Presentazione di Flavio Montanari
Il lavoro della Lombardini, collaboratrice di Adolescere,
parla dell'estetica delle relazioni nei percorsi educativi creando
- attraverso l'analisi del pensiero di Bateson - lo sfondo teorico
e culturale del progetto LARA.
Nell'esperienza di Adolescere (già IPAB ed ora Fondazione)
il gruppo e la formazione rappresentano gli assi portanti del progetto
educativo e quindi la prevenzione e l'educazione ambientale si intrecciano
in un unico sfondo grazie ai riferimenti teorici di G. Bateson.
I progetti orientati all'ecologia dell'apprendimento che Adolescere
porta avanti da diversi anni sono tre : LARA (Laboratorio per le Aggregazioni
e le Relazioni con l'Adolescente) rivolti alle scuole superiori; PIETRALARA
verso le scuole medie e PIETRAGAVINA nei confronti delle scuole elementari.
Tali progetti, anche se diversi, hanno le loro fondamenta su alcuni
presupposti teorici e metodologici in comune : la residenzialità
(in genere stage di tre giorni), la presa di coscienza della relazione
e della comunicazione, la scoperta dell'ambiente e della natura come
relazione significativa (Agenda 21), ed infine il gruppo e le sue
dinamiche.
Parliamo di progetti che ogni anno coinvolgono circa 2000 ragazzi,
oltre agli insegnanti e alle famiglie, quasi 100 stage ogni anno,
oltre alle attività estive (centri residenziali e diurni, campi
avventura, etc.).
Gli studi di Bateson su come riflettere intorno al costituirsi dei
contesti formativi e al loro essere matrici di significato per ciascuna
delle parti in interazione e le sue considerazioni sul fatto che ai
processi di apprendimento concorrono non solo forme razionali di conoscenza
ma anche dinamiche emozionali ed aspetti inconsapevoli della percezione,
del giudizio e dell'attribuzione di senso, pertanto forme del pensare
che attingono a quelle caratteristiche dell'umano che condividiamo
con quel più vasto mondo creaturale del quale siamo "ecologicamente"
parte in una dimensione co-generatrice e co-evolutiva, hanno avuto,
infatti, importanti implicazioni nell'elaborazione dei progetti, fortemente
connotati da un approccio di valorizzazione delle connessioni e di
attenzione alla comunicazione.
Il LARA è un progetto scuola - territorio. Si colloca cioè
in una cultura di Sistema Formativo Integrato (SFI), dove a farsi
carico della formazione delle nuove leve si mobilitano le agenzie
intenzionalmente educative (scuola, enti locali, famiglie associazionismo)
attraverso una strategia progettuale e di raccordo.
Vi sono competenze diffuse che vanno riconosciute e le agenzie intenzionalmente
educative devono allearsi anche per contrastare la forza "forma-tiva"
del mercato ovviamente un po' selvaggia ed economicista.
La scuola è il territorio dei saperi.
La famiglia è il luogo degli affetti.
L'associazionismo è il terreno dei valori.
L'ente locale è deputato alla progettualità del territorio.
Questo quadrilatero intenzionalmente educativo, come ci insegna Frabboni,
deve fare i conti con una parte del mercato che propone nuovi media
e nuovi linguaggi.
Il dibattito sullo SFI è stato sicuramente interessante e oggi
le varie riforme (sull'autonomia, sul riordino dei cicli, sui saperi)
prendono in qualche modo avvio da questo confronto che si è
prolungato per decenni
Questo processo di cambiamenti va governato con flessibilità;
ci deve essere sempre un intreccio e una consapevolezza fra i cambiamenti
che siamo in grado di dirigere e i cambiamenti che invece subiamo.
La fine delle ideologie deve essere soprattutto la fine delle ideologie
di onnipotenza.
C'è come una nuova complessità con cui dobbiamo fare
i conti.
Il progetto LARA non è una critica la sistema scolastico, non
va letto come né come sostituzione né come tamponamento
a un deficit della scuola.
Certo in una situazione di difficoltà questi interventi risultano
ancora più urgenti; ma anche di fronte ad una ipotetica scuola
senza imperfezioni il progetto LARA manterrebbe la sua validità,
anzi sarebbe ancora più efficace.
L'obiettivo del LARA è quello di potenziare alcune abilità
dell'individuo valorizzando lo strumento "gruppo".
Le abilità a cui ci si riferisce sono quelle dell'uso della
comunicazione, dell'attenzione ai suoi effetti pragmatici, delle capacità
negoziali che permettono una sana gestione del conflitto, della necessaria
integrazione, al fine di uno sviluppo equilibrato, delle componenti
emotive, razionali e psicomotorie di ciascuno di noi.
