IL CASO HAMER

Un altro intervento innovativo, nella teoria e nella terapia, è quello rappresentato dalla Regola Ferrea del tumore, descritta dal dottor Ryke Geerd Hamer al termine di lunghe ricerche, svolte nelle cliniche universitarie tedesche, dove dirigeva il reparto di medicina interna. Secondo Hamer la causa del cancro consisterebbe in un conflitto traumatico. Nel suo libro: Genesi del Cancro, dopo aver esposto nei dettagli l'origine della malattia ed illustrato i casi clinici trattati secondo questa sua nuova teoria, viene pubblicata la Tavola per la Legge Ferrea. In essa si specifica la localizzazione del cancro, il tenore del conflitto che sarebbe all'origine della sua comparsa, i termini temporali di manifestazione e la posizione del focolaio corrispondente nel cervello.

La Legge Ferrea del cancro, verificata su alcune decine di migliaia di casi, afferma quanto segue:

  1. Ogni tumore è provocato da un conflitto traumatico, acuto e drammatico, vissuto nell'impossibilità di confidarsi con altre persone. Tale conflitto si verifica contemporaneamente, o quasi, su tre livelli: nella psiche, nel cervello ed in un ben preciso organo. è la cosiddetta Sindrome Dirk Hamer (DHS).

  2. Il tenore soggettivo del conflitto, il modo, cioè, in cui il paziente lo vive, determina sia la localizzazione del tumore nell'organo (polmone, seno, fegato, ossa...), sia la localizzazione dell'area cerebrale che subisce una rottura di campo (focolaio di Hamer). Ad ogni conflitto corrisponde quindi un determinato tipo di tumore ed un altrettanto preciso focolaio di Hamer.

  3. Esiste una precisa corrispondenza tra il decorso del conflitto, l'evoluzione del tumore e quella del focolaio di Hamer nel cervello. Il conflitto colpisce quindi in modo quasi sincrono, la psiche, il cervello e l'organo.

Allo stesso modo, il superamento del conflitto coinvolgerà contemporaneamente la triade psiche, cervello, organo. Risolto il conflitto, il focolaio di Hamer si rigenera, con la formazione di un edema perifocale, mentre le cellule cancerose, la cui proliferazione anarchica era dovuta ad un errore di codificazione del cervello (considerato come emittente di ordini), cessano dall'essere stimolate da codici erronei ed il cancro viene arrestato.

Un grande spazio è riservato alla terapia che consiste, essenzialmente, nell'aiutare l'ammalato a risolvere il suo conflitto, che è all'origine di questo "cortocircuito" nel cervello.

Riportiamo di seguito qualche brano, tratto dal libro edito dall'Associazione Stop Al Cancro, l'associazione nata tra i suoi pazienti, e da un articolo, che illustrano la Legge Ferrea del cancro ed alcuni degli episodi di persecuzioni, subite da Hamer e dai suoi pazienti. Tra l'altro il dott. Hamer è stato dapprima radiato dall'ordine dei medici, successivamente arrestato e condannato, nel settembre del 1997, per esercizio abusivo della professione medica. E' stato inoltre chiesto nei suoi confronti, l'internamento in ospedale psichiatrico (tali istituti, in Germania, assomigliano ancora molto ai lager di passata memoria). Grazie ad una mobilitazione di massa da tutta Europa, consistente in attestati di stima da parte di eminenti medici, testimonianze di malati da lui guariti, proteste di associazioni, Hamer è stato liberato alla fine di maggio del 1998.

Cancro della porzione sopravaginale e vaginale I-II. Signora M., quarantatreenne.

Madre di quattro figli, la signora M., maestra giardiniera, ricevette un profondo choc, il 23 settembre 1982, quando suo marito, con il quale andava perfettamente d'accordo, le dichiarò, dopo una notte particolarmente felice, la sua sorpresa nel constatare che lei desse tanta importanza ai rapporti sessuali. Questo modo di minimizzare, di rendere ridicolo ciò che per lei era sacrosanto, questo schiaffo morale ricevuto, la scosse talmente, che divenne totalmente frigida. Dopo questa DHS che l'aveva stremata, la signora non riuscì più ad avere rapporti sessuali con il marito e non tardò a separarsi da lui. Nel luglio del 1983, il conflitto fu risolto, quando la paziente scoprì, con sua grande sorpresa, che era in grado di avere rapporti con un altro uomo. In seguito a questa "conflittolisi", il cancro, che progrediva da nove mesi, si arrestò, contemporaneamente si verificarono delle emorragie. Questo cancro inattivato fu diagnosticato, molto inutilmente, nell'ottobre del 1983. Che significa?

