Tutta
la verita' sull'olio di colza
Una bella mattina
milioni di italiani, guardando la televisione, hanno scoperto l'impensabile:
il loro diesel poteva essere alimentato anche con olio di colza.
E, aspetto ancor piu' stupefacente della questione, quest'olio vegetale
veniva venduto in alcuni supermercati a 0,65 euro al litro. Poco piu'
della meta' del diesel normale.
Il giorno dopo l'olio di colza spariva da tutti i supermercati del Nord
Italia e passeggiando per le strade si sentiva uno strano odore di pop-corn.
Ma per capire cosa sia successo e perche', dobbiamo fare un passo indietro,
a quando inizio' tutta questa storia, piu' di cinque anni fa.
Un giorno mia madre, Franca, parlando con un gruppo di socie della Puliscoop
di Forli', scopri' che queste donne avevano avuto un'idea geniale. Il
loro lavoro consisteva nella manutenzione dei giardini pubblici e con
i loro mezzi agricoli si trovavano a lavorare in mezzo ai bambini che
giocavano e si erano accorte che li asfis-siavano
con i gas di scarico. E questo sembrava loro insensato (cuori di mamme).
"Possibile che non ci sia qualche cosa di meno puzzolente e velenoso
per far andare un trattore o un camion?"
Si erano informate e avevano trovato la soluzione sostituendo il diesel
con biodiesel, una miscela formata dal 90% di olio di semi (generalmente
colza, ma tutti gli olii vegetali vanno bene, e' solo una questione
di prezzo) e 10% di alcool. Cosi' non gasavano piu' i bambini. A mia
madre sembro' una cosa incredibile.
"I diesel vanno a olio? Tutti?" esclamo' sbalordita e inizio'
a informarsi.
Il Comitato "Un Nobel per i Disabili" aveva ricevuto una generosa
sponsorizzazione da Autogerma (Volkswagen). Quindi Franca telefono'
chiedendo di poter parlare con i loro tecnici. Fu stupefatta nello scoprire
che tutte le auto del gruppo Volkswagen erano omologate per essere alimentate
a biodiesel. Non solo, si trattava di un carburante talmente migliore
del gasolio che la squadra di rally della Volkswagen aveva scelto di
alimentare le auto durante le gare, vincendo i campionati mondiali di
quell'anno (1999). E cosi' scoprimmo che molti motori diesel (tedeschi,
francesi, svedesi) erano gia' omologati per funzionare con il biodiesel
visto che lo si utilizzava da tempo nel resto d'Europa. Scoprimmo anche
che le altre auto, nell'usare il biodiesel, avevano solo problemi provocati
da tubi e guarnizioni che si scioglievano a contatto con l'olio di semi.
Ma alcuni meccanici avevano iniziato da tempo a eseguire modifiche per
ovviare a questo inconveniente con una spesa intorno ai centodieci euro.
Nessuno di noi aveva mai sentito parlare di questo biodiesel e ben presto
ci rendemmo conto che era una possibilita' per ridurre l'inquinamento
quasi sconosciuta in Italia, almeno dal grande
pubblico. Quando se ne parlava la gente ti guardava spesso come se fossi
un marziano ubriaco: "Olio nel motore?!?"
Allora per dimostrare che il biodiesel funzionava mia madre si fece
dare da Volkswagen un'auto omologata per questo carburante, installo'
un serbatoio di biodiesel in giardino e inizio' a spargere odore di
pop-corn in tutta la riviera romagnola.
Inizio' cosi' una campagna d'informazione portata avanti tramite Cacao,
il quotidiano delle buone notizie, assemblee e manifestazioni. Mio padre
incontro' personalmente una decina di sindaci della Romagna cercando
di convincerli ad adottare questo carburante meno inquinante. Molte
persone si interessarono al problema e sostennero questa campagna. Il
biodiesel inquina di meno, e' ottimo per il motore, non aggiunge anidride
carbonica nell'atmosfera, ha un rendimento superiore del 3% rispetto
al gasolio, e' piu' pulito
e percio' non intasa i filtri e non lascia residui e incrostazioni.
Inoltre si incendia difficilmente, non e' tossico e se per un incidente
si disperde nell'ambiente non crea disastri perche' e' completamente
biodegradabile.
Una nave cisterna di questo olio vegetale, se si rovescia in mare, non
inquina centinaia di chilometri di spiaggia. Ingrassa solo i pesci.
Inoltre la colza
e' una pianta molto fruttifera e facile da coltivare.
Si possono ottenere due raccolti all'anno e sarebbe ottima per mettere
a frutto i terreni che per accordi con l'Unione Europea siamo obbligati
a non coltivare con piante alimentari (in Europa si produce troppo cibo).
Invece di finanziare i contadini per non coltivare la terra potremmo
produrre colza come si faceva un secolo fa, quando le lampade a olio,
in tutta Europa, erano alimentate con l'olio ottenuto da questa pianta.
Ma ci sarebbero altri vantaggi: l'Italia spende ogni anno grandi cifre
di denaro per finanziare un inefficiente servizio di smaltimento degli
olii usati da privati e ristoranti per friggere. Una quantita' di decine
di migliaia di tonnellate di olio saturo che potrebbe essere filtrato
e utilizzato per produrre biodiesel invece di finire nelle fogne e nei
mangimi del bestiame.
Oltre all'uso del biodiesel come propellente non inquinante, nel resto
d'Europa si iniziavano a vedere raccoglitori di olio fritto nei quali
le massaie versavano la loro frittura ottenendo in cambio un buono per
acquistare biodiesel alla pompa di carburante. Era il 2000. Si sarebbe
potuto realizzare la stessa innovazione anche in
Italia. Invece ancora si sprecano soldi per "smaltire" questa
ricchezza: buttarla via e' un costo per le casse dello stato.
Chiaramente il biodiesel da solo non e' in grado di risolvere tutti
i problemi dell'inquinamento, ma mentre aspettiamo l'auto elettrica,
a idrogeno o ad aria
compressa, nonche' trasporti pubblici efficienti, puo' aiutarci a diminuire
il disastroso impatto dei combustibili fossili.
(Fonte)
* Dal 17 Maggio 2005 in edicola con L'Unità
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