In sostanza il progetto LARA è un progetto sulla comunicazione
e sulla relazione che punta al benessere; questo benessere, siamo
convinti, potenzia al massimo i requisiti cognitivi che la scuola
richiede.
Lo stage della durata generalmente di tre giorni prevede il seguente
il programma che possiamo dividere in 4 punti. L'accoglienza. Presentazione
della struttura, dei conduttori, della classe delle regole; il significato
del cerchio. Vengono illustrate le "tracce" che ogni classe
può lasciare: un cartellone, un libro dei "graffiti"e
un rilevatore del clima che si respira clima. Sono tutte impronte
utili per esprimere emozioni e stati d'animo durante lo stage. Lo
sfondo. Si mette a fuoco il significato del gruppo e la differenza
con classe ed amici; quando i sottogruppi sono fisiologici e quando
nocivi alla relazione; si parla delle regole e dei riti all'interno
della classe, si mettono in evidenza i punti di forza ed i punti di
debolezza di ciascuno. Figura. E' il momento centrale dello stage:
si affronta il tema della comunicazione, comunicazione con gli altri
compagni, con te stesso (tra pregi e difetti sta a te scegliere con
che parte rapportarti) e con il tempo ( la fatica di stare nelle cose,
di esserci in ogni momento). Conflitto e negoziazione sono i temi
che vengono affrontati in maniera approfondita. Conclusioni. Si parla
di come si avvia un processo di gruppo, cosa si può fare concretamente;
il patto formativo costituisce un momento molto sentito da parte della
classe che esplicita la volontà di conoscersi meglio, di scambiarsi
parte di sé. I conduttori e l'insegnante presente rimandano
le ultime considerazioni ed evidenziano il punto in cui la classe
ha voluto o potuto arrivare. Ogni giornata è intervallata da
momenti di pausa previsti per il pranzo, la cena e soprattutto per
fare in modo che i ragazzi si ritrovino tra di loro senza la tensione
del cerchio. Infatti durante la prima serata si lavora insieme, la
seconda è interamente libera.
Lo stage LARA è pertanto un percorso verso la consapevolezza,
verso il protagonismo di ciascuno che può crescere aumentando
il controllo sulla comunicazione, verso la voglia e la curiosità
di instaurare relazioni di gruppo che diventino significative.
Così come la nostra aggressività esterna spesso è
frutto di una insicurezza interna allo stesso modo la nostra percezione
dell'altro come risorsa è possibile quando stiamo bene con
noi stessi.
Ma per riuscire a stare bene con noi stessi dobbiamo essere in grado
di valorizzare le immagini positive gli altri ci rinviano.
Se ciascuno comincia a fare vedere all'altro i propri aspetti positivi
riceverà dei feedback positivi e a quel punto non avrà
paura di fare vedere all'altro anche i propri aspetti più critici
o i propri punti di debolezza. Inoltre questi rinvii positivi rafforzano
l'autostima. Con una solida autostima quando gli altri ti rinviano
aspetti negativi di te, non ti arrabbi ma capisci su cosa devi lavorare,
su qual è la direzione del cambiamento a cui ti devi volgere.
In questo modo sarà più facile riconoscere nell'altro
pregi e difetti e cominciare a lavorare con i punti di forza dell'altro.
La consapevolezza significa proprio questo: decidere di lavorare con
la parte positiva dell'altro. Questo modo di relazionarsi con l'altro
è la fonte del benessere.
Citando Spaltro noi ritroviamo le quattro gambe del "Tavolo della
promozione" (del benessere): motivazione, creatività,
clima e gruppo.
La comunicazione pertanto è il veicolo del cambiamento e le
direzioni del benessere sono l'autoriflessività, l'autostima
e l'eterostima.
IL GRUPPO COME STRUMENTO DI FORMAZIONE
Negli stage residenziali, i ragazzi lavorano sulle
loro dinamiche di gruppo con la presenza degli insegnati che li accompagnano
(di norma uno o due); la classe, affiancata da due conduttori, viene
indotta a sperimentare l'opportunità di diventare un gruppo\classe.
I ragazzi nella residenzialità vivono momenti formali con attività
che hanno un obiettivo dichiarato e regole e consegne specifiche,
e momenti informali con attività libere; in funzione degli
stimoli ricevuti i ragazzi scoprono come il gruppo possa diventare
una risorsa.
Sono chiamati quindi fare i conti con il loro modo di stare insieme,
col clima della classe, con i loro punti di forza e i loro punti di
debolezza.
Quando il gruppo diventa consapevolezza è qualcosa di più
della somma dei componenti il gruppo.
