Oggi il posto giusto, il solo posto che il Massachusetts abbia garantito ai suoi spiriti più liberi e meno scoraggiati, è nelle sue prigioni, è l'essere espulsi ed estromessi dallo Stato per volontà della sua stessa legge, così come essi si sono autoesclusi mediante i propri principi. È là che lo schiavo in fuga, ed il prigioniero messicano rilasciato sulla parola, e l'indiano giunto a denunciare le ingiustizie subite dalla sua razza, li troverebbero; su quel suolo separato ma più libero ed onorevole, nel quale lo Stato pone coloro i quali non sono con lui, ma contro di lui, - la sola dimora, in uno stato schiavista, nella quale un uomo libero possa abitare con onore. Se alcuni pensano che la loro influenza là andrebbe perduta, e che le loro voci non affliggerebbero più l'orecchio dello Stato, che tra quelle mura essi non sarebbero più dei nemici, non sanno di quanto la verità sia più forte dell'errore, né quanto più eloquentemente ed efficacemente possa combattere l'ingiustizia colui che l'ha sperimentata un Po sulla propria persona. Date il vostro voto intero, non solo un pezzo di carta, ma tutta la vostra influenza. Una minoranza è senza potere quando si conforma alla maggioranza; non è nemmeno una minoranza in tal caso; ma è irresistibile quando è d'intralcio con tutto il suo peso. Se l'alternativa è tenere tutti gli uomini giusti in prigione, oppure rinunciare alla guerra ed alla schiavitù, lo Stato non avrà esitazioni riguardo a cosa scegliere. Se mille uomini non pagassero quest'anno le tasse, ciò non sarebbe una misura tanto violenta e sanguinaria quanto lo sarebbe pagarle, e permettere allo Stato di commettere violenza e di versare del sangue innocente. Questa è, di fatto, la definizione di una rivoluzione pacifica, se una simile rivoluzione è possibile. Se l'esattore delle tasse, od ogni altro pubblico ufficiale, mi chiede, come uno ha fatto, "Ma cosa devo fare?" la mia risposta è, "Se vuoi davvero fare qualcosa, rassegna le dimissioni". Quando il suddito si è rifiutato di obbedire, e l'ufficiale ha rassegnato le proprie dimissioni dall'incarico, allora la rivoluzione è compiuta.

