Primi interventi sulla Bacheca del SENATO MAGISTRALE 1-2-2003/26-3-2003

zero il 26/3/2003, alle ore 10 ha scritto:
dentro fuori e la terra di nessuno
Parto dall'esperienza del t-group che, per prima, mi ha reso consapevole delle possibilità di dinamicità e di crescita del conflitto, essa mi ha mostrato chiaramente che il conflitto è tutt'altro che patologia, esso è un grande motore di cambiamento. Proprio in quell'occasione ho potuto osservare, però, come il conflitto colpisse con intensità molto diverese le singole persone e come ci fossero alcune di esse con delle "caratteristiche interne" che permetteva loro di traghettarsi oltre il conflitto con maggiore semplicità, con minori danni e con maggiore allegria. Ecco il senso del mio intervento sui "sensi interiori", tra l'altro la mia formazione non è di tipo psicologico ma la mia attenzione per l'uomo deriva dalla pratica delle meditazione, della percezione pura di sè, quindi normalmente il mio moto e dall'interno all'esterno. Penso che durante il t-group ognuno si trovasse su campi spazio temporali diversi, tale deiversità derivava da una percezione più o meno "pura" del qui ed ora, se si fosse portata la percezione del qui ed ora alla sua espressione più pura dentro e fuori sarebbero collassati in quella che temistocle chiama terra di nessuno. La terra di nessuno è possibilità pura di creazione e di trasformazione. Dimorare in uno stato percettivo vicino alla terra di nessuno permette al gruppo di aumentare la velocità di cambiamento.

pat garrett il 24/3/2003, alle ore 12 ha scritto:
contraddizione...zero
Le strutture interne (IO ma anche NOI - gruppo) sono il risultato di condizionamenti esterni che non riconosciamo come prodotti dal nostro "interno": circolo vizioso se non riconosciuto, virtuoso se scoperchiato! il conflitto è una dinamica, piuttosto che una struttura, possibile energia vitale, motore di una costruzione sociale delle "strutture". Oggi dove il conflitto è espulso dal pensiero, espunto dalle pratiche, (la violenza intelligente delle bombe ne è una testimonianza"),l'intersoggettività è una chimera il sociale un simulacro. Grazie Zero per l'opportunità e a Temistocle per la ... profondità (a volte oscurità)

Temistocle il 19/3/2003, alle ore 15 ha scritto:
Il solco del conflitto
Magistrale l'intervento di Zero nel sintetizzare e fare il punto della situazione, ti invidio questa grande dote, poi però, nel proseguo, mi sono perso, forse sarà un mio limite ma, ho capito poco. Anche secondo me il conflitto non deriva solo da blocchi interni, anzi forse il blocco interno non è che una trasposizione simbolica, una introiezione di Ego su Alter. A mio parere, Ego gioca con Alter una battaglia tra la vita e la morte. Ego ha chiaro il suo esistere nel non Ego di Alter, d'altra parte e dal lato pratico della cosa, è sotto lo sguardo di un altro che percepiamo il nostro esser-ci, è uno che "mi vede" che mi rende chiaro e percettibile il mio esserci. Ma se Alter delinea i confini di Ego, altresi Alter rappresenta la negazione di Ego assumendo la locuzione di "non-ego". Si esplica dunque tra le due istanze un conflitto psico-logico, un conflitto subliminale che sovrasta Ego ed Alter, ma che ne è il motore vitale. Esattamente a metà delle due istanze, istanze che assieme e nella loro compiutezza formano l'umano, vi è una sorta di "terra di nessuno", una specie di vuoto simbolico, una zona "pericolosa" in quanto in essa né Ego, né Alter possono dar senso ad un appartenere di origine solipsistica, li in mezzo sembra risiedere il senso della esistenza umana ma, le figure del caos che vi aleggerebbero vengono sostituite, quasi per una sorta di convenzione stipulata da entrambi per evitare l'ansia, da un imponente Super-Io, figura retorica, maschera archetipica che, si! acquieta l'ansia, ma impedisce la reale visione delle due alterità, spostando il piano delle differenze su un terreno retorico, quello del Genitore che, invero è solo una costruzione umana. Non esiste il Padre che, non solo blocca quindi il desiderio ma inasprisce il conflitto esaasperandolo fino a condurlo sul terreno della patogenesi. Il problema, arrivati a questo punto, almeno per me, è che il logos occupato dal Padre assume la prospettiva di un Io che guarda e, questo stesso Io si pone, estrapolandosi intellettualmente dal sistema, nella condizione di osservatore esterno non osservabile però da un altro punto di vista che dovrebbe competere invece ad un Alter che da una prospettiva diametralmente opposta abbia in animo il compiere lo stesso tipo di osservazione. A questo punto, sento tutto il peso della mia limitatezza e, o provo ad addentrarmi tra i meandri della trascendenza o torno, dotandomi di maggior coraggio, a scendere nelle increspature vuote di quella che dall'inizio ho chiamato la "terra di nessuno". Aiutatemi dunque, D'Amato ieri ha detto che occorre una manovra di alta ingegneria istituzionale, questo è vero, ma credo che, se io conosco la mia miopia, ho paura che lui non si sia accorto della propria. Proponiamo un modello NOI. (Temistocle)

