In termini psicosociali la violenza privata nasce da
una disperata difesa dall'alterità. Quando l'altro è
troppo diverso, e non possiamo nè assimilarlo nè dominarlo,
scatta la violenza. La violenza è il comportamento distruttivo
in risposta ad un'alterità irriducibile vista come sfida. I
deboli reagiscono con la fuga dalla relazione. I forti o coloro che
si credono tali diventano violenti. E' così fra padri e figli,
uomini e donne, giovani e anziani, maggioranze e gruppi minoritari;
governanti e sudditi. la violenza può essere fisica ed esplicita,
ma anche subdola e psicologica, ammantata di melenso altruismo, nascosta
fra le pieghe di uno pseudo-amore. La guerra è la esplicitazione
del rifiuto dell'alterità e il tentativo della distruzione.
Come la violenza privata, la guerra diventa esplicita dopo che si
"sono tentati tutti gli altri mezzi" oppure si legittima
con la volontà di "fare il bene dell'altro". Tutta
la storia degli ultimi due secoli è caratterizzata dagli sforzi
dell'occidente di negare l'alterità del mondo orientale, africano
e musulmano. |
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Vogliono portare all'estero la nostra medicina, la
nostra istruzione, la nostra concezione della donna, della famiglia,
del lavoro, della democrazia. L'unica cosa che l'Occidente accetta
dall'estero è la cucina: non a caso qualcosa che si divora.
I governi occidentali lavorano per negare l'alterità con mezzi
economici o bellici. La società civili negano l'alterità
con mezzi "educativi". Non viene neppure presa in considerazione
che possano legittimamente esistere altre civilizzazioni con diverse
idee sulla salute, la religione, il sesso, la donna, il lavoro, la
politica. Idee che potrebbero venire, se non assimilate, almeno ibridate
con le nostre. Come gli individui che ricorrono alla violenza verso
altri individui perchè sono incomprensibili e destabilizzanti,
gli Stati fanno le guerre per sottomettere gli Stati la cui diversità
li mette in discussione. Abbiamo cominciato col costringere gli indios
a coprire le loro nudità, e dopo cinque secoli stiamo costringendo
le donne musulmane a mettersi in bikini. Nessuno dei sostenitori della
liberazione del chador vuole spiegare il ruolo delle donne musulmane
nell'educazione dei figli (anche maschi) circa la cultura del chador;
nè la persistenza dei chador nelle strade liberate di Kabul.
Nessuno prende nemmeno in considerazione l'ipotesi che lo chador,
oltre ai valori negativi che ha, potrebbe avere il merito dell'inesistenza,
nei paesi islamici, di donne adulte non sposate. Noi preferiamo avere
le città piene di donne libere, ma sole e soggette al rischio
di una violenza carnale al minuto. E' così difficile considerare
legittimo che un'altra civiltà preferisca donne schiave del
chador, ma sposate e senza rischi sessuali? Sì è difficile,
tanto da spingerci alla violenza della guerra, naturalmente motivata
con la volontà di "portare la democrazia" all'Islam.
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