La paziente dichiara al suo ginecologo, la sua intenzione di non farsi operare, poiché il conflitto era stato risolto ed è molto improbabile che il cancro riprenda a proliferare. La paziente sta nuovamente bene, ha riacquistato peso, le mani sono calde, è di nuovo in grado di avere rapporti sessuali. La separazione dal marito sembra essere definitiva.

Dietro richiesta della paziente, invio, il 2 ottobre 1983, la seguente lettera al suo ginecologo: concerne la Signora M., cancro del collo uterino I-II, dimostrato con esame istologico.

Caro collega...

La Signora M. mi ha pregato di scriverle. E' venuta a chiedermi consiglio, a proposito dell'operazione che le raccomanda. In conformità al sistema della Legge ferrea del cancro, all'origine della malattia della paziente, vi è un grave conflitto coniugale. Il litigio si è svolto il 23 settembre 1982.

Il conflitto sessuale che ne scaturì, è stato risolto nel luglio del 1983, nel contempo si è verificato un arresto della progressione del cancro al collo dell'utero, conformemente alla legge ferrea. Ho quindi sconsigliato caldamente un'intervento chirurgico e sono pronto a prendermene la responsabilità di fronte a qualsiasi organismo, poiché sono assolutamente certo di quanto affermo.

Nel caso desiderasse avere maggiori precisazioni sulla Legge ferrea del cancro, sarei lieto di inviarle documentazione a proposito. Del resto, una commissione internazionale, si radunerà il 6 dicembre prossimo, per pronunziarsi sulla mia Legge ferrea del cancro.

Devotamente suo.

Il collega non si degnò di rispondermi, si rivolse invece al presidente dell'Ordine dei Medici, con il quale, come risulta dalla lettera, era già in relazione.

5 - 2 – 1983

Signor Presidente e caro collega,

riferendomi alla fotocopia allegata della lettera del dottor Hamer, del 23 ottobre 1983, mi rivolgo a lei, nella speranza di fornirle nuovi argomenti, contro le malefatte cliniche del sopracitato...

Il prelievo della porzione sopravaginale e vaginale, ha rivelato un epitelioma non corneo, a proliferazione infiltrante. La Signora M. è stata da me informata del risultato e di tutte le conseguenze che si impongono, considerato in particolar modo, il destino di sua madre. Nonostante le esortazioni pressanti a farsi ricoverare subito in ospedale, non mi ha finora ascoltato. Al termine della settimana successiva, ha fatto visita al sopracitato. La Signora M. è convinta della fondatezza dei metodi del dottor Hamer, che, a parer mio, merita quasi l'accusa di omicidio per imprudenza, visto che, come risulta dalla palpazioni e a giudicare dallo stato generale, la paziente ha almeno alcune probabilità di guarire. Gli argomenti del dottor Hamer, mostrano, in modo evidente, che egli non possiede alcuna nozione di ciò che è il cancro del collo uterino: Dio sa che non è generato da una contrarietà e non scompare quando si ritrova la serenità.

Ho informato dettagliatamente la mia paziente, delle conseguenze del suo comportamento. è convinta che il suo cancro sarà scomparso entro l'anno venturo. Ho messo al corrente il marito, ma neppure lui è riuscito, finora, a convincerla. Nella situazione in cui mi trovo, nei confronti della mia paziente, mi sento ora un po' disorientato, poiché non sembra in grado di comprendere la natura del suo male, pur vietandomi d'informarne i suoi famigliari. Per quanto io sappia, non esiste alcun articolo di legge che permetta di costringerla a prendere le misure che si impongono. La Signora M. è lucida, bene informata, e inoltre, secondo suo marito, è una cristiana convinta.