Adamus il 18/3/2003, alle ore 19 ha scritto:
Non sono d'accordo
Caro Zero, mi spiace ma non condivido la tua concezione del conflitto. A mio avviso esso non deriva solo da blocchi interni, ma anche dagli Altri che (magari per buone ragioni) vogliono qualcosa di difverso da quello che vogliamo noi. Il conflitto nasce dalla differenza e dal diritto che ciascuno ha di sancirla. Il conflitto è fisiologico e non patologico: sole le sue forme possono essere patologiche. Se il conflitto è simbolico va esplorato fino in fondo e semmai servono tecniche per fare questo (non distruttivamente). In generale oggi vediamo solo due forme di gestione del conflitto non distruttivo: la fuga o lo spettacolo. Ci sono modi dialogici e logici (e psicologici) di gestire il conflitto in modo diverso? Hai ragione nel dire che non siamo capaci...ma si impara!

zero il 18/3/2003, alle ore 18 ha scritto:
bussola variabile di buoni concetti
più che valori (che mi sembra un tantino patriacale) parlerei di concetti variabili per agire consapevolmente la vita. Incentrerei questi concetti nella ricerca dell'uomo nuovo da agire qui ed ora nella società odierna. capirei in profondità le possibili strategie di comportamento di questo uomo nuovo, le sue attitudini, le sue caratteristiche interne.... e le collegheri poi allo stato attuale della società, da qui guarderei allo scenario che ne vien fuori confrontando nuove modalità d'approccio con le strutture sociali già cristalizzate ed esistenti. fare quindi una carta d'istruzioni per le possibilità dell'uomo, con indicazioni chiare sugli attegiamenti che già domani potrebbe mettere in atto per alzare un tantino il tasso vibratorio di questa povera terra. Capirei in che modo questa comunità possa essere un esempio concreto di applicazione di queste proposte . baci (penso di raggiungere la sufficenza da punto di vista estetico-ti devi fidare però adamus!-)

zero il 18/3/2003, alle ore 10 ha scritto:
dei sensi interiori
per accettare la sfida del cambiamento sono necessarie delle capacità interne, delle "qualità". Come svilupparle? Per la mia esperienza è indispensabile sciogliere le nostre struturre e lasciare che la forza vitale si sprigioni nel nostro interno -quella forza vitale è di per sè continuo ed immutato mutamento che diviene conflitto nel momento in cui cerchiamo di racchiuderla all'interno di schemi ideali, per rimuovere gli schemi ideali obsoleti non si può che confliggere, ma il conflitto non è uno stato di natura inevitaile ma è un modo piuttosto invasivo di allargare colli di bottiglia dello scorrimento della nostra natura originaria- avere esperenzia della nostra natura originaria è indispensabile ed è necessario un grosso lavoro con tecniche autogene. Lavorando sui sensi interiori è possibile giungere ad una consapevolezza molta profonda su noi stessi, molto brevemente (ma possiamo parlarne di più se vi interessa)si scopre che noi siamo solo in prima istanza un aggregato psicofisico, più profondamento siamo spazio, più profondamente siamo luce, più profondamente siamo nulla ed infine torniamo ad essere un aggregato psicofisico consapevole contemporaneamemte di tutti gli stati precedenti. Man mano che cresciamo nella nostra esperienza interiore diminuisce la necessità di conflitto perchè vi sono meno colli di bottiglie e la nostra natura è più libera. sorrisi (zero) se vi interessa possiamo parlare di queste tecnioche e dic ome esse possano portare

Adamus il 17/3/2003, alle ore 15 ha scritto:
e quindi?
Non so se accettare il bacio di Zero -dipende dall'estetica-, ma accetto la sua capacita' di sintesi impeccabile. La domanda e': e quindi?

zero il 17/3/2003, alle ore 9 ha scritto:
sintesi
Sinteizziamo:1.volevamo costruire una bussola dei vlaori 2.abbiamo individuato l'altro come punto di partenza della riflessione (probabilmente poichè senza altro da me non esisterebbe neppure una realtà sociale da scoprire, armonizzare e cambiare, e se nell'ipotesi che non ci fosse altro all'infuori di me allora la mia confusione interiore è talmente grande e la mia mia capacità di percepirmi talmente disturbata ch'è meglio creare qualche alterità per iniziarmi a conoscere e a cambiare)3.l'altro assume vesti diverse come il capo ed il nemico l'amante, il conflitto fa parte della relazione ed è strumento principe del cambiamento, il conflitto crea scompiglio prima e depressione poi; saper gestire tale senso di inadeguatezza per un tempo sufficente (e per questo sono necessarie della attitudini interiori dell'individuo)consente all'individuo di traghettarsi oltre il conflitto divenendo un "uomo nuovo". mi sembra che da un lato adamus continui a gettare qui e lì "istruzioni per un uomo possibile" non ancora realizzato, in embrione (potrebbe essere un paragarafo esplicito della nostra carta valori); temistocle è il generante della discussione, pat garrett ha fornito un quadro sul "sonno" delle nostro sistema sociale (anche questo aspetto dovrebbe essere approfondito in una carta valori con il titolo " stato dell'arte d'una società morente". la mia sintesi è finita un bacio (zero)

adamus il 15/3/2003, alle ore 15 ha scritto:
La colpa
Gestire la colpa significa essere capaci di attraversare e contenere la depressione e il lutto, finche' diventano rigenerazione.E' quello che nessuno oggi sembra saper fare. Gli Usa dopo l'11 settembre non cercano di cambiare, ma vogliono uccidere. L'Italia dopo le Br non e' cambiata, ha solo represso e rimosso il problema. Noi normali usiamo l'aggressione (in casi minoritari) o la fuga (nella maggioranza) come reazione alla colpa: il cambiamento mai o quasi.

pat garrett il 14/3/2003, alle ore 12 ha scritto:
la colpa e la sfida
.. gestire la colpa come è possibile? attraverso atti individuali oppure gruppali? - l'omicidio (simbolico) del Padre oppure il suo riconoscimento come archetipo di ogni nostra azione? - il gruppo, forse strumento principe per l'elaborazione del sentimento che ci siamo introiettati e del quel non possiamo farne a meno?

