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Esigere l'inesigibile

ARCHIVIO RIFLESSIONI della CORTE di EQUITA'
Vedi I primi interventi sulla bacheca della CORTE di EQUITA'

Estate 2007 / FAQ: Domande di un suddito idiota alla congrega dei lorsignori....(Vanessa Gucci)

1. Perchè le 14enni che lavorano nella bottega di papà sono considerate "schiave", mentre se ballano, sfilano, o gareggiano in qualche sport sono "divine?

2. Perchè i cattolici italiani sono scossi dai diktat della Chiesa sui DICO ma non hanno fatto una piega quando Papa Woytila condannava le guerre o chiedeva l'amnistia?

3. Come mai i vescovi italiani fanno tanto rumore "per la vita" in Italia, ma non battono ciglio contro la pena di morte negli Stati Uniti, le guerre di Bush, Blair e Berlusconi, i bombardamenti su Serajevo di D'Alema ?

4. Perchè nessuna fonte autonoma ci dice se le accuse iraniane ai militari inglesi che sono stati arrestati in mare, erano vere o false?

5. Perchè nessuno ha chiesto le dimissioni del Sindaco di Napoli, del Presidente della Provincia e della Regione, nonchè del Ministro per il "disastro rifiuti"?

6. Quanti miliardi sono stati regalati dai Governi alla FIAT, negli anni in cui era in crisi?

7. Come mai si è parlato di impeachment a Clinton per qualche episodio di "sesso orale" e non si parla di impeachment per il "massacratore" e per di piu' fallimentare Bush?

8. Quelli che hanno cacciato il generale della Finanza, senza spiegare nemmeno perchè, sono gli stessi che ogni giorno blaterano di "legalità"?

9. Come mai infilare un ombrello in un occhio fa richiedere a gran voce l'ergastolo, mentre gente che accoppa pedoni sulle strade non fa nemmeno un giorno di carcere?

10. Perche' certi indagati (come Corona) si fanno sei mesi di carcere prima del processo ed altri (come le maestre di Rignano) solo 15 giorni?

La retorica della manipolazione (Vanessa Gucci / Primavera 2007)

Non bisogna usare i singoli come capri espiatori, è il sistema che è marcio...
In genere questa affermazione viene usata quando l'accusato è sodale di chi parla, amico, amico degli amici, compagno di merende o semplice affiliato di corporazione. L'idea è che l'individuo non è responsabile dei suoi eventuali comportamenti riprovevoli, in quanto si limita a rispondere a "leggi di sistema o ambientali". Questo patetico artificio retorico è stato usato da Craxi per difendersi dalle accuse di Mani Pulite, ed è ripreso tuttora dai suoi parenti ed epigoni. Ma è anche usato dai servili amici di Moggi, come dai simpatizzanti del fotografo Corona. Precedente storico: la autodifesa dei capetti nazisti.
Variante di questa argomentazione è quella che "il capo non poteva non sapere". Se l'impiegato di un'impresa ruba, il Presidente non poteva non sapere. La variante è usata raramente: solo nei casi di vertici poco integrati nel sistema oligarchico. E' stata usata con Berlusconi ma non con Agnelli o Tronchetti Provera. Una volta veniva usata con certi Ministri scomodi, ma è passata di moda da quando i Ministri non si dimettono nemmeno se colti con la "pistola fumante" in mano.

Non bisogna generalizzare, il sistema è sano: ci sono solo alcune mele marce, casi isolati...
Questo è per solito l'argomento dei "giustizialisti" e dei difensori d'ufficio delle burocorporazioni. Il sistema dei partiti è sano, solo c'è qualche uomo politico marcio. L'istituzione scolastcica è sana, ci sono solo alcuni insegnanti che sbagliano. La Banca taldeitali è sana, non può pagare per alcuni dirigenti disonesti. Questo artificia retorico è usato per solito quando viene deciso di abbandonare a se stesso qualche infelice che si è fatto prendere con "le mani nel sacco", e si profila il rischio di qualche riforma del sistema o settore. E' stato usato con parziale successo dalla Juventus che è riuscita a salvare la Fiat dalla bufera e che si è tradotta in affare di miliardi per l'amata monopolista dell'auto.
Precedente storico: nazismo, fascismo e comunismo. I tedeschi, gli italiani ed i russi sono brava gente, solo hanno avuto dei capi molto cattivi. L'artificio ha funzionato benissimo, di recente, con Saddam Hussein. Pochi anni or sono ha dato il meglio di sè in Italia, salvando un'intera classe politica che poteva e doveva essere azzerata da Mani Pulite.


