IL CASO "ALBERT"

Un caso importante è quello relativo all'inventore del Biotron, un ingegnere italiano che, per evitargli ulteriori persecuzioni, oltre a quelle già vissute, chiameremo anche noi con lo pseudonimo di "Albert", come già fece la collega Donatella Miliani (La Nazione, 10 ottobre 1991 - Cronaca di Perugia, p. 3 - "Riesce a farsi obbedire dalle cellule") e ometteremo tutti i dati che potrebbero identificarlo. Potremmo dire, in estrema sintesi, che Albert ha inventato uno strumento con cui si possono curare la leucemia, il cancro ed altre gravi malattie. Una conseguenza di una serie di studi sull'elettrostruttura della materia vivente e di controlli dei processi biologici tramite segnali di tipo elettromagnetico. I risultati, raccolti in una serie di piccole esperienze, sono qui di seguito testimoniate. L'apparecchio Biotron, grande come un pacchetto di sigarette, invia dunque messaggi elettromagnetici ai tessuti e permette loro di ricostruirsi in modo ottimale e dunque di eliminare le cellule tumorali, ovunque esse si annidino.

DESCRIZIONE DEL BIOTRON

Biotron deriva dalla combinazione BIO e TRON, cioè controllo elettronico dei processi biologici. Gli apparecchi in oggetto sono costituiti da 2 generatori di messaggi in codice programmabili.

Gli apparecchi sono poco più grandi di un pacchetto di sigarette, per cui possono essere facilmente portati dal paziente e sono alimentati da una batteria che ha la durata di un mese circa. All'apparecchio sono collegati dei fili che a loro volta sono collegati con una cinta, realizzata con del flat-cable e posta in corrispondenza della vita; altri due sono collegati con un certo numero di elettrodi di silicone al carbonio posti in corrispondenza dell'organo o degli organi malati; tramite del cerotto vengono fissati sulla pelle e della pasta elettrolitica assicura la trasmissione del segnale elettrico attraverso la pelle; normalmente il paziente non sente la corrente elettrica. L'energia elettromagnetica emessa da questi apparecchi è talmente piccola che la densità di potenza è di 2 milionesimi di Watt per centimetro quadrato, ovvero cinquemila volte inferiore al limite di 10 millesimi di Watt per centimetro quadrato, proposto dalla Commissione CEE come limite di sicurezza per l'esposizione a radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti e mille volte inferiore al limite di 2 millesimi di Watt per centimetro quadrato, proposto dalla Radiation Protection Association per la popolazione. La quantità di energia messa in gioco è talmente piccola che non può provocare effetti collaterali negativi. Ho provato su me stesso questi segnali per quindici anni e non ne ho mai notato. In alcune sperimentazioni, effettuate nel Laboratorio di Ematologia del 2° College Medico di Mosca, su provette di sangue sottoposte per 15 minuti all'azione dell'apparecchio, si è verificata una riduzione di 4 volte dei radicali liberi sui canali ionici dei globuli bianchi.

1) LEUCEMIA E IMMUNODEFICIENZA DA RADIAZIONI ATOMICHE E DA VIRUS. Nel 1991 un ragazzo russo, Michail Medvedev, che aveva subito esposizione a radiazioni atomiche nelle vicinanze di Ivanovo (una base militare con missili a testata atomica a 300 Km a nord-est di Mosca), con alopecia, sindrome ipotalamica e immunodeficienza da radiazioni atomiche. Applica il mio apparecchio e dopo soli 22 giorni il quadro ematico rientra nei valori normali. Il giorno di Pasqua del 1992 arrivano in Italia sei bambini russi affetti da leucopenia, piastrinopenia e immunodeficienza da radiazioni atomiche. Consegno sei apparecchi, preparati precedentemente, che vengono applicati ai bambini. Ogni due giorni viene prelevato il sangue e analizzato. In funzione dei risultati delle analisi ripetute in continuazione, ho potuto migliorare progressivamente le prestazioni degli apparecchi. Dopo due mesi di permanenza ed un significativo miglioramento del quadro ematico, i bambini tornano in Russia.

