IL GOTICO DELLE GRANDI CATTEDRALI 
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Offriamo questo articolo alla meditazione dei Magistri, per invitarli alla metafora di quella Cattedrale postmoderna che, come grande impegno collettivo gratuito, simbolico e socializzante può essere considerato il web.

Con il termine "gotico" si indica uno stile architettonico che si diffuse in Europa a partire dalla fine del XII secolo. Questa denominazione, nata come termine negativo nella storiografia rinascimentale, testimonia di un giudizio inteso soprattutto a sottolineare la distanza che il nuovo stile rivelò nei confronti delle proporzioni e delle armonie dell'arte classica, che il romanico aveva invece saputo conservare. La nuova arte, nella quale si manifestava una mentalità  più¹ esuberante e insofferente delle vecchie regole, "priva" di misura e di equilibrio, fu avvertita come barbarica o, appunto, gotica (dei Goti).

Con il termine "gotico" si designa oggi un intero movimento artistico i cui modi espressivi investono prima di tutto l'architettura, poi la scultura e la pittura. Di tale gusto, comunque, l'espressione più¹ completa e organica furono i grandi edifici religiosi urbani, cioè le cattedrali (cathedra è, propriamente, il trono del vescovo, che sulla città  esercitava la sua giurisdizione).

Il percorso che viene svolto nelle pagine che seguono (da intendere come guida alle immagini di cui il percorso stesso è corredato) non ha l'ambizione di esaurire l'argomento "arte gotica"; esso vuole porre l'attenzione sulle principali novità  che segnarono l'affermazione del nuovo stile, sul suo essere un fenomeno artistico soprattutto urbano, sul significato simbolico che è da cogliere in quelle che sono alcune delle sue caratteristiche fondamentali. Per far ciò² si guarderà  in particolar modo alla Francia e specificatamente ai grandi edifici religiosi sorti nella regione dell'Ile-de-France, nei secoli XIII e XIV. E' a partire da qui che il nuovo stile prenderà  le sue mosse, imponendosi all'attenzione di molta parte del continente. 

Alla "maniera francese"          

Nel 1280, un cronista tedesco scriveva della chiesa di Wimpfen-im-Tal dicendo che essa era costruita "opere francigeno", cioè¨, come diremmo oggi, alla maniera francese. L'espressione usata dall'anonimo cronista appare doppiamente significativa: da un lato ci rivela che alla fine del XIII secolo lo stile architettonico delle cattedrali gotiche era ormai pienamente affermato, al punto da costituire un modello di riferimento; dall'altro ci fa capire come per gli stessi uomini di quel tempo il nuovo stile si identificasse, dal punto di vista geografico, con i grandi edifici religiosi sorti in diverse città  dell'Ile-de-France.

Ben poche volte, nella storia dell'arte, le origini di un grande movimento stilistico possono essere individuate così¬ nettamente, dai punti di vista spaziale e temporale, come è avvenuto per il gotico, ed in particolare per le cattedrali, che di quest'arte costituiscono il monumento per eccellenza. L'architettura gotica nasce appunto nell'Ile-de-France, cuore della regione francese, poco prima della metà  del secolo XII, giungendo alla sua pienezza espressiva e al suo apice costruttivo nella prima metà  del XIII.    

Il progetto dell'abate Sugeri per la chiesa di Saint-Denis

Completata nel corso del XIII secolo, la chiesa abbaziale di Saint-Denis, nei dintorni di Parigi, non è la prima costruzione interamente gotica, eppure, per certe soluzioni architettoniche e per i forti elementi innovativi che presenta rispetto agli edifici religiosi precedenti, è comunemente considerata come la "culla ufficiale" del nuovo movimento.

Il rinnovamento di Saint-Denis è strettamente legato alla figura dell'abate Sugeri. Uomo di umili origini, Sugeri era stato ammesso, all'età  di undici anni, alla scuola di Saint-Denis-de-l'Estrèe, presso l'abbazia, dove era stato educato insieme con i figli dei nobili, conoscendo e stringendo amicizia, fra gli altri, con il futuro re di Francia Luigi VII. Sin da questi anni, avrebbe poi raccontato, egli ebbe l'ambizione di ricostruire Saint-Denis. Luogo sacro alla monarchia francese fin dai tempi dei re Merovingi, l'abbazia custodiva, oltre alle reliquie di Saint-Denis, le tombe dei reali di Francia.

ciò che era nei pensieri di Sugeri iniziò ad essere realtà  nel 1121, quando egli ricevette la nomina ad  abate di Saint-Denis. In un primo tempo Sugeri apparve soprattutto impegnato ad arredare la "sua" chiesa con ori, gemme, calici e ampolle finemente lavorati, perchè quanto ci fosse di pi๠prezioso potesse degnamente servire alla celebrazione della Santa Eucarestia.