Atomica iraniana ( Inverno 2007 / Vanessa Gucci)

L'imperatore del mondo e i suoi vassalli sono scandalizzati e preoccupati della possibile atomica iraniana. Il piccolo duce persiano non fa niente per rendersi simpatico all'Occidente e delira della sparizione dello Stato di Israele, come se non sapesse che ciò comporterebbe fare di Teheran la Hiroshima del terzo millennio. Tuttavia........ci sono tre riflessioni cui non possimo sottrarci, se vogliamo affrontare il problema correttamente.

1 - E' un'evidente provocazione far trattare del disarmo atomico iraniano a Paesi che siedono su arsenali atomici da decenni. Non sono Paesi credibili, nel chiedere all'Iran di calmarsi, quelli che hanno arsenali atomici propri (come Usa e Francia e Israele) , quelli che ospitano arsenali altrui (come l'Italia che ospita ben 90 testate nucleari), e quelli che non hanno mai battuto ciglio per criticare o convincere i primi a disarmarsi. A queste condizioni, i soli Paesi credibili sono forse il Marocco e SanMarino.

2 - Non possiamo dimenticare che c'è una sola nazione che ha usato un'arma nuclare nella storia dell'uomo: gli Usa. Possiamo dire che avessero qualche buona ragione contro il Giappone, ma resta il fatto che sono gli Usa il solo Paese dal quale non è irragionevole aspettarsi l'uso di armi atomiche: lo hanno già fatto e non è difficile trovare oggi qualche altra "buona ragione" che suggerisca il bis. Come ha dimostrato Bush, gli Usa non hanno carenza di creatività nel trovare "buone ragioni" per fare praticamente qualsiasi cosa.

3 - Va ricordato che per oltre quarant'anni il mondo occidentale ha goduto di una pace relativa. La quale è stata attribuita anche all'equilibrio del terrore atomico fra Usa e USSR. Due potenze armate fino ai denti, sapevano che l'atomica di uno avrebbe causato l'immediato invio dell'atomica dell'altro. Il che ha naturalmente disincentivato gesti catastrofici da parte di entrambi. Oggi il conflitto non è più fra mondo capitalista e mondo comunista, ma fra Occidente e Islam. L'Occidente è armato fino ai denti e dispone di migliaia di bombe atomiche. L'Islam non è disarmato, ma certo non ha un arsenale atomico competitivo. Potrebbe questa situazione aumentare le tentazioni dell'Impero a ripetere l'esperienza di Hiroschima? In altre parole, le nostre vite sono più sicure se l'Iran ha o se l'Iran non ha la bomba atomica ?

Un video istruttivo per ricordare cosa sono, quante sono e chi ha le bombe atomiche

Inverno 2006

Napoli e la retorica dei media

C'è qualcosa che non quadra nella retorica dei media su Napoli.

Quando un giovane viene preso a rubare o sparare, c'è sempre qualcuno che spiega e forse giustifica il fatto con frasi come: " i giovani crescono in quartieri imbevuti di cultura della violenza....", oppure "non ci sono offerte integratative, se non quelle della camorra...", o anche "non ci sono servizi nè centri di aggregazione per i giovani...", o infine "lo Stato e le istituzioni sono assenti....". In altre parole, viene evocato il sistema o il territorio come con-causa del comportamento deviante.

Quando il numero di atti delinquenziali dilaga e l'intero Paese si scandalizza, le tesi più diffuse sui media sono che: "la maggioranza è sana, e non va colpevolizzata per una minoranza criminale", oppure " in questi ultimi anni sono state migliaia le iniziative educative, aggregative e per l'integrazione....", o anche "gli enti locali e le istituzioni tutte sono impegnate sempre di più nel rapporto coi cittadini", o "la società civile è del tutto coinvolta nella lotta alla camorra e alla disgregazione....". Insomma, il territorio e i il sistema vengono esonerati da ogni responsabilità che viene addossata alle "minoranze".

Qualche genio dei media dovrebbe spiegarci come le affermazioni del primo tipo possano convivere con quelle del secondo tipo. Tu hai una risposta?

