Rapporto Censis: Bel Paese addio, siamo più poveri, vecchi e insicuri

di Redazione (redazione@vita.it) 06/12/2003
 
Presentato ieri il 37° Rapporto annuale
Bel Paese addio, l'Italia si scopre più povera, vecchia e insicura!
Il rapporto annuale del Censis sulla società italiana. Calano i consumi ma aumentano i debiti, il crimine fa paura, i giovani bevono di più e gli anziani sono abbandonati. Vince la patente a punti: meno morti sulle strade
Un Rapporto "esplorativo, di break rispetto alla tendenza degli ultimi anni". Così è stato definito il 37' Rapporto annuale presentato oggi a Roma, nell'aula magna del Cnel (il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro) da Giuseppe De Rita, segretario generale del Censis, il Centro Studi Investimenti Sociali.
L'Italia fotografata in questi dati sembra intenzionata a svoltare, a lasciarsi alle spalle difficoltà e crisi per guardare al futuro con una maggiore positività.
Una fotografia a 360 gradi sulla società italiana. L'ha scattata il Censis nel suo trentasettesimo rapporto annuale sulla vita e le tendenze del Bel Paese. Un Paese, a dire il vero, che non crede tanto più di essere così bello e felice. L'Italia si rivela sempre di più una nazione disincantata, alla ricerca di sicurezza, che non accetta di invecchiare (e quindi penalizza i suoi anziani), frustrata dalla paura del terrorismo e vessata dall'aumento dell'inflazione, con una crescita economica ancora troppo lenta e un numero di laureati che è il più basso d'Europa. Oltretutto aumenta la conflittualità politica e sociale: nel 2002 si è scioperato per quasi 30mila ore. Poi, si beve un po' di più e si fuma un po' di meno, ma si continua a morire di incidente stradale, anche se la patente a punti ha ridotto il numero dei decessi. I rapporti tra lo Stato e le Regioni da sempre già complicati sono stati resi ancora più difficili dall'approvazione del condono edilizio.
Diminuiscono i consumi e crescono i debiti
I consumi delle famiglia media "sono in una fase di temporaneo declino", ma paradossalmente, "non si rinuncia" a contrarre debiti soprattutto per l'acquisto di elettrodomestici, motocicli e autoveicoli. I prezzi aumentano, il "caro-zucchina" tiene lontana la massaia dai negozi ma l'euro ha soltanto una parte di responsabilità. La contrazione dei consumi, scrive il Censis "si era già manifestata prima del changeover tra la lira e l'euro". In sostanza la liquidità delle famiglie resta "congelata" (anche se resiste il leggendario investimento nel mattone) fino a profilarsi quella che l'Istituto di ricerca chiama "la solitudine del consumatore". E l'inflazione spadroneggia: vera mannaia che si abbatte "in particolare sui percettori di reddito fisso".
Sicurezza, il crimine fa paura
Sessanta italiani su cento dichiarano di avere paura della criminalità organizzata e il 51% della micricriminalità: "la pura per il crimine resta una costante. Sebbene - rivela il Censis - il numero dei reati sia cresciuto del 3,1% rispetto all'anno precedente, il nostro Paese si afferma come luogo sostanzialmente sicuro". Tra le paure "prevedibili", risultano "quelle della guerra e del terrorismo. Tra le più frequenti il timore di antrace, vaiolo, guerra batteriologica".
Immigrazione: 2003 anno della regolarizzazione
Sul fronte dell'immigrazione, scrive il Censis "il 2003 passerà alla storia come l'anno della regolarizzazione di 700mila lavoratori extracomunitari che ora sono il 5% della popolazione". Aumenta il numero di quelli assunti regolarmente e aumentano anche le imprese etniche soprattutto in Lombardia, Toscana e Emilia. Tra gli occupati regolari, dice il Censis "gli immigrati conterebbero molto di più, ma la loro capacità di risparmio non influisce più di tanto". Lo dimostra il volume delle "rimesse" che tra il 1992 e il 2002 è aumentato dell'86,7%.
La deriva dei giovani
Bevono di più ma fumano di meno, sono svogliati a scuola "persi nell'eccesso della trasgressione". Non è proprio un ritratto lusinghiero quello del Censis sui giovani italiani. Resta "stazionario" il consumo di droga leggera (ma cresce il numero di quelli che non "fumano"). Stabile il consumo di droghe pesanti, mentre non è vero che i giovani non leggono libri. O meglio: non è vero che i giovani leggono poco, tra quelli che leggono, un terzo leggerebbe di più se avesse tempo.
Anziani abbandonati
Soli e abbandonati da un Paese che "per status" rifiuta di invecchiare: sono gli anziani italiani. Scrive il Censis: "Nella società italiana si conferma l'incapacità di elaborare una cultura dell'accettazione della crescente presenza degli anziani". L'Istituto ricorda gli "oltre 7.600 morti in più stimati nel 2003 tra il 16 luglio e il 31 agosto rispetto all'anno precedente".
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"Nel corso del 2002 sono state 27.921 le ore di sciopero in Italia". È solo una cifra ma da pienamente il senso di quello che per il Censis "è l'acutizzarsi dello scontro". Anche la battaglia politica si è "radicalizzata" come dimostrano gli articoli di giornale in cui, sostiene il Censis "la strategia prevalente sul piano della dialettica politica è stata quella della delegittimazione dell'avversario".
Nuova convivialità
L'Italia fotografata in questi dati sembra intenzionata a svoltare, a lasciarsi alle spalle difficoltà e crisi per guardare al futuro con una maggiore positività.