Ma supponiamo pure che debba scorrere il sangue. Non c'è forse del sangue versato quando la coscienza è ferita? Attraverso questa ferita scorrono via la vera umanità e l'immortalità di un uomo, ed egli sanguina fino ad una morte eterna. Vedo questo sangue scorrere ora. Ho contemplato l'incarceramento del trasgressore, piuttosto che il sequestro dei suoi beni, - benché entrambi servano allo stesso scopo, - poiché coloro i quali sostengono il diritto più puro, e sono di conseguenza i più pericolosi per uno Stato corrotto, di solito non hanno dedicato molto tempo ad accumulare proprietà. A costoro lo Stato rende un servizio comparativamente piccolo, ed una minima tassa è solita apparire esorbitante, particolarmente se sono costretti a pagarla con speciale lavoro manuale. Se ci fosse qualcuno che vivesse totalmente senza l'utilizzo del denaro, lo Stato stesso esiterebbe a pretenderne da lui. Ma l'uomo ricco - non per fare un confronto offensivo - è sempre venduto all'istituzione che lo rende ricco. In assoluto, più abbondano i soldi, minore è la virtù, poiché il denaro si interpone fra un uomo ed i suoi oggetti, e li ottiene per lui; e certamente non è stata necessaria nessuna grande virtù per ottenere ciò. Esso mette a tacere molte domande alle quali egli sarebbe altrimenti costretto a rispondere; mentre la sola nuova domanda che gli si pone è quella difficile, ma superflua, riguardo a come spenderlo. In questo modo il terreno morale gli viene tolto da sotto i piedi. Le opportunità di vivere sono minori in proporzione all'aumento di quelli che sono chiamati i "mezzi". La cosa migliore che un uomo può fare per la propria cultura quando è ricco è cercare di attuare i progetti che aveva quando era povero. Cristo rispose agli uomini di Erode tenendo conto della loro condizione. "Mostratemi il denaro dei tributi" disse; - ed uno estrasse dalla tasca una moneta; - Se usate denaro che reca l'immagine di Cesare su di sé, e che egli ha reso corrente e di valore, cioè, se voi siete uomini dello Stato, e se con gioia godete dei vantaggi del governo di Cesare, allora rendetegli del suo quando lo chiede; "Rendete perciò a Cesare quel che è di Cesare, ed a Dio quel che è di Dio", - ma egli non li lasciò più saggi di quanto fossero prima né sull'una né sull'altra cosa, poiché essi non vollero sapere. Quando parlo con i più liberi dei miei vicini, mi accorgo che, qualunque cosa essi possano dire sull'importanza e la serietà del problema, e sulla loro considerazione per la tranquillità pubblica, la questione è che non possono fare a meno della protezione del governo attuale, e che temono le conseguenze di un'eventuale disobbedienza per i loro beni e le loro famiglie. Per quanto riguarda me, non mi piacerebbe pensare di dover fare affidamento sulla protezione dello Stato. Ma, se nego l'autorità dello Stato quando mi presenta la cartella delle tasse, presto si prenderà e distruggerà tutte le mie proprietà, tormentando così me ed i miei figli senza fine. Questo è difficile. Questo rende impossibile ad un uomo vivere onestamente, ed allo stesso tempo confortevolmente in apparenza. Non varrà la pena accumulare proprietà; di sicuro svaniranno di nuovo. Dovete affittare o occupare un posto da qualche parte, e far crescere solo un piccolo raccolto, e mangiarlo subito. Dovete vivere una vita interiore, e contare su voi stessi, rimboccandovi sempre le maniche e stando pronti a ricominciare, senza occuparvi di molte faccende. Un uomo potrebbe diventare ricco perfino in Turchia, se sarà da ogni punto di vista un buon suddito del governo turco.

Confucio disse, - "Se uno Stato è governato dai princìpi della ragione, la povertà e la miseria sono oggetto di vergogna; se uno Stato non è governato dai princìpi della ragione, ricchezze ed onori sono oggetto di vergogna".

No: finché voglio che la protezione del Massachusetts si estenda a me sino a qualche distante porto del sud, dove la mia libertà è in pericolo, o finché sono condizionato soltanto dalla costruzione d'una proprietà in patria mediante un'iniziativa pacifica, posso permettermi di rifiutare lealtà al Massachusetts, e di rifiutare il suo diritto sulle mie proprietà e sulla mia vita. Mi costa meno in ogni senso incorrere nella pena prevista per la disobbedienza allo Stato di quello che mi costerebbe obbedire. Mi sentirei come se valessi meno in tal caso. Alcuni anni fa, lo Stato mi si presentò per conto della Chiesa, e mi ordinò di pagare una certa somma per il sostentamento di un sacerdote, alle funzioni del quale aveva presenziato mio padre, ma io mai. "Paga", mi disse "o sarai rinchiuso in prigione". Mi rifiutai di pagare. Ma, sfortunatamente, un altro uomo ritenne opportuno pagare per me. Non capivo perché il maestro di scuola dovesse essere tassato per supportare il prete, e non viceversa, dal momento che io non ero un insegnante statale, ma mi mantenevo con una sottoscrizione volontaria. Non capivo perché il liceo non potesse presentare una propria richiesta di tasse, e perché lo Stato non sostenesse tale richiesta, così come la chiesa. Tuttavia, su richiesta dei consiglieri comunali, acconsentii a fare per iscritto una dichiarazione di questo tipo: - "Sappiano tutti con la presente che io, Henry Thoreau, non desidero essere considerato membro di alcuna corporazione alla quale non abbia aderito". Diedi questa dichiarazione al segretario comunale; ed egli l'ha tuttora. Lo Stato, avendo appreso in tal modo che non desideravo essere considerato come membro di quella chiesa, da allora non mi ha più fatto una richiesta del genere, sebbene abbia sostenuto che in quell'occasione doveva attenersi alla sua posizione iniziale.