 

Estate 2006
Un caso sottoposto al parere dei membri della Corte di Equità
Mario è un padre di famiglia con moglie e 4 figli a carico. Lavora saltuariamente. Le condizioni di vita sue e della sua famiglia, sono molto precarie, anche a causa di un ideale divorante. L'ideale è forse discutibile, ma nobile. Mario è un attivista del WWF, cui non solo dedica molto tempo sottratto al lavoro. Ma anche (spesso) dei soldi che versa come contributi, come spese per le iniziative cui partecipa attivamente. La sua casa è malsana e sporca, tutta la famiglia veste di stracci e spesso i pasti sono sotistuiti da pane ....e basta! Mario giustifica il suo comportamento affermando che sostenere attivamente il WWF, anche con contributi economici, lo fa sentire "parte del mondo".

Come valutiamo il comportamento di Mario?
Prima di mettere la tua reazione in bacheca, dai un'occhiata qui.


Inverno 2005
REFERENDUM

REFERENDUM RISERVATO AI CITTADINI DI PSICOPOLIS MEMBRI DELLA CORTE DI EQUITA'

QUESITO
"Siete favorevoli o contrari all'adesione della Corte di Equità ad un qualsiasi esistente testo o trattato costituzionale che tuteli i diritti fondamentali della persona umana?"

Il referendum è stato attivo fino al 10-03 alle ore 24 ed ha dato i seguenti risultati:
contrari: n.3 / favorevoli: n.1 / nulla: n.1

Quindi la proposta è bocciata

FORMAZIONE DI QUALITA’? (stimolo estate 2004)

Cosa determina la qualità di un percorso formativo? E’ un quesito importante  a cui tutti gli addetti ai lavori ed i loro utenti  potenziali  e reali dovrebbero rispondere. Riguarda l’etica professionale oltre che questioni di “mercato”.  Forse, però,  non esiste un’unica risposta  dato che le variabili interessate sono numerose e le connessioni fra esse producono risultati differenti.

Il problema si è fatto più urgente da quando lo Stato ha legiferato in merito, determinando cosa costituisce la qualità degli  “organismi” che si occupano di formazione e delle loro proposte. La procedura non è obbligatoria, ma solo chi vi sottostà può garantire il conseguimento dei crediti  richiesti annualmente a coloro che lavorano nell’ambito socio-sanitario. Si tratta della formazione continua necessaria per mantenersi aggiornati (ed anche per conservare  il proprio posto di lavoro).

Un’iniziativa lodevole da molti punti di vista,  si potrebbe affermare, se non fosse che ciò che viene richiesto per l’accreditamento non riguarda l’aspetto sostanziale ma piuttosto quello formale-burocratico. 

Per esempio la definizione del concetto di “formazione”, non pare essere ritenuta elemento di rilievo: così esso è inteso nella forma più estesa ed omnicomprensiva  riferendosi a qualsiasi situazione “intenzionale” collegata ad una qualche forma di apprendimento. Che si imparino i rudimenti della scrittura o  come aiutare un paziente terminale a “ben morire”, sempre di formazione si tratta! Non si evidenzia  la necessità di processi differenti in rapporto ad obiettivi differenti. Come non pare necessario predisporre strumenti e metodologie diverse per misurare l’apprendimento: può bastare un “questionario pre e post per la valutazione delle conoscenze composto da 30 domande con 5 risposte a scelta multipla da somministrare in ingresso e uscita del corso” (Scheda descrittiva di modulo formativo ISS “La formazione degli operatori nell’assistenza domiciliare”). Mentre sono essenziali  la sede operativa, le capacità organizzative, la pubblicità dei bilanci ,  la certificazione ISO, ecc.

L’obbligatorietà della frequenza ad iniziative formative è un altro elemento che inquina più che migliorare la qualità. L’apprendimento è infatti collegato con la motivazione personale ed essa deriva dal grado di libertà dell’utente/allievo  il quale  dovrà fare i conti con le sue difese e resistenze anche nel caso di una completa autodeterminazione. D’altra parte i gestori, e gli stessi docenti di percorsi formativi saranno tentati di ricorrere  a metodologie manipolative, avendo a che fare con partecipanti spinti dal dovere più che dal desiderio di migliorarsi professionalmente e di evolversi a livello personale.

L’adeguamento a parametri fissi molto limitanti  della progettazione  produce altri guasti: variabili come obiettivi / metodologia / durata di un intervento, sono interdipendenti e raramente possono essere fissati una volta per tutte, a meno di prevedere tutte le opzioni possibili (se anche questo fosse possibile, renderebbe difficile o improponibile l’innovazione e l’originalità). Conseguenze possibili sono il prolungamento inutile dei percorsi formativi o l’accumulo di obiettivi irraggiungibili nel tempo disponibile.