Un'altra novità del rapporto: aumenta la convivialità. "In termini di civismo - ha sottolineato De Rita - siamo diventati scandinavi". Nel sistema del welfare, ad esempio, dove si affermano strategie di azione molto legate al territorio, al volontariato, al rapporto interpersonale, alla crescita della relazione (nell'azione per gli anziani come in quello per l'integrazione degli immigrati), nella partecipazione istituzionale, visto che i cittadini preferiscono far riferimento alle diverse sfere dell'autonomia locale (dal comune alla comunità montana, all'università, alle camere di commercio) e tendono addirittura ad una responsabilizzazione diretta in nuove istituzioni locali. Si dirama anche nella composizione sociale, sempre più aperta (malgrado le polemiche) all'apporto di lavoratori stranieri che assumono con una certa frequenza anche ruoli sociali nelle diverse comunità e nel sistema formativo. Insomma, l'Italia riprende a muoversi. È cosciente dei suoi problemi, qualche aggiustamento lo sta trovando e, soprattutto, esprime pensieri e comportamenti di rottura con il passato. Se queste tendenze siano premesse di ripresa effettiva non si sa: potrebbe - dice il Censis - anche essere segno di un adattamento. Ma ciò che importa, secondo De Rita, è che l'Italia sia un paese vivo, nonostante le polemiche e le dialettiche, e che non si occupi più solo di sviluppo e depressione.
Black out e privatizzazioni
"Il buio in cui l'intera nazione si è risvegliata il 28 settembre ha rotto, il silenzio calato sulle privatizzazioni". Così scrive il Censis che aggiunge "a più di cinque anni dalle liberalizzazioni l'assetto "captive" dei principali mercati dei servizi pubblici impedisce di fatto lo sviluppo di un regime competitivo". Ed ancora "negli ultimi quattro anni i prezzi dei principali servizi pubblici sono quasi tutti cresciuti e il risultato globale è che l'Italia resta tra i Paesi più cari d'Europa".
Export in calo, laurea addio
"Crescita economica lenta", esportazioni che in sei anni si sono contratte del 17%. Ed in più il tasso di laureati "nella fascia che va tra i 25 e i 64 anni più basso dell'Unione europea". Sono numericamente scarsi anche "i laureati in discipline scientifiche ed ingegneristiche" e "i distretti industriali che non sono più portatori di innovazioni di rilievo".
Donne, la parità è un'illusione
Secondo il Censis c'è "uno scollamento tra l'opinione generalmente espressa dagli italiani sul ruolo delle donne e la reale composizione dei livelli istituzionali del nostro Paese". Minoranza nelle Camere, "niente di diverso si rileva a livello governativo, le donne sono "una specie assolutamente minoritaria".
Gli investimenti? Si fanno in famiglia
"La famiglia sembra essersi accreditata come il principale, se non l'unico, investitore del mercato del lavoro". Per il Censis la famiglia italiana non teme la concorrenza del cambio dei costumi, anzi. È il nucleo che accompagna i figli (e investe) dalla nascita all'età matura. Resta immutata un'altra tendenza: restare a casa con mamma e papà oltre i trent'anni è la normalità per il 60% dei giovani. E il fenomeno riguarda più gli uomini che le donne.
Ossessione per la linea, ma non si fanno figli
Essere 'belli e sani' è diventato un "comportamento ossessivo" per migliaia di italiani. Si ricorre sempre di più alle varie sfaccettature della chirurgia plastica, ma il "diktat della bellezza coinvolge in misura crescente anche l'universo maschile". Alla ricerca del bello, gli italiani però non fanno più figli. Soprattutto per paura che i figli possano morire o possano essere "vittime di atti di pedofilia".
Meno morti sulle strade grazie alla patente a punti
In Italia c'è una maggiore richiesta di sicurezza stradale e "il primo bilancio della patente a punti sembra positivo". I morti per incidente stradale sono diminuiti di quasi 200 unità nel periodo estivo, ma riscontrano una crescita dell'incidentalità nelle fasce più giovani, prima causa di morte per i ragazzi tra i 15 e i 24 anni.
Il Sud ancora dimenticato
Nonostante sia indicato spesso tra le "priorità", il Mezzogiorno d'Italia sembra "dimenticato". "Ad apparire in calo - scrive il Rapporto - è prima di tutto la tensione nei confronti dei problemi del Sud. Un Meridione caratterizzato da una generale arretratezza - continua il Censis - non esiste più, rivelandosi altresì animato da un tessuto economico e sociale fortemente diversificato". Servono "politiche maggiormente innovative".
La passione per il telefonino, ma internet è meglio
"I giovani sono veramente innamorati del telefonino". Tra le "chicche" del rapporto Censis c'è anche un'impietosa radiografia della cellulare-mania che coinvolge milioni di italiani, soprattutto tra i giovanissimi. I teen-ager giocano, programmano appuntamenti, spediscono "messaggini". Resta comunque internet il mezzo di comunicazione preferito per i giovanissimi. Sono principalmente gli uomini a cimentarsi nelle "navigate" sulla Rete.
Non piace la devolution sulla sanità
Aumenta il numero dei trapianti di organi ma soprattutto quello delle donazioni. È il dato "virtuoso" della sanità italiana che emerge dal Rapporto Censis 2003. Si "dona" più al Nord che al Sud ma anche nel Mezzogiorno si "segnalano miglioramenti sostanziali nella dinamica del numero delle donazioni". Parla invece di "disincanto" l'Istituto di ricerca relativamente alle aspettative degli italiani dalla Devolution nella sanità. "Si va delineando tra i cittadini - scrive il Censis - un'area di estraneità al tema federalismo-devolution che si affianca a quella dei contrari".