Se avessi saputo come identificarle, mi sarei dunque ritirato con accuratezza da tutte le società per le quali non avevo firmato; ma non sapevo dove trovare un elenco completo. Per sei anni non ho pagato la "poll-tax". Una volta per questo fui imprigionato, per una notte; e mentre stavo lì ad esaminare i muri di pietra massiccia, spessi due o tre piedi, la porta di legno e ferro spessa un piede e le grate di ferro dalle quali filtrava la luce, non potevo fare a meno di essere colpito dalla stupidità di quell'istituzione, che mi trattava come se fossi semplice carne e sangue e ossa, da mettere sotto chiave. Mi stupivo che esso avesse concluso alla fine che questo era il migliore uso che poteva fare di me, e che non avesse mai pensato di avvalersi in qualche modo dei miei servigi. Compresi che, se c'era un muro di pietra fra me ed i miei concittadini, ce n'era uno ancora più difficile da scalare o rompere prima che essi potessero arrivare ad essere liberi com'ero io. Non mi sentii imprigionato neppure per un momento, ed i muri mi sembravano un grande spreco di pietra e di malta. Mi sentivo come se solo io, fra tutti i miei concittadini, avessi pagato la mia tassa. Essi chiaramente non sapevano come trattarmi, ma si comportavano come persone rozze. In ogni minaccia ed in ogni cortesia c'era grossolanità, poiché credevano che il mio desiderio più grande fosse quello di trovarmi dall'altra parte di quel muro di pietra. Non potevo fare a meno di sorridere nel vedere con quanta industriosità essi chiudevano la porta in faccia alle mie riflessioni, che li seguivano fuori senza alcun impedimento, e che in realtà esse costituivano l'unico pericolo. Poiché non potevano raggiungere me, avevano deciso di punire il mio corpo; come i ragazzi, i quali, se non possono arrivare a qualcuno per il quale nutrono risentimento, finiscono per maltrattarne il cane.

Capii che lo Stato era uno stupido, che era timido come una donna nubile tra i suoi cucchiai d'argento, e che non sapeva distinguere i suoi amici dai suoi nemici, e persi tutto il rispetto che m'era rimasto nei suoi confronti, e lo compatii. Lo Stato dunque non si confronta mai intenzionalmente con il sentimento d'un uomo, intellettuale o morale, ma solo con il suo corpo, con i suoi sensi. Esso non è dotato d'intelligenza od onestà superiori, ma di superiore forza fisica. Non sono nato per essere costretto. Respirerò liberamente. Vediamo chi è il più forte. Che forza ha una moltitudine? Possono costringermi soltanto ad obbedire ad una legge che sia più alta della mia. Essi mi costringono a diventare come loro. Non sono a conoscenza di uomini che vengano costretti a vivere in un modo o in un altro da masse di uomini. Che tipo di vita sarebbe quella, da vivere? Quando incontro un governo che mi dice, "Il tuo denaro o la tua vita", perché dovrei precipitarmi a dargli il mio denaro? Può darsi che esso sia in gravi ristrettezze, e che non sappia cosa fare: non posso aiutarlo in questo. Deve aiutarsi da sé: deve fare come faccio io. Non vale la pena piangerci sopra. Non sono responsabile del perfetto funzionamento dell'ingranaggio della società. Non sono il figlio dell'ingegnere. Percepisco il fatto che, quando una ghianda ed una castagna cadono fianco a fianco, l'una non resta inerte per far posto all'altra, ma entrambe obbediscono alle proprie leggi, e nascono e crescono e fioriscono come meglio possono, fino a quando un giorno una non oscura e non distrugge l'altra. Se una pianta non può vivere secondo la propria natura, essa muore, e così un uomo. La notte in prigione fu abbastanza insolita ed interessante. I prigionieri in maniche di camicia stavano sulla soglia a chiacchierare ed a godersi l'aria della sera, quando io entrai. Ma il secondino disse, "Avanti, ragazzi, è ora di chiudere"; e così si dispersero, ed udii il suono dei loro passi mentre rientravano nelle celle vuote. Il mio compagno di stanza mi fu presentato dal secondino come "un tipo di prim'ordine ed un uomo intelligente". Quando la porta fu chiusa, egli mi fece vedere dove appendere il cappello, e come se la cavava là dentro. Le stanze erano imbiancate una volta la mese; e questa, almeno, era la stanza più bianca, quella arredata più semplicemente, e probabilmente la più pulita della città. Naturalmente, egli volle sapere da dove venissi e cosa mi avesse portato lì; e, quando glielo ebbi detto, gli chiesi a mia volta come lui fosse finito lì, presumendo, naturalmente, che fosse un uomo onesto; e visto come va il mondo, credo che lo fosse.