Temistocle il 10/3/2003, alle ore 19 ha scritto:
Alt!
No, non intendo bonificare il padre, tutt'altro. Intendo invece analizzare un "inizio" che deve però condurci all'autonomia dal Padre. Come, se non partendo da un'autocoscienza si può pensare di raggiungere però l'autonomia? Spero di aver compreso cosi il senso che dai alla parola "bonifica" del Padre. D'altra parte, come tu stesso tieni a sottolineare, siamo qui tutti per apprendere e non per insegnare. Grazie per aver definito il mio dire "poetico", fa piacere sai? (Temistocle)

Adamus il 10/3/2003, alle ore 14 ha scritto:
grazie!
Un grazie agli ultimi 3 interventi: in misura diversa mi fanno imparare molto. Temistocle per la scrittura: il suo intervento è poetico! Anche se non concordo con la sua "bonifica" del padre. Le domande di Zero hanno il pregio di far ripensare a cose date per scontate. Il nemico e il capo sono cio' che ostacola il desiderio...e la comunità virtuale non è diversa da quella faccia a faccia, secondo me (leggi Rheingold, ma anche gli esperimenti di laboratorio dell'ARIPS-www/arips.com).Pat Garret: mi candido ad essere il tuo Billy the Kid. Concordo sul fatto che oggi è tempo di decostruire: siamo soffocati dalle istituzioni che ci difendono dall'ansia persecutoria e depressiva.Dobbiamo tornare a imparare a gestire la depressione e la colpa, se vogliamo cambiare.

pat garrett il 7/3/2003, alle ore 12 ha scritto:
istituzionalizziamo il valium?
Sto rileggendo "cose" degli Anni '70 e precedenti... e mi ha colpito l'intuizione di Jaques sulle istituzioni come mezzo di cui i loro singoli membri si servono per rafforzare i meccanismi individuali di difesa contro l'ansia. In questo scorcio di millennio, l'istituzionalizzazione sembra onnipervasiva; probabilmente soddisfa/produce un vissuto soggettivo collettivo) di assenza a sè stessi. La capacità di gestire l'ansia e contenere l'angoscia sta alla base della capacità di agire e gestire il conflitto. Perdere e perdersi nella dinamica emotiva di evidenziazione delle differenze risulta sempre più assente nella nostra società. Delegando ad un altro (meglio se struttura, organizzazione, istituzione, comunità) la produzione di leaglità (che è un legame) l'individuo si anestetizza. In sintesi: aggreghiamoci, istituzionalizziamoci, definiamo norme di comportamento, aderendovi ossessivamente, per non riconoscere invece me stesso/l'altro come opportunità vitale di provare a cambiare/lo.

zero il 6/3/2003, alle ore 18 ha scritto:
(un dubbio) tra parentesi...
in realtà mi è venuto un dubbio che vorreri condividere : è possibile che internet dia vita ad una comunità reale senza che vi sia mai un contatto fisico tra i partecipanti? oppure internet può essere uno strumento comunitario ma solo di mantenimento, con un gruppo già formato? In sostanza può esistere una comunità unicamente concettuale e linguistica?

Temistocle il 27/2/2003, alle ore 12 ha scritto:
Alcune considerazioni preliminari, purchè non mi si dia dell'erudito :-)
Caro Adamus, io non so cosa sia "La gazzetta dello sport" vengo da un altro tempo. Nel 482 pensai di aprire le frontiere marittime al commercio, contrariamente a me lo spartano Licurgo, una sorta di Bossi arcaico, riteneva questa apertura pericolosa e contaminante sotto il profilo identitario. Colse bene un certo Popper, un vostro contemporaneo, nei due aspetti societari quello di società aperta (l'Ateniese) e quello di società chiusa (la Spartana) i due modelli prevalenti e conflittuali. Non sono un erudito, per carità, ma leggendo i vostri libri ho avuto modo di vedere quanto queste paure siano sempre state connaturate all'uomo. Pensa alla citta chiusa medioevale che vietava l'ingresso ai commercianti ed agli artisti di strada ritenuti pericolosi per l'elite in quanto destabilizzanti nel farsi portatori di idee nuove e per ciò destabilizzanti. Ma come dimenticarsi di quello che per voi giudaico cristiani è stato il fondamento del più atroce dei conflitti, quello che ci è dato leggere pure oggi nell'antisemitismo, il "conflitto tra fratelli". Abele dona alla figura genitoriale, il Potere, il frutto della sua pastorizia, mentre Caino già ecologista Gli dona i frutti delle sue coltivazioni. Dio senza motivo alcuno preferisce Abele ed i suoi doni, Caino nel disconoscimento ucciderà Abele. La lotta è tra fratelli, il conflitto esige un punto in comune un riconoscimento, ed è lotta per il Potere. Caino ha ucciso ma non può essere toccato da nessuno, chiunque ucciderà Caino pagherà 7 volte tanto. Caino ha il segno del numinoso. Etimologicamente de-siderare dunque significa vedere le stelle e si contrappone a con-siderare che significa togliere lo sguardo dalle stelle. E' a questo punto, ma non vorrei fare la figura del saccentello, che mi torna alla mente un vostro contemporaneo, un certo Simmel quando ci parla di A che desidera B che però è desiderato pure da C. Simmel dirà, ma non vorrei esemplificare troppo, che A desidera il desiderio di C. Perché vi sia conflitto quindi vi deve essere un punto in comune. Ho visto come voi italiani, con verbi all'infinito (dove andare tu, di dove essere?) vi rivolgevate ai primi marocchini che approdavano sul vostro territorrio. Ma fondamentalmente il fiume vi divideva, eravate rivali, rivieraschi, correvate su sponde parallele di un fiume. Vi parevano persino belli nei loro colori, davano un tono al vostro essere "Noi".."Loro". Poi il fiume è stato oltreppassato e tutto si è confuso in un indistinto goico, il conflitto si è acuito, vi era un desiderio comune, non dicibile, ma ravvedibile nel Potere che è solo rappresentabile. Il Capo è il padre, il conflitto non può che essere tra simili ed è conflitto per il Potere. So di non aver risposto con pertinenza ne in maniera circostanziata alle tue domande ma, spingendomi oltre spero di riuscirci prima che mi ostracizzino. (Temistocle)

