Dal mondo antico a quello post-moderno: poco è cambiato

Estratti da Centro Studi "La permanenza del classico" Elogio della politica, libri Arena, Bologna, 2008

L'UOMO "ANIMALE POLITICO"

All'esordio della Politica aristotelica (1, 1253a) spicca la celebre definizione dell’uomo quale “animale politico” (o “sociale": la  distinzione è tutta moderna); quasi a chiusa del trattato, spicca la puntigliosa discussione sulle caratteristiche geografiche, demografiche e urbanistiche della pòlis ideale (7, 1325b- 1331b). Per Aristotele, pòlis e politica, assetto urbano e assetto istituzionale - urbs e civitas, distingueranno i Romani - sono aspetti inscindibili di una sola realtà: perché il pieno sviluppo di una politéia (“cittadinanza”, “costituzione” e "regime politico” insieme) si dà solo entro una pòlis circoscritta da precisi confini topografici, demografici e addiritura socio-economici: nell’instabile equilibrio di spazi, popolazione e classi sociali.

Quando Aristotele scrive, la pòlis va ormai tramontando quale realtà storica determinata: ma essa - quale ideale o ideologia — dominerà ancora l’impero di Alessandro e dei suoi successori, la Repubblica e lo stesso Impero di Roma: altrettante realtà a vocazione ‘transpolitica', che susciteranno contraddizioni sociali ed economiche del tutto inconciliabili con il modello della pòlis classica. E che a tale modello, tuttavia, continueranno a riferirsi. Muteranno le condizioni socio-economiche, ma non il modello di riferimento, quando l’ideologia del citoyen risorgerà in seno alla rivoluzione francese, segnando l’inizio della pratica politica moderna. Nell’ideale di uno spazio che sia pòlis e politica insieme - a dispetto di ogni spinta globalizzante e disgregante - si colloca ancora, non a caso, la riflessione contemporanea.

Federico Condello
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