"Perché", mi disse, "mi accusano di aver dato fuoco ad un granaio; ma non l'ho mai fatto". Per quanto riuscii a scoprire, era probabilmente andato a dormire in un granaio quando era ubriaco, ed aveva fumato la pipa là, e così un granaio andò a fuoco. Aveva fama d'essere un uomo intelligente, era stato là dentro in attesa del suo processo per circa tre mesi, ed avrebbe dovuto aspettare per altrettanti; ma s'era decisamente adattato ed accontentato, poiché lo mantenevano gratis, e riteneva d'essere trattato bene.

Si mise ad una finestra, ed io all'altra; e capii che, se si restava lì a lungo, l'occupazione principale sarebbe stata quella di guardare fuori dalla finestra. Ben presto avevo letto tutti gli opuscoli che erano stati lasciati lì, ed avevo esaminato da dove erano evasi in passato alcuni prigionieri, e dove una sbarra era stata segata, ed avevo ascoltato la storia dei diversi occupanti di quella stanza; poiché finii per scoprire che persino qui c'erano una storia e dei pettegolezzi che non circolavano mai al di fuori delle mura della prigione. Probabilmente questa è l'unica casa della città nella quale sono composti versi poi stampati sotto forma di circolare, ma non pubblicati. Mi fu mostrato un elenco alquanto lungo di versi composti da alcuni giovani che erano stati scoperti in un tentativo di fuga e che si erano vendicati mettendosi a cantarli.

Strappai tutte le informazioni possibili al mio compagno di prigionia, per timore di non rivederlo mai più; ma alla fine egli mi indicò quale fosse il mio letto, e mi fece spegnere il lume. Giacere là per una notte fu come viaggiare in un paese lontano, un paese che non mi sarei mai aspettato di vedere. Mi sembrava di non aver mai sentito i rintocchi dell'orologio municipale prima d'allora, né i suoni serali del paese, dato che dormimmo con le finestre che si trovavano al di qua dell'inferriata aperte. Era come vedere il mio paese natio nella luce del medioevo, ed il nostro fiume Concord s'era trasformato in affluente del Reno, e visioni di cavalieri e castelli mi passavano davanti. Erano le voci degli antichi abitanti, quelle che udivo nelle strade. Ero involontario spettatore ed ascoltatore di qualsiasi cosa venisse fatta e detta nella cucina dell'adiacente locanda del paese, - un'esperienza per me del tutto nuova e rara. Era una visione più intima della mia città natia. Ero proprio dentro di essa. Non avevo mai visto le sue istituzioni prima. Questa è una delle sue istituzioni peculiari, dal momento che è un capoluogo di contea. Cominciai a capire di cosa si occupassero i suoi abitanti.