Queste esperienze finiscono per avere quasi sempre una ricaduta visibile
sul piano dei processi di apprendimento: l'apprendere infatti non
è solo un fatto intrapsichico, bensì un fatto sociale;
se il clima che si respira dentro la classe è improntato alla
fiducia, l'apprendimento diventa meno faticoso ed è più
facile superare ostacoli e difficoltà.
La comunicazione, il clima, la fiducia, le emozioni diventano risorse
fondamentali sia per i più deboli sia per i più dotati;
si tratta infatti di acquisire abilità che nutrono la personalità
e che si riveleranno estremamente utili anche per l'inserimento professionale
e lavorativo
Un buon inserimento sociale infatti è funzionale all'inserimento
nel mondo del lavoro.
Questa è la ricchezza del laboratorio, cioè una situazione
parzialmente destrutturata dove è possibile vivere il senso
dell'avventura perché si è orientati alla scoperta.
Ogni stage è come un viaggio e l'esperienza ci insegna che
ogni viaggio offre alle persone ciò che loro cercano in quel
momento; si può fare lo stesso viaggio, ma ciò che ognuno
porta a casa è diverso.
Una delle metafore prevalenti che vengono utilizzate per i laboratori
LARA è quella del "gruppo dei cacciatori/raccoglitori".
Per diversi milioni di anni sulla terra una nuova specie di mammiferi,
che aveva, come tutti, il problema di difendersi e procurarsi cibo;
scelse come forma collaborativa di aggregarsi in piccoli gruppi di
circa 15 elementi.
Questa fase prese avvio prima nelle foreste dell'Africa e poi, a causa
di mutamenti ambientali, nelle savane, espandendosi poi in tutto il
mondo.
Il gruppo dei cacciatori/raccoglitori doveva essere non troppo piccolo
e non troppo grande, le abilità di ciascuno dovevano essere
conosciute da tutti, così come i limiti e i difetti.
Il gruppo doveva alla fine essere qualcosa di più della somma
degli individui.
Il gruppo doveva permettere la reciproca conoscenza, la fiducia dell'uno
nell'altro, la comprensione attraverso un solo colpo d'occhio.
Per sviluppare questa abilità l'uomo ha impiegato alcuni milioni
di anni.
Oggi questa caratteristica è iscritta nel nostro DNA ed è
ancora la maggiore risorsa di cui possiamo disporre. Ma è pur
anche un'abilità che va rinnovata e riconquistata.
Il gruppo è una risorsa fondamentale per favorire la crescita
e lo sviluppo dei ragazzi accogliendo e governando il cambiamento.
La frase: "Non si può toccare un fiore senza disturbare
una stella" è di Gregory Bateson, l'autore de "L'ecologia
della mente" e "Mente e natura".
In particolare Bateson ha fatto capire l'importanza della comunicazione
e della metafora per costruire relazioni significative con chi è
diverso da noi.
Mentre siamo impegnati nella conduzione dei LARA e nella formazione
di operatori attraverso la scuola per conduttori di gruppo, abbiamo
aperto un fronte di ricerca sul gruppo, impegnativo ma affascinante,
e Bateson, anche se non si è mai occupato di gruppi in senso
classico, è una fonte di ispirazione sempre stimolante.
Una delle prime metafore utilizzate nei LARA poneva questa domanda:
"Come mai gli alchimisti pur avendo trovato tante formule, non
sono riusciti a trasformare i metalli in oro? ".
Come mai ragazzi in gamba, o una classe fatta di buoni elementi spesso
non riesce a creare quel clima sereno così utile sia per l'apprendimento
che per stare bene insieme?
E con questa domanda che abbiamo aperto diversi stages residenziali.
Spesso questo è il modo per iniziare un percorso di due o tre
giorni attraverso giochi di simulazione, esercizi mente-corpo, riunioni
in cerchio dove ognuno spiega cosa sta provando "qui ed ora".
All'inizio gli studenti, guardinghi e in difesa, poi via via sempre
più disposti a mettersi in gioco fino a parlare delle incomprensioni,
delle rivalità fra piccoli sottogruppi, delle difficoltà
della classe a sentirsi "gruppo".
Spesso vengono a galla vissuti difficili: il tradimento della fiducia
da parte di un amico, il permanere di paure, le incomprensioni nella
famiglia, la delusione del primo amore o del primo rapporto sessuale,
la difficoltà ad accettare il cambiamento del proprio corpo,
il sentirsi incompresi
parlare di queste cose è difficile,
è inevitabile mentre si confessa al gruppo un proprio pregiudizio
o la traccia di un vecchio conflitto scoppiare a piangere, si sente
il bisogno di riconciliarsi, di scambiarsi un segno di affetto.