Non si trattava, a dir la verità , di un atteggiamento del tutto nuovo: già  qualche anno prima, San Bernardo, che Sugeri ben conosceva e col quale corrispondeva, aveva espresso dei giudizi che attenuavano la tradizionale austerità  dell'ordine cistercense cui egli apparteneva. Pur condannando gli eccessi ornamentali e figurativi del romanico, considerandoli non consoni alla severità  monastica, San Bernardo introdusse una distinzione essenziale, destinata ad avere profonde ripercussioni sulla successiva arte religiosa. Egli riconobbe le motivazioni dei vescovi affinchè si desse spazio, nelle chiese, alle ricche decorazioni e allo splendore dell'oro e delle pietre preziose, che, come riflesso della vera luce, servivano a sollecitare la devozione del popolo affidato alle cure spirituali dei prelati. Tra i monaci, però, che dal popolo si erano allontanati, tali lusinghe dei sensi non erano necessarie, e nei monasteri continuò a regnare la tradizionale austerità .

Sugeri, tuttavia, non si limitò a coprire d'oro gli altari e ad ornare di pietre preziose gli arredi di Saint-Denis. In due opere successive egli lasciò scritti i tratti fondamentali del suo pensiero artistico, che servirono da fondamenta e giustificazione alle sue imprese costruttive. Secondo il pensiero di Sugeri, che si imparenta con la concezione neoplatonica, tutta la realtà  materiale partecipa delle qualità  divine, e perciò la contemplazione delle bellezze materiali ci permette di elevarci alla conoscenza di Dio. Se questa interpretazione contribuisce a "spiegare" l'uso dell'oro e delle pietre preziose per i reliquiari e per i calici sacri, in quanto lo splendore e la luce delle cose materiali appaiono come il chiaro riflesso della luce divina, essa giustifica anche il ricorso alle grandi vetrate colorate che diverranno una delle caratteristiche peculiari delle nuove cattedrali gotiche. Le quattordici finestre che inondano il coro di luce vengono espressamente citate da Sugeri in uno scritto, laddove egli parla di una "lux mirabilis et continua", una luce nella quale l'abate vede il mezzo per elevare l'anima a Dio, luce inaccessibile.

Avviando la ricostruzione dell'abside della chiesa abbaziale, Sugeri prese come guida la Teologia mistica, il trattato attribuito a Dionigi l'Areopagita, del quale il monastero di Saint-Denis credeva di conservare le reliquie. Secondo Dionigi il divino è il focolare incandescente dal quale tutto il fervore religioso irradia e verso cui ogni desiderio ritorna a consumarsi. Sugeri invitò dunque i costruttori a fare del loro meglio perchè il nuovo coro "risplendesse di una meravigliosa luce ininterrotta".  

L'origine geografica del nuovo stile architettonico

Si è detto in precedenza di come la regione dell'Ile-de-France costituisca l'epicentro dell'arte nuova. Perchè in Francia? Per rispondere a questa domanda occorre allargare il discorso, guardare al periodo compreso tra la fine del XII secolo e la metà  del XIV, quando la Francia, sotto l'azione dei sovrani capetingi, conobbe un processo di rafforzamento politico e di sviluppo economico, sociale e culturale.

Nel '200 l'Italia era debole e politicamente frammentata. Roma usurpava di fatto il suo tradizionale ruolo di capitale della cristianità  e gli stessi pontefici non erano in grado di esercitare quelle forme di mecenatismo di cui si sarebbero resi interpreti i loro successori nei secoli a venire. Nella medesima epoca la Francia era invece il Paese pi๠ricco, stabile e moderno del continente quanto a cultura, capacità  della monarchia di manifestare un potere unificante sul piano politico e territoriale, mezzi economici. Non si dimentichi che gli anni del gotico cosiddetto maturo o "classico", che videro sorgere una dopo l'altra le grandi cattedrali di Chartres, Reims, Le Mans, Amiens sono quelli che coincisero con il consolidamento della monarchia attraverso il regno trionfale di Filippo Augusto, quando la Francia, dopo la vittoria di Bouvines contro il re d'Inghilterra, diventò il primo Stato d'Europa.