La mattina, le nostre colazioni ci vennero passate attraverso il buco della porta, in piccole gamelle di latta oblunghe e squadrate, siffatte affinché potessero passare, e contenenti una pinta di cioccolata, con pane nero, ed un cucchiaio di ferro. Quando passarono di nuovo a riprendere i recipienti, fui così ingenuo da restituire il pane che avevo avanzato; ma il mio compagno lo afferrò, e disse che dovevo conservarlo per il pranzo o per la cena. Poco dopo egli fu fatto uscire per andare al lavoro a falciare in un campo vicino, ove si recava quotidianamente, e non sarebbe tornato fino a mezzogiorno; così mi augurò una buona giornata, dicendo che dubitava di rivedermi.

Quando uscii di prigione, - perché qualcuno interferì e pagò quella tassa, - non notai grandi cambiamenti che avessero avuto luogo nella vita di tutti i giorni, come aveva notato quel tale ch'era entrato in prigione in gioventù e n'era uscito con passo malfermo e con i capelli grigi; e tuttavia ai miei occhi c'era stato un cambiamento sulla scena, - la città, lo Stato, ed il paese, - più grande di qualunque mutamento provocato dal tempo. Vedevo ancora più chiaramente lo Stato nel quale vivevo. Vedevo fino a che punto le persone tra le quali vivevo potevano essere considerate dei buoni vicini ed amici; che la loro amicizia durava solo un'estate; che non avevano grandi intenzioni di fare il giusto; che quanto a pregiudizi e superstizioni erano d'una razza diversa dalla mia, al pari dei cinesi e dei malesi; che a proposito di sacrifici per l'umanità, non correvano alcun rischio, nemmeno per le loro proprietà; che, dopotutto, non erano così nobili ma trattavano il ladro come lui aveva trattato loro, e speravano, con un po' d'osservanza esteriore e poche preghiere, e camminando di tanto in tanto lungo un particolare sentiero, dritto ma inutile, di salvarsi l'anima. Questo potrebbe essere giudicare duramente i miei vicini, dal momento che credo che molti di loro non sappiano che nel loro paese hanno un'istituzione come la prigione.

Un tempo c'era l'usanza nel nostro villaggio, quando un povero debitore usciva di prigione, che i suoi conoscenti, guardandolo attraverso le dita, incrociate a rappresentare la finestra della prigione, lo salutassero con un "Come va?" I miei vicini non mi salutarono in quel modo, ma prima mi lanciarono un'occhiata, e poi si guardarono l'un l'altro, come se fossi tornato da un lungo viaggio. Ero stato messo in prigione mentre stavo andando dal calzolaio a ritirare una scarpa che era stata riparata. Quando fui rilasciato il mattino dopo, procedetti nel portare a termine la mia commissione, e, dopo aver calzato la mia scarpa aggiustata, raggiunsi un gruppo che andava per mirtilli, e ch'era impaziente di mettersi sotto la mia guida; ed in mezz'ora, - dato che il cavallo fu presto bardato, - ero in mezzo ad un campo di mirtilli, su una delle nostre colline più alte, a due miglia di distanza; ed allora lo Stato non poteva più essere visto da nessuna parte. Questa è la storia completa de "Le Mie Prigioni".

Non mi sono mai rifiutato di pagare la tassa per le strade statali, perché desidero essere un buon vicino tanto quanto desidero essere un cattivo cittadino; e, per quanto riguarda il supporto alle scuole, sto ora facendo la mia parte per istruire i miei concittadini. Non è a causa di qualche voce particolare della cartella delle tasse che mi rifiuto di pagarle. Desidero semplicemente rifiutare obbedienza allo Stato, ritirarmi e starne concretamente alla larga. Non mi interessa seguire il percorso del mio dollaro, ammesso ch'io possa farlo, finché questo non compra un uomo, o un moschetto con il quale sparare a qualcuno, - il dollaro è innocente, - ma mi preoccupo di seguire gli effetti della mia obbedienza. Di fatto, dichiaro tranquillamente guerra allo Stato, a modo mio, sebbene io continui a farne uso ed a trarre da esso i vantaggi che mi sono possibili, come è normale in questi casi. Se altri pagano la tassa che è richiesta a me, per solidarietà nei confronti dello Stato, essi non fanno altro che quello che hanno già fatto nel proprio caso, o piuttosto si rendono complici dell'ingiustizia in misura maggiore di quanto lo Stato non richieda. Se pagano la tassa per una malintesa premura nei confronti dell'individuo tassato, per salvare le sue proprietà, o per impedire ch'egli vada in prigione, è perché non hanno considerato con saggezza quanto essi permettano ai loro sentimenti privati di interferire con il bene comune.