In compenso, penso che sarebbe il caso di procedere nei confronti del dottor Hamer. La Legge ferrea del cancro non mi è stata insegnata durante i miei studi di medicina, quello che so, è che conduce inevitabilmente alla morte. Certo, è lodevole che dei colleghi si occupino di cancerologia, che ne esaminino anche l'aspetto umano. Ma è intollerabile che si abusi dello sconforto della gente per condurla alla morte, soprattutto quando, secondo ogni evidenza, non si ha nessuna nozione della questione.

Converrebbe prendere le misure che si impongono, per tutelare la reputazione della professione medica.

Con i miei più cordiali saluti.

Quando la commissione medica internazionale si riunì, il 6 dicembre 1983, il Presidente dell'Ordine dei medici lesse la lettera del collega e tutti i membri della commissione esortarono ripetutamente la paziente a sottoporsi all'intervento chirurgico, consistente in un'isterectomia totale.

La donna rifiutò, affermando di essere assolutamente convinta del metodo di cura del dottor Hamer. Tutti i professori cercarono di persuaderla, spiegandole che, in caso contrario, non avrebbe avuto nessuna possibilità di guarigione, che il cancro avrebbe certamente continuato a proliferare, con o senza il sistema del dottor Hamer.

Alla fine di dicembre, la malata si fece esaminare a fondo, con striscio, in una clinica universitaria della Germania occidentale.

Risultato: nessuna traccia di cancro, striscio negativo.

Ormai la paziente è un caso di guarigione "fortuita, inspiegabile". Nessuno ricorda che il dottor Hamer avesse predetto sistematicamente e fissato ufficialmente, per iscritto, questa "guarigione fortuita e inspiegabile", motivo per il quale il rappresentante dell'ordine dei medici aveva minacciato che, nel caso che la Signora M. fosse morta di cancro, si sarebbe occupato di "screditarlo su scala europea". Ora i miei colleghi preferiscono credere nel miracolo.

Orizzonti della medicina

(Organo ufficiale dell'OIPA - Bellinzona) Marzo 1996

Braccati dall'INTERPOL, arrestati e perseguitati perché chiedono una libera scelta terapeutica.

La violenza e la repressione imposta dalla lobby sanitaria, ai danni di una famiglia, di un medico e di una bambina ammalata di cancro.

I DOLORI DI OLIVIA P.

Olivia aveva male alla pancia ed i genitori l'avevano accompagnata dal medico. Una storia iniziata banalmente, come molte altre. Sennonché la diagnosi era stata tremenda: si trattava di cancro, un tumore di Wilms ai reni! La bambina è trasportata d'urgenza all'Ospedale St. Anna di Vienna, dove vengono proposte le terapie ufficiali: chemioterapia, intervento chirurgico, radiazioni. Era il 18 maggio 1995.

Ma qualcosa sciocca i genitori di Olivia. Non si tratta soltanto della diagnosi. In ospedale, nel reparto dei bambini ammalati di tumore, vedono qualcosa che li spaventa: piccole vittime senza capelli, in preda a dolori terribili, semiparalizzati dai trattamenti farmacologici e radianti, incapaci perfino di bere un sorso d'acqua, creature senza speranza, nelle mani di medici, che forse non sanno neppure quello che fanno, che seguono gli schemi di una medicina ufficiale senz'anima. No, Olivia non deve sopportare tutto questo! E' soltanto il loro amore di genitori, l'istinto di una madre e di un padre, che li spinge a ribellarsi a quel genere di terapie. Portano Olivia fuori dall'ospedale e cercano altri medici, altri mezzi terapeutici, più umani, meno crudeli.

Privati della patria potestà

Il Prof. Gadner, primario dell'Ospedale St. Anna, informa del fatto il Prof. Jürgensen, che aveva ordinato il ricovero in ospedale. Quest'ultimo avverte immediatamente il Tribunale dei Minori. Due settimane più tardi, i genitori di Olivia sono privati della patria potestà! E' come se si dicesse: "Vostra figlia non è più vostra figlia, lei ormai appartiene allo Stato ed è lo Stato che decide cosa fare di lei, come curarla. Vi è una sola cura in questi casi: la medicina di Stato". I genitori senza patria potestà, è come se avessero perso i loro figli: non possono decidere più niente e, se li portano altrove, è come se li rapissero, come se commettessero un atto criminale.