Non pare esistere un qualche tipo di selezione dei partecipanti che non sia l’ordine di iscrizione in rapporto al numero degli ammessi. Addirittura ci sono corsi indirizzati a profili professionali diversi

o a tutti gli addetti ad un certo settore -per esempio “personale sanitario impegnato nei rapporti interpersonali” (!). Se l’eterogeneità dei partecipanti è in molte occasioni una risorsa per moltiplicare le possibilità di apprendimento, alcuni elementi di omogeneità fra loro –per esempio il livello di  “scolarizzazione” e di “acculturazione” - sono essenziali come punto di partenza.   

Ci che è più deprimente in tutto questo è che pare non esistere reazione alcuna dagli addetti ai lavori se non l’ubbidienza “cieca, pronta e assoluta”. (M.Sberna)

Diritto d'autore: una provocazione al dibattito (riflessione primavera 2003)
Un grande ostacolo al pieno uso della rete è quello del diritto d'autore relativo ai contenuti. Questa formula magica è quella che ha ucciso l'espressività per tutto l'Evo Moderno. Ha fatto passare l'idea che esprimersi era un mestiere, una professione, magari capace di far arricchire chi la faceva; e che dunque, chi non riusciva a mantenersi con l'espressività, doveva rinunciarvi. Che sia possibile esprimersi, per esempio scrivere, pur facendo un regolare lavoro è dimostrato dagli scienziati che scrivono continuando a fare il loro lavoro di ricercatori e insegnanti. Don Milani era prete e maestro, Einstein fu per anni impiegato all'ufficio brevetti, Freud non ha smesso un giorno di fare il medico, sia pure della psiche, Svevo si occupava di import-export, Borges lavorava come bibliotecario. Ma il problema non è tanto questo, quanto il fatto che non è vero che qualcuno inventa qualcosa. Ogni artista, scienziato, pensatore, scrittore non è che un trasformatore, metabolizzatore, interprete di materiali altrui. Quando uno di questi ci sembra originale è solo perché non siamo capaci di risalire alle sue fonti. Questo non significa che l'autore non abbia meriti, ma non giustifica che la sua produzione sia inutilizzabile se non a pagamento. Esprimersi offre di per sé vantaggi, in primo luogo intrinseci (esprimerci ci rende soggetti più pieni e sovrani), e in secondo luogo forieri di un credito sociale che quasi sempre si traduce in vantaggi materiali. Il diritto d'autore ha raggiunto il paradosso con la fotografia e il documentario. Fotografi e cine-documentaristi riescono a farsi pagare i diritti d'autore, al posto delle macchine che usano e dei soggetti che fissano sulla pellicola. La foto sull'indiano affamato di Calcutta, non porta una lira a lui, ma al fotografo. Molte popolazioni o singoli hanno intuito questa forma di rapina e si rifiutano di farsi fotografare.
L'oggetto dell'espressività (libro, disco, saggio, quadro o foto) è tutelato dal diritto d'autore solo in quanto è diventato merce di un'industria. Un sistema produttivo che gode di molti benefici (fra i quali la pubblicità gratuita) ma che non cessa di essere un'industria come le altre. Il diritto d'autore è insomma fondato sulle esigenze della trasformazione e distribuzione. L'industria culturale trasforma i beni immateriali (idee, immagini, discorsi, notizie) in beni materiali e li distribuisce. Funzione come un sistema di intermediazione. Per questo difende il diritto d'autore. La rete offre l'opportunità di dare una spallata a questo sistema, eliminando la necessità sia dei supporti materiali sia della distribuzione. Chiunque può diventare autore esprimendosi con la musica, la pittura o la grafica, la fotografia o il cinema, la poesia o la scrittura e, attraverso il web, far pervenire il suo lavoro a chiunque e ad un costo vicino allo zero. Che senso ha ancora il diritto d'autore? L'industria culturale dovrà riconvertirsi in qualcos'altro e i cosiddetti "artisti" dovranno trovare forme di reddito diverse dalla semplice espressività. La rete, che ha eliminato le barriere spazio-temporali, non può espandere il suo potenziale se viene vincolata dalle royalties. Il web è lo spazio dove chiunque può prendere ciò che vuole da ogni posto e da ogni tempo, trasformarlo e interpretarlo liberamente, per reimmetterlo in circolo. Il massimo diritto da riconoscere è quello della citazione, per mero fair play.
(Eva Zenith)

 
   

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