Questa, dunque, è la mia posizione attuale. Ma in un caso del genere non si può essere troppo intransigenti, altrimenti la propria azione rischia d'essere influenzata dall'ostinazione o da un eccessivo rispetto delle opinioni degli uomini. Si cerchi dunque di fare solo ciò che si addice a sé ed al momento. Talvolta penso, Ma guarda, questa gente ha buone intenzioni; è solo ignorante; agirebbe meglio, se sapesse come fare: perché dare ai tuoi vicini questa pena di trattarti come non sono inclini a fare? Ma penso pure, questa non è una buona ragione perché io debba fare come loro, o permettere ad altri di patire un dolore molto più grande di questo, di natura diversa. Ancora, dico talvolta a me stesso, Quando molti milioni di uomini, senza ardore, senza cattiva volontà, senza un sentimento personale d'alcun tipo, ti chiedono soltanto pochi scellini, senza la possibilità, questa è la loro posizione, di ritirare o modificare la loro attuale richiesta, e senza la possibilità, da parte tua, di fare appello ad altri milioni di persone, perché dovresti esporti a questa schiacciante forza bruta? Non opponi resistenza al freddo ed alla fame, ai venti ed alle onde, in maniera così ostinata; ti sottometti tranquillamente a mille simili ineluttabilità. Non metti la testa nel fuoco. Ma precisamente in proporzione a quanto considero questa non come una forza completamente bruta, ma in parte una forza umana, e ritengo di avere un rapporto con quei milioni di uomini in quanto milioni di uomini, e non in quanto mere entità brute o inanimate, penso che ci sia una possibilità di appello, in primo luogo e subito rivolta da essi al Creatore e, secondariamente, a se stessi. Ma, se metto deliberatamente la testa nel fuoco, non c'è possibilità di appello al fuoco o al Creatore del fuoco, e posso solo rimproverare me stesso. Se potessi convincermi di avere qualche diritto d'esser soddisfatto degli uomini così come sono, e di trattarli di conseguenza, e non, per certi aspetti, secondo le mie esigenze ed aspettative su come loro ed io dovremmo essere, allora, come un buon Musulmano ed un buon fatalista, dovrei sforzarmi d'essere soddisfatto delle cose come sono, e dire che è la volontà di Dio. E, soprattutto, c'è questa differenza tra resistere a questo e resistere ad una forza meramente bruta o naturale, che a questa posso oppormi con qualche risultato; ma non posso aspettarmi, al pari di Orfeo, di cambiare la natura delle rocce e degli alberi e delle bestie.

Non desidero litigare con nessun uomo o nazione. Non voglio spaccare il capello in quattro, fare sottili distinzioni, o proclamare me stesso migliore dei miei vicini. Cerco piuttosto, direi, addirittura una scusa per conformarmi alle leggi del paese. Sono fin troppo pronto a conformarmi ad esse. In verità ho ragione di sospettare di me stesso su questo punto; ed ogni anno, quando passa l'esattore, mi trovo pronto a riesaminare le azioni e la posizione dei governi federale e statale, e lo spirito del popolo, per scoprire un pretesto per conformarmi.

"Dobbiamo amare la patria come i nostri genitori, E se mai allontaniamo il Nostro amore o ingegno dal renderle onore, Dobbiamo pensare alle conseguenze ed insegnare all'anima le Questioni di coscienza e di religione, E non il desiderio di potere o di profitto".