Ma quello della Francia, e di Parigi in particolare, è anche un primato culturale e religioso. A Parigi, alla fine del XII secolo, sorse per iniziativa della curia romana quel centro di studi superiori (l'università ) nel quale, alla fine di un lungo percorso propedeutico, i maestri e i loro discepoli accedevano allo studio della scienza divina, della teologia. Se dunque l'Europa del XIII secolo ebbe una capitale della cristianità , essa fu Parigi, dove finirono per concentrarsi gli strumenti del sapere, dove tutti i vescovi d'Europa e tutti i papi passarono una lunga parte della vita a studiare, a discutere, a imparare ad insegnare.

Nella Francia del XIII secolo la disponibilità  di mezzi economici adeguati appare strettamente legata allo sviluppo delle città  e alla ricchezza dei ceti borghesi. Certo sarebbe errato contrapporre l'età  del gotico in quanto età  dell'urbanesimo all'età  del romanico come età  del monachesimo: questa tesi viene smentita sia dal fatto che la stessa Saint-Denis, culla della nuova arte, è una chiesa abbaziale, sia dal fatto che proprio i cistercensi e gli ordini mendicanti  contribuirono a diffondere in diverse parti d'Europa il nuovo stile, sia, infine, dal fatto che sullo stesso piano architettonico c'è continuità , e non "rottura", fra le due epoche. Non di meno bisogna riconoscere che lo sviluppo urbano, con le risorse finanziarie che riuscì a muovere e con il nuovo protagonismo dei ceti borghesi che lo accompagnò, giocò un ruolo rilevante nel dare impulso alle cattedrali, la cui costruzione imponeva costi enormi. E in Francia, prima che altrove, questo concorso di fattori si manifestò con forza.

La storia della costruzione delle cattedrali e dei costruttori di cattedrali è allora da vedere in stretto rapporto con la rinascita delle città  e dei commerci, con il sorgere di una borghesia impegnata a dimostrare, prima di tutto a se stessa, il suo valore e le sue capacità  di classe in ascesa. In una sorte di gara destinata a misurare il prestigio dei ceti borghesi, ogni città  cominciò a costruire la propria cattedrale, desiderandola pi๠gloriosa, pi๠vasta e soprattutto pi๠alta e luminosa di quella delle città  vicine. Questi monumenti diventarono motivo di fierezza e di prestigio per gli abitanti. La loro fioritura testimonia della prosperità  cittadina come anche della comoda morale dei ricchi, che pensavano di riscattarsi offrendo per la costruzione o il rifacimento della chiesa una parte dei propri profitti.

La vanità  o la cattiva coscienza non bastano tuttavia a spiegare la "voglia" di cattedrali dei ceti borghesi: i cantieri dei grandi edifici religiosi costituivano infatti per le diverse città  un ritorno economico non indifferente, sia diventando un'occasione di pieno impiego per la manodopera locale, sia richiamando per alcuni anni all'interno della cerchia urbana un elevato numero di operai e tecnici specializzati, di semplici manovali, di artigiani e capomastri. E tutti questi forestieri dovevano alloggiare, nutrirsi, divertirsi.....

La Francia del XIII-XIV secolo non era però solo una nazione di borghesi. Fra coloro che diedero impulso alla costruzione delle cattedrali sono da ricordare i grandi sovrani capetingi. Non fu soltanto una questione di risorse finanziarie, del resto rilevanti, messe a disposizione dei canonici e dei vescovi, di fatto i veri "proprietari" degli edifici religiosi. Per i re di Francia il contributo all'innalzamento delle cattedrali era vissuto come una sorta di nobile obbligo morale e ciò non deve stupire se si pensa alla funzione politico-religiosa delle cattedrali gotiche. Si trattava di un'epoca nella quale il potere monarchico era vissuto come un'emanazione del potere divino e dove la consacrazione del re e le assemblee politiche del regno si celebravano all'interno delle cattedrali. In queste cerimonie la sfera dell'autorità  divina e di quella monarchica sembravano allacciarsi a maggior gloria di entrambe. A ricordare questo legame sono oggi le numerose figure di soggetto monarchico, mescolate a quelle di santi e martiri, che "popolano" i portali e le facciate delle cattedrali.