Sono i percorsi un po' intricati dell'adolescenza, il processo di
separazione - individuazione - differenziazione, e il prendere consapevolezza
che in questo tragitto, mentre si acquistano cose nuove, altre bisogna
perderle, è la nuova sensibilità ad accettare che su
se stessi agiscono tensioni razionali ma anche stati emotivi, è
la difficile ricerca dell'equilibrio.
Mentre il ragazzo è impegnato in questa sorta di faticosa esplorazione,
la famiglia e la scuola spesso non si rendono conto che tendono ad
aumentare le richieste esterne e allora viene a mancare l'energia
mentale necessaria; vi è una sorta di mancanza di concentrazione
che colpisce l'adolescente come un virus; ed e così che l'adulto
non si accorge della sofferenza del ragazzo e quindi, anche involontariamente,
non riesce a svolgere un ruolo adeguato di sostegno e di accompagnamento
verso la sua autonomia.
Dice Anna Freud in "L'adolescenza come disturbo evolutivo":
"In primo luogo, mi ha sempre colpito come fatto sfavorevole
che il periodo del tumulto adolescenziale coincida con richieste fondamentali
come quelle che si pongono agli adolescenti di rendimento nello studio,
di scegliere una professione, di maggiore responsabilità sociale
e finanziaria in generale. Molti fallimenti sotto questo riguardo,
spesso con tragiche conseguenze, sono dovuti non a un'incapacità
dell'individuo in quanto tale, ma semplicemente al fatto che le richieste
gli sono poste in un momento della vita in cui tutte le sue energie
sono impegnate nella soluzione di altri problemi di fondo, vale a
dire quelli che gli sono posti dalla propria crescita e dal proprio
sviluppo sessuale".
Per l'adolescente il gruppo è una fonte di "energia di
scambio", è uno specchio per la costruzione della propria
identità, è un riferimento per la propria consapevolezza.
Potremmo dire che è il territorio privilegiato dell'adolescenza.
Ma il gruppo, come ci ricorda spesso il Prof. Spaltro, "non è
innocente".
Il gruppo - in particolare quello degli adolescenti - lasciato a se
stesso rischia di diventare "branco" nel senso che tende
spesso ad assumere connotazioni primordiali, di difesa, di aggressività,
modelli di comportamento stereotipati, dipendenza/sudditanza alle
leadership trasgressive e ben connotate.
Naturalmente viene alla mente W. R. Bion ("Esperienze nei gruppi"
ed. Armando, Roma, 1983). Bion, un grande problematizzatore del gruppo,
parte dal presupposto che l'uomo è un animale gregario e quindi
studia le interferenze fra le funzioni arcaiche del gruppo (dipendenza,
attacco e fuga, accoppiamento) e il livello di funzionamento del "gruppo
di lavoro" caratterizzato da funzioni più mature (il contatto
con la realtà, la tolleranza della frustrazione, la capacità
di comunicazione e collaborazione).
Una delle finalità del LARA è proprio questa: trasformare
la naturale propensione dell'adolescenza a costituirsi in gruppo arcaico
in un gruppo di lavoro in senso bioniano.
Infatti se il gruppo diventa la sede di un processo di presa di coscienza,
se promuove consapevolezza degli strumenti che si possono usare, allora
il processo identificativo nel gruppo e del gruppo viene costruito
sulla ricerca e nella costruzione delle abilità più
autentiche.
E' fondamentale supportare il gruppo a strutturarsi, cioè fare
da sponda, come adulti, alla costruzione del gruppo.
In termini di abilità da acquisire "fare gruppo"
significa stare insieme facendo emergere le risorse individuali e
di gruppo, cioè prendere coscienza dei pregi e dei difetti
di ciascuno per sviluppare il senso della tolleranza, della solidarietà
vera, della fiducia, dello scambio reciproco, il senso dell'avventura
della vita e dei valori.
I ragazzi hanno una grande energia sia in termini fisici che psichici,
questa energia deve avere una direzione in cui espandersi; il gruppo
funzionante è in grado di fornire questa direzione.
Per questo la scuola e in particolare la scuola superiore, dove il
gruppo comunque diventa una dimensione prioritaria per i ragazzi,
deve farsi carico non solo della classe come aggregato di persone
che devono imparare, ma anche della costruzione del gruppo/classe,
persone cioè che camminano insieme verso un obiettivo di crescita
e di formazione.
Benedetta Lombardini è
laureanda in Lettere Moderne all'Università di Pavia (con una
tesi su Teatro ed Educazione), educatrice professionale è una
collaboratrice di Adolescere.
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