Credo che lo Stato sarà presto in grado di togliermi di mano tutto il lavoro di questo genere, ed allora non sarò miglior patriota dei miei concittadini. Considerata da un più basso punto di vista, la Costituzione, con tutti i suoi difetti, è molto buona; la legge ed i tribunali sono assai rispettabili; persino questo Stato e questo governo americani sono, per molti versi, alquanto ammirevoli e cose rare delle quali essere grati, come moltissimi li hanno descritti; ma visti da un punto di vista un po' più elevato, sono come io li ho descritti; visti da uno ancora più elevato, e dal più elevato possibile, chi mai dirà come sono, o che non sono affatto degni di nota o di considerazione?

Tuttavia, il governo non mi interessa molto, e gli dedicherò meno pensieri possibile. Non sono molti i momenti nei quali vivo sotto un governo, persino in questo mondo. Se un uomo è libero nel pensiero, libero nella fantasia, libero nell'immaginazione, sicché ciò che non è non gli appare mai per molto tempo come ciò che è, i governanti o i riformatori stolti non possono ostacolarlo fatalmente.

So che la maggior parte degli uomini la pensa diversamente da me; ma coloro che per professione dedicano la propria vita allo studio di questi o di simili argomenti, mi soddisfano poco o per nulla. Statisti e legislatori, essendo così completamente entro l'istituzione, non la osservano mai in modo chiaro e schietto. Parlano di società in movimento, ma senza di essa non hanno luogo di riposo. Potrebbero essere uomini di una certa esperienza e discernimento, e senza dubbio hanno inventato sistemi ingegnosi e persino utili, per i quali li ringraziamo sinceramente; ma tutta la loro intelligenza e la loro utilità stanno entro limiti certamente non molto ampi. Essi sono soliti dimenticare che il mondo non è governato dalla politica e dalla convenienza. Webster non vede mai secondi fini nel governo, e quindi non può parlarne con autorevolezza. Le sue parole sono saggezza per quei legislatori che non contemplano nessuna sostanziale riforma del governo esistente; ma per i filosofi, e per coloro che legiferano per il futuro, egli non si avvicina mai neppure una volta all'argomento.

Conosco persone le cui serene e sagge riflessioni su questo tema rivelerebbero presto i limiti della sua capacità ed apertura mentale. Tuttavia, paragonate alle affermazioni superficiali della maggior parte dei riformatori, ed all'ancor più infima saggezza ed eloquenza dei politici in generale, le sue parole sono pressoché le uniche sensate e degne di stima, e ringraziamo il Cielo per averlo avuto. Al confronto, egli è sempre forte, originale e, soprattutto, concreto. Ciò nonostante, la sua dote non è la saggezza, bensì l'accortezza. La verità dell'avvocato non è la Verità, ma la coerenza, o un espediente di coerenza. La Verità è sempre in armonia con se stessa, e non si prefigge lo scopo principale di mostrare che la giustizia potrebbe accordarsi con il fare il male. Egli merita d'essere chiamato, come è stato chiamato, il Difensore della Costituzione. In effetti le sue uniche azioni determinanti sono difensive. on è un leader, ma un gregario. I suoi leader sono gli uomini dell'87. "Non ho mai fatto un tentativo" dice "e non mi sono mai riproposto di fare un tentativo; non ho mai appoggiato, né avuto intenzione di appoggiare un tentativo di disturbo a danno dell'accordo così come originariamente è stato stipulato, l'accordo attraverso il quale i diversi Stati sono entrati nell'Unione". Pensando ancora all'approvazione che la Costituzione dà alla schiavitù, egli dice: "Poiché era una parte dell'accordo originario - lasciamo che continui ad esistere". Nonostante il suo eccezionale acume e le sue capacità, egli non è in grado di estrapolare un fatto dalle sue relazioni meramente politiche, e di vederlo come si presenta in senso assoluto per essere elaborato dall'intelletto, - cosa che, per esempio, è giusto che un uomo faccia qui in America oggi riguardo alla schiavitù, - ma si avventura, o è indotto, a dare una risposta senza speranza come quella che segue, pur professando di parlare in senso assoluto, e da un punto di vista individuale, - ma quale nuovo e singolare codice di doveri sociali se ne potrebbe dedurre? "Il modo", egli dice "nel quale i governi di quegli Stati nei quali esiste la schiavitù devono regolarla, è a loro discrezione, sotto la responsabilità che hanno nei confronti dei loro elettori, nei confronti delle leggi universali di proprietà, umanità, e giustizia, e davanti a Dio. Le associazioni costituite altrove, nate da un sentimento umanitario, o da qualunque altra causa, non hanno nulla a che fare con ciò. Esse non hanno mai ricevuto alcun incoraggiamento da me, né lo riceveranno mai". Coloro i quali non conoscono fonti più pure di verità, e che non ne hanno risalito il corso oltre, restano fedeli, e saggiamente vi restano, alla Bibbia ed alla Costituzione, e vi si abbeverano con riverenza ed umiltà; ma coloro che la vedono sgocciolare in questo lago o in quella pozza, si mettono ancora una volta all'opera, e continuano il pellegrinaggio verso la sorgente. Nessun uomo con un talento particolare per la legislazione è comparso in America. Sono rari nella storia del mondo. Ci sono oratori, politici, e uomini eloquenti, a migliaia; ma l'oratore non ha ancora aperto bocca per dire chi sia in grado di risolvere le tanto dibattute questioni del giorno. Amiamo l'eloquenza fine a se stessa, e non per la verità che essa potrebbe esprimere, o per l'eroismo che potrebbe ispirare. I nostri legislatori non hanno ancora imparato il mutuo valore del libero scambio e della libertà, dell'unione e dell'onestà, per una nazione. Essi non hanno predisposizione né talento per i problemi relativamente modesti di tassazione e finanza, del commercio e dell'industria e dell'agricoltura. Se fossimo esclusivamente guidati dal verboso acume dei legislatori del Congresso, ignorando la provvidenziale esperienza e le valide proteste della gente, l'America non conserverebbe a lungo il suo rango fra le nazioni. Il Nuovo Testamento, anche se forse non ho il diritto di dirlo, è stato scritto da milleottocento anni; eppure, dov'è il legislatore che abbia sufficiente saggezza e capacità pratica da servirsi della luce che esso getta sulla scienza della legislazione?