Viene nominato un tutore per Olivia, nella persona del dott. Zimper: lo Stato le ha dato un nuovo padre. Intanto, i genitori di Olivia, i coniugi Pilhar, si rivolgono a medici alternativi, per garantire alla loro figlia, un trattamento adeguato. Una dottoressa di Vienna li mette in contatto con uno specialista tedesco delle medicine dolci, cancerologo di fama: il dott. Rike Geerd Hamer, di Colonia, che prende in cura la piccola paziente. Il dott. Hamer constata immediatamente che il presunto tumore di Wilms, è soltanto una ciste renale, ma la situazione si presenta comunque molto grave: un tumore in un tubulo del rene destro ed un carcinoma al fegato. La diagnosi del dott. Hamer è del 25 maggio 1995. La medicina ufficiale sarà costretta a confermarla, due mesi e mezzo dopo: il 4 agosto 1995.

Il dott. Hamer ha fondato una nuova scuola medica, che si basa sulla triade "psiche, cervello, organo", da cui deriverebbe la genesi del cancro. Secondo questa ottica, non sono soltanto i meccanismi biochimici che determinano il processo tumorale, ma anche il cervello e la psiche: sono determinanti i conflitti interiori ed il modo in cui il paziente avverte questo conflitto.

Certamente la psiche ha sempre un'importanza fondamentale per il nostro stato di salute ed un peso determinante anche nella risoluzione dei processi cancerosi. Ma è altrettanto evidente che le sostanze cancerogene contenute nei farmaci, nei vaccini, nelle bevande e negli alimenti, o semplicemente nell'aria che respiriamo, hanno un peso, altrettanto determinante, nello sviluppo dei tumori. Le cause che portano al manifestarsi di una malattia, sono sempre molteplici; il più delle volte si tratta della risultante di condizioni fisiche, psichiche ed ereditarie, favorite da particolari vettori, come l'assunzione di sostanze farmacologiche cancerogene, una cattiva alimentazione, ecc...

Non è tuttavia il dott. Hamer il nocciolo della questione, poiché quello che è successo, sarebbe accaduto anche se i genitori di Olivia avessero scelto un qualsiasi altro medico che utilizza le medicine dolci. Agli occhi dello stato, la colpa dei coniugi Pilhar è stata quella di aver rinunciato alla medicina ufficiale. Qualunque altro medico avessero scelto, tra coloro che non praticano la chemioterapia, l'intervento chirurgico e le irradiazioni, si sarebbero trovati nella medesima situazione.

Il problema si pone quindi nei seguenti termini: esiste, nei nostri paesi, democratici e civilizzati, la libertà di scelta terapeutica? Non esiste. Come non esiste in Austria, non esiste in Svizzera (vedasi, per esempio, la nuova legge di assicurazione-malattia LAMAL) e non esiste neppure negli altri paesi. Anche gli stati più democratici gestiscono in modo totalitaristico il settore della salute, perché i governi sono manipolati dalle grandi industrie farmaceutiche che determinano le scelte dei partiti e quelle di molti politici.

Dopo la privazione della patria potestà, la famiglia Pilhar comincia a vivere nel terrore: i genitori temono che Olivia venga loro sottratta con la forza, per essere curata in uno degli ospedali di Stato.

In fuga e braccati dall'INTERPOL

Quando i coniugi Pilhar comprendono che quanto temono sta per accadere, prendono la piccola Olivia e fuggono dall'Austria. Dapprima in Germania, poi in Svizzera; ma qui sono braccati dall'Interpol, come se fossero dei criminali! Allora, su consiglio del dott. Hamer, la famiglia Pilhar vola verso la Spagna. Hamer li raggiunge subito a Malaga, per continuare la terapia di Olivia, nella speranza che su questa triste storia, cada un velo di silenzio.