zero il 27/2/2003, alle ore 11 ha scritto:
conflitto
il conflitto sarebbe quindi una sorta di "frizione vitale" che permette all'uomo di tener vivo il prorio eros, che a sua volta consente il minimo energetico per imparare e per scoprire? Con il nemico ed il capo cosa succede' non dovrebbero essere la massima espressione erotica? cosa vuol dire che sono la differenza del desiderio?

Adamus il 26/2/2003, alle ore 10 ha scritto:
Complimenti per l'erudizione!
A Temistocle. Fa piacere conoscere qualcuno che sembra ancora leggere piu' della Gazzetta dello Sport. Cio' detto, e con minor erudizione, vorrei sottolineare come il nemico ed il capo rappresentino l'alterita' che ostacola il desiderio, ovvero la differenza del desiderio. Questo implica la legittimità o meglio la necessità di agire conflitti non distruttivi nella vita quotidiana. L'assnza di conflitto ordinario, reprime il desiderio e accumula quella aggressività che poi si tramuta in conflitto distruttivo verso di se', le cose o l'altro. Tradotto: i ragazzotti che bruciano gli stadi, dovrebbero avere il coraggio di confliggere ogni giorno col datore di lavoro, la fidanzata e la mamma o il babbo.

ZERO il 24/2/2003, alle ore 14 ha scritto:
IL VUOTO
mi domando: chi di voi ne ha avuto esperienza? parlarne implicherebbe una disquisizione filisofica, mi interessa sapere di più se siete interessati e se vi è mai venuto in mente di farne esperienza, se si quali sono gli strumenti pratici utilizzati. io ritengo che questo sia indispensabile e che la base di una qualunque comunità moderna sia l'agire partendo proprio dallo stato di vacuità che, secondo una delle possibile definizioni (dalai lama, -i sei stadi della meditazione-) è la realizzazione della mancanza di indipendenza dei fenomeni

Temistocle il 23/2/2003, alle ore 14 ha scritto:
Un contributo iniziale alla problematica.
Diceva Luigi Pagliarani: "Le parole sono tre, pace, conflitto e guerra". Ed aggiungeva che secondo lui la guerra era l'elaborazione patologica insana del conflitto. La Mitologia ci rammenta che Marte (Dio della guerra) e Venere (Dea della bellezza) ad opera dei loro amplessi misero al mondo Spavento, Armonia e Terrore. Dunque l'arminia è sorella di spavento e terrore. Quanta saggezza nei Miti! Mi torna alla mente quindi Musil ed il suo, "I turbamenti del giovane Torless". Questo ragazzo che, assistendo alle sevizie perpetrate dai suoi amici nei confronti di un altro compagno, con stupore scopre che ciò a cui sta assistendo lo eccita e questo lo turba. Scopre che il "nemico", il maligno il caos il diabolon se vogliamo abita dentro di lui e, ciò che in principio lo turba è dover constatare che questa sorta di istanza primordiale ha diritto ad abitare in lui al pari del suo ego razionale, borghese e mimetico. Ciò che lo spingerà verso il rifiuto però è il disprezzo per quei compagni legati ad un cliché, ottusi e non sfiorati da dubbi, senza consapevolezza alcuna. Egli coglie la propria individualità in uno spazio vuoto, una sorta di "no fly zone", una terra di nessuno, che divide ego da alter, il male dal bene. In questo vuoto, e mi piacerebbe pure approfondire il concetto che il buddismo da di vuoto, che non è il nulla, Torless si sente al riparo. "Egli possedeva qualcosa che nessuno avrebbe potuto togliergli, e neppure imitare, qualcosa che lo proteggeva come un muro altissimo e segreto contro tutta l'intelligenza del mondo esterno." (Musil) Dirà quindi G.Franck in "Ontologia dell'oggetto estetico": "..il fatto originario della solitudine, l'intangibilità del proprio destino singolare, dove non giunge l'effetto sviante dell'imitazione: se il doppio mimetico trae origine da quella rinuncia a sé che spinge l'uno a imitare l'altro, il doppio in quanto proprietà intransitiva dell'io non è invece che l'affermazione incondizionata della più completa impossibilità di una tale rinuncia." In questa accezione, il differente, l'Altro non può che essere un paradigma estetico di aiuto alla costruzione del sé nella consapevolezza che il disconoscimento dell'Altro differente non può che originare un sé incompiuto. Spero questi spunti possano offrire ulteriore combustibile per mantenere acceso il sacro fuoco del confronto. Per favore, non pisciateci sopra per desiderio di onnipotenza.(L'Ammiraglio senatore e stratego, figlio di Neocle e vincitore a Salamina, Arconte Temistocle da Atene, 490 a.c)

Adamus il 22/2/2003, alle ore 11 ha scritto:
OK!
Concordo del tutto con Temistocle. Solo dobbiamo riflettere su due aspetti dell'Altro: il nemico ed il capo. Nello schema dell'alterità dobbiamo trovare posto anche al conflitto, sia pure simbolico.