Nel 1993 ho consegnato due dei sei apparecchi, messi a punto per immunodeficienza e leucopenia da radiazioni atomiche, ad un sacerdote di una comunità di tossicodipendenti. In questa comunità vi erano due giovani sieropositivi all'HIV da 12-13 anni con un'immunodeficienza conclamata in fase iniziale che, venuti a conoscenza dei risultati sui bambini russi, hanno voluto spontaneamente provare gli apparecchi. I linfociti CD4 delle due persone, dopo l'applicazione dell'apparecchio, sono andati progressivamente aumentando fino a rientrare abbondantemente nei valori normali dopo circa un anno e mezzo; a questo punto è stato effettuato il test sierologico e tutte e due le persone sono risultate sieronegative all'HIV. Attualmente esse godono ottima salute. Una di loro era affetta, oltre che dall'HIV, dai virus dell'epatite A, B e C ed è divenuta sieronegativa a tutti e quattro i virus.

2) LINFOMI, TUMORI. Dopo i risultati sulle infezioni virali di HIV e delle epatiti A, B e C, pensai che la cosa avrebbe dovuto funzionare anche su altre infezioni virali.

In diverse pubblicazioni scientifiche risulta che alcuni virus sono oncogeni, nel senso che possono essere agenti eziologici in alcune neoplasie umane. Ora il problema, visto che alcuni segnali avevano funzionato sull'HIV e sulle epatiti virali, era quello di trovare i segnali che avrebbero funzionato sulle leucemie, sui linfomi e sui tumori. Per le leucemie da virus ero abbastanza vicino al segnale ottimale, visto che nel 1987 avevo curato e guarito una leucemia a cellule capellute (HTLV II) e che i segnali che avevo utilizzato erano uguali a quelli dell'HTV. Ho risolto il problema servendomi del Biotensor, che mi è stato regalato a fine novembre dello scorso anno. Gli ultimi dispositivi da me messi a punto sono in grado di generare alcuni milioni di combinazioni di segnali e ad ogni malattia corrisponde una banda di segnali, nel senso che conoscendo la combinazione dei segnali (individuati sperimentalmente con il Biotensor) è possibile fare con buona approssimazione, la diagnosi della malattia.

In due casi di linfomi non Hodgkin a distanza di qualche mese c'è stata la regressione dei linfonodi. Nei pochi casi di tumori che mi si sono presentati vi sono stati risultati significativi, ma che non possono essere ancora considerati definitivi perché la malattia non si è ancora conclusa.

3) MALATTIE AUTOIMMUNI. Il Biotensor mi ha fatto scoprire che il cervello ha un suo sistema immunitario, diverso e isolato dal resto del corpo. A distanza di un mese ho avuto la conferma di questo leggendo la rivista "Le Scienze" del gennaio 1996. Sono arrivato a questa conclusione perché una persona con sclerosi multipla non presentava miglioramenti significativi. Provo ad avvicinare il dispositivo alla testa e il Biotensor non oscilla con i segnali che lo fanno oscillare con la mano ma oscilla con altri; applicati questi ultimi, il malato è migliorato, ma sono tuttavia necessarie ulteriori ricerche per ottenere risultati soddisfacenti per forme avanzate di malattie autoimmuni.

4) ASMA ED ENFISEMA POLMONARE. Dopo alcune ore dall'applicazione dell'apparecchio le poche persone trattate possono condurre una vita normale; dopo alcuni mesi possono sospendere l'uso dell'apparecchio.

5) DISTROFIA MUSCOLARE. Risultati inaspettati si sono avuti con la distrofia muscolare. Da poco più di un anno ho applicato l'apparecchio ad una donna di 45 anni con distrofia muscolare di Becker (difetto del cromosoma XIX), che cadeva in continuazione ed aveva perso la sensibilità alle gambe. Dopo tre mesi non solo non cadeva più, ma aveva riacquistato la sensibilità alle gambe. Dopo un anno è stata vista ballare il tango e il valzer in una sala da ballo.

Un altro ragazzo, con distrofia muscolare di Duchenne (difetto del cromosoma X), dopo 20 giorni dall'applicazione dell'apparecchio, è riuscito a risalire le scale di casa. La creatinfosfochinasi, che è il parametro più significativo, va migliorando progressivamente dopo l'applicazione dell'apparecchio fino a posizionarsi nel valori bassi dell'intervallo di normalità. Tutte le persone affette da distrofia muscolare sono migliorate in modo significativo.

6) INFARTO DEL MIOCARDIO. I risultati migliori si hanno con l'applicazione dell'apparecchio entro qualche giorno dall'infarto. Per i pochi casi avuti posso dire che dopo 3 mesi non vi è più traccia di infarto sull'elettrocardiogramma. Buoni risultati si hanno anche in persone alle quali è stato applicato precedentemente il by-pass; tutte le persone alle quali è stato applicato l'apparecchio non hanno più avuto infarti successivi.

