LABORATORIO
DI DINAMICHE DI GRUPPO E DI COMUNITA’
Unlaboratorio
si propone di offrire ai partecipanti un’esperienza di sensibilizzazione
alle dinamiche di gruppo e di comunità. Finalità dell’esperienza
è quella di far acquisire ai partecipanti una maggior consapevolezza
circa i principali problemi relativi al lavoro di gruppo
e le interazioni fra gruppi all’interno di un territorio.
Nel
laboratorio in questione lo staff ha previsto di focalizzare l’esperienza
sulle seguenti aree:
- Piccolo gruppo
(comunicazione, decisione, utilizzo risorse)
- Comunità
(rappresentanza, delega, decisione, contrattazione, rapporti con
servizi di consulenza)
La
scelta di questi "fuochi" è stata in parte determinata
dall’esigenza di realizzare il programma previsto dal corso, in
parte sulla base di un’analisi della situazione esistente nei gruppi
dei partecipanti al corso.
Dal
punto di vista dei livelli di apprendimento lo staff ha deciso di
utilizzare questa esperienza (ad oltre metà del corso) per
approfondire a livelli di "mobilitazione emozionale":
unica condizione per facilitare la messa in discussione degli atteggiamenti
personali. Tale scelta di priorità per un "apprendimento
emotivo", non escluse una certa attenzione per il livello razionale,
ritenuto altrettanto importante. Vista la crucialità del
laboratorio all’interno del corso, è stata scelta la strada
di farne un’esperienza "intensa e difficile".
La
metodologia prescelta è stata quella della "grande simulazione
auto – eterocentrata". Tale metodologia, assai complessa e
sofisticata, rappresenta il traguardo attuale degli ultimi 40 anni
di ricerche ed esperienze psicosociali. Antecedenti storici di questo
metodo sono lo psicodramma moreniano, il t-group lewiniano, l’analisi
istituzionale della scuola francese, il modello Schein di consulenza
organizzazione. Carattere principale del metodo è la sua
complessità, il che ne rende consigliabile l’uso solo in
fasi avanzate di un ciclo formativo.
Caratteristiche
del metodo:
- Una simulazione
complessa in situazione di apprendimento deve essere costruita
secondo il principio dell’equilibrio fra verosimiglianza e fantasia.
Tale equilibrio evita una piatta riproduzione della realtà,
che non avrebbe caratteri di apprendimento; ed evita uno scivolamento
nel "grottesco" che impedirebbe l’immersione dei partecipanti.
- Le simulazioni
correnti si possono dividere in "autocentrate" ed "etero
centrate". Le prime escludono la presenza di "contenuti":
i partecipanti sono chiamati a "vivere" un’esperienza
di gruppo e di comunità, che semplicemente analizzano i
propri processi e rapporti. Le seconde si basano sulla sola analisi
dei "contenuti", e focalizzano l’esperienza sulla produzione
ed analisi di questi. Da oltre quattro anni l’ARIPS sta applicando
con buoni risultati una metodologia mista, chiamata "AE"
(auto-eterocentrata), che si basa sulla simultaneità dei
due modelli preesistenti: l’autocentratura, che privilegia l’apprendimento
emotivo, e l’eterocentratura, che privilegia l’apprendimento razionale.
- Trattandosi
di una simulazione complessa (di gruppo, gruppi e comunità)
e trattandosi di un metodo auto – etero, il lavoro del LAB si
è svolto a due livelli ed a quattro dimensioni. I due livelli
sono il piccolo gruppo e l’insieme di gruppi (comunità).
Le quattro dimensioni sono: i contenuti, i metodi, i processi,
le dinamiche.
- Per "contenuti"
intendiamo il tema, l’argomento, l’area della produzione: nella
fattispecie il contenuto era ""a progettazione di un intervento
coordinato di 30 scuole finalizzato alla prevenzione di fenomeni
di devianza minorile"" Questo contenuto è stato proposto
dal gruppo staff nella prima plenaria di comunità che ha
aperto il LAB. Tale presentazione iniziale ha assunto il significato
di un patto collettivo di lavoro.
- Per "metodi"
intendiamo le modalità decisionali, organizzative, istituzionali,
attraverso le quali i partecipanti e lo staff, che costituiscono
la comunità, pervengono alla elaborazione del progetto.
- Per "processi"
intendiamo la quantità e la qualità di relazioni
che i presenti realizzano durante l’esperienza; i ruoli dei soggetti
e dei gruppi; le procedure interattive; le modalità comunicative.
- Per "dinamiche"
intendiamo i movimenti inconsapevoli che avvengono a livello individuale,
interpersonale, gruppale, intergruppale, comunitario.
LA
TEORIA DEL CAMPO SIMULATO
La
teoria sottostante tutta la costruzione simulativa può essere
così sintetizzata:
- La comunità
(territorio, distretto, quartiere, insieme di dirigenti) non è
solo uno spazio geografico o di interessi, ma un vissuto, un sentimento
che si basa sull’accettazione delle differenze, il desiderio di
scambio, la responsabilità individuale per la sfera sociale.
- Caratteristica
principale dello spazio sociale (comunità) è la
pluralità, la confusività,la viscosità. Si
tratta di uno spazio nel quale non esiste un’autorità con
cui confrontarsi dialetticamente, ma in cui esistono diversi soggetti
individuali e collettivi in interazione reciproca, di tipo collaborativo
o competitivo. L’azione diretta in questo spazio presuppone capacità
di lotta e di resistenza alle frustrazioni; capacità di
analisi della realtà; disponibilità all’ascolto
ed alla mediazione; capacità di raccolta del consenso,
di aggregazione; capacità strategica e tattica.
- Principali
difese alla situazione collettiva sono:
- Delega e
passività; deresponsabilizzazione; subordinazione.
- Produzione
di nemici fantastici; sindromi persecutive; ricerca di capri espiatori.
- Rifiuto dell’ambivalenza;
scissione fra parti buone e parti cattive; competizione distruttiva.
- E’ realistico
che ogni membro della comunità viva due o più ruoli;
nel LAB ciascuno è invitato a vivere il ruolo del partecipante,
del membro di un gruppo, dell’ambasciatore, del delegato, del
membro della comunità. Allo stesso modo i conduttori sono
membri di un gruppo di lavoro, membri del gruppo staff, della
comunità e (nelle simulazioni del territorio) membri di
diverse organizzazioni o servizi sociali.
- Una delle
principali abilità che deve acquisire chi opera nella situazione
sociale è la capacità di passare velocemente ed
efficacemente (in coerenza coi suoi propri obiettivi) da un ruolo
all’altro, da una dimensione all’altra, da un livello di analisi
all’altro.
- Quanto detto
sopra rimanda alla questione del "protagonismo" e quindi
della responsabilità che ciascuno intende assumersi nella
realizzazione di un compito collettivo.
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