Succede però l'imprevisto: il rifugio segreto di Malaga viene scoperto dai giornalisti. L'Interpol arresta, sia la famiglia Pilhar, che il dott. Hamer. Viene richiesta l'estradizione della famiglia in Austria, ma il tribunale spagnolo la rifiuta, Olivia viene messa sotto la tutela del consolato austriaco a Malaga. Il console, Walter Esten, ordina ai genitori di trasferire Olivia in ospedale. Nel frattempo, la dottoressa Marina Markovitch, del servizio aviatorio ambulatoriale di Vienna, prende contatti con la famiglia Pilhar, dato che le autorità austriache esigono il rientro di Olivia. Il dott. Hamer telefona (è il 23 luglio 1995) da Malaga a Vienna, per chiedere allo stato austriaco, di garantire il diritto della famiglia Pilhar di curare la figlia secondo la propria scelta, e per assicurarsi che niente sia intrapreso contro la loro volontà. Hamer chiede soprattutto che la bambina non venga imprigionata in un ospedale, dopo il ritorno in patria. Sia la dottoressa Markovitch, che il console austriaco, Sig. Esten, che il tutore, Sig. Zimper, mettono per iscritto questa conferma, a nome dello stato austriaco.

Confidando sulla dichiarazione scritta, i genitori decidono di tornare a casa con Olivia e, la stessa notte, l'ambulanza aerea li riporta tutti in Austria.

Ma lo stato non mantiene la parola! Appena ritornata in patria, Olivia viene ricoverata di forza nella Clinica Tullner. La polizia è davanti alle porte della clinica, per impedire qualsiasi intervento non desiderato.

Helmut Pilhar, il padre, afferma di essere pronto ad affrontare la prigione, per ottenere la libertà di scelta terapeutica ed il 27 luglio inizia uno sciopero della fame. La madre è sfinita; nella Clinica Tullner deve subire continue pressioni, che mirano a convincerla del fatto che "soltanto la chemioterapia" può curare il cancro. Nel frattempo, il dott. Hamer è pubblicamente trattato come demente, pazzo e ciarlatano, mentre i genitori di Olivia, sono definiti psicopatici e si minaccia di privarli della patria potestà, anche riguardo agli altri due loro figli (che tuttavia sono sani e non hanno bisogno di cure!).

Supplizi ospedalieri

Qualche giorno dopo il ricovero a Tullner, Olivia viene trasportata all'Ospedale di Vienna; a Tullner infatti, i medici non erano riusciti ad imporre la chemioterapia.

A Vienna, Olivia è immediatamente messa in uno stato letargico e le vengono inflitte chemioterapia e radiazioni. Poco dopo l'inizio della cura, deve essere posta sotto respirazione artificiale.

Sul suo petto sono applicati tre elettrodi, collegati con un monitor, che registra i battiti del suo cuore ed il trasporto dell'ossigeno. Ha una sonda infilata nel naso, che arriva fino al polmoni, un'altra che arriva allo stomaco e serve per la nutrizione. Ha dei cateteri infilati nelle vene, per pompare farmaci nel sangue. A causa dello stress e del massiccio attacco dei farmaci, le difese immunitarie di Olivia crollano: contrae una polmonite, che viene curata con antibiotici. La conseguenza è un nuovo crollo delle difese immunitarie.

Le viene somministrata la chemioterapia a base di Adriblastina e Vincristina. Sembra che all'ospedale nessuno sappia che questi cosiddetti antitumorali non guariscono nessun tumore, in compenso possono provocare ileo paralitico (blocco intestinale), depressione midollare, atrofia ottica per degenerazione delle fibre nervose del nervo ottico, dolori mandibolari, ecc...

Prima di essere trasportata all'ospedale con la forza, Olivia mangiava da sola, camminava e giocava; malgrado la malattia, conduceva ancora una vita normale. Dopo due giorni di ricovero, Olivia è simile ad uno zombie ed ai suoi mali si aggiunge una grave infezione polmonare.

L'Ospedale di Vienna è protetto, giorno e notte, da poliziotti armati. Il padre non può entrarvi, la madre non può restare che un'ora al giorno con la sua bambina che, pochi giorni dopo il ricovero, è quasi in stato di coma.

Il 6 agosto 1995, il padre riesce a penetrare nell'ospedale e fotografa la figlia accanto alla madre, ma l'infermiera tenta di impedirglielo e tre inservienti lo mettono alla porta. Da allora, gli viene perentoriamente proibito di entrare in ospedale.