7) PUNTURE E MORSI DI ANIMALI VELENOSI. I casi da me trattati come al solito sono limitati, ma i risultati sono piuttosto significativi. In casi di puntura di insetti velenosi (vespe, tafani, scorpioni, ragni), se si applica l'apparecchio con uno degli elettrodi posizionato in corrispondenza della puntura o del morso, dopo alcuni minuti vi è la scomparsa del dolore senza lasciare traccia delle tossine iniettate.

"Albert"


La Nazione - 10 ottobre 1991

RIESCE A FARSI OBBEDIRE DALLE CELLULE - PER I RUSSI E' GIA' PROFETA

Si chiama "Biotron", è un apparecchio per il controllo dei processi biologici tramite dispositivi elettronici. I segnali elettrici e/o magnetici che emette sarebbero in grado di modificare il comportamento di una cellula o di un tessuto. Il suo inventore è un ingegnere elettronico di *, attualmente dirigente in un ente pubblico sanitario. Il suo pseudonimo è "Albert". Al momento - spiega il ricercatore, che ha accettato di parlare della sua scoperta solo dopo aver riflettuto a lungo - preferisco mantenere l'anonimato".

Albert comincia a parlare del modo in cui è arrivato a realizzare il Biotron, o meglio l'ultima generazione di questo strumento che potrebbe, se la sua efficacia venisse effettivamente provata, rivoluzionare la medicina.

Undici anni fa Albert inizia a collaborare con dei medici (anestesisti, odontoiatri, ortopedici) per mettere a punto una tecnica di terapia del dolore. "Esperimentammo - spiega l'ingegnere - l'effetto dei segnali elettrici sui sistemi biologici per attenuare o addirittura bloccare il dolore nei pazienti". Esistono, sui risultati di tali esperimenti, delle pubblicazioni scientifiche.

Da allora Albert è andato avanti nelle sue ricerche, fino alla realizzazione dell'ultima generazione di Biotron, un apparecchio (o meglio una serie di apparecchi) delle dimensioni di un pacchetto di sigarette che, a seconda dei casi, emette dei segnali elettrici e/o magnetici in grado, dice il suo inventore, "di modificare l'espressione dei geni e quindi il comportamento del tessuto malato e traumatizzato". Si tratterebbe in pratica della trasmissione di un ordine al quale le cellule obbediscono?

"Sì. Il Biotron è in grado di modificare in pratica il comportamento di quelle cellule che, agendo in modo anomalo, sono causa di una vasta gamma di malattie, dalle meno gravi alle mortali, dall'artrosi alle malattie autoimmuni, alle leucemie, all'infarto".

Partendo da esperimenti su colture cellulari e batteriche, Albert ha cercato e trovato, secondo quanto dice, i segnali che possono consentire la modificazione dei comportamenti delle cellule o dei tessuti. E in base a questi segnali, ha poi realizzato degli strumenti, i Biotron appunto, che li riproducono con gli effetti terapeutici voluti.

"Se voglio trasmettere un messaggio ad una tribù dell'Amazzonia - spiega Albert - devo prima sapere qual'è il linguaggio che parla quella popolazione; solo allora potrò impartire l'ordine nel codice che gli indigeni sono in grado di interpretare. Biotron fa esattamente questo, trasmette cioè informazioni.

Non energia?

"Diciamo che l'energia di tipo elettrico e/o magnetico necessaria come supporto del messaggio che lo strumento emette è talmente bassa da essere insignificante. Basti pensare che è circa mille volte inferiore a quella emessa da una lampada al neon in una stanza".

Dagli esperimenti sulle colture cellulari e batteriche Albert è poi passato a quelle su sistemi biologici più evoluti, applicando Biotron alle piante, con buoni risultati. Questi studi, realizzati in collaborazione con l'Istituto di Ortoflorerbiocultura dell'Università della Tuscia e dell'Università di Klyani in India, sono stati pubblicati sulla rivista specializzata a diffusione internazionale Agricoltura Mediterranea.

INDICE

Copertina
Prefazione Introduzione La ricerca ufficiale Dove finiscono le vostre offerte Medicina, soldi e potere Le statistiche truccate Prima conclusione La ricerca ostacolata: scoperte e persecuzioni Il caso Görgün Il caso "Albert" Il caso Di Bella Il caso Zora Il caso Bonifacio Il caso Essiac Il caso Hamer Il caso Pantellini Il caso Breuss - Il naturismo - L'aloe Il caso Proper-Myl Il caso Vincent Conclusioni finali Appendice e Nota alla 1° edizione