Temistocle il 19/2/2003, alle ore 22 ha scritto:
Un valore
Prendo atto dunque delle perplessità sollevate ed inizio con un valore. Mi pare infatti che, l'idea della scala dei valori, sia stata dai più ben accetta. Credo tuttavia non sia cosa semplice oggettivizzare un valore, ritengo comunque fondante il rilievo che può essere dato al valore dell'Altro da sé. L'Altro non inteso come il simile, in quanto in questa accezione post-moderna, l'Altro diventa solo un pretesto rassicurante, una figura retorica, una negazione del conflitto, del sano conflitto che ingenera il dubbio. L'Altro inteso proprio come Altro da se, come entità paradigmatica e dis-simile. In questa unio mistica affiora il concetto divino. L'antica divinità bifronte, rassicurante e terrifica, solare e lunare, macchinica ed organica. Ecco, io credo che il primo valore fondante potrebbe essere attribuito all'Altro da se, al suo necessario esser-ci che acconsente al mio proprio essere, l'Altro inteso come linfa vitale ad una crescita identitaria, purchè esso non sia l'Altro simile, fautore della odierna retorica esistenziale. Quindi propongo come valore primo, il valore dell'altro colto sotto l'aspetto della differenza, paradigma vitale di crescita e di scoperta di se. Di questi tempi mi è venuta a mente la Pace, ma pensandoci meglio mi sono reso conto che essa non è un valore, piuttosto direi un diritto.

ZERO il 13/2/2003, alle ore 15 ha scritto:
prendere e dare
Una delle poche regole di psicopolis è la scelta di prendere e dare qualcosa. psicopolis è divenuta grande, piena di anfratti, di stimoli di possibilità, è immateriale non vi vedo non vi tocco, non vi annuso, ma ci siete e volete avere, spero, degli effetti materiali nel mondo... in particolare mi domando che cosa prendere e dare nello specifico delle istanze? a parer mio le istanze sono il nucleo direzionale, per essere nucleo direzionale bisogna imparare ad agire, per imparare ad agire bisogna prendre confidenza con gli strumenti disponibili e magari illuminarre nuove possibilità, io prpongo di imparare per esempio ad utilizzare lo strumento del referendum, e della negaziazione, ecco la direzione del mio intervento, prpongo che si voti stimolando la bellezza della partecipazione, come fare ? come rendere le proposte che ho sostenuto nei tempi passati attive e non repressive ? (zero) p.s. Grazie a mirco per la collaborazione e spero che tu possa informare accademia della discussione

Mirco Marchetti il 13/2/2003, alle ore 14 ha scritto:
Collaboriamo!
Trovo pertinente il richiamo di Psipol, e per uno stimolo ulteriore, visto che condivido alcuni interventi qui postati, vi invito a leggervi il mio nuovo intervento su akkademia. Per quanto mi riguarda cercherò di richiamare l'attenzione su quanto proposto dal primo magus pure su akkademia. Mirco (Primo akkademico)

PSIPOL il 11/2/2003, alle ore 14 ha scritto:
Procedure
In quanto Primo Magus 2002-2003 rendo noto che, appena mi sara' inviato un preciso quesito referendario, sara' mia cura procedere inviandolo a tutti i Cittadini del Senato, e pubblicando poi le risposte.

zero il 10/2/2003, alle ore 16 ha scritto:
non me ne frega nulla degli altri
Io non mi lamento della mancanza di altre persone, mi lamento per l'immaturità delle istanze che non hanno ancora trovato una lora identità e in primis il senato magistrale che sa fare solo il chiacchierone intellettuale e nn agisce nulla nella direzione dell'aiuto all'apprendimento, per questo stimolo all'azione, per imparare ad utilizzare lo strumento e la comunità per chi in comunità c'è ed agisce , se questo muove gli altri bene, altrimenti noi avremo comunque imparato. (zero)

Temistocle il 10/2/2003, alle ore 14 ha scritto:
Allora parliamo tra noi, ma parliamo....!
Non vedo cosa ci sia di male, caro Adamus, nella politica e nel riconoscere ad essa ed alle sue vecchie forme uno sbocco verso il nuovo. Personalmente non credo nelle novità che rompono, nelle rivoluzioni che appiattiscono proprio come fece il diluvio. Piuttosto credo in un continuum, in una lettura che possa intersecare tradizione e modernità. Mi pare che francamente, e da più lati, vi siano stati accenni propositivi non contro. Purtroppo non sono stati raccolti. Mi darai atto invece che, l'aver lanciato un sassolino nello stagno abbia prodotto un ridestamento, seppur lieve, dal torpore che attanaglia questa accozzaglia di nominativi che aspirerebbe diventare comunità, ma che ancora non lo è. Ha invece prodotto, questo piccolo e lieve movimento interno, una conoscenza più appropriata del mezzo. Noto ad esempio che, ogni qualvolta si innesta un modesto tentativo di cambiamento che abbia in animo un fare comunicante orientato ad un fare agibile, ogni qualvolta si superano i limiti di una stasi che appare quasi studiata a tavolino, degli anticorpi conservatori si muovono per riportare le cose al punto di partenza. Smorzano gli entusiasmi, e quel che è peggio non producono nulla di nuovo. Insomma si dice sempre accontentati di quello che c'è. Ad esempio, mi pareva vi fossero delle proposizioni nei dialoghi intrattenuti tra me ed il senatore zero, nel concetto che noi da soli si è cercato di dare del "mezzo", nel voler una partecipazione ampia e nel voler attribuirvi un rinforzo per l'adoperarsi ad un fare comunitario, nel coraggioso intento propositivo di una "scala di valori", coraggioso in quanto come sai la discussione di valori etico-morali investirebbe il rapporto oggetto/soggetto. Non mi pare io abbia chiesto la partrecipazione giusto per fare baraonda, ho chiesto invece di partecipare ad un confronto orientato alla costruzione. Mi pare un po' a volte di parlare con coloro che in nome di una non meglio definita modernità, si gettano nelle braccia del primo venuto dai profili esotici. E se partissimo dai classici, e se dicessimo espressamente cosa non deve ripetersi qui di deleterio che si sta perpetuando invece nelle comunità classiche? Comunque ti rinnovo la simpatia, soprattutto perchè abbiamo visioni differenti e grazie alle differenze riconosciute mi è dato il crescere. Cordialmente, Temi

