Creatura, secondo la definizione già incontrata).Si tratta quindi si una sorta di espansione del concetto di dimensione estetica e di sensibilità alla "struttura che connette" ed è collegato al riconoscimento dell'unità di fondo della vita nelle sue diverse manifestazioni e del valore estetico di tale unità.
3.2. La coscienza, la bellezza, il sacro

La cornice dentro a cui si pone la riflessione batesoniana vuole quindi essere alternativa, da un lato, al meccanicismo materialista e, dall'altro al soprannaturalismo e introdurre per lo più un'idea di sacro che sia essenzialmente una celebrazione dell'unità della natura. Alle tradizioni materialistiche egli rimproverò l'approccio quantitativo e meccanicistico, che partendo dall'idea che la quantità possa determinare la forma e che tutti i fenomeni della vita e dell'esperienza possano essere spiegati in termini di sequenze lineari di causa ed effetto, distoglie l'attenzione dalla struttura, dalla Gestalt, e rende alla scienza impossibile dire alcunché di sensato su aspetti come la bellezza, l'amore, il comico, il metaforico, ecc.. Alle religioni rimproverò invece l'idea di un potere della mente sulla materia che non colma lo iato tra le due, inoltre a suo avviso una grande parte dei problemi dell'adattamento umano deriva dal fatto che le religioni occidentali fraintendono le loro divinità in termini trascendenti piuttosto che in termini immanenti: " Se mettete Dio all'esterno e lo ponete di fronte alla sua creazione, e avete l'idea di essere stati creati a sua immagine, voi vi vedrete logicamente e naturalmente come fuori e contro le cose che vi circondano. E nel momento in cui vi arrogherete tutta la mente, tutto il mondo circostante vi apparirà senza mente e quindi senza diritto a considerazione morale o etica. […] Se questa è l'opinione che avete sul vostro rapporto con la natura e se possedete una tecnica progredita, la probabilità che avete di sopravvivere sarà quella di una palla di neve all'inferno.[…]" [57] .Tuttavia, a suo avviso le tradizioni religiose custodiscono anche un patrimonio di conoscenze prezioso e un antidoto al materialismo: per Bateson, che fornisce così una definizione dell'esperienza religiosa, "la religione non consiste nel riconoscere i miracoli […] consiste invece nel riconoscere vasti aggregati di organizzazione aventi caratteristiche mentali immanenti." [58] Secondo il suo parere dunque molte delle epistemologie derivanti dalle varie tradizioni religiose o spirituali, hanno fra le altre cose in comune l'idea di una dimensione integratrice che caratterizza i processi del mondo del vivente e la consapevolezza che questa dimensione sia bella.Inoltre, nella sua concezione, un aiuto nel comprendere la natura sistemica del mondo può provenire da quel genere di metafore caratteristiche delle religioni. Fin dai tempi de "La matrice sociale della psichiatria", Bateson aveva proposto una distinzione rispetto alle verità religiose, tra verità storiche o oggettive e verità "metacomunicative". Dal suo punto di vista, era possibile trovare una posizione diversa sia da coloro che affermano che le loro metafore, mitologie, o parabole sono verità storiche e oggettive e vanno prese in senso letterale, sia dalle persone antireligiose che non colgono il carattere di verità metacomunicativa (deutero-verità) di un'idea religiosa. Bateson torna quindi a sottolineare in " Dove gli angeli esitano. Verso un'epistemologia del sacro ", come nelle opere precedenti, che sebbene la verità delle metafore sia diversa dalle verità matematiche, è proprio tramite le metafore che avviene la comunicazione nel mondo biologico: "la metafora non è solo una belluria poetica, non è logica buona o cattiva, ma è di fatto la logica su cui è stato costruito il mondo biologico, è la principale caratteristica e la colla organizzativa di questo mondo del processo mentale". [59]                Si può pertanto notare come il riferimento al sacro indica per Bateson un percorso di avvicinamento a una dimensione integrale dell'esperienza non riducibile alla parte cosciente e razionale, ma che contempli anche la dimensione inconscia del processo primario di percezione e l'emozione estetica. Solo combinando insieme tutte queste dimensioni è possibile, a suo avviso, essere sensibili all'unità della biosfera e alla sua bellezza. Ecco quindi che per Bateson il discorso scientifico e razionale e il discorso religioso e metaforico non sono altro che due modi diversi (legittimi ma in sé parziali) di conoscere e descrivere il mondo. A suo avviso, infatti, la saggezza sistemica e la comprensione della trama e della natura della bellezza e del sacro, non possono che scaturire dalla disponibilità a comprendere e a parlare, allo stesso tempo, linguaggi differenti. 

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