Helmut Pilhar, contro la volontà delle autorità ospedaliere, pubblica la fotografia, dove, oltre a Olivia, si vedono altri bambini che soffrono, sotto i trattamenti della chemioterapia, in preda al vomito e alle vertigini. Nel frattempo, anche la madre non può restare con Olivia che un quarto d'ora al giorno.

Oltre alla chemioterapia, Olivia deve subire le radiazioni, con il rischio di sviluppare altri tumori e di accrescere quelli già esistenti. I pazienti irradiati, possono infatti contrarre: cancro alla vescica, all'utero, al retto, leucemia, linfoma, osteosarcoma, ecc. Si può in sostanza affermare, che almeno il 95% dei sofferenti di cancro, muoiono, non a causa della malattia, ma grazie alla chemioterapia ed alle radiazioni. Il discorso qui è più ampio: non si tratta di elencare i danni prodotti dalla medicina ufficiale, si tratta di constatare come un potere oligarchico e totalitarista imponga una dittatura sanitaria, usando, per i suoi scopi, mezzi coercitivi.

Una società degenerata

Nel frattempo, viene spiccato, nei confronti del dott. Hamer, un mandato d'arresto sul territorio austriaco, con l'accusa di "martirio inflitto a un minore" (Ma conosce, questa gente, il significato delle proprie affermazioni?). La filiale austriaca di Burgau, del centro medico del dott. Hamer, viene perquisita il 4 agosto 1995 e vengono confiscati i dati contenuti nei classificatori. A quell'epoca, le autorità cercavano di fabbricare un mandato d'arresto contro Hamer, con l'accusa di omicidio volontario! Chiunque può restare sconcertato da questo sabba, inscenato da autorità che dovrebbero avere il compito di proteggere i cittadini e di far rispettare le regole della più elementare democrazia.

Il caso della famiglia Pilhar e del dott. Hamer, non è che uno degli innumerevoli esempi, di quello che succede attualmente in diversi paesi, nell'ambito della salute.

In Italia e in Francia, sono noti i casi di genitori che hanno perso la patria potestà, perché non volevano far vaccinare i loro figli. I bambini sono stati presi con la forza e vaccinati, per ordine dei Tribunali dei Minori. Si sa che i giudici sono esperti in legge e non in medicina: perché quindi si piegano al potere medico, senza prima informarsi?

Dietro queste repressioni del diritto di scelta terapeutica si celano gli enormi interessi finanziari delle ditte farmaceutiche, che temono di perdere i loro proventi qualora i metodi naturali di cura si impongano all'attenzione di un pubblico sempre più vasto. Una società che antepone il guadagno commerciale di pochi al diritto alla salute di tutti, è una società eticamente debole e sulla strada della degenerazione.

Questo è comunque il volto della medicina, derivante dalla sperimentazione animale, la cui mentalità, i cui mezzi ed i cui metodi nei confronti dei pazienti ci sono stati ampiamente rivelati dalla storia di Olivia. Una storia che, malgrado i suoi orrori, ha un lato positivo: quello di spiegarci, senza ombra di dubbio, chi sono e come agiscono i fautori della medicina basata sulla vivisezione. Poiché, al di là delle opinioni, al di là dei meriti o degli insuccessi di qualunque terapia, ufficiale o alternativa, il diritto di libera scelta terapeutica dovrebbe essere garantito come lo sono il diritto alla libertà di culto, di lingua, di religione ecc. Se al giorno d'oggi succedono ancora fatti come quelli di cui è vittima la famiglia Pilhar, dobbiamo avere il coraggio di riconoscere che viviamo appoggiati su una scala di vetro. In qualunque momento chiunque, vivisettore o no, potrebbe infrangere la scala e far precipitare il nostro amato mondo nel caos.

M. Schär-Manzoli

INDICE

Copertina
Prefazione Introduzione La ricerca ufficiale Dove finiscono le vostre offerte Medicina, soldi e potere Le statistiche truccate Prima conclusione La ricerca ostacolata: scoperte e persecuzioni Il caso Görgün Il caso "Albert" Il caso Di Bella Il caso Zora Il caso Bonifacio Il caso Essiac Il caso Hamer Il caso Pantellini Il caso Breuss - Il naturismo - L'aloe Il caso Proper-Myl Il caso Vincent Conclusioni finali Appendice e Nota alla 1° edizione