Adamus il 10/2/2003, alle ore 12 ha scritto:
Varie
A Mattia dico grazie. A Zero dico: leggiti le pochissime regole della Comunità (pagine da P a S della Home Page). A Temistocle dico. Siamo 3/4: perche' non parliamo fra noi di qualcosa di intelligente (contenuti), invece di lamentarci perche' non ci sono altri? A volte sembri abbagliato dalle vecchie forme della politica: uniamoci- manifestiamo-lottiamo contro anche senza sapere perchè.

zero il 9/2/2003, alle ore 18 ha scritto:
mattia
sei lì adesso?

zero il 9/2/2003, alle ore 18 ha scritto:
d'adamus ...
non capisco, caro senatore adamus, con che diritto tu attendi e noi dobbiamo fare,a meno che tu, per qualche altro motivo non ti senta già più che soddisfatto del tuo apporto alla creazione di psicopilis,(magari non con l'identità di adamus), altrimenti, dalla tua intelligenza e consapevolezza mi aspetterei qualcosa di più. Visto che conosci le procedure come pensi sia corretto fare stò referendum? deve occuparsene il primo magno?

mattia il 9/2/2003, alle ore 18 ha scritto:
interesse
E' parecchio che non Vi frequento. Mi interessa però soprattutto l'aspetto creativo delle proposte di Zero (soprattutto la 2).Sono interessato a partecipare e per questo prima di andarmene qs sera, mi iscriverò fra i senatori e spero di essere accolto. Devo dire che anche l'intervento del Primo Magus mi ha scosso e insieme tranquillizzato, dato che mi ritrovo "nella statistica". Trovo connesso al discorso anche il problema di qs forum, cui non partecipano la maggioranza dei senatori. Mi chiedo cosa li attirerebbe qui a discutere. Forse qualcosa di personale. Propongo fra i valori quello della comunicazione significativa, almeno una volta al mese, anche con un breve pensiero, anche scrityto da altri, ma che rappresenti come ci sentiamo in quel momento. Comincio io per fare un esempio: "....Che cosa devo fare? non m'è permesso uscire di schiavitù, nè trovare altrove dèi benefici...." ( da Egloga I - Virgilio, Le Bucoliche).

Temistocle il 8/2/2003, alle ore 13 ha scritto:
una parentesi, visto il momento...
Se da più parti si dice che non è possibile il processo alle intenzioni, cos'è una "guerra preventiva" se non l'imbarbarimento del processo alle intenzioni stesse? Temistocle

Temistocle il 8/2/2003, alle ore 13 ha scritto:
Da Atene
Caro Adamus, mi sei simpatico, mi piace la tua ironia, mi piace il tuo modo di stimolare, mi piace meno il tuo modo di vedere la Cirami senza tenere conto del contesto in cui essa è partorita. Ma è giusto che ognuno abbia le sue opinioni, ed io rispetterò sempre le altrui pur nella non condivisione. Detto questo rimarco il fatto che l'azione proposta da me e dal senatore zero non ha intenti repressivi, né vuole fomentare l'antagonismo, ma vuole stimolare la partecipazione. Non è detta che noi non si sbagli, ma qualche cosa tocca pur fare! Concordo ad esempio con un referendum, ma se non ci si auspica la più grande partecipazione, se fossimo in tre o quattro su sedici, che si fa? Si avalla la decisione di un corpus minoritario senza tenere conto dei silenti? Oppure interpreteremmo il silenzio come assenso? Intanto consiglierei il Primo Magus di mobilitare la segreteria? Oppure Synaptica affinché si adoperi per comunicare prima all'intero corpo magistrale, poi a Synthesis, le mosse che eventualmente si intendono portare avanti. Spero comunque che le troppe camomille non ti facciano passare dalla fase di attesa, visto che "aspetti", ad una fase dormiente, e se ti pigliassi due o tre caffé per un periodo di tempo? Ciao, Ammiraglio-Senatore Temistocle

Adamus il 8/2/2003, alle ore 1 ha scritto:
Eccolo il camomillaro
Saro' un camomillaro, ma aspetto che si passi dai proclami alla concretezza. Che pero' deve essere costruttiva e non meramente repressiva o antagonista. In particolare, spero che Il Primo Magister si renda garante della legalità delle procedure. Per discutere non occorre altro che parlare insieme. Ma per fare e decidere ci vuole un referendum fra i Magistri (se la cosa riguarda il Senato) e una negoziazione in Synthesis (se la cosa riguarda l'intera comunità.

s.zero il 7/2/2003, alle ore 14 ha scritto:
appello
dove'è quel camomillaro, e uomo nuovo,di ADAMUS?