L'autorità del governo, per quanto io sia desideroso di sottomettermi ad essa, - dato che ubbidirò di buon grado a coloro i quali sappiano e possano fare meglio di me, ed in molte cose persino a coloro i quali non sappiano e non possano fare altrettanto bene, - è ancora impura: per essere pienamente giusta, deve avere l'approvazione ed il consenso dei governati. Esso non può avere diritti assoluti sulla mia persona o proprietà, al di fuori di quelli che io gli concedo. Il progresso da una monarchia assoluta ad una costituzionale, e da una monarchia costituzionale ad una democrazia, è un progresso in direzione di un vero rispetto per l'individuo. Persino il filosofo cinese era sufficientemente saggio da considerare l'individuo come la base dell'impero. È una democrazia, così come noi la conosciamo, l'ultimo progresso possibile nel governo? Non è possibile fare un passo avanti verso il riconoscimento e l'organizzazione dei diritti dell'uomo? Non vi sarà mai uno Stato realmente libero ed illuminato, finché lo Stato non giunga a riconoscere l'individuo come un potere più elevato ed indipendente, dal quale derivino tutto il suo potere e la sua autorità, e finché esso non lo tratti di conseguenza. Mi compiaccio di immaginare uno Stato che alla fine possa permettersi d'essere giusto con tutti gli uomini, e di trattare l'individuo con rispetto come un vicino; uno Stato che inoltre non consideri in contrasto con la propria tranquillità il fatto che pochi vivano in disparte, senza immischiarsi nei suoi affari e senza lasciarsene sopraffare, - individui che abbiano compiuto tutti i loro doveri di vicini e di esseri umani. Uno Stato che desse questo genere di frutto, e lo lasciasse cadere non appena fosse maturo, preparerebbe la strada ad uno Stato ancora più perfetto e glorioso, che pure ho immaginato, ma che non ho ancora visto in nessun luogo.


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