s.zero il 7/2/2003, alle ore 14 ha scritto:
agiamo!
sono con il senatore temistocle per l'assunzione di tutte le responsabilità che genereà la nostra azione! e vorrei che il testo da presentare alla Corte avesse al suo interno i seguenti punti: 1-Esclusione dei senatori che non parteciino attivimente alla creazione della comunità 2-predisposizione di di una serie di proposte per le istanze sui cui ragionare per "imparare ad imparare" e per esempio:a-creazione di una carta valori per il senato;b-riflessione sulla scultura sociale con criteri estetici per artificia; c-azione per synaptica al fine di creare contatti per far avere effetti reli sul modo da parte di psicopolis 3-redazione di un'e-mail da mandare a tutti cittadini in cui si divulgassero le decisioni della corte d'equità e si riportassero, come stimolo, i punti di cui sopra agendo quindi in modo costruttivo e stimolante 4-estensione dei criteri di partecipazioni adottati nel senato atutte le altre istanze della comunità attendo risposte p.s..pubblicherò questo intervento anche in accademia con la quale mi piacerebbe collaborare per la stesura della carta valori. attendo risposte (s.zero)

Temistocle il 6/2/2003, alle ore 20 ha scritto:
Nemmeno io voglio l'esclusione!
Come si può dedurre dalle rispettive argomentazioni, e ripeto argomentazioni, io ed il senatore zero abbiamo un'identica identità di vedute. Credo che si travisi il significato del nostro intervento quando si parla di repressioni. Semmai io la vedrei come una sorta di autoesclusione da parte di coloro che non mostrano alcun interesse ad un agire comunitario che non può che essere di tipo interazionistico. Vedi caro Primo Magus, noi stimiamo gli altri senatori al punto tale da ritenere vitale il loro impegno alla vita comunitaria. Noi si vorrebbe arrivare ad un punto di condivisione massima, avremmo piacere che pure altri potessero partecipare assieme a noi ad un apporto decisionale. Quella sorta di "buonismo di maniera" che spinge i più a compatire e giustificare le assenze, è l'incentivo primo alla staticità. Qui nessuno vuol censurare nessuno, semmai è il contrario, qui si vuole fare in modo che tutti partecipino, gli apatici, i timidi, i fatalisti, gli immobilisti, tutti. La comunità è a-cefala, che non significa senza un centro di comando, ma senza un centro di raccordo intelligente. Senza testa insomma. Lo è? Chi ha detto però che debba restarlo? Se abbiamo da mettere in mostra un bel corpo, fatto di pagine web, di proposte, di slogan, di banners con slogan intellettuali, abbiamo anche un centro di connessioni, abbiamo un forum, ed il forum è il centro creativo per eccellenza perchè, come si può ben vedere spinge a ragionare, ad andare oltre, è il "cefalo" che rivendica la sua esistenza. Bastano pochi neuroni funzionanti per far in modo che si ridestino dal torpore pure gli altri. Diciamo allora uno slogan che qui va per la maggiore e che è sulla bocca di tutti? Impariamo ad imparare. Quindi io concordo con il senatore zero, anche perchè non vedo strategie alternative ed altrettanto argomentate come le nostre. Vi prego però, non create il muro tra i cattivi (noi che vorremmo che tutti si impegnassero) ed i buoni (altri che rivestendo di un aspetto fatalistico attendono inerti il fato). Noi, e solo noi, possiamo cambiare le cose. Dateci però l'opportunità di sbagliare, sapremo prenderci la responsabilità dei nostri errori, non è vero senatore zero? Chi non osa non sbaglia mai, ma spesso si permette il lusso di criticare le azioni altrui. Senatore Temistocle

zero il 6/2/2003, alle ore 17 ha scritto:
psicopolis (mi spiego)
Il mio intervento nasce da una semplice costatazione: ci troviamo catapultati in un realtà virtuale genrata da un "DEUS" (che identifico con i fondatori di psicopolis) i quali gestiscono la realtà in modo attento e dinamico, noi, creature che si muovono all'interno della realtà generata, non ci siamo ancora affrancati dalla linea dei "creatori", l'unico modo per farlo è realizzare un'identà dei cittadini, e lo strumento datoci è quello delle istanze, che dobbiamo, per mandato implicito dei creatori,conoscere e sviluppare da qui la necessità di agire la nostra comunità (zero)

zero il 6/2/2003, alle ore 16 ha scritto:
qualunquismo
quale qualunquismo dal nostro primo magnus! e' necessario porre delle frontiere-barriere per creare apprendimento, una di queste può essere lo stimolo a partecipare, non capisco cosa proponi se non frasi fatte e attendismo. tra l'altro non hai capito che l'azione è l'unico meccanismo per dare identidà alle singole istanze e, qualunque sia il risultato dell'appello alla corte d'equità, esso non ha importanza nel suo contenuto ma ha importanza il processo che porterà il verdetto e coiè la creazione di un tessuto vivo e coordinante tra le istanze (zero)

psipol il 6/2/2003, alle ore 13 ha scritto:
Risposte varie
La rivista di psicopolitica c'e' già in Psicopolis ed è il nostro sito PSIPOL. L'idea repressiva di espellere i senatori che non partecipano mi sembra politicamente inaccettabile e concretamente dannosa. Inaccettabile perche' una comunità autogestita ed acefala come Psicopolis non puo', secondo me, attivare meccanismi di esclusione se non in casi gravissimi. Dannosa perche' non farebbe che ridurre l'espansione della comunità. Forse dimenticate che siamo in un'epoca nella quale la gente non partecipa alle elezioni, nè alla vita di parrocchia, nè a quella familiare?!?!

Temistocle il 6/2/2003, alle ore 10 ha scritto:
Ok!
Prima di tutto un saluto al mio conterraneo, qual buon eolo Pericle? Sai, non credo che la massoneria sia solita esporre al pubblico i propri pensieri. Dicci piuttosto come ti poni nei riguardi di ciò che si discute. Caro Senatore Zero, nemmeno io credo che vi siano particolari modalità per domandare alla "Corte" le cose che abbiamo detto, quindi accetto la tua proposta, prima di condividerla e sottoscriverla avrei bisogno di leggerla. Che ne dici di sentirci in chat una di queste sere? L'invito è rivolto a tutti ovviamente. Mi piacerebbe però sapere dal senatore Psipol in che modo pensa di interpretare il suo ruolo di coordinatore, e se condivide le cose di cui noi abbiamo discusso sin d'ora. Anche perchè, e va detto, il ruolo che gli è stato conferito va comunque pure interpretato in funzione di una agibilità comunitaria, ed è un ruolo che Psipol ha accettato. Ora, se si parla di capitale sociale, ne abbiamo tanto pure in psicopolis, ma è inerte. Caro Primo Magus, nel tuo intervento parli di critica, della sua costruttività, io condivido, ma allora se c'è da criticare lo si faccia. Ha fatto notare il senatore zero che abbiamo 16 senatori iscritti, un buon "capitale sociale", ma allora come pensi di investirlo? Abbiamo accennato ad esempio al problema di quale possa essere la funzione del senato all'interno della comunità, personalmente ho pure pensato di rendere più pieno il contenuto delle pagine del senato. Che ne pensi ad esempio di mettere in piedi una rivista virtuale di Psicopolitica su psicopolis? Temistocle

Pericle il 5/2/2003, alle ore 22 ha scritto:
Senato Magistrale
Ave bisogna far parte della massoneria per partecipare alle discussioni?

zero il 5/2/2003, alle ore 17 ha scritto:
16
per la cronaca sono 16 i senatori iscritti all'anagrafe!

zero il 5/2/2003, alle ore 17 ha scritto:
...
grazie per l'appoggio senatore temistocle! mi sembra di capire che non vi sia particolare modalità per presentare la domanda alla corte... semplicemente entrare nel loro forum e porre il quesito? se sai qualcosa di più attendo tua risposta altrimenti scrivo due righe e poi mi dici se ti vanno bene così le invio coi nostri due nomi (baci zero)

Temistocle il 4/2/2003, alle ore 18 ha scritto:
Perchè no!?
Si può fare, vincolare la cittadinanza alla frequentazione attiva alla vita comunitaria. A quanto vedo caro "Senatore zero", tu ti giri tutti gli anfratti comunitari auspicandoti interconnessioni, mi fa piacere! Dubito però che gli altri facciano altrettanto. Occorrerebbe dirlo in "Corte", perchè qui loro non vengono credo. Intanto ho visto che su artificia sono comparsi pure gli idioti, ma è meglio non cogliere certe provocazioni, stavo per mandare le mie valorose armate, poi mi son detto che, io..quello di Salamina, contro Serse, mi vado a confondere con certi piccoli individui...Comunque io sono con te!

zero il 4/2/2003, alle ore 12 ha scritto:
richiesta parere corte d'equità
egregi senatori chiedo di ricorrere alla corte d'equità per la questione da me sollevato sulla necessità della partecipazione come punto fondamentale di appartenenza alla comunità, nello specifico mi riferisco a quei senatori che, pur essendo iscritti all'anagrafe non partecpano al dibattito da tempo lunghissimo, (attendo vostre opinioni)

zero il 3/2/2003, alle ore 0 ha scritto:
lo stimolo di psipol
ottimo lo stimolo interdisciplinare....ma caspita dove sono i senatori?, dobbiamo far crescere la comunità!!!!!!

zero il 3/2/2003, alle ore 0 ha scritto:
mah!
(rilancio la sincronicità come realtà che si determina nell'ora e che percepita diviene la base dell'azione!!!) smaltita la sbornia da canna (cosa che tra l'altro mi fa un gran mal di stomaco -sensi di colpa?-) ritorno 1-cosa me ne frega dell'utilizzo del capitalle umano-sociale se non riusciamo neppure ad ascoltarci? stiamo cercando un'identità -seppur fluida- di psicopolis e sembra che la maggiaoranza dei senatori se ne freghi, chiedo ufficilmante il ritiro dei senatori che entro 15 giorni non diano un contributo alla discussione....è il minimo!!! zero

Psipol il 1/2/2003, alle ore 18 ha scritto:
Come viene usato il capitale sociale?
Ci piacerebbe una discussione su come oggi nei servizi, nelle comunità, nelle famiglie, viene usato il "capitale sociale". A noi sembra che questa sia un'epoca molto dissipativa non solo per il consumo usa e getta delle merci, ma anche per la continua svalorizzazione del potenziale umano e relazionale. Forse è perche' ci disprezziamo tanto, che svalorizziamo tutto e tutti. Che siamo determinati da un'invidia planetari, ossessiva, distruttiva. Spesso consideriamo la critica una svalutazione, non pensando che la critica è sempre molto di più che l'indifferenza. E forse ci disprezziamo tanto perche' abbiamo tradito, tutti, gli ideali che hanno costituito la base della nostra civilizzazione.Qualcuno può raccontare storie di buon uso del "capitale sociale"?

6-10-2002/30-1-2003 | 1-2-2003/26-3-2003 | 12-4-2003/15-10-2003 | 20-12-2003 / 17-10-2004 | 18-10